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Ruggero Lenci

Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti
Il progetto di riqualificazione funzionale, ristrutturazione e adeguamento normativo degli edifici identificati come lotti 2-3 e lotto 6 del complesso sito in via mantova 1 in roma (ex birra peroni), è volto alla realizzazione della nuova sede della cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti. Descrizione sintetica degli interventi architettonici 01 atrio d’ingresso 02 archivio generale manovrabile e altre funzioni ubicate al piano terra 03 nuova facciata ovest in “curtain wall” 04 pareti divisorie interne 05 porte uffici a tutt’altezza: 2,40 ml (2,30+0,10) 06 controsoffitti e illuminazione 07 spazi di lavoro 08 corridoi e nuova via di fuga al secondo piano 09 aumento dell’altezza netta utile ai primi due piani delle due scale in cls. Armato 10 realizzazione di due soppalchi al quarto piano 11 bagni

Concorso "ive" di social housing in via ca' d'oro favaro veneto - Venezia (VE)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso ive di social housing in via ca doro favaro veneto
Il progetto che si presenta risponde alla volontà dell’immobiliare veneziana, “ive”, di promuovere, in attuazione delle proprie linee programmatiche ed operative in tema di social housing, un concorso per la formazione del master plan degli interventi di edilizia residenziale non convenz. Sull’area di mestre-favaro veneto denominata “bissuola, via ca’ d’oro”, compresa nell’ambito territoriale delle zto c2 del vprg vigente e classificata c2 n 15, le cui prescrizioni ed indirizzi sono: Sp (superficie lorda di pavimento) residenziale non superiore a mq 17.780, di cui Fino al 10% destinabile ad attività connesse alla residenza. Standard primari a parcheggi non inferiori a mq 1.240. Altri standard non inferiori a mq 9.600. Altezza massima non superiore a ml 10,60. E’ consentita per tipologie a torre una Altezza fino a ml 60,00. Sul margine orientale dell’area è prevista la realizzazione di un terrapieno a Protezione da rumori e polveri della circonvallazione est. Il terrapieno consente Inoltre lo scavalcamento dell’asse viario veloce. E’ prevista la costruzione di un Percorso ciclopedonale. Gli indirizzi progettuali dell’immobiliare veneziana sono i seguenti: Nella progettazione si potrà esulare dalla esistenza dell’elettrodotto e della relativa Fascia di rispetto, essendo intenzione di ive partecipare alla iniziativa del comune di Venezia intesa all’interramento di detta linea. Tuttavia è auspicabile che almeno una quota di mq 3.700 di sp venga prevista entro La porzione di area non interessata dalle fasce di rispetto dell’elettrodotto e della Strada circonvallazione est. L’immobiliare veneziana precisa inoltre che le prescrizioni di prg sopra riportate sono state esposte nel bando solo in via indicativa, fermo restando il fatto che ciascun proponente dovrà progettare opere rigorosamente compatibili e conformi alle normative urbanistiche vigenti. Ciò vuol dire che tali proposte potranno quindi contenere soluzioni diverse dalle norme sopra richiamate solo nei limiti in cui queste ultime prevedano espressamente una loro derogabilità. E’ questo il caso delle altezze massime consentite, che in altre realizzazioni limitrofe sono state derogate. Sull’area oggetto del concorso ive intende promuovere “un’attività finalizzata alla realizzazione di edilizia abitativa non convenzionata per la vendita e/o per la locazione a termine a canone calmierato, destinata a soddisfare il fabbisogno di quanti pur non configurandosi per i requisiti di reddito quali potenziali destinatari dell’edilizia pubblica a carattere sociale hanno comunque difficoltà a trovare adeguata risposta nell’ambito del libero mercato. Si rende pertanto opportuno attivare forme di intervento in cui convergano risorse private e Non, per conseguire risultati significativi rispetto agli obiettivi delle politiche abitative della Società utilizzando senza fini speculativi i terreni edificabili di proprietà della società al fine di Ridurre i canoni di locazione degli alloggi che verranno realizzati…” E’ inoltre interesse di ive che le proposte progettuali rispondano alle seguenti caratteristiche: Contenimento dei consumi energetici Il progetto dovrà attenersi a scelte che contemplino l’utilizzo di energie alternative e soluzioni Tecnologiche atte al contenimento dei consumi energetici (controllo della radiazione solare nel periodo estivo ed il raggiungimento di ulteriore efficienza energetica) ed idrici. Qualità edilizia Ruolo strategico degli insediamenti di edilizia residenziale sociale volto alla riqualificazione edilizia, ambientale e sociale della cittadina di favaro veneto (soluzioni costruttive qualificate, utilizzo di materiali durevoli ed eco-compatibili; aspetti formali di immagine urbana). Prestazioni Conformi agli indirizzi indicati nel capitolato prestazionale sub a. Tipologia degli alloggi Riferita, in linea di massima, alle seguenti indicazioni: Mini appartamento con 1 camera: circa 20%: ingresso, soggiorno - pranzo, disbrigo con possibile zona ripostiglio, bagno finestrato, camera matrimoniale, garage o in alternativa posto auto per un’auto; superficie calpestabile: almeno 45 mq; Midi appartamento con 2 camere: circa 25%: ingresso, soggiorno - pranzo, disbrigo con possibile zona ripostiglio, bagno finestrato, camera matrimoniale, camera singola garage per un’auto; Appartamento con 2 camere: circa 30%: ingresso, soggiorno, cucina abitabile, disbrigo, ripostiglio, bagno finestrato, bagno/lavanderia con doccia (anche non finestrato), camera matrimoniale, camera singola garage ampio o in alternativa garage per un auto e cantina; Appartamento con 3 camere: circa 25%: ingresso, soggiorno cucina abitabile, disbrigo, ripostiglio, bagno finestrato, bagno/lavanderia con doccia (anche non finestrato), camera matrimoniale, camera doppia, camera singola, garage ampio o in alternativa garage per un auto e cantina. 2. Motivazioni del nuovo assetto urbano Il master plan proposto tende a minimizzare la realizzazione di nuove strade. Il nuovo assetto dell’area prevede l’inserimento di un’area centrale che distribuisce a tutte le unità abitative. L’accesso a detta zona distributiva avviene dalla traversa di via ca’ d’oro. 3. Esposizione degli edifici e protezione dai raggi solari Gli edifici sono posizionati in modo ruotato rispetto alla direzione della viabilità di scorrimento veloce di via martiri della libertà che lambisce l’area a est. In tal modo essi non presentano alcun fronte esposto a nord, permettendo così ai raggi solari l’illuminazione di tutte le facce. I fronti degli alloggi sono schermati per mezzo di un sistema costituito da una “camicia fustellata” che avvolge il volume e che è connessa ai balconi. Tale parete schermo ha giacitura sul margine esterno dei balconi perimetrali ai corpi di fabbrica. Un sistema che dà luogo a una doppia pelle legata all’edificio. Gli edifici sono stati ubicati nel lotto in base all’altezza, secondo il criterio di ridurre al minimo la proiezione della propria ombra sui lotti limitrofi, così da contenerla il più possibile nell’area. 4. Considerazioni urbanistiche, standard e altezze Il progetto mira a ottenere un sistema urbanizzato equilibrato, che eviti di coprire eccessivamente le superfici permeabili del sito. Esso introduce quattro corpi di fabbrica: un primo edificio a torre di 23 piani fuori terra per un’altezza di 75 ml, un secondo edificio a torre di 18 piani fuori terra per un’altezza contenuta nel 60 ml, un terzo edificio a torre bassa di 9 piani fuori terra di circa 28 ml di altezza, un quarto edificio a palazzina di 6 piani fuori terra di circa 19 ml di altezza. La particolarità dell’intervento proposto è che i quattro edifici nascono da una stessa tipologia di partenza, ovvero da una stessa “impronta planimetrica”, che ne costituisce la “cifra” unitaria. Tale “impronta” è stata ritenuta ottimale in quanto presenta quattro alloggi d’angolo su ogni piano garantendo così un’ottima esposizione dei vani interni e, al tempo stesso, una bassa incidenza dei costi per scale e ascensori. Inoltre dà luogo a volumi compatti, quindi con un bilancio energetico altamente sostenibile. La scelta di inserire nel progetto due torri alte è determinata dal fatto che nel sito di concorso una sp di 17.780 mq distribuita su unità abitative estensive avrebbe significato coprire tutta l’area, rendendo impossibile il rispetto degli standard, in particolare per quanto riguarda i rapporti di permeabilità dell’area. La nuova centralità vede così distribuita un’equilibrata miscela di attività connesse alla residenza (circa 1.700 mq), di residenze (circa 16.040 mq di sp), di spazi pubblici esterni costituiti da marciapiedi e da una piazza (il fulcro del nuovo insediamento), da aree a parcheggio a raso (nella misura di circa 4.000 mq), nonché da aree a verde pubblico (nella misura di 12.260 mq totali). 5. La nuova piazza Per quanto riguarda la nuova piazza essa è pensata quale “vuoto progettato”, ovvero un luogo circondato dai nuovi edifici e attraversato da un percorso segmentato: una rampa pedonale che da via ca’ d’oro arriva fino a via dei martiri della libertà per poi attraversarla in sopraelevazione con un’ampia passerella. Tale piazza è inoltre dotata di un’area verde alberata nella quale è presente una scultura-fontana. Da qui è possibile accedere agli ingressi di tutti gi edifici. Così disposti gli edifici danno luogo a una porosità verso le aree a verde, che risultano essere facilmente accessibili e usufruibili. 6. Il verde, le aree golenali e la pista ciclabile Le aree a verde per un totale di 12.260 mq, sono distribuite intorno agli edifici. Su di esse hanno luogo delle collinette artificiali ottenute dallo scavo di piccoli bacini golenali (lagunazioni) necessari a garantire, insieme a vasche di accumulo, il riequilibrio tra le precipitazioni meteoriche e le mutate capacità di assorbimento del terreno rispetto alla condizione originaria. Ciò si rende necessario a causa della riduzione di tale capacità dovuta all’inserimento delle nuove quantità edilizie, delle strade, dei parcheggi e dei marciapiedi. In caso di forti precipitazioni tali bacini (e le vasche di accumulo) si riempiranno d’acqua, pur rimanendo aree usufruibili a verde. Ciò, nel rispetto di quanto prescritto dalle ordinanze 2, 3, 4 del commissario delegato per l’emergenza in caso di eccezionali eventi meteorologici. Nella realizzazione delle aree a verde si prevede l’utilizzo di materiali e tecnologie durevoli, oltre alla piantumazione di essenze che favoriscono la semplicità manutentiva e il decoro urbano. Sarà inoltre realizzato un sistema di innaffiamento automatico con centraline elettroniche programmabili, sequenziali per settori di innaffiamento. L’acqua piovana verrà riutilizzata per l’irrigazione del verde. Come già menzionato, parte del materiale scavato sia per gli edifici sia per le aree golenali, verrà riutilizzato per dar luogo a un verde progettato e a una duna protettiva per schermare il nuovo quartiere dagli inquinamenti provenienti da via martiri della libertà. E’ inoltre prevista la realizzazione di una pista ciclabile connessa con la passerella proposta di scavalcamento di via dei martiri della libertà. 7. Aree a parcheggio a raso e autorimesse interrate Le aree a parcheggio (per una consistenza di 2.500 mq circa distribuiti in due parcheggi con passo carrabile e 1.200 mq circa ubicati lungo la traversa di via ca’ d’oro) rispettano abbondantemente gli standard urbanistici, garantendo la presenza di 206 posti auto. Esse sono state distribuite sul sito in modo da risultare facilmente accessibili da ogni settore, e comode da utilizzare. Oltre alle su descritte aree a parcheggio a raso, il progetto prevede la realizzazione di autorimesse interrate ubicate sotto agli edifici. 8. Gli edifici I quattro edifici non presentano alloggi al piano terra. La torre da 9 piani è l’unica che presenta attività connesse alla residenza a piano terra. I quattro edifici hanno in comune il fatto di servire quattro alloggi per corpo scala-ascensore, quindi di garantire la massima efficienza ed economicità distributiva. Tutti gli alloggi hanno una doppia esposizione e sono sempre ubicati in posizione d’angolo. Ciò vuol dire che nel presente progetto non esistono alloggi monoesposizionali.

Concorso nazionale - Frosinone (FR)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso nazionale
1. Potenzialita’ urbanistica dell’area Frosinone è una città complessa che vive alcune contraddizioni dovute a una crescita che nel passato è stata regolata a fasi alterne dallo strumento urbanistico. Esse hanno prodotto in primo luogo un sistema di tracciati viari che, come nel caso di via tommaso landolfi, segnano il territorio intercettando talvolta casualmente strade e fabbricati, pertanto conformando in modo imprevisto il tessuto periurbano ai piedi della città storica. In secondo luogo derivano da uno zoning che spesso vede destinazioni d’uso più diverse le une a fianco alle altre. In terzo luogo derivano da una relazione di volumi e spazi urbani che, se si escludono i rari casi di eccellenza, sono spesso poco sintonizzati tra loro. In questo panorama, il presente intervento costituisce un “asteroide”, un raro e articolato inserto di architettura a scala urbana, attraverso il quale diventa possibile porre in essere specifici correttivi in grado di produrre “enzimatici” effetti benefici per i tessuti circostanti. Esso potrebbe diventare in questa città un esempio da seguire per operazioni simili. L’idea a monte del progetto è quella di produrre un organismo architettonico nel quale non sia presente una soglia netta tra architettura e urbanistica ma che, viceversa, faccia fluire naturalmente l’una nell’altra. Ciò è possibile grazie alle chiare scelte dell’ente banditore il quale, in accordo con l’amministrazione comunale, ha previsto e prescritto la realizzazione di un efficace sistema di permeabilità dell’area costituito da vitali assi di collegamento pedonale tra i punti cardine del contesto urbano: via aldo moro e la villa comunale. Inoltre ha prescritto nell’intervento la presenza di portici e di un sistema di spazi pubblici costituito da due piazze, una coperta l’altra scoperta. In questo interessante programma, gli “spazi di relazione e gli spazi privati” stabiliscono quel “dosato” connubio a lungo agognato da architetti, ingegneri e urbanisti. 2. Caratteristiche dell’intervento e quantita’ di progetto L’area di progetto si presenta pianeggiante, di forma allungata con andamento nord-est sud-ovest. E’ lambita sul lato maggiore ad est da via giacomo de matthaeis, su quello minore a sud da via tommaso landolfi e confina con i giardini della villa comunale ad ovest dove è prevista una nuova strada di progetto con forte dotazione di parcheggi a raso. A nord è preesistente un edificio che consta di tre piani abitativi sopra un livello commerciale. Un ampio percorso pedonale trasversale all’area lambisce un altro intervento in fase di studio ubicato al di là di via giacomo de matthaeis e collega via aldo moro ai giardini della villa comunale. Sull’area di concorso, di 12.060 mq di superficie totale catastale di proprietà, il presente progetto realizza le seguenti quantità funzionali: 95 alloggi (espandibili a 100) per una superficie residenziale di 9,096,3 mq e una cubatura di 27.835 mc calcolata ad altezza interpiano di 3,06 m (contro i 27.883,20 mc massimi richiesti); 15 negozi (che possono essere in numero maggiore o minore) per una superficie commerciale di 1.979,4 mq e una cubatura di 6.928 mc, calcolata ad altezza interpiano di 3,50 m (contro i 6.970,80 mc massimi richiesti); 5.843,7 mq di superfici interrate, esclusa l’intercapedine, comprendenti: Un totale di 120 posti auto nell’autorimessa interrata, tra posti auto e box (-2,90); Un totale di 46 posti per moto nell’autorimessa interrata, oltre a quelli nei box (-2,90); 95 cantine, espandibili a 100 (-2,90); 4 depositi / locali tecnici, di cui due sotto le rampe (-2,90); 6 locali tecnici nei tre vani delle chiostrine, di cui tre a quota -2,90, tre a quota 0,00. Il progetto realizza inoltre i seguenti spazi aperti: Una piazza all’aperto, di 1.706,2 mq ubicata a sud dell’area, all’angolo tra via giacomo de matthaeis e via tommaso landolfi, con spazi a verde e pavimentati, sedute e con una scultura; Una piazza di forma allungata, aperta ma coperta, di 1.008,3 mq ubicata nel cuore dell’intervento: la “navata”; Percorsi porticati ubicati sui lati est e ovest degli edifici; I portici, 1.201 mq, ubicati sotto agli edifici residenziali; Un viale-galleria pedonale di collegamento trasversale che intercetta la piazza coperta: il “transetto”; Terrazze di proprietà delle abitazioni per un totale di 3.910 mq ubicate su tutti i lati degli edifici residenziali, di cui ampie sono quelle sui lati dei fabbricati prospicienti la villa comunale e molto ampie e contenenti anche del verde sono quelle ubicate al primo livello (+3,50) sulle coperture degli spazi commerciali, e ai livelli 5° e 6° delle testate dell’edificio prospiciente la villa comunale. 150 posti auto a raso di cui 28 su aree per standard (a nord dell’area). 3. Genesi progettuale Il progetto nasce da uno schizzo che raffigura le masse dei volumi costruiti come se appartenessero a un “geode”, con all’esterno una precisa conformazione geometrica e all’interno dei fronti sfaccettati, come appunto i quarzi del geode. Questa impostazione planimetrica, in linea con le richieste del bando che richiede di distribuire la massima quantità volumetrica verso la villa comunale, genera il sistema di piazze, l’una in continuità con l’altra, in un naturale fluire da quella scoperta a quella coperta e viceversa. Il “geode” è quindi tagliato dal collegamento trasversale che interrompe il fronte degli edifici e dà luogo a un’importante centralità nella piazza coperta. Quest’ultima assume il carattere di una “navata”, dato il passo costante dei pilastri che ne sorreggono le travi di copertura (passo strutturale calibrato anche per rispondere alle esigenze di ottimizzare i posti auto nell’autorimessa), e pertanto il collegamento trasversale assume il valore di “transetto” del nuovo organismo edilizio a scala urbana. Il fronte edificato verso la villa comunale è tagliato una seconda volta, più a sud, in modo da ridurne l’impatto e aumentare la porosità dell’intero sistema. La piazza coperta è schermata dai raggi del sole dai due fronti edificati a est ed ovest, lasciando l’esposizione a sud più libera e aperta. Il piano terra è occupato da attività commerciali che, verso la piazza coperta, fuoriescono dalla sagoma degli edifici andando a generare ampie terrazze di copertura, anche a verde pensile, fruibili dagli alloggi del primo piano. Queste terrazze si affacciano nella piazza sottostante, coperta da una struttura posta a circa tre metri (h. Variabile) superiormente alla quota +3,50. Il prospetto verso la villa comunale si avvale di una struttura-schermo che genera i portici, sorregge le ampie logge degli alloggi, quindi curva per schermare anche l’edificio esistente a nord dell’area realizzando sui fronti nord ed est di quest’ultimo ampie logge, così da renderlo, da un punto di vista figurativo, parte integrante del complesso “i portici”. Va detto, peraltro, che questa proposta è auspicabile ma non vincolante. Da notare il fatto che lì dove il nuovo edificio fronte villa comunale si avvicina a quello esistente (mantenendo comunque un minimo di 10 m di distacco) diminuisce progressivamente il numero dei piani, a voler dimostrare attenzione e rispetto nei confronti della preesistenza. 4. L’organismo edilizio E’ composto da edifici residenziali serviti da otto corpi scala/ascensore, per un totale, nella configurazione proposta, di 95 alloggi di cui 92 biesposizionali. Il loro numero, peraltro, può aumentare a 100 lì dove al posto di cinque alloggi da 3cl si realizzino 10 alloggi da 1 e 2cl. Gli alloggi, nella configurazione base, sono dei seguenti tipi: 38 alloggi da 1cl (40% come richiesto); 40 alloggi da 2cl (42%); 17 alloggi da 3cl (18%). Tutti gli alloggi sono dotati di ripostiglio. Tutti gli alloggi da 2cl e 3cl sono dotati di due bagni, uno con vasca l’altro con doccia, quelli da 1cl sono dotati di un solo bagno con vasca. Su un totale di 152 bagni, 143 bagni hanno la finestra. Tutte le docce sono ampie (75x90 cm). Tutti i cavedii sono ottimizzati. Tutte le cucine sono dotate di finestra e 81 di esse accedono direttamente alla terrazza, mentre 14 vi accedono facilmente dal soggiorno. Tutti gli alloggi sono dotati di ampie terrazze. Le superfici (escluse logge e terrazze) degli alloggi da 1cl sono comprese tra 59,3 mq e 67,2 mq; quelle degli alloggi da 2cl sono comprese tra gli 81,3 mq e i 116,4 mq; quelle degli alloggi da 3cl sono comprese tra i 113,6 mq e i 137,5 mq. Gli alloggi sono facilmente combinabili tra loro per dar luogo a unità più grandi o a configurazioni del tipo casa-studio. In essi la divisione zona giorno – zona notte è sempre presente. Tutte le stanze da letto sono ampie e progettate per avere le testate dei letti sui muri interni, oltre a contenere capienti armadi a muro. Tutte le terrazze degli alloggi assommano a un totale di 3.910 mq. Nel corpo di fabbrica che guarda sulla villa comunale sono presenti tre chiostrine di forma circolare da un lato (diametro 3,50 m) e squadrate dall’altro. Su di esse si aprono, su ogni piano, tre finestre dei bagni e una finestra alta (o vetrocemento) sull’ingresso di un alloggio. La loro altezza è limitata ai soli piani residenziali in quanto alla quota del primo piano è presente un grigliato calpestabile e, alla quota 0,00, un secondo grigliato anch’esso calpestabile. Tali livelli delle chiostrine sono raggiungibili per la manutenzione dalla quota -2,90 tramite scale metalliche anch’esse grigliate. Le due chiostrine ubicate a nord hanno altezze di 12 e 15 m, mentre quella ubicata a sud ha altezza di 17,99 m in virtù del fatto che il grigliato metallico è ivi posizionato a quota +3,87 m, quindi 37 cm sopra la quota +3,50 del primo piano (in modo da tenere l’altezza della chiostrina sotto i 18 metri di altezza). I livelli -2,90 e 0,00 delle chiostrine sono utilizzati come spazi tecnici, contenenti ciascuno due serbatoi di accumulo dell’acqua piovana proveniente dai tubi discendenti collegati ai bocchettoni delle terrazze di copertura, per un totale di 12 serbatoi idrici. Tale dotazione di acqua è funzionale alle esigenze (vigili del fuoco) di sicurezza dell’intero organismo edilizio, all’irrigazione del verde, alla pulizia delle piazze, alla periodica pulizia dei vetri della piazza coperta, nonché dei moduli fotovoltaici. Le chiostrine, inoltre, sono funzionali all’aerazione dei tre filtri ubicati tra l’autorimessa e i cinque corpi scala-ascensore condominiali (corpi scala n. 1,2,3,4,5). Il filtro del corpo scala-ascensore condominiale n. 6 (a sud) è aerato da un’apertura sul solaio di copertura dell’autorimessa che superiormente apre all’esterno. I filtri tra l’autorimessa e i due corpi scala-ascensore dei fabbricati prospicienti via giacomo de matthaeis (corpi scala n. 7 e 8) sono invece aerati da due pozzi di ventilazione ubicati alle spalle degli ascensori. 5. I portici Le aree porticate dell’organismo edilizio prospiciente la villa comunale, di larghezza di 4 m, assommano a 932 mq, quelle dell’organismo edilizio prospiciente via giacomo de matthaeis assommano a 269 mq, per un totale di 1.201 mq di portici. I primi sono di tipo tradizionale, definiti dalla fila dei pilastri del soprastante edificio, i secondi invece non presentano alcuna fila di pilastri risultando coperti dallo sbalzo dei volumi superiori. 6. L’autorimessa E’ servita da due rampe a doppio senso di marcia, hanno una pendenza contenuta (sotto al 15%) e sono accessibili rispettivamente da via giacomo de matthaeis e dalla parte a sud della nuova strada di progetto. Ha una superficie di 3.746 mq, contiene un totale di 7 box doppi, 19 box singoli, 86 posti auto non in box, per una capienza totale di 120 posti auto e 46 posti moto (senza includere le moto all’interno dei box). L’aerazione dell’autorimessa è presente su tutta la sua superficie. Essa è realizzata perimetralmente per mezzo di griglie nell’intercapedine, e centralmente, per mezzo di fori a cielo aperto praticati sul solaio della piazza, che ne sono anche veicolo di luce diurna. Dodici di questi fori di aerazione hanno luogo in corrispondenza dei pilastri della “navata” della piazza coperta, laddove, sia il pilastro sia i fori, sono “scafandrati” da lastre (o pannelli) che possono essere di vari materiali, di cui se ne propongono tre tipi elencati in ordine di gradimento: vetro antisfondamento da 35 mm di spessore, sui quali è applicato uno strato di marmo sottile; pietre ricomposte (tipo tranil) con inserti di quarzo per ottenere un effetto di trasparenza e brillantezza; pannelli prefabbricati ultra sottili in cemento con inserti trasparenti. Tali lastre sono sorrette sugli spigoli da un telaio in acciaio non visibile esternamente. Vengono così posti in essere dei “camini” di aerazione per l’autorimessa che attraversano la piazza coperta e che, al contempo, vi fanno penetrare la luce naturale. 7. La piazza coperta La forma scultorea dei su descritti camini di aerazione è tale da arricchire la qualità dello spazio della piazza coperta. Si tratta di presenze dinamiche, cangianti, che di sera vengono illuminate internamente, cambiando intensità luminosa e colorazione. Se di giorno, quando non sono illuminati artificialmente, essi mostrano il colore della pietra (chiara) prescelta, di notte, essendo il marmo di spessore sottile trasparente (ma lo sono anche gli altri materiali proposti), un’illuminazione ubicata al loro interno, utile contemporaneamente a dare luce all’autorimessa, li fa risplendere trasformando questi camini in altrettante sculture luminose che illuminano l’intera “navata” della piazza coperta. La copertura della piazza, di 1.008,30 mq, è strutturata con travi ad “u” di 15,35 m di luce interasse, realizzate in carpenteria metallica con andamento a capriata irregolare. Sono presenti tre di queste travi per ogni campata tra pilastro e pilastro, di 7,84 m di interasse. Tali travi ad “u” sono larghe 50 cm e mediamente alte 70 cm, essendo al tempo stesso delle gronde praticabili funzionali allo smaltimento delle acque meteoriche e alla periodica pulizia dei vetri. Su di esse, collocate su interasse di 2,61 m, quindi con spazi aperti di 2,11m, sono montate le lastre di vetro dei lucernari (che sbordano di almeno 5 cm sulle travi-gronda) sorrette trasversalmente da lastre di vetro montate a coltello, inserite all’interno di binari morti saldati verticalmente sulle travi ad “u”. Pertanto l’intento è qui quello di non utilizzare infissi di alcun tipo. La piazza coperta prende aria lungo i due lati di tutta la sezione trasversale tramite ampie aperture che si vengono a creare al di sopra dei parapetti delle terrazze a quota +3,50 (vedi sezione trasversale). Così come richiesto dal bando, la piazza coperta, in continuità con quella scoperta, è stata pensata come luogo di’incontro e dello stare, funzionale per eventi, manifestazioni, promozioni, ecc. Essa è pertanto idonea ad ospitare tavoli di attività ricettive quali bar, gelaterie, ristoranti, ecc., e nel suo complesso è fortemente attrattiva nei confronti dei frequentatori delle aree pedonali adiacenti (via aldo moro e villa comunale) nonché di quelli delle altre zone commerciali e di svago della parte bassa della città. 8. Terrazze e logge Le terrazze/logge dell’edificio prospiciente la villa comunale assommano a 3.411 mq e sono così distribuite: 979,3 mq al primo piano, 409,6 mq al secondo piano, 409,6 mq al terzo piano, 517,5 mq al quarto piano, 670,8 mq al quinto piano, 424,1 mq al sesto piano. Le terrazze/logge dell’edificio prospiciente via giacomo de matthaeis assommano a 499 mq e sono così distribuite: 301,9 mq al primo piano, 98,3 mq al secondo piano, 98,3 mq al terzo piano. Per un totale complessivo di 3.910 mq di terrazze e logge degli appartamenti. 9. Materiali e conservamento energetico Tutti gli edifici sono progettati per essere ecosostenibili e certificabili in classe “a” secondo lo standard “casaclima”. Essi prevedono l’utilizzo di soluzioni tecnologiche a elevato contenimento energetico, di materiali ecocompatibili che garantiscono un ottimale isolamento termico, di fonti energetiche alternative quali i moduli fotovoltaici. Inoltre prevedono il controllo dell’irraggiamento solare estivo tramite una contro parete nella quale sono inserite ampie terrazze e un brise-solei chiaro che scherma la luce e, al tempo stesso, incanala i raggi luminosi all’interno dell’alloggio. 10. Moduli fotovoltaici La struttura nel suo complesso è orientata di circa 12,5° sud-ovest (sud = 0°, e = -90°). Per i moduli fotovoltaici è stata scelta la tecnologia a film sottile cigs (copper, indium, gallium, (di)selenide) frameless (senza telaio) da 95 wp (watt di picco in condizioni standard) con tolleranza solo positiva. Si prevede l’installazione di 1.175 moduli di dimensioni 1190x630 mm per una potenza nominale totale di 111,62 kwp. Gli spazi scelti sono le terrazze di copertura condominiali dei corpi scala 3, 4, 5, 6, 7, 8 (vedi tav. 1). Non è previsto lo sfruttamento della copertura della piazza coperta. Se i moduli tradizionali ottengono le massime prestazioni in caso di orientamento ottimale (a sud e, per l’italia, con un tilt di 30°) e hanno una potenza specifica maggiore, ovvero un migliore rapporto superficie pannello/kwp, i moduli a film sottile, oltre a essere molto attraenti da un punto di visto estetico, presentano ottimi rendimenti nel caso di montaggio con tilt di 3-5°, quindi quasi orizzontali, poiché lavorano bene anche in condizioni di luce diffusa. Verranno montati con un’inclinazione minima di 3° per evitare l’accumulo dell’acqua e della neve. La resistenza meccanica dei moduli è di 2400 pa (circa 244 kg/mq). Si è tenuto conto dei possibili ombreggiamenti dovuti al parapetto di altezza 1,05 m e ai corpi scala. La distanza dal parapetto è di 1,5 m mentre quella dai corpi scala è di 2,5 m. I moduli sono montati su due file contigue separate da 0,5 m l’una dall’altra per permetterne l’accessibilità durante le operazioni di pulizia e manutenzione. Si sono così ottenuti i seguenti risultati: Terrazze dei corpi scala n.:

Padiglione di shanghai, successive elaborazioni - Roma (RM)

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Padiglione di shanghai, successive elaborazioni

Concorso nazionale per una struttura monumentale a celebrazione dei valori fondanti la repubblica e la costituzione e a ricordo delle lotte di liberazione e dei valori dell'europa - Ravenna (RA)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso nazionale per una struttura monumentale a celebrazione dei valori fondanti la repubblica e la costituzione e a ricordo delle lotte di liberazione e dei valori delleuropa
Comune di lugo (provincia di ravenna) Concorso per la realizzazione di una struttura monumentale a celebrazione dei valori fondanti la repubblica e la costituzione e a ricordo delle lotte di liberazione e dei valori dell’europa Orientamenti e spirito del progetto L’opera d’arte proposta si inscrive nell’ambito della riqualificazione complessiva del sistema delle piazze e degli spazi pubblici centrali del nucleo storico di lugo e in particolare di piazza garibaldi. L’intento è quello di contribuire a ridisegnare il decoro complessivo della piazza con una struttura monumentale e una sistemazione delle superfici interessate, basandosi sui quattro valori individuati: La repubblica; La costituzione; L’europa; Il ricordo delle lotte di liberazione e delle sue vittime. Questi valori vengono interpretati in senso artistico e trasformati in quattro elementi verticali. Quattro pilastri della nostra democrazia, articolati insieme in una sinfonia spaziale unitaria. Pilastri che, singolarmente, vengono sottoposti a torsioni e contro torsioni, a simboleggiare attacchi di ogni tipo. Non sono pilastri fragili, come il vetro, ma duttili. Sono pilastri che acconsentono a opportune revisioni e riforme democratiche, ma che non cedono mai. Anzi, ogni revisione e riforma li rafforza sempre più. Tale aumento di forza avviene tanto singolarmente quanto coralmente. Duttilità, non debolezza, forza carica di valori umani, non mera rigidità meccanica e freddezza informatica. Ogni attacco ai valori democratici e alle qualità umane della cultura e della memoria non indebolisce questi quattro valori, semmai li rafforza. Pertanto la scultura monumentale proposta per lugo ne viene rafforzata in una spazialità plastica che diventa simbolo di un processo di aumento della consapevolezza e di affinamento della democrazia in continuo divenire. Le certezze apodittiche e assolute delle società arcaiche vengono superate da posizioni aperte al confronto e al dialogo. Questi gli intendimenti. Caratteri generali del contesto (desunta dalla relazione redatta dal servizio al patrimonio) Al fine di favorire un’integrazione sintonica dell’opera nel contesto storico architettonico di lugo di romagna, sono state considerate le componenti semiologiche, memoriali, antropologiche, sociali urbanistiche ed architettoniche del luogo. La zona nord-ovest del nucleo storico, individuata quale sito ove collocare il monumento, si trova a ridosso della rocca estense e si presenta ricca di valenze storico-ambientali. In essa sono previsti interventi di riqualificazione per la definizione di un luogo, “la piazza del mercato e del monumento a ricordo delle lotte di liberazione e dei valori dell’europa”, che necessita la riqualificazione complessiva dell’attuale piazza garibaldi (precedentemente piazza del mercato) definita già nella planimetria napoleonica del 1810. Il centro storico di lugo risulta caratterizzato da un sistema di strade, di cui le principali corrispondono al decumano e al cardo massimo della centuriazione romana, e da slarghi e piazze che gravitano attorno alla rocca e al pavaglione. Il nucleo storico di lugo di romagna, centro cittadino funzionale da secoli alle fiere e al mercato settimanale, è stato caratterizzato fin dal xvi secolo, nella sua realtà architettonico-spaziale, dal binomio costituito dalla rocca (con lavori rilevanti effettuati nel periodo estense xv-xvi sec.) e dal pavaglione (dal xvi al xviii secolo costituito dalla sola loggia est, che fungeva da collegamento della rocca con il lato nord della chiesa del carmine, e dalla seconda metà del xviii secolo, evoluto nelle forme attuali di quadriportico con piazza centrale). La rocca, sede del municipio, oggi si presenta costituita da un’originaria struttura medievale e da caratteristici avamposti rinascimentali poligonali che, tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800, sono stati “convertiti” nel giardino pensile attuale. Piazza garibaldi è da sempre la piazza del mercato nonché lo spazio più ampio del centro storico di lugo ed anche il punto di maggiore visibilità per chi proviene dalle direzioni ravenna e bologna. Attualmente è parte integrante e polarizzante della viabilità urbana, con un parcheggio per 150 auto circa. Gli obiettivi della riorganizzazione/restauro della piazza garibaldi sono pertanto il recupero della spazialità dell’antica piazza del mercato, mediante pavimentazioni in pietra naturale e il posizionamento del monumento. Il monumento vuole essere un nuovo elemento artistico di alto valore simbolico, anche per la sua collocazione lungo una diagonale che incrocia il castello estense e il monumento a francesco baracca. Cuore di questo complesso restano la rocca e il suo contesto storico con i principali palazzi pubblici che fanno parte di un ambito territoriale di cui alla l.r. 3 luglio 1998 n. 19 “programma di riqualificazione urbana, ambito n. 3” del comune di lugo denominato “il sistema delle piazze e il polo culturale”. Questa presenza darà alla piazza garibaldi e agli spazi adiacenti un grande slancio, una forte identità, una funzione di collegamento con le aree adiacenti in corso di riqualificazione. Opera scultorea Nonostante la sua complessità morfologica, l’opera monumentale proposta per lo spazio antistante piazza garibaldi viene realizzata in modo estremamente semplice, secondo il seguente procedimento. Acquisizione delle lamiere del giusto spessore – pensiamo all’acciaio corten da 3 mm – che vengono calandrate in modo da essere deformate così da creare una superficie non complanare secondo l’andamento descritto nel progetto (tale andamento sarà dettagliato nella fase esecutiva). Sin d’ora si può, però, dire che quasi tutte le lamiere saranno uguali tra loro, tranne quelle posizionate nei punti nei quali hanno luogo i flessi. Dopodiché può avere inizio la lavorazione del primo pilastro, procedendo secondo le dieci fasi che seguono, di cui cinque da attuarsi in officina, cinque in cantiere. Officina: 1. Vengono saldati dei tondini di acciaio tra le due lamiere in modo da mantenerle equidistanti tra loro alla distanza prefissata di 45 cm. Tali tondini fungono anche da staffe. 2. La stessa operazione ha luogo varie volte. 3. La seconda coppia di lamiere viene saldata sopra la prima. Ogni due coppie di lamiere vengono inseriti i tondini verticali al loro interno, prevalentemente lungo le due testate, secondo il progetto esecutivo delle strutture. 4. La terza coppia di lamiere viene saldata sulle prime due, ecc. 5. Si realizzano così dei pezzi trasportabili (anche un solo pezzo per ciascun pilastro, se trasportabile). Cantiere: 6. I pilastri vengono trasportati in sito e scaricati a pié d’opera. 7. Vengono issati e fissati ai propri plinti di fondazione. 8. I quattro pilastri vengono fissati l’un l’altro a dieci metri di altezza con barre di acciaio di adeguato spessore per essere stabilizzati. 9. Ne vengono chiusi i lati corti del primo metro di altezza e viene gettato e vibrato il primo metro di calcestruzzo, a contatto con le fondazioni già eseguite. 10. Vengono chiusi i lati corti dei successivi tre metri di altezza di ciascun pilastro e viene effettuato il secondo getto di calcestruzzo che viene quindi vibrato. Si procede in questo modo fino al completamento del getto verso la sommità delle strutture. Opere edili Le opere edili consistono nella realizzazione di una piazzetta pavimentata in pietra e a verde che circonda la scultura e che contiene il terreno di due aree trapezoidali per mezzo di altrettante sedute rivestite in pietra. La parte della pavimentazione e delle sedute ad ovest della scultura, ove necessario, potrebbe essere oggetto di un secondo finanziamento, ma presumibilmente dovrebbe poter essere realizzata con i ribassi d’asta. Tale ulteriore pavimentazione potrebbe, peraltro, non essere realizzata, lasciando che il manto erboso avvolga il monumento su tre lati (vedi alternativa qui di seguito). Riguardo la pietra da utilizzare per la pavimentazione e per le sedute si pensa alla trachite dei colli eugànei, già utilizzata in un progetto realizzato dal sottoscritto nel 2005 insieme all’arch. Claudio lazzarini (e a tonino guerra per la fontana) a santarcangelo di romagna (la risistemazione del vecchio campo sportivo, e “la via dell’acqua” in via l. De bosis). Il lieve innalzamento della scultura su un podio di 30 cm di altezza, raggiungibile con due piani inclinati all’8% (o in alternativa uno solo) di forma trapezoidale, ubicati sui due lati del quadrato tronco piramidale (o in alternativa uno solo), è dovuto alla volontà di far emergere il monumento dal terreno, come se la sua “nascita” fosse quella di un “virgulto” che abbia sollevato la zolla nella quale i quattro semi della repubblica, della costituzione, del ricordo delle lotte di liberazione e dei valori dell’europa sono stati piantati. I rimanenti piani inclinati, della stessa forma geometrica, sono trattati a verde e si innalzano ancor di più fino a diventare spalliera delle sedute poste sui lati alla base del monumento. Tale nuovo spazio si configura pertanto anche come luogo dello stare, ai piedi della scultura, potendola avvicinare e guardare anche da seduti. Non solo quindi un monumento da vedere in lontananza, ma anche da vivere, transitandovi tra i pilastri, sostando tra di essi e alzando gli occhi per vederne gli andamenti curvilinei stagliarsi contro il cielo. Illuminazione notturna Di notte il monumento verrebbe illuminato da quattro faretti installati nella pavimentazione a illuminare i quattro pilastri, evidenziandone le morfologie con un’intensità che sfuma verso la sommità. Manutenzione L’opera virtualmente non necessita di alcuna manutenzione. L’acciaio corten, di cui sono rivestite le due facce maggiori di ciascuno dei quattro pilastri, non ne ha bisogno. Tali superfici si ricoprono di una patina di colore rosso che dialoga con il colore del bastione della rocca e con quello del pavaglione. Le altre due facce di ogni pilastro, quelle minori, sono lasciate in cls. A vista. L’opera è pensata per resistere all’acqua, al gelo, ad atti vandalici, agli urti, all’inquinamento atmosferico, allo strofinio manuale. Requisiti di sicurezza e accessibilità La resistenza meccanica dell’opera è idonea a contrastare il prodursi di rotture o deformazioni sotto l’azione di sollecitazioni meccaniche quali le dilatazioni termiche, assicurando durata e funzionalità nel tempo, senza pregiudicare la sicurezza degli utenti. La resistenza al vento è idonea a contrastarne efficacemente la spinta in tutte le direzioni. Si può inoltre considerare di rendere i quattro pilastri collaboranti strutturalmente tra loro, lasciando in opera i sottili sostegni di collegamento temporanei installati a 10 metri di altezza nella fase di montaggio. Non sono presenti barriere architettoniche. Non vi sono passaggi nei quali non possa transitare una carrozzella per diversamente abili, né rampe con pendenza maggiore dell’8%. Cosa succeda quello è il centro, il luogo in cui è sempre possibile trovare qualcuno e allo stesso tempo il luogo "difesodalle mura" costituite dagli edifici.

Progetto di attività commerciali e terziarie - Riano (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Progetto di attivit commerciali e terziarie
Progetto di attività commerciali e terziarie

Chiesa parrocchiale di s. M. Goretti - Mormanno (CS)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Chiesa parrocchiale di s M Goretti
rapporto con l'ambiente urbano Il nuovo complesso parrocchiale di santa maria goretti, organizzato spazialmente come un piccolo santuario, è direttamente raggiungibile pedonalmente dalla quota della strada statale n. 19 per mezzo di una passerella ubicata alla quota di m. + 6,50 sopra il livello della pavimentazione del sagrato, dell'aula liturgica e del chiostro. Tale passerella costituisce un collegamento pedonale diretto quanto utile per la comunità di mormanno, così invogliata ad entrare nel nuovo luogo consacrato. Varcando la soglia di questo camminamento aereo si rimane subito attratti dall'affaccio sulla vallata. Si è quindi portati a percorrerlo fino al punto estremo di belvedere che, tramite uno sbalzo, si protende nel vuoto aprendo alla vista il magnifico scenario sottostante. Tanto nell'avvicinamento al belvedere quanto durante il percorso di tale "cretto aereo" è possibile affacciarsi sul chiostro, nuova piazza cittadina che si apre sull'ampia vallata a ponente. Appena superata questa passerella si incontrano due scale aperte per la discesa sia al piano primo delle aule, alla casa canonica e al "canalone" coperto che collega queste alla sacrestia, sia al livello terra del sagrato e del chiostro. Qui il fedele si ritrova direttamente nel cuore del complesso religioso, potendo accedere all'aula liturgica, agli uffici, alle aule del piano terra, al salone parrocchiale. Il complesso parrocchiale è inoltre raggiungibile con l'auto o a piedi da via santa maria goretti, strada che ne garantisce l'accesso da parte di tutti i fedeli, anche diversamente abili. Il volume lineare contenente gli uffici, la casa canonica e le aule presenta un distacco di 5 metri dalla scarpata. In tale spazio il progetto prevede la creazione di una strada, agibile anche ai mezzi dei vigili del fuoco, che collega l'area a sud con quella a nord del complesso. In quest'ultima area, accessibile anche da un eventuale passo carrabile da aprirsi sulla strada statale n. 19 a nord dell'area di progetto, sono previste destinazioni a parcheggio, oltre al campetto per le attività sportive e di svago. Il progetto prevede anche la possibilità di creare una nuova viabilità a valle del complesso religioso (a quota -3,40) che, rendendosi necessaria per esigenze di cantiere, potrebbe poi essere confermata e resa stabile. Il nuovo complesso è compatibile con le preesistenze, integrandosi con l'attuale cappella così da comporre un insieme bilanciato e suggestivo di volumi architettonici e di spazi, ricco di scorci, soglie, varchi stretti e vaste aperture (la siepe e l'infinito). Un luogo dove pieni, vuoti e pavimentazioni stabiliscono un forte legame con il suggestivo e articolato cuore di mormanno. Si sottolinea, infine, il fatto che l'aula liturgica sia stata ubicata nella parte dell'area in cui l'affaccio non intercetta il vicino edificio abitativo esistente a valle. Riconoscibilità dell'edificio sacro L'aula liturgica si affaccia nella vallata ad ovest con un volume ben riconoscibile come tale nell'ambiente circostante. In esso una croce organizza il prospetto principale articolandolo in pieni e vuoti, in superfici, rientranze, vetrate e muri artistici di supporto ad esse, generando colori, ombre e chiaroscuri. La sua facciata, lo sbalzo del "canalone", il vuoto del chiostro e il corpo del salone parrocchiale instaurano nel luogo significati multipli e "dosati" rispetto a un volume perentorio, troppo dominante e impattante. Una grande croce disposta orizzontalmente, generata dal "canalone" aperto sopra e chiuso sotto, e dal campanile, diventa un macrosegno simbolico e funzionale che ambisce a trasformare l'intero complesso in un luogo nel quale la nuova architettura può essere letta come la materializzazione della via crucis. Pertanto in questa grande croce orizzontale, una croce trasportata quindi dinamica che vuole rivelare la presenza nel sito della passione di cristo, è riposta gran parte della riconoscibilità del complesso sacro. Tale croce è visibile sin dalla valle, mano a mano che si percorre la strada statale verso mormanno, quindi è totalmente percepibile all'interno del chiostro. Negli schizzi preparatori emerge il forte valore simbolico riposto in questo segno e nel suo rapporto con l'aula liturgica, che simboleggia quest'ultima il volto e il corpo di un cristo stremato che trasporta la croce, mentre i volumi delle aule e del salone parrocchiale ne rappresentano il braccio e la mano destra. Pertanto il chiostro aperto è generato dallo spazio contenuto tra la croce affiancata al corpo e il sistema volumetrico racchiuso simbolicamente dal braccio e dalla mano del cristo. E' quindi uno spazio generato dall'abbraccio del signore, che non rinuncia mai ad essere protettivo anche nella sofferenza più estrema. Questa grande croce non vuole essere né un formalismo né un mero elemento funzionalista, ma un segno forte, un principio solido nel quale simbolo e funzione sono legati in modo indissolubile nel rispondere tanto alle esigenze di riconoscibilità dell'edificio sacro quanto a quelle di immediata accessibilità e distribuzione delle sue parti. Il chiostro vuole essere un luogo totalmente visibile dall'alto, da un "cretto aereo", ovvero da un sistema di percorsi ubicato alla quota delle coperture che ne rende felice la vista da più punti e, con essa, la riconoscibilità della sacralità del luogo. Qui l'architettura diventa amichevole nell'invitare i fedeli ad accedere al luogo sacro dalla quota superiore tramite tale sistema di percorrenze: "catacombe a cielo aperto" che determinano un forte legame con la storia della cristianità. I percorsi aerei si intersecano tra loro generando una croce (non ortogonale) anche in pianta, altro segno ben riconoscibile dall'alto. Profilo estetico, formale L'aula liturgica occupa la parte sud-ovest del lotto e si presenta come un parallelepipedo articolato sia in copertura sia negli alzati che dà luogo ad asole per la luce derivanti da sfalsamenti di volumi e di piani. Il fronte nord è un susseguirsi di eventi: tra le due vetrate artistiche, apribili per consentire l'accesso al chiostro durante particolari celebrazioni, ha luogo la cappella circolare dedicata a santa maria goretti titolare, a cui viene conferito un senso di trascendenza attraverso la luce naturale proveniente dal lucernario superiore, e di notte proveniente dal pavimento rialzato in vetro con pietre sottostanti. Dal "canalone" superiore (+3,40) è possibile affacciarsi nell'aula liturgica sui due lati della cappella della santa. Quasi al termine del "canalone" è presente una rampa di scale che conduce alla sacrestia. E' questo il percorso coperto che il parroco compie per recarsi dalla casa canonica-aule-uffici alla sacrestia. Il lato sud dell'aula liturgica è sede delle 14 stazioni della via crucis, che hanno luogo all'interno di un apparato murario artistico ricco di bucature che scompongono la luce del sud. Al termine della via crucis, verso il presbiterio, ha luogo la nicchia della statua della beata vergine maria. La luce naturale costituisce elemento essenziale di tutta la composizione dell'aula liturgica. Il suo bilanciamento e significato profondo sono legati al potenziamento del senso di "eschaton" definitivo, che ha luogo alle spalle dell'altare ove è ubicata una vetrata artistica concepita per trasmettere sacralità. La cappella feriale, subito alla destra del portale d'ingresso, è disposta con asse perpendicolare a quello dell'aula liturgica, e da quest'ultima è separata per mezzo dei confessionali che lasciano aperti due varchi sui lati. Anch'essa è illuminata da un'asola ubicata in copertura. Nel soffitto dell'aula liturgica sono visibili quattro travi in cls. Armato e tra di esse è inserito un controsoffitto modellato con volumi illuminanti a forma tronco-piramidale che ne articolano il piano. Alle spalle del presbiterio, nella parte ad ovest in alto, è ubicato un muro scultoreo, dinamico, fatto di piccole aperture per l'inserimento di vetrate artistiche che scompongono la luce. A sud tale parete scultorea fuoriesce dal volume catturando i raggi del mattino e avvolgendo il presbiterio in una ricca aura di filtrati effetti di luminanza e crominanza. Anche ad est del suo soffitto è presente una fascia costituita da una simile parete scultorea, ivi ubicata per catturare e scomporre i primi raggi di sole. Il materiale di rivestimento del complesso è la pietra calcarea lavorata, di colore giallo con riflessi grigi. La pavimentazione è realizzata in pietra grigia della calabria, con fasce chiare in travertino. Il sagrato è evidenziato da una croce in pietra calcarea. La parte bassa del battistero è in pietra grigia della calabria. Impianto liturgico Il portale dell'aula liturgica, ubicato sul fonte est, è facilmente raggiungibile grazie all'accentuata curvatura del battistero e di quella più moderata della cappella feriale. Nell'atto del varcare la soglia si percepisce, dalla morfologia di questi volumi, una compressione spaziale ritenuta necessaria prima di accedere al vasto spazio dell'aula. Una volta al suo interno si incontrano le acquasantiere ubicate in asole aperte sui due muri laterali, quindi, a sinistra, vi è l'accesso al battistero e a destra alla cappella feriale. I confessionali, anch'essi sulla destra del portale, sono inseriti in questa soglia. Nell'impianto dell'aula, a croce latina, lo spazio destinato ai fedeli è un quadrato di 15,40 m di lato con due file di panche per lato. L'altare, rialzato su tre gradini a quota + 0,45, è ubicato sull'asse che unisce il portale all'"eschaton" definitivo, rappresentato da una vetrata artistica che raffigura il passaggio dal mondo terreno al regno dei cieli. L'ambone si trova guardando l'altare a sinistra ed è rialzato su due gradini a quota + 0,30. L'organo è posto sull'altro lato rispetto all'altare, ed è rialzato su un solo gradino a quota + 0,15. Lo spazio retrostante l'area presbiteriale è divisa in due metà dalla vetrata artistica su descritta: quella di sinistra guardando l'altare è riservata alla sede del presidente e alle sedute dei concelebranti; quella di destra è riservata al coro e contiene le canne dell'organo dietro alle quali vi è il collegamento con la sacrestia. Lo spazio del presbiterio è interamente pervaso dalla presenza di una croce orizzontale, tema cardine dell'intero progetto, costituita da elementi costruttivi (trave, setto, solaio) che sostengono, oltre alla copertura, anche la grande parete artistica forata e vetrata che scompone la luce. In tale croce, che idealmente "abbraccia" l'intero spazio, è inserito il crocefisso, con il cristo ligneo. L'eucarestia viene consegnata ai fedeli dalla prima alzata, dove hanno luogo tre allargamenti dei gradini. La custodia eucaristica è ubicata nella cappella feriale, in posizione ben visibile dall'altare maggiore. La conferma di tale scelta sarà oggetto di un'attenta e ben concertata analisi. L'ingresso al battistero è rivolto a oriente, nell'auspicio che ciò possa compensare la scelta architettonica di prediligere la vallata ad ovest rispetto all'est (montuoso) nell'orientare l'aula liturgica. In tal modo il rito del battesimo con ingresso verso est e uscita verso ovest assume nel progetto un significato basilare. Le statue della santa titolare, quella interna, quelle esterne nuova ed esistente e il muro scultoreo della via crucis con le 14 stazioni in vetro rivolte a sud, generano l'asse trasversale della croce latina. Opere d'arte L'altare è costituito da un blocco in travertino, leggermente svasato sul lato del celebrante a partire da 15 cm dal piano superiore, così da mostrare lo spessore della "mensa". L'ambone vuole rappresentare un libro aperto, una "l" in travertino alla quale è applicata internamente una mensola per il leggio. La sede del presidente e per i concelebranti sono anch'esse in travertino. Il crocefisso è costituito da un profilo metallico ad "u" che descrive una morfologia nella quale è riconoscibile sia la presenza del corpo di cristo sia della croce. Ad esso è possibile giustapporre, anche a posteriori, una scultura lignea figurativa del cristo. La custodia eucaristica è in bronzo con due inserti in lastre di travertino. Essa giace nella cappella feriale su una base in travertino, in posizione ben visibile dall'altare maggiore e dall'aula liturgica. Il fonte battesimale, inserito all'interno di una vasca ottagona contenuta nel battistero cilindrico, è costituito da un catino circolare in travertino incastonato in una base in bronzo di geometria basata sull'ottagono, con elementi verticali in travertino che ne segnano le facce in senso scultoreo. La statua della beata vergine maria giace in una nicchia in prossimità dell'ambone, con andamento della nicchia che riprende l'allineamento della parete del battistero. Se la veste della vergine ha origine dall'arte astratta il suo volto assume tratti figurativi che consentono al fedede l'identificazione. Nel corpo è inserito un reliquiario. La statua di santa maria goretti titolare, ubicata all'interno dell'aula liturgica, è rivestita in foglia d'oro e giace in una cappella circolare su un pavimento in vetro sotto al quale sono visibili delle pietre. Nel corpo è inserito un reliquiario. Il materiale delle due statue (legno o bronzo)dipende dalle esigenze di trasportabilità. La statua esterna di santa maria goretti, in bronzo e rame preossidati, raffigura la santa in un canneto della pianura pontina. Essa giace nel punto focale del chiostro ed è incorniciata da due sedute circolari in pietra. Dal suo basamento sgorga l'acqua che, figurativamente, entra nella cappella della santa ubicata nell'aula liturgica, attraversa la chiesa e termina a sud di essa ai piedi della statua esterna esistente. Tale acqua potrà essere raccolta dai fedeli. La via crucis è in tavole di terracotta inserite in un muro scultoreo in pietra di reggio composto su motivi cruciformi. Il portale è in lastre di acciaio corten traforate sia per i decori verticali sia per la scritta "cristo nostra pasqua è risorto, alleluia". Dai trafori fuoriescono dei vetri soffiati, colorati e illuminati da dentro. Le vetrate artistiche sono in parte "dalles", nei muri scultorei, e in parte costituite da vetri piombati, come nel caso di quelli apribili ubicati ai due lati della cappella della santa titolare. Aspetti funzionali Flessibilità del progetto. La richiesta di realizzare otto aule per il ministero pastorale è stata soddisfatta mediante la possibilità di dividere due delle tre aule del piano terra (vedi tav. 3). Il progetto presenta inoltre la possibilità di realizzare un ascensore al posto di una delle due scale che fiancheggiano la passerella. In aggiunta, se l'accessibilità alla copertura dell'aula liturgica dovesse essere reputata sconveniente, ovvero se si volesse conferire maggiore importanza al volume della chiesa, l'intera sua copertura potrebbe avere come imposta quella della quota maggiore (+9,00). Come emerge dalle planimetrie e dalle piante, l'edificio della chiesetta esistente può essere conservato senza che questo arrechi disturbo alcuno all'assetto del nuovo complesso parrocchiale, potendo pertanto essere utilizzato nei modi ritenuti più confacenti, utili e funzionali all'intero luogo religioso. Servizi igienici e tecnici. I locali del ministero pastorale sono dotati di servizi igienici sui ambedue i livelli. Gli uffici sono dotati di servizi igienici per i due sessi accessibili da un'ampia sala d'attesa. La sacrestia è dotata di un piccolo servizio igienico. Al piano terra dell'edificio del ministero pastorale è presente un piccolo vano tecnico. Sicurezza e accessibilità anche ai mezzi dei vigili del fuoco. Tutto il complesso è progettato in sicurezza ed è totalmente accessibile ai mezzi dei vigili del fuoco. Nella presente configurazione progettuale, priva di ascensore, le aule per i diversamente abili sono quelle ubicate al livello del chiostro. Aspetti tecnologici Il progetto prevede l'uso di un impianto fotovoltaico a supporto dell'impianto elettrico: i moduli fotovoltaici, del tipo a film sottile e montati su struttura leggera in alluminio, sono orientati a sud sud-ovest con un tilt di 30°. E' prevista l'installazione di un minimo di 45 moduli, per una potenza di circa 4,3 kwp, sulla copertura del salone parrocchiale, la cui posizione lontana dai percorsi li rende poco visibili. Il numero dei pannelli potrebbe aumentare significativamente qualora si utilizzassero anche le altre coperture. L'impianto di climatizzazione prevede un sistema a pannelli radianti a pavimento per l'aula liturgica, per il salone parrocchiale e per la casa canonica, mentre i vani delle aule e degli uffici sono dotati di ventilconvettori, (facile controllo degli utenti, accensione solo in caso di occupazione). L’impianto sarà diviso in circuiti autonomi, (vedi schema tav.4). La gestione centralizzata è garantita da un sistema di controllo, con centralina nella sacrestia, dove sarà presente anche il quadro elettrico generale. La centrale termofrigorifera è alimentata da pompe di calore ad elevata efficienza che forniranno l’energia termica per il riscaldamento e per il raffrescamento, sfruttando l’energia dei pannelli fotovoltaici ed eventualmente la geotermia. Il salone parrocchiale ha un impianto di ventilazione meccanica con recupero di calore, mentre gli altri ambienti sono ventilati naturalmente. Le superfici vetrate, distribuite prevalentemente a est e a ovest, ottimizzano l'illuminazione naturale, evitano il surriscaldamento estivo e minimizzano le dispersioni invernali. Le coperture verdi e i materiali tradizionali dell'involucro garantiscono massa e isolamento termico-acustico. Il volume scatolare potenzia l'acustica dell'aula liturgica e la resa dell'organo. Le acque piovane sono raccolte e riutilizzate. Altro Il progetto che si presenta ricerca un equilibrio architettonico simbolico-qualitativo-quantitativo tra le diverse istanze richieste dall'ente banditore e la natura dei luoghi. Pur tuttavia le superfici assegnate alle varie funzioni in alcuni casi si discostano leggermente (per qualche punto percentuale) rispetto a quelle richieste. Qualora l'impianto generale dovesse risultare degno di successivo sviluppo, tali divergenze potrebbero essere agevolmente rettificate in fase di progetto definitivo, circostanza per la quale il progettista si impegna sin d'ora. Va inoltre sottolineato che lo schema proposto presenta un totale livello di duttilità e di possibilità di controllo delle quantità. Esso è inserito all'interno di una maglia quadrata di 2,40 m + 0,48 m = 2,88 m, che potrebbe essere ampliata o contratta anche su un solo asse, anche solo in alcuni punti. Queste trasformazioni nel presente progetto non sono state apportate, prediligendo in questa fase il rigore di un metodo di lavoro passibile di micro-tarature tali da centrare esattamente tutte le quantità richieste. L'uso di tale maglia fa sì che le pavimentazioni del sagrato e del chiostro aperto sulla vallata rispondano allo splendido disegno a quadrati lastricati in pietra della piazza di mormanno. In questo modo tali spazi stabiliscono con lo storico invaso del paese un rapporto di identità andando a configurare una seconda piazza cittadina. Gli spazi esterni, quello del chiostro ubicato a nord dell'aula liturgica e quello del giardino con statua esistente ubicato a sud, sono messi idealmente in rapporto tra loro tramite uno stretto canale d'acqua, che sgorga da una fonte ubicata ai piedi della nuova statua esterna astratta di s. M. Goretti (dove è possibile raccogliere la sua acqua) dando l'idea che questa penetri nell'aula, nella cappella interna alla chiesa, ai piedi della statua figurativa della santa che poggia su un pavimento rialzato in vetro con al di sotto pietre illuminate artificialmente.

Concorso nazionale per 720 alloggi alla città militare della cecchignola - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso nazionale per 720 alloggi alla citt militare della cecchignola
Raccontare un progetto non è facile. I grafici presentano gli esiti del processo che lo ha determinato secondo linee, aree, dimensioni, forme; spesso non riescono a evidenziare l’animus e la vis che lo hanno determinato. Nei limiti dello spazio disponibile abbiamo perciò cercato di raccontare il progetto rendendo complementari relazione e tavole (inserendo in queste tabelle, grafici e spiegazioni di dettaglio). Nella costruzione di un progetto di un nuovo quartiere si richiedono infatti inedite interpretazioni dello spazio urbano e naturale in cui l’opera sarà realizzata; la sua conformazione è suggerita da “ragioni” che trascendono i limiti di tale spazio per rivolgersi al senso che si vuole attribuire alla città attuale e futura; le idee e le suggestioni di cui si compone scaturiscono da un arco esteso di variabili, nell’apparenza eterogenee fra loro, tutte volte a fornire adeguate qualità di vita e gradevolezza a coloro che vi risiederanno. Ciò vale in generale ma, riteniamo, sia peculiare in questo concorso: • il luogo ha un valore strategico in sé e per un ampio settore urbano di cui può divenire elemento di caratterizzazione; • il tema, per le sue caratteristiche, trascende i limiti di un complesso abitativo concluso e giustapposto al resto per divenire occasione di scambio fra parti diverse e sede di funzioni, relazioni e morfologie spesso non definibili compiutamente a priori, ma che intendono creare modi di vita e di fruizione dello spazio Attrattivi e fra loro integrabili; • la formula del concorso, in due fasi, invita a costruire la prima come dialogo con l’amministrazione da Approfondire gradualmente e non tanto come prodotto univoco di cui manca solo l’attuazione. 1. La “cecchignola” è luogo importante, rassicurante ed amato dai cittadini di roma. Con la propria storia è entrato nell’immaginario collettivo; dapprima, appendice lontana della città ne è oggi parte integrante affiancata, com’è, da grandi quartieri residenziali; appare modificata rispetto alle sue caratteristiche funzionali e formali originarie ospitando attrezzature e servizi urbani così come residenze più aperte alle esigenze dei “civili”. Contribuisce perciò positivamente a determinare un “vissuto” urbano, a costruire un complesso spaziale continuo che il suo intorno esteso fino al raccordo anulare non sa ancora esprimere. Oltre, la città da “sistema di spazi” fra loro interrelati fino a divenire tessuti è ancora un “insieme di corpi”. 2. Un grande asse alberato, il viale dell’esercito, che si apre sulla via laurentina, conforma la cecchignola come “cittadella” e ne determina i rapporti urbani alla grande scala. E’ la “porta” verso la città costruita: riceve da questa impulsi, ne fornisce non pochi per le proprie specificità funzionali e formali. L’esser costituito da elementi edilizi bassi ed ordinati lungo un percorso nell’apparenza semplice ma ricco di episodi è un pregio che si riverbera all’intorno. Città diversa dentro una roma che qui non propone tessuti ma episodi edilizi e una maglia viaria che ancora risente dell’origine rurale dell’agro. Un secondo ingresso di più recente ed eterogenea formazione sempre sulla via laurentina, costituito da via di tor pagnotta, porta alla creazione di un nuovo asse ideale con andamento sud?ovest nord?est ortogonale al primo: comprende edificazioni ancora non coordinate fra loro, né da un’adeguata maglia viaria né da spazi attrattivi. La sua strutturazione in fieri sta avvenendo con la sostituzione di attrezzature militari con unità edilizie prevalentemente residenziali e con l’inserimento di alcuni servizi terziari di fruizione pubblica. E’ luogo suggestivo soprattutto per l’ambiente naturale che filtra ai suoi bordi (con fossi, parti alberate e numerose preesistenze) ed è riferimento centrale per la roma che nei programmi urbanistici sorgerà al suo intorno. Alla concretizzazione di quest’asse contribuirà il nuovo quartiere se questo diverrà uno dei fulcri, aiutando anche alla riorganizzazione viaria (eventualmente con la gerarchizzazione dei percorsi tra “interno” ed “esterno”, con mezzi pubblici “cadenzati” che riconnettano le diverse parti della “cittadella”, con una ciclopista) e alla valorizzazione dell’ambiente. Il nuovo quartiere per noi, infatti, non è da riguardare isolatamente ma nelle strette connessioni che determina con le edificazioni oltre via kobler, da una parte, e con quelle prospettanti su via dei bersaglieri dall’altra. Ma ciò vale anche per le connessioni con la parte più consolidata verso via dei genieri e meno consolidata oltre la via della cecchignola. 3. La dimensione demografica di riferimento trascende perciò largamente quella direttamente connessa al quartiere di progetto: ne appaiono coinvolti più di seimila abitanti. Ciò apre ai temi della scelta delle attrezzature, della perimetrazione del nuovo quartiere e della sua apertura verso l’esterno, con una protezione rispondente ai criteri di una visione integrata con l’intorno urbano. Tale integrazione comporta l’inserimento di attrezzature per un numero cospicuo di abitanti. Pertanto la perimetrazione è strettamente legata al tipo di attrezzature da inserire, nonché alla qualità degli spazi pubblici: se troppo rigidamente accessibili si rischierebbe di soffocare la vitalità delle attività di servizio e di commercio volte al pubblico. Pertanto una via ‘soft’ (di cui in questa fase è prematuro occuparsi) può essere costituita da una buona vigilanza, anche con telecamere agli accessi, e da eventuali sbarre sulle strade laterali che distribuiscono agli edifici. 4. Nella proposta si è pensato però anche alla capacità che i nuovi spazi urbani trovino le loro radici nella storia di questa parte di territorio: una storia che si basa non solo sulle emergenze naturali (i fossi, le sopravvivenze del verde, ecc.) e antropiche (i casali, le torri, le stesse preesistenze militari, ecc.) ma anche sui tessuti urbani (o loro frammenti), sull’edilizia comune e anonima. La proposta è di realizzare una parte di città concepita come sistema di spazi urbani continui concatenati gli uni agli altri, opportunamente gerarchizzati e Connessi all’ambiente, evitando di dare luogo a una ulteriore crescita urbana disorganica, addizionale di un insieme di corpi edilizi intesi come meri contenitori tipologici. L’intendimento è di porre un argine al deterioramento fisico dell’ambiente antropico, invertendo i rischi di processi disgregativi del tessuto urbano. In altri termini è l’dea di un quartiere in grado di porsi come soggetto che, rispondendo alle specifiche domande del bando, divenga punto di riorganizzazione di un ampio settore urbano ed ambientale attraverso la “costruzione” di una dialettica tra le parti componenti (si è cercato di fondere urbanistica e architettura, come dire “fare urbarchitettura”). 5. Due direttrici guidano il progetto del quartiere: trascendono i confini della nuova cittadella e si materializzano al suo interno a formare percorsi, spazi pubblici (piazze), allineamenti delle fronti degli edifici, aree verdi, con l’obiettivo di spingere gli attuali e futuri residenti e gli utenti della “cittadella” a più intense relazioni sociali, culturali ma anche a scambi commerciali: • il viale, una passeggiata alberata (una sorta di “rambla”) che lega in senso trasversale le unità abitative a monte e valle dell’area di progetto (con via kobler e le abitazioni in atto e previste a nord, e le vie dei bersaglieri, dell’esercito, di tor pagnotta a sud) • l’asse est?ovest, una piazza allungata (una vasta “piazza navona”) con i fronti esposti a sud disposti secondo una giacitura arcuata. La piazza è delimitata ad est e ad ovest da due corti edificate aperte che generano due ulteriori piazze, più piccole e racchiuse rispetto al grande spazio centrale: due ‘agorà’ circondate da ‘stoà’ su cui gravitano servizi e attività di vario tipo. Sono spazi riassuntivi della vasta ‘esplanade’ centrale, due polarità sulle quali confluire per la forza di attrazione propria del disegno urbano. Richiamano la roma della nuova piazza pedonale che conclude via margutta (all’altezza di via della fontanella) e, per altri versi, la storica piazza margana. In tal modo il progetto intende dare significato e valore a uno spazio urbano di nuovo conio che conduce sempre in qualche luogo, con un disegno sensibile ai caratteri della città, ma anche con la forza innovativa delle sfide tecnologiche in atto. 6. Elemento importante sotto il profilo paesaggistico e ambientale è il rimodellamento del terreno. A livello 57,00 (lo 0,00 di progetto) una distesa pressoché pianeggiante (le attuali quote variano da 55 a 57,00); a nord una collinetta lineare con andamento est?ovest che svetta di circa dieci metri. La quota 57,00 è presa a riferimento per la piazza (una quota inferiore non sarebbe compatibile con quella di 62,00 della rotatoria in progetto su via kobler, ovvero l’asse stradale risulterebbe in quel tratto troppo inclinato). La collinetta viene quindi interrotta dal nuovo asse viario nord?sud, che termina sulla prevista rotatoria. Da tale asse viario peraltro si diramano le strade (con andamento est?ovest) di accesso agli edifici abitativi e ai parcheggi fuori terra e interrati. L’approccio al tema degli spazi esterni è necessariamente esemplificativo di quello che dovrebbe essere un corretto modus operandi per le nuove urbanizzazioni. La sostenibilità della nuova area passa attraverso la captazione ed il riuso delle acque piovane e di scarico delle nuove unità abitative e dei servizi. Opportuni sistemi di depurazione differenziata saranno in grado di rendere pressoché autonome, dal punto di vista dell'approvvigionamento idrico, le sistemazioni degli esterni. Il complesso urbanistico si attesta lungo la collina lineare (10mt. Di altezza per 600 mt. Circa di lunghezza) includendola nel progetto non come limite di area ma come elemento partecipe in grado di definirne l'impianto generale e anche gli scorci trasversali della grande piazza. La sezione del bosco preesistente viene ampliata fino a coinvolgere le nuove strade. La presenza di resti delle alberature tipiche della campagna romana suggerisce una relazione diretta con le specie previste. Le nuove piante inserite sono: querce da sughero (quercus suber), cerri (quercus cerris), farnie (quercus Robur), lecci (quercus ilex), roverelle (quercus pubescens), insieme a carpini (carpinus betulus), a tigli (tilia cordata) e alle fioriture dei ciliegi da fiore (prunus avium, prunus avium "plena", prunus “shirotae”, prunus sargenti e prunus serrulata “kanzan”). Nella grande piazza trovano posto cinque grandi farnie, come elementi appartenenti ad un ordine maggiore, insieme ad altri alberi fioriti decisamente più piccoli (vedi planimetria). L'acqua, da sempre elemento centrale delle grandi sistemazioni esterne, mantiene il suo ruolo. Un canale, fiume in secca con pietre e lastre che ne permettano il facile superamento, attraversa con andamento sinuoso la piazza principale. Nei periodi di pioggia l'acqua viene convogliata nel canale colmandolo, nei periodi asciutti invece il suo disegno e i suoi rilievi mantengono la dignità di un torrente privo d'acqua. 7. Gli edifici prospicienti la vasta piazza costituiscono un margine che collega due quote, quella 57,00 della piazza (0,00) e quella 60,40 delle strade superiori (+3,40). Alla quota 57,00 (0,00) hanno luogo gli spazi porticati e le attività che variano dai servizi al commercio, alle cui spalle sono ubicate autorimesse interrate e cantine. Alla quota superiore, 60,40 (+3,40), un ballatoio collega vari blocchi tra loro e consente la passeggiata e il suggestivo affaccio sulla piazza sottostante. Si crea così a questa quota un ampio portico esteso al tratto orizzontale della “u” della corte aperta, con alloggi nei due rami verticali e spazi a servizio accessibili dal portico. Una scala esterna mette in collegamento le quote 57,00 (0,00) e 60,40 (+3,40). Le piazzette interne ai blocchi contengono accessibilità carrabile, posti auto, verde in vaso e aree pavimentate. I distacchi tra i fronti della corte aperta sono dimensionati sia per il perfetto funzionamento dell’autorimessa interrata (la cui piastra è realizzata da una struttura giuntata), sia per quello della soprastante piazzetta. Ogni blocco è servito da quattro corpi scala/ascensore i cui androni sono disposti sui due livelli appena descritti (57,00 e 60,40) e da questi sono facilmente raggiungibili. Pertanto vi si può accedere sia dagli spazi esterni, sia dall’autorimessa attraverso filtri a prova di fumo. La circolazione pedonale è pertanto totalmente risolta rendendo l’intervento poroso e permeabile, perfettamente accessibile da parte dei diversamente abili e amichevole da parte di tutti, dai bambini agli anziani. 8. Al di sopra di questi due livelli sono inseriti tre piani di alloggi che, a fronte di scelte successive, potrebbero in alcuni casi scendere a due (nei fronti posti a sud dell’area, ad esempio, onde ridurre l’ombreggiamento della vasta piazza), e che in altri potrebbero salire a sei e oltre. Il numero finale degli alloggi è pertanto funzione di tali scelte. Nella configurazione di base, quella qui presentata, essi sono 874 (154 in più rispetto a quelli richiesti). I loro tagli eccedono sempre le quantità richieste, e precisamente sono: • alloggi tipo a di mq. 40 circa 222 (richiesti 200) • alloggi tipo b di mq. 60/70 260 (richiesti 250) • alloggi tipo c di mq. 80/90 218 (richiesti 100) • alloggi tipo d di mq. 100/110 174 (richiesti 170) come emerge dalla tabella, la scelta è stata di incrementare gli alloggi da 80/90 mq, con due camere da letto e un soggiorno, in quanto essi si addicono alle esigenze delle giovani famiglie. Ricapitolando, se si abbassasse tutto l’intervento di un piano si avrebbe una riduzione di 224 alloggi, portando il totale a 650 alloggi, mentre se si abbassasse solo la metà degli edifici di un piano si avrebbe una riduzione di 120 alloggi, portando il totale a 754. Ogni alloggio è munito di almeno un bagno finestrato e di un ripostiglio. Gli alloggi a quota 60,40 (+3,40) sono dotati, sul lato che affaccia sulla piazzetta interna, di un piccolo patio privato al fine di evitare fenomeni d’introspezione. 9. Si riportano di seguito le quantità di progetto • sr superficie totale lorda residenziale 71.355 mq. • snr superficie totale lorda non residenziale 13.660 mq. • sc superficie coperta dagli edifici 25.280 mq. • s int superficie parcheggi interrati 43.585, di cui 28.765 di parcheggi, 14.820 di cantine, vani • scala?ascensore e locali tecnici • sv superficie a verde 37.830 • sp superficie pavimentata 69.390 le configurazioni dei prospetti derivano dalla necessità di proteggere i fronti degli edifici dai raggi del sole e ridurre l’albedo, e ciò avviene per mezzo di una doppia pelle, nonché dalla scelta di dotare tutti gli alloggi di ampie logge. Quanto sopra è in sintonia con la volontà di vincolare quelli sulla grande piazza a un ordine molto netto e ritmato, lasciando quelli trasversali più liberi a particolari articolazioni architettoniche che hanno luogo nello spessore della doppia pelle. Per quanto riguarda la superficie totale lorda non residenziale, snr, ci si riferisce alle aree a quota 57,00 (0,00) sotto gli edifici porticati, sia lungo la grande piazza che nelle due piazze laterali e nelle aree poste alla quota del ballatoio 60,40 (+3,40). I servizi al cittadino potranno assumere diverse funzioni: dall’ufficio postale, alla asl, all’asilo nido, al centro culturale e per eventi (mostre, presentazioni, ecc.), alle attività terziarie e commerciali. 10. Alla base delle scelte energetico-impiantistiche sono posti: il quadro esigenziale (specifiche di progetto dell’ente appaltante), l’impatto dell’opera sull’ambiente, l’ottimizzazione di impiego delle risorse economiche a disposizione. Per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente il metodo dell’”lca” (norme uni en iso 14040:2006 e uni en iso 14044:2006), applicato dalla società mandataria nelle grandi progettazioni, fornisce informazioni di comparazione tra le diverse soluzioni progettuali utili per scegliere quelle ambientalmente sostenibili rispetto a tutto il ciclo di vita delle opere (dall’estrazione delle materie prime sino all’eventuale dismissione del quartiere o di sue parti). Per ottimizzare l’impiego delle risorse economiche, il metodo dell’“analisi del valore” (norma uni en 12793:2003) consente di scegliere, tra le soluzioni possibili (anche in questo metodo dalla fase di realizzazione dell’opera fino alla gestione e dismissione), quelle che ne massimizzano il “valore”, inteso come rapporto fra “soddisfacimento delle esigenze” ed “impiego di risorse”: un numero chiamato “indice di valore” dà conto quantitativamente del risultato raggiunto. Sin d’ora, grazie all’esperienza maturata, l’applicazione dei metodi suddetti (lca e analisi del valore), suggerisce le seguenti scelte progettuali: • utilizzo, specialmente come isolanti termici, di materiali di origine naturale, non tossici, biodegradabili e riciclabili (legno, ferro, pietra, sughero, feltri vegetali, ecc.); • realizzazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; • realizzazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili; • utilizzo di sorgenti per la climatizzazione con alti rendimenti di trasformazione (ad esempio delle pompe di calore geotermiche); • utilizzo di “tunnel solari” che permettono di illuminare le zone interne con sistemi che convogliano la radiazione solare dal tetto all’interno degli ambienti mediante opportune tubazioni riflettenti; • utilizzo di corpi illuminanti a basso consumo di ultima generazione, anche del tipo a led; • utilizzo di sistemi per l’asservimento dei corpi illuminanti a sensori di presenza o a sistemi di regolazione che mantengano l’illuminamento sul piano di lavoro ai valori ottimali preimpostati. • utilizzo di sistemi di raccolta, immagazzinamento e riutilizzo delle acque meteoriche: riutilizzo, con reti idriche separate, delle acque meteoriche per gli sciacquoni dei wc; depurazione delle acque meteoriche e loro riutilizzo per usi sanitari. 11. L’area sulla quale ricade l’intervento è da considerarsi sismica, come ormai tutto il territorio nazionale. Come è noto, la sismicità non è più definita in categorie per grandi zone mediante l’accelerazione al suolo di base ma deve ricavarsi per le coordinate il sito specifico, nel caso presente la località cecchignola di roma, mediante una serie di parametri di progetto. L’intensità di tali parametri si ottiene, secondo la norma vigente Ntc 08 (dm iitt 14/02/2008 ? Norme tecniche sulle costruzioni), dalla mappa di pericolosità sismica fornita dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in funzione del sito stesso e delle classificazione del suolo. In particolare, l’accelerazione di progetto per lo stato limite di salvaguardia della vita (slv), corrispondente approssimativamente al vecchio slu, si ha un’accelerazione pari a circa 0,15g, bassa ma non trascurabile. Le strutture perciò saranno progettate mediante analisi dinamica con i parametri di input corrispondenti e con i particolari costruttivi prescritti. Le strutture saranno in cls. Armato realizzato in opera, secondo lo schema statico a telai spaziali, con irrigidimenti costituiti da pareti di controvento, sempre in cemento armato, associate ai corpi scala o alle testate dei corpi di edificio delimitati dai giunti di dilatazione, opportunamente distanziati tra loro. Tale schema è indicato in letteratura come il più efficace, contemperando i vantaggi di quello a telai semplici e quello a pareti portanti, nel consentire libertà di distribuzione degli spazi interni e limitazione dei danni, anche a elementi non strutturali, per sismi di qualsiasi intensità. Le loro buone prestazioni sono state anche riscontrate sul campo, in strutture che hanno subito eventi sismici notevoli. Gli orizzontamenti (solai) saranno anch’essi in cemento armato, eventualmente prefabbricati per consentire un’esecuzione rapida, e dotati degli accorgimenti atti a ben funzionare come diaframmi di ripartizione delle sollecitazioni sismiche. Le fondazioni saranno in cemento armato, dirette o indirette, a seconda delle risultanze delle indagini geognostiche che si dovranno svolgere prima della progettazione definitiva e che dovranno confermare anche il tipo di suolo ai fini della determinazione dell’azione sismica. Tutta la progettazione sarà fatta in ottemperanza alle citate ntc 08. 12. Il computo sommario della spesa, richiesto nel bando, è stato necessariamente condotto con metodo parametrico, da ritenere tuttavia attendibile sulla base della nostra esperienza. 13. Per le successive eventuali fasi di progettazione si svilupperanno computi metrici fondati su accurate wbs (struttura di pacchetti di lavoro), ponendo la base per una direzione dei lavori condotta in analogia al pm (project management) o pcm (project and construction management). Se richiesto saranno inoltre prese in esame tecniche di finanziamento quali il project financing. Il capitolato d’appalto da allegare agli eventuali futuri livelli di progettazione sarà di tipo esigenziale e non prescrittivo. L’obiettivo è di renderlo specifico per l’opera in oggetto, enucleando in termini quantitativi le esigenze da soddisfare per i singoli gruppi di lavorazioni e fornendo le modalità da seguire per la loro verifica e accettazione. 14. In conclusione, le piazze sono lontane dalle macchine e costituiscono un centro di ritrovo sociale e un luogo sicuro per il gioco dei bambini. Le due piazze quadrilatere ricordano gli “squares” di molte città europee, mentre quella grande allungata centrale conferisce a tutto il quartiere un senso innato di sicurezza: il “campo”, il fuoco al centro del “villaggio”. Qualsiasi cosa succeda quello è il centro, il luogo in cui è sempre possibile trovare qualcuno e allo stesso tempo il luogo "difesodalle mura" costituite dagli edifici.

Concorso nazionale per il monumento ai caduti del terremoto dell'aquila - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso nazionale per il monumento ai caduti del terremoto dellaquila
Il terremoto genera una faglia nel terreno che separa due zolle di terra che prendono la forma di sette mani, quante sono le lettere di l’aquila e abruzzo. Sono mani buone, mani forti, operose, aperte, generose, oneste, pronte. Sono mani che, tese le une verso le altre, con la loro attività, generano le connessioni in grado di ricreare unità, di sanare fratture profonde. Sono mani che gridano, nella sofferenza e nella forza della ricostruzione. La scultura si compone di due parti indipendenti (a e b). Il materiale è il bronzo. La tecnica realizzativa è la fusione. In alternativa la scultura può essere realizzata con il taglio a getto d’acqua di lastre in bronzo, con successivo trattamento delle superfici.

Concorso internazionale city vision - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso internazionale city vision
Roman law, comprising more than a thousand year of jurisprudence from the twelve tables - 449 bc, to the corpus juris civilis ad 529-34 ordered by emperor justinian, served as a basis for legal practice in continental europe, japan, america, etc. The supreme court of cassation exists to ensure the observation and correct interpretation of law. The building of the supreme court of cassation in rome (1888-1910), designed by guglielmo calderini (1837-1916), is chosen as the base of a new high-rise, the new supreme court, to become a “lighthouse”, a symbol for the observation and the correct interpretation of law for all citizens: rich, poor, politicians, religious, intellectuals, workers, etc. Rome, these days, needs such a symbol more than ever, even if it should be considered that the present proposal is not intended to be built but to play the role of a manifesto. Located nearby san peter’s basilica (the world centre of the “catholic law”) the new building is intended to symbolically play a major role in rebalancing the two religious non-religious powers. Design description The volumetric articulation of the proposed building, a strong statement for the city of rome, is obtained through the modeling of its masses and through the use of two different building skins. They establish a continuous architectural consistency between internal and external parts. The inner volume is finished in a sharp glass surface that represents the need for transparency and equality in law-procedures. The external one, instead, is finished in a granite surface representing, like a bark or a crust, the solid aspects of the roman law. The glassy lacerating tower is inserted inside rocky elements which anchor it to the ground. The glassy volume is intended as a monolith: an enormous, bright and almost immaterial element set in the granite crust of ancient and solid law from which it emerges, though establishing a continuous dialog with it. The image is that of a glass-sword, frozen inside its mold, irreversibly set in an articulated and dissonant unique whole, where different characters coexist in their diversity. A centrifugal motion continually disturbs the two hexagonal forms in their search for what they want to be, with frequent prolongations of parts of the glass volume into the granite one, whose surfaces assume different thickness and acute angles (60°). These effects generate intentional lacerations in the granite tissues which the glass deeply penetrates, often subtracting large amounts of material. The geometrical rules upon which the plans are designed are based on the equilateral triangle, generating the grid from which two regular hexagons are extruded: the external one, with sides of 30.6 m, clad in 1.8x1.8 m granite panels and windows; and an internal one, with sides of 23.4 m and clad in glass. The building structure consists of a central core of elevators, restrooms, mechanical shafts, stairs, and columns distributed on a 7.2 m grid. The proposed building-manifesto has a height of 449 meters (number derived from the year bc of the twelve tables).

Concorso internazionale per l'ampliamento del liceo scientifico farnesina - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso internazionale per lampliamento del liceo scientifico farnesina
Il progetto preliminare di concorso europeo per l’ampliamento del liceo scientifico farnesina (via dei giuochi istmici 64, roma), bandito dalla provincia di roma d’intesa con l’ordine degli architetti di roma e provincia, si prefigge di realizzare l’ampliamento della scuola da attuarsi in due fasi. Ad esso il bando prevede che faranno seguito le necessarie opere di adeguamento dell’edifico originario per ottenere alla fine dei lavori un complesso rispondente alle normative e alle metodologie didattiche attuali, nonché più integrato nel territorio circostante. Da quanto sopra si deduce che anche l’aspetto dell’adeguamento dell’edificio esistente alle normative è un tema progettuale da risolvere. L’edificio, (1965-67, arch. Franco finzi), nato prima come scuola media de coubertin e divenuto poi sede autonoma del liceo scientifico farnesina nel 1982, ha costituito un prototipo per una serie di soluzioni analoghe che sono state realizzate su aree che presentavano una situazione orografica con terreno in forte pendenza. Il complesso scolastico apre l’ingresso su via dei giuochi istmici, al margine inferiore dell’area lì dove il terreno, divenuto pianeggiante, consente di articolare l’atrio, l’area amministrativa e gli uffici, con un cortile, nonché con la palestra e gli spazi destinati alle attività sportive all’aperto (di 2,20 m di altezza utile). L’area didattica si sviluppa con corpi a gradoni, in accordo con il dislivello del terreno, e si chiude in alto con il volume dell’aula magna e la centrale termica interrata dalla quale emerge la canna fumaria. Sia l’aspetto morfologico che il materiale utilizzato per il rivestimento delle facciate, anche se oggi da risanare integralmente, conferiscono all’insieme un ben definito carattere architettonico. Nei successivi anni ’90 sono stati realizzati, in un’area laterale, due padiglioni prefabbricati di un piano ciascuno, oggi dismessi, contenenti 10 spazi destinati alla didattica. Su tale area laterale è presente anche l’alloggio del custode. Le aspettative dell’amministrazione sono favorevoli alla creazione di interconnessioni tra l’edificio esistente e la nuova edificazione, non solo sul piano funzionale, ma in grado anche di evocare una nuova immagine complessiva in cui l’edificio preesistente risulti qualificato e migliorato dall’innesto con il nuovo ampliamento. Altro desiderio è che l’opera rappresenti una risposta ai bisogni della comunità scolastica e un’opportunità per intervenire sul tessuto urbano, attraverso l’adozione di soluzioni che dal punto di vista sociale e funzionale possano costituire uno sviluppo per il territorio, un intervento innovativo, un segno di eccellenza per la città. Ciò premesso, la realizzazione delle nuove aule didattiche, dei laboratori e degli spazi complementari, nonché il sistema distributivo proposto, costituiscono gli elementi trainanti di un progetto che, per rispondere alle su esposte aspettative dell’amministrazione, non può che essere coraggioso. Il che vuol dire che con esso ci si fa carico di realizzare sin dalla prima fase le opere di adeguamento dell’edifico esistente alle normative vigenti. Di conseguenza si ritiene indispensabile intervenire anche su alcuni suoi volumi, segnatamente sulla palestra e su quelli minori che la circondano, demolendoli per meglio utilizzare distributivamente e funzionalmente la parte pianeggiante dell’area di accesso alla scuola, ricollocando la palestra nell’area limitrofa. Data la scarsa qualità edilizia dei padiglioni il presente progetto conferma, inoltre, la decisione di una loro integrale demolizione e sostituzione. L’altezza dei nuovi edifici è contenuta in tre piani fuori terra, con calpestio alle quote +3,00, +6,60, +10,20 rispetto allo 0,00 di progetto indicato sulla cartografia di concorso e corrispondente alla quota di accesso all’autorimessa dal civico 46 di via dei giochi istmici. La quota del micro nido è +1,50. Le quote dell’autorimessa sono -0,10, -2,90, -5,70. Le nuove aule didattiche sono pensate di grandi dimensioni, di 53 mq, adatte a ospitare 30 e più studenti.

Progetto di recupero ambientale con attività produttive - Riano (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Progetto di recupero ambientale con attivit produttive
Progetto di recupero ambientale con attività produttive

Concorso "ive" di social housing in via vallenari - Venezia (VE)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso ive di social housing in via vallenari
Master plan di interventi di edilizia residenziale non Convenzionale da destinare parte alla libera vendita e parte Alla locazione in social housing 1. Indirizzi progettuali e programma Il progetto che si presenta risponde alla volontà dell’immobiliare veneziana, “ive”, di promuovere, in attuazione delle proprie linee programmatiche ed operative in tema di social housing, un concorso per la formazione del master plan degli interventi di edilizia residenziale non convenzionale sull’area di mestre-favaro veneto denominata “via vallenari”, compresa nell’ambito territoriale delle zto c2 del vprg vigente e classificata c2 n 5, le cui prescrizioni ed indirizzi sono: Sp (superficie lorda di pavimento) residenziale non superiore a 28.430 mq, di cui Fino al 5% destinabile ad attività connesse alla residenza. Standard primari a parcheggi non inferiori a 1.990 mq. Altri standard non inferiori a 15.350 mq. Altezza massima non superiore a 10,60 ml (in alcuni casi derogabili). E’ prevista la realizzazione di una piazza. Gli indirizzi progettuali dell’immobiliare veneziana sono i seguenti: Nella progettazione si potrà esulare dall’esistenza dell’elettrodotto e della relativa Fascia di rispetto, essendo intenzione dell’ive partecipare con il comune di Venezia all’interramento di detta linea. Tuttavia è auspicabile che la quota più elevata possibile di sp venga prevista al di Fuori della fascia di rispetto della linea elettrica. Dovrà essere previsto un collegamento viario con le aree residenziali previste dal Prg in adiacenza al confine ovest dell’area in oggetto. E’ auspicabile, se possibile, che una quota della sp di circa 1.500 mq venga collocata Entro il mappale 1167. L’immobiliare veneziana precisa inoltre che le prescrizioni di prg sopra riportate sono state esposte nel bando solo in via indicativa, fermo restando il fatto che ciascun proponente dovrà progettare opere rigorosamente compatibili e conformi alle normative urbanistiche vigenti. Ciò vuol dire che tali proposte potranno quindi contenere soluzioni diverse dalle norme sopra richiamate solo nei limiti in cui queste ultime prevedano espressamente una loro derogabilità. E’ questo il caso delle altezze massime consentite, che in altre realizzazioni limitrofe sono state derogate; della ridistribuzione delle aree a standard a verde pubblico, che ferme restando le quantità non necessariamente devono essere ubicate ove indicato nel prg. Sull’area oggetto del concorso ive intende promuovere “un’attività finalizzata alla realizzazione di edilizia Abitativa non convenzionata per la vendita e/o per la locazione a termine a canone calmierato, destinata a soddisfare il fabbisogno di quanti pur non configurandosi per i requisiti di reddito quali potenziali destinatari dell’edilizia pubblica a carattere sociale hanno comunque difficoltà a trovare adeguata risposta nell’ambito del libero mercato. Si rende pertanto opportuno attivare forme di intervento in cui convergano risorse private e Non, per conseguire risultati significativi rispetto agli obiettivi delle politiche abitative della Società utilizzando senza fini speculativi i terreni edificabili di proprietà della società al fine di Ridurre i canoni di locazione degli alloggi che verranno realizzati…” E’ inoltre interesse di ive che le proposte progettuali rispondano alle seguenti caratteristiche: Contenimento dei consumi energetici Il progetto dovrà attenersi a scelte che contemplino l’utilizzo di energie alternative e soluzioni Tecnologiche atte al contenimento dei consumi energetici (controllo della radiazione solare nel periodo estivo ed il raggiungimento di ulteriore efficienza energetica) ed idrici. Qualità edilizia Ruolo strategico degli insediamenti di edilizia residenziale sociale volto alla riqualificazione edilizia, ambientale e sociale della cittadina di favaro veneto (soluzioni costruttive qualificate, utilizzo di materiali durevoli ed eco-compatibili; aspetti formali di immagine urbana). Prestazioni Conformi agli indirizzi indicati nel capitolato prestazionale sub a. Tipologia degli alloggi Riferita, in linea di massima, alle seguenti indicazioni: Mini appartamento con 1 camera: circa 15%: ingresso, soggiorno - pranzo, disbrigo con possibile zona ripostiglio, bagno finestrato, camera matrimoniale, garage o in alternativa posto auto per un’auto; superficie calpestabile: almeno 45 mq; Midi appartamento con 2 camere: circa 15%: ingresso, soggiorno - pranzo, disbrigo con possibile zona ripostiglio, bagno finestrato, camera matrimoniale, camera singola garage per un’auto; Appartamento con 2 camere: circa 20%: ingresso, soggiorno, cucina abitabile, disbrigo, ripostiglio, bagno finestrato, bagno/lavanderia con doccia (anche non finestrato), camera matrimoniale, camera singola garage ampio o in alternativa garage per un auto e cantina; Appartamento con 3 camere: circa 30%: ingresso, soggiorno cucina abitabile, disbrigo, ripostiglio, bagno finestrato, bagno/lavanderia con doccia (anche non finestrato), camera matrimoniale, camera doppia, camera singola, garage ampio o in alternativa garage per un auto e cantina; Case bifamiliari con 3 camere: circa 20%: abitazione su due piani con scoperto a giardino con ingresso indipendente. Composti al piano terra da ingresso, soggiorno cucina abitabile, ripostiglio, bagno finestrato, e garage eventualmente anche al piano interrato; al primo piano da camera matrimoniale, camera doppia, camera singola, e bagno finestrato. 2. Motivazioni del nuovo assetto urbano Il master plan proposto tende a minimizzare la realizzazione di nuove strade, andando a stabilire un assetto ordinato dell’area, nella quale è inserita una nuova viabilità principale con andamento est-ovest alla quale sono attestate due viabilità ortogonali di raccordo con i quartieri limitrofi a nord, e una breve viabilità di raccordo con la nuova rotatoria a sud. Tale strada principale assume il significato di nuovo asse, non statico, ma reso dinamico tramite l’inserimento di un’edilizia residenziale che presenta frequenti rotazioni nella giacitura dei volumi, quindi nella conformazione degli spazi urbani. L’andamento di questo nuovo asse è tale da intercettare a est la curva a 90° di via vallenari, andandone a ristabilire la continuità e l’identità (una sorta di nuova via vallenari) che altrimenti rischierebbe di andare perduta. 3. Esposizione degli edifici Preso atto che questo impianto planimetrico risulta ottimale per riammagliare i tessuti interrotti del sito, si è reso necessario esplorare le potenzialità tipologiche di corpi di fabbrica multipiano che, così esposti, presenterebbero in fregio al nuovo asse degli sfavorevoli fronti nord e sud e, sulle due traverse, dei fronti est ed ovest. Pertanto si è messo a punto un tipo edilizio (tipo b e c, rispettivamente denominate “rna” e “dna”, vedi in seguito) che presenta una rotazione del corpo di fabbrica di 30°, in modo da evitare fronti esposti verso i punti cardinali, così da evitare soprattutto il nord pieno, andando alla ricerca di favorevoli esposizioni intermedie. Nella tipologia tipo a (denominata “a girandola”, vedi in seguito), tale rotazione non si è resa necessaria, vista la sua caratteristica di dar luogo ad alloggi d’angolo che godono sempre di un’esposizione alternativa. 4. Considerazioni urbanistiche, standard e altezze Il progetto si basa sulle seguenti considerazioni urbanistiche: Si è cercato di ottenere un sistema urbanizzato il più possibile equilibrato, che eviti di coprire eccessivamente le superfici permeabili del sito, ma che allo stesso tempo non turbi, tramite l’inserimento di edifici a torre o comunque eccessivamente alti, il preesistente sistema edificato di questa parte di favaro veneto. Pertanto le altezze delle nuove costruzioni variano da due livelli fuori terra per le bifamiliari a sei livelli fuori terra (5+1) destinati a una torretta (l’unità più alta) funzionale a segnalare la nuova piazza. Il progetto prevede quindi unità di due, tre, quattro, cinque, sei livelli fuori terra. Ciò in parziale deroga al limite dell’area di 10,60 ml di altezza. Tale scelta di aumentare il numero di piani di alcuni edifici deriva dalla presa d’atto che, nel sito oggetto del concorso, una sp di 28.430 mq distribuita su unità a tre piani avrebbe coperto quasi tutta l’area, rendendo impossibile il rispetto degli standard richiesti e delle aree permeabili. L’obiettivo è stato pertanto quello di concentrare alcune cubature in luoghi specifici del nuovo quartiere, modellando uno spazio urbano ricco di significati, non monotono, con prospettive allungate e punti focali. Una sorta di nuova centralità, di micro-città nella quale distribuire opportunamente un’equilibrata miscela di attività connesse alla residenza nella misura richiesta, di residenze (circa 27.000 mq di sp), di spazi pubblici esterni costituiti da marciapiedi, piazze allungate e da una vera e propria piazza (il fulcro del quartiere), da aree a parcheggio a raso (nella misura di 6.145 mq totali), nonché da aree a verde pubblico direttamente raggiungibili attraverso plurimi passaggi (porosità) inseriti nei corpi di fabbrica. Tale variazione delle altezze propone pertanto il parziale utilizzo dello strumento urbanistico della “deroga” rispetto a quanto stabilito dal prg vigente. Vale a dire che nel caso di aggiudicazione del primo premio, si renderà necessario che la presente proposta venga esaminata dall’ive di concerto con gli organi comunali e i comitati di valutazione preposti alla pianificazione dell’assetto urbano dei centri del comune di venezia. 5. La nuova piazza e le piazze allungate Per quanto riguarda la nuova piazza, essa è pensata circondata da negozi, oltre a essere dotata di un’area verde alberata nella quale è ubicata anche una scultura-fontana. Da qui è possibile raggiungere il verde pubblico a nord-est e, tramite attraversamenti stradali, gli altri due ampi spazi a verde pubblico, a nord-ovest e a sud-ovest. Oltre alla su descritta piazza, fulcro principale del nuovo quartiere, il progetto prevede la realizzazione di tre piazze allungate, veri e propri “vuoti urbani progettati”, modellati tramite edifici che presentano giaciture non sempre ortogonali alle strade, in modo da creare una spazialità dissonante e articolata rispetto alla monotonia di un fronte rettilineo (ciò in aggiunta alle considerazioni sull’esposizione dei fronti ai raggi solari precedentemente fatte). Anche da queste piazze allungate è sempre possibile accedere, tramite dei varchi aperti negli edifici, ai retrostanti spazi a verde pubblico. Tale porosità verso il verde protetto e bordato dagli edifici ma sempre accessibile, costituisce un punto compositivo fondamentale che rende il presente progetto una ricerca di “architettura a scala urbana”. 6. Il verde pubblico e le aree golenali Il verde pubblico di prg, per un totale di 17.153 mq, è stato ridistribuito su cinque aree, di cui tre principali. Su di esse hanno luogo delle collinette artificiali ottenute dallo scavo di piccoli bacini golenali (lagunazioni) necessari a garantire, insieme a vasche di accumulo, il riequilibrio tra le precipitazioni meteoriche e le mutate capacità di assorbimento del terreno rispetto alla condizione originaria. Ciò si rende necessario a causa della riduzione di tale capacità dovuta all’inserimento delle nuove quantità edilizie, delle strade, dei parcheggi e dei marciapiedi. In caso di forti precipitazioni tali bacini (e le vasche di accumulo) si riempiranno d’acqua, pur rimanendo aree usufruibili, a verde pubblico. Quanto sopra, nel rispetto di quanto prescritto dalle ordinanze 2, 3, 4 del commissario delegato per l’emergenza in caso di eccezionali eventi meteorologici. Come già menzionato, gli spazi a verde pubblico sono pensati per essere “protetti” dai corpi di fabbrica che, tramite la loro “porosità”, li rendono facilmente accessibili e collegati in modo dinamico al sistema di piazze. Nella realizzazione delle aree a verde si prevede l’utilizzo di materiali e tecnologie durevoli, oltre alla piantumazione di essenze che favoriscono la semplicità manutentiva e il decoro urbano. Sarà inoltre realizzato un sistema di innaffiamento automatico con centraline elettroniche programmabili, sequenziali per settori di innaffiamento. L’acqua piovana verrà riutilizzata per l’irrigazione del verde. Come già menzionato parte del materiale scavato, sia per gli edifici sia per le aree golenali, verrà riutilizzato per dar luogo a collinette verdi e a una duna protettiva a sud per schermare il nuovo quartiere dagli inquinamenti della nuova viabilità veloce. 7. Aree a parcheggio a raso e autorimesse interrate Le aree a parcheggio (per una consistenza di 4.822 mq distribuiti in 9 parcheggi con passo carrabile e 1.323 mq netti ubicati lungo le nuove strade) per un totale di 6.145 mq, rispettano abbondantemente gli standard urbanistici, garantendo la presenza di 326 posti auto. Esse sono state distribuite su tutto il sito in modo da risultare facilmente accessibili da ogni settore, e comode da utilizzare. L’area a parcheggio di maggiore estensione è stata inserita a sud della piazza principale ed è da essa direttamente accessibile. Altre aree a parcheggio sono state inserite in fregio alle nuove strade. Oltre alle su descritte aree a parcheggio a raso, il progetto prevede la realizzazione di autorimesse interrate ubicate sotto agli edifici. 8. Gli edifici I piani terra di tutti gli alloggi sono posizionati a una quota di +0,50 ml rispetto alla quota stradale frontistante l’ingresso. Essi si dividono in corpi di fabbrica con scala e ascensore comuni (tipo a, b, c) e corpi di fabbrica tipo bifamiliare, che danno luogo ad alloggi con scala privata interna. I corpi di fabbrica tipo a, b, c hanno in comune il fatto di servire quattro alloggi per ogni corpo scala-ascensore, quindi di garantire la massima efficienza ed economicità distributiva. Tutti gli alloggi hanno una doppia esposizione e spesso sono ubicati in posizione d’angolo. Ciò vuol dire che nel presente progetto non esistono alloggi monoesposizionali. I corpi di fabbrica si dividono pertanto in tre tipologie: Tipo a E’ il più ricorrente, ha luogo sia singolarmente (in un caso), sia aggregato a un altro tipo a (in tre casi), sia come “soluzione di testata” per i tipi b e c (nei restanti casi). Esso è costituito da un corpo scala circondato a “u” da quattro alloggi del taglio richiesto, ovvero da una, due e tre camere da letto (quelli da due letti, con uno o due bagni). Per semplicità lo chiameremo tipo “a girandola”. Questa tipologia ricorre 14 volte e va da un minimo di tre piani a un massimo di sei (incluso il piano terra). In totale dà luogo a 55 livelli unitari, che contengono 4 alloggi ciascuno ai piani superiori al livello terra. Al piano terra questa tipologia complessivamente dà luogo a 24 spazi per attività connesse alla residenza e 32 alloggi. In totale essa genera 196 alloggi e 24 spazi per attività connesse alla residenza. I 196 alloggi sono dei seguenti tipi: Mini appartamento con 1 camera e 1b: 53 (di cui un monolocale) Midi appartamento con 2 camere e 1b: 39 Appartamento con 2 camere e 2b: 53 Appartamento con 3 camere e 2b: 51 Tipo b Ha luogo quattro volte, è utilizzato come soluzione intermedia aggregato al tipo a ed è costituito da un corpo scala lambito sui due lati da due alloggi per lato, per un totale di quattro alloggi di cui tre da due camere da letto con due bagni e uno da tre camere da letto. Per semplicità lo chiameremo tipo “rna”. Questa tipologia è alta in due casi tre piani e in altri due quattro piani (incluso il piano terra). Essa si aggrega sempre con il tipo a. In totale dà luogo a 14 livelli unitari, che contengono 4 alloggi ciascuno ai piani superiori al livello terra. Al piano terra essa dà complessivamente luogo a 6 alloggi e 8 spazi per attività connesse alla residenza. Questa tipologia genera un totale di 46 alloggi e 8 spazi per attività connesse alla residenza. I 46 alloggi sono dei seguenti tipi: Mini appartamento con 1 camera e 1b: 2 Midi appartamento con 2 camere e 1b: 0 Appartamento con 2 camere e 2b: 24 Appartamento con 3 camere e 2b: 20 Tipo c Ha luogo due volte, è utilizzato come soluzione intermedia aggregato al tipo a ed è, similmente al tipo b, costituito da un corpo scala lambito sui due lati da due alloggi per lato, per un totale di quattro alloggi di cui due da due camere da letto con due bagni e due da tre camere da letto. Per semplicità lo chiameremo tipo “dna”. Questa tipologia è alta tre piani (incluso il piano terra). Essa si aggrega sempre con il tipo a. In totale dà luogo a 12 livelli unitari, che contengono 4 alloggi ciascuno ai piani superiori al livello terra. Al piano terra dà complessivamente luogo a 2 alloggi e 10 spazi per attività connesse alla residenza. Questa tipologia genera un totale di 18 alloggi e 10 spazi per attività connesse alla residenza. I 18 alloggi sono dei seguenti tipi: Mini appartamento con 1 camera e 1b: 0 Midi appartamento con 2 camere e 1b: 0 Appartamento con 2 camere e 2b: 10 Appartamento con 3 camere e 2b: 8 Tipo bifamiliare Le unità singole inserite nella tipologia “bifamiliare” sono in numero di 26. Esse sono composte da un piano terra di 64 mq circa con salone, pranzo, cucina, bagno, e da un primo piano da 69 mq circa con tre camere da letto e bagno. Inoltre al piano interrato esse sono dotate di un garage privato per due automobili e di uno spazio a magazzino. In copertura abbiamo inoltre uno spazio sottotetto e un terrazzo, raggiungibili dal corpo scala interno. Onde evitare un proliferare di rampe e di passi carrabili, ovvero per ridurre i relativi impatti non mitigabili nell’ambiente, i garage sono accessibili da una rampa che serve più alloggi di questo tipo, fino a dieci unità. Questa tipologia genera un totale di 26 alloggi. In sintesi gli alloggi di progetto sono dei seguenti tipi: Unità di alloggi superficie calpestabile Mini appartamento con 1 camera e 1b: 55 (49 mq) Midi appartamento con 2 camere e 1b: 39 (69 mq) Appartamento con 2 camere e 2b: 87 (da 70 a 72 mq) Appartamento con 3 camere e 2b: 79 (da 85 a 105 mq) Sub totale 1 260 Tipo bifamiliare 26 (133 mq) Sub totale 2 260 alloggi + 26 unità tipo bifamiliare Totale 286 alloggi Nota: nel calcolo della sp totale (superficie lorda di pavimento) che concorre a dar luogo ai 28.430 mq è inclusa, oltre alla superficie calpestabile degli alloggi, la muratura esterna (di 30 cm di spessore), l’atrio d’ingresso e gli spazi di distribuzione agli alloggi ubicati ai vari piani ad esclusione della scala e dell’ascensore, nonché il 5% di superficie di spazi per attività connesse alla residenza (1.420 mq). Va precisato inoltre che, in sede di preliminare e definitivo, il numero degli alloggi potrebbe agevolmente subire delle variazioni senza minimamente turbare la conformazione del progetto, modificando opportunamente il numero dei piani delle tipologie a, b, c per calibrare in modo ancor più preciso le quantità. Spazi per attività connesse alla residenza Gli spazi per questo tipo di attività sono ubicati al piano terra degli edifici tipo a, b, c. Essi sono distribuiti intorno alla piazza principale e in fregio alle piazze allungate. Coerentemente alle richieste del bando, la superficie sp destinata a questo tipo di attività è nell’ordine di 1.420 mq. 9. Criteri di progettazione degli edifici per il contenimento energetico Il progetto è guidato da criteri di economicità, contenimento dei consumi energetici, idrici, rispondenza a tutte le normative strutturali, impiantistiche e sulla sicurezza. Esso promuove il risparmio energetico, l’uso razionale dell’energia e la produzione energetica da fonti rinnovabili in conformità con il dlgs 29 dicembre 2006 n 311ce che introduce l’obbligo della certificazione energetica. Di conseguenza utilizza materiali di costruzione ecosostenibili sensibili ai principi della bioarchitettura per ottenere la diminuzione delle potenze installate; la diminuzione dei consumi energetici assoluti e specifici; la riduzione delle emissioni in atmosfera; il contenimento del fabbisogno di energia primaria per riscaldamento nei 50 kwh/m2/anno (norma tecnica uni en 832); il recupero in forma “passiva” della maggior parte dell’energia necessaria a garantire le migliori prestazioni per i diversi usi finali (riscaldamento, raffrescamento, illuminazione ecc.). Ciò ha luogo dislocando gli edifici secondo l’ottimale esposizione, privilegiandone l’integrazione nel sito, nonché agendo sulla composizione dell’involucro. Il progetto evita l’uso di alloggi monoesposizionali; integra gli edifici con il sito favorendo l’ottimale accesso alla radiazione solare per tutti gli edifici, in particolare attraverso la su descritta rotazione dei corpi di fabbrica dei tipi b e c; si propone di schermare le facciate ovest con opportuni elementi (da descrivere in modo approfondito nelle eventuali successive fasi di progettazione); utilizza i venti prevalenti per la ventilazione/raffrescamento naturale degli alloggi; mitiga l’effetto "isola di calore"; contiene l’albedo della pavimentazione degli spazi pubblici e di tutto l’intervento entro parametri ammissibili utilizzando materiali a radiazione incidente e lunghezza d'onda controllata; dispone la vegetazione in modo da massimizzare l'ombreggiamento estivo; mantiene limitata l'ampiezza delle superfici vetrate; evita l'ingresso di radiazione solare diretta in estate. Per quanto riguarda l’involucro degli edifici il progetto si avvale della possibilità di realizzare modelli di simulazione per sfruttare l'inerzia delle pareti e degli elementi strutturali al fine di ottenere risparmi energetici, ottimizzando anche la disposizione dei materiali isolanti. I materiali di tamponatura perimetrale e i serramenti esterni saranno scelti tra quelli che garantiscano dispersioni contenute; le coperture saranno ventilate; saranno evitati i ponti termici; Per quanto riguarda i materiali da costruzione verranno selezionati materiali di origine naturale e provenienti da fonti rinnovabili con ridotto impatto ambientale nell’intero ciclo di vita per la cui composizione e produzione non siano utilizzate sostanze tossiche, nocive e/o inquinanti, e che in fase di messa in opera utilizzo e dismissione non rilascino costanze tossiche, nocive e/o inquinanti. Il progetto delle aree carrabili e per i percorsi pedonali prevede l’utilizzo di materiali durevoli e facilmente manutenibili che, al tempo stesso, denotano le diverse funzioni. L’illuminazione pubblica sarà inoltre integrata da un sistema fotovoltaico di alimentazione. Infine, il sistema di smaltimento delle acque meteoriche recepisce, come su descritto nelle aree a verde pubblico, le indicazioni della valutazione di compatibilità idraulica della zona oggetto dell’intervento. 10. Elettrodotto Il presente progetto prevede la rimozione dell’elettrodotto e il suo eventuale interramento. Non prevede il posizionamento di edifici lungo il suo tracciato e può, ove richiesto, aumentare il distacco tra il tracciato dell’elettrodotto stesso e il corpo di fabbrica ad andamento est-ovest contenente quattro corpi scala, trasformando quest’ultimo in un corpo di fabbrica a tre corpi scala, ferma restando l’attestazione a ovest sulla piazza (ovvero inserendo un tipo c al posto dei due tipi b.

Concorso internazionale thyssenkrupp per una torre simbolo a dubai - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso internazionale thyssenkrupp per una torre simbolo a dubai
La presente proposta consiste in un una torre-emblema di 162 metri di altezza ubicata nel za’abeel park di dubai. La nuova “string tower” è accessibile dal sistema di vialetti esistenti che circonda il laghetto e che la collegano all’ingresso principale al parco. Inoltre la torre è accessibile da un parcheggio interrato per 30 posti auto, servito da un nuovo accesso carrabile. Il posizionamento della torre-emblema è stabilito dalle curve di livello e segue l’idea di ubicarla nella parte più alta del sito. Inoltre il punto prescelto è sufficientemente distanziato dagli altri edifici esistenti da consentirne la corretta edificazione e cantierabilità. L’altezza della torre risponde alle limitazioni imposte dalle normative di rispetto del corridoio aereo dell’aeroporto internazionale di dubai. Morfologicamente la sua geometria deriva sia da quella della doppia elica del dna, sia dalla teoria delle stringhe. Essa si compone di quattro “stringhe” che subiscono una rotazione e una contro rotazione. Ognuna di esse è generata in pianta da rettangoli di 3,60x10,50 m. Due delle quattro “stringhe” (opposte tra loro) contengono le scale, le altre due gli ascensori e dei giardini idroponici a sviluppo verticale. Le quattro “stringhe” sono generate da prismi, i “mattoni” della composizione, di 3,60 m di profondità, 10,50 m di lunghezza e 4,50 m di altezza, ognuno strutturalmente definito da tubi orizzontali in acciaio posti ogni 4,50 m in altezza e tubi inclinati di controventamento (che generano tre “x” nel verso della larghezza di 10,50 m, e una “x” in quello dello spessore di 3,60 m). Questo prisma non è perpendicolare ma disassato verticalmente, con una rotazione di 3,75 gradi del piano orizzontale superiore rispetto a quello inferiore, con il centro di rotazione ubicato sul centro geometrico del vano ascensore. In tal modo i due ascensori percorrono una traiettoria perfettamente verticale. Inoltre, i quattro centri di rotazione sono posizionati sui vertici di un quadrato di 8,50 m di lato. Impilati verticalmente l’uno sull’altro, i “mattoni” generano le quattro “stringhe” della torre. La geometria dei “mattoni” è identica nel 70% dei casi. Essa diverge in prossimità dei quattro flessi che nelle quattro “stringhe” hanno luogo ad altezze diverse, tutte in prossimità dei 100 m dal suolo. Tale leggera differenza geometrica del “mattone”, ottenuta riducendone gradatamente la rotazione imposta ai piani orizzontali, nasce dall’esigenza di generare il flesso in modo morbido, e ciò coinvolge i quattro “mattoni” più prossimi al flesso (4 sopra e 4 sotto). Tutti i “mattoni” ubicati al di sopra del flesso sono identici ai sottostanti, ma montati in modo contrario rispetto ad essi. Thyssenkrupp elevator architecture award “string” emblem structure in za’abeel park, dubai The present proposal consists in a tall and unique landmark located in the za’abeel park of dubai on the highest part of the competition site. The new “string tower” is accessible by the existing pedestrian alley surrounding the pond, which connects it to the main pedestrian access to the park. Moreover the tower is accessible by the underground parking for 30 cars which is linked to a new service road. The position of the tall emblem structure is established by the contours, following the idea of locating it on the highest spot of the given area. Moreover, the selected spot is well distanced by the existing buildings. The height of the landmark is 162m measured from the existing alley, in that point located at 6,50m above sea level, for a total height of 168,50m above sea level. Its height complies with the limitations of the dubai international airport aviation corridor, being contained within 170m above sea level. Conceptual principles The proposed “string tower” provides positive symbolic meanings to the new face of dubai through a vertical design concept which develops, modifies and opens in space. Its “evolutionary design” wants to be: A synthesis of architecture and nature; A synthesis of sculpture and structure; A synthesis of fashion and technology; A synthesis of design and biology; A synthesis of dna and the string theory. Morphologically, its geometry springs from the dna as well as from the string theory. If all we know dna and what the nucleotide sequence of the double helix is, not the same can be said for the more recent string theory, both strongly represented in the present design. String theory is a developing branch of theoretical physics that combines quantum mechanics and general relativity into a quantum theory of gravity. It is of interest to many physicists because of the mathematical consistency involved and because of the large number of forms that can take. String theory strongly suggests that spacetime has eleven dimensions, as opposed to the usual three space and one time, but the theory can easily describe universes with four observable spacetime dimensions as well. It includes objects more general than strings, called branes. The word brane, derived from "membrane", refers to a variety of interrelated objects, such as d-branes, black p-branes and neveu-schwarz 5-branes. These are typically extended objects that source differential form generalizations of the vector potential electromagnetic field. All such objects are known to be related to one-another by a variety of dualities. For example, the black hole-like black p-branes are identified with d-branes, upon which strings end, through gauge-gravity duality. Research on this equivalence has led to new insights on quantum chromodynamics, the fundamental theory of the strong nuclear force. String theory is a theory in which the electrons and quarks inside an atom are not 0-dimensional objects, but 1-dimensional strings. These strings can move and vibrate, giving the observed particles their flavor, charge, mass and spin. The strings make closed loops unless they encounter surfaces, called d-branes, where they can open up into one dimensional lines. The endpoints of the string can't break off the d-brane, but they can slide around on it. String theory is a theory of gravity, an extension of general relativity, and the classical interpretation of the strings and branes is that they are quantum mechanical vibrating extended charged black holes. All string theories predict the existence of degrees of freedom which are usually described as extra dimensions. Without fermions, bosonic strings can vibrate in a flat but unstable 26-dimensional space time. In a superstring theory with fermions, the weak-coupling (no-interaction) limit describes a flat stable 10-dimensional space time. Interacting superstring theories are best thought of as configurations of an 11 dimensional supergravity theory called m-theory where one or more of the dimensions are curled up so that the line-extended charged black holes become long and light. Long light strings can vibrate at different resonant frequencies, and each resonant frequency describes a different type of particle. The only way in which strings can interact is by splitting and combining in a smooth way. It is impossible to introduce arbitrary extra matter, like point particles which interact with strings by collisions, because the particles can fall into the black hole, so holography demands that it must show up as a mode of oscillation. A closed string looks like a small loop, so its worldsheet will look like a pipe or, more generally, a riemannian surface (a two-dimensional oriented manifold) with no boundaries (i.e. No edge). An open string looks like a short line, so its worldsheet will look like a strip or, more generally, a riemann surface with a boundary. Strings can split and connect. This is reflected by the form of their worldsheet, more accurately, by its topology. For example, if a closed string splits, its worldsheet will look like a single pipe splitting (or connected) to two pipes (often referred to as a pair of pants — see drawing at right). If a closed string splits and its two parts later reconnect, its worldsheet will look like a single pipe splitting to two and then reconnecting, which also looks like a torus connected to two pipes (one representing the ingoing string, and the other — the outgoing one). An open string doing the same thing will have its worldsheet looking like a ring connected to two strips. An intriguing feature of string theory is that it involves the prediction of extra dimensions. The number of dimensions is not fixed by any consistency criterion, but flat spacetime solutions do exist in the so-called "critical dimension". Design description The tall emblem structure is made of four twisted “strings” each one generated in plan by rectangles of 3.60x10.50m. Two of the four strings (opposed one to the other) contain stairs, the other two contain elevators and hydroponic vertical gardens. The strings are generated by prisms, which are the “bricks” of the composition, of 3.60m (depth) x 10.50m (length) x 4.50m (height), each one structurally defined by steel horizontal beams (every 4.50m in height) and diagonal braces (three “x” on the 10.50m in length, generating a net of “xs”, and one on the 3.60m in width). Design genesis of the thyssenkrupp “string” emblem structure This prism, the “brick”, is not perpendicular but twisted vertically, with a rotation of 3.75 degrees on the horizontal plane every 4.50m in height, with the centre of rotation located on the elevator shaft. The four centers of rotation are positioned on the vertex of a square of 8.50m. Piled vertically one another, the “bricks” generate the four twisted “strings” of the tower. The “brick” geometry and structure is, close to 70% of the times, identical. It diverges only in proximity of the four flexes which occur in the four strings at four different heights, all close to 100m above sea level. This slight difference in the “brick” configuration is looked for to generate strings which are twisted smoothly. In fact, close to the flex the degree of rotation of the “bricks” slowly decreases (four “bricks” below and four above the flex). At ground floor the plan position of the four strings generate an informal cross (a non symmetrical one). The four strings touch ground in this position because one of the main objective of the present design is to generate a dynamic volumetric configuration. Moreover, since the rotation of the “bricks” is constant (in order to make most of them to be equal for optimization in construction) only if the strings touch ground in a non symmetrical cross configuration the flexes can occur at different heights. While twisting, the peripherycal ends of the strings get closer to the centre of the tower. This twisting “motion” generates, in proximity of the flexes, a slimmer and more compact volume. Once the flexes are surpassed, the four strings gradually invert the verse of twisting. In this way the overall volume configuration - well “planted” on earth designing the above described informal cross – reaches the sky in a positive opening motion. The centre of rotation of the “bricks” that generates each single string is located, as said before, on the geometrical centre of the elevator shaft (this occurs also in the two strings containing the stairs). In this way the elevators can move up and down on a straight vertical direction, not being influenced by the twisting of the string that contains it. (even if it is possible to build an elevator that moves up and down along a non straight line, one that moves on a straight one gives much more warranties during time, especially in environmental conditions full of sun and sand.) The two long sides of the twisted strings containing stairs are closed with panels. Instead, the twisted strings containing the elevators and the hydroponic gardens are closed with panels on the two short sides. All the sides showing the structure are opened to the air. Each “brick” will house a temporary vertical tube located on the centre of rotation. This in order to control the exactness during the mounting progress of all the parts of the twisted strings. This temporary tube contained in each “brick”, will generate four very tall and perfectly straight vertical lines of tubes, which will be removed once the tower is up. In addition, to better control the overall geometry, these pipes can be temporary connected together one to the others with steel bars generating squares 8.50m wide. To synthesize, the design principles are: The structure of the tower directly supports, at the same time, the stairs and the elevators. The reason why the elevator shafts have been selected as the centre of rotation of the twisted strings is to allow elevators to move on a straight direction: the four strings twist around the geometrical centre of the elevator’s shafts. Rising and descending in glazed elevators moving straight inside a twisted “string” will transmit the passengers a special sense of dynamism. The reason why the centers of rotation of the twisted strings are positioned on the vertex of a square is to base a complex geometrical design on a simple figure, so to allow maximum precision and constant possibility of “double checking” during construction. The twisted strings are structurally connected one to the other at three different elevations above ground: at 78.50m., at 110m., at 137-141.5m., the last one being the two levels of the cafeteria. The two previous levels are also intermediate stations. Here it is possible to exit from the elevators on a floor slab made in steel and glass, with beams connecting and bracing one to the other the four twisted strings. From these intermediate stations it is possible to visit the vertical hydroponic gardens contained inside the twisted strings of the elevators. Light flight of stairs are contained in the two hydroponic gardens, for maintenance and security egress from the elevators in case of break-down. The “brick” of the entire system is composed of two elements: tubes and “x” shaped connectors with a seat to house the tubes. They can be mounted in the following two different ways — at discretion of the construction company — or in a combination of both: 1. The “brick” (3,60x10.50x4.50) can be assembled at ground floor, then raised with the crane and installed in place. 2. The “brick” can be assembled directly in place by mounting each tube to its “x” shaped connector. The same concept is valid for the flights and the landings of the stairs: they can be directly contained inside the “brick”, or can be installed in place. Hydroponic vertical gardens Hydroponics (from greek: hydro water, ponos labor) is a method of growing plants using mineral nutrient solutions, without soil. Terrestrial plants may be grown with their roots in the mineral nutrient solution absorbing essential mineral nutrients as inorganic ions in water. In natural conditions, soil acts as a mineral nutrient reservoir but the soil itself is not essential to plant growth. When the mineral nutrients in the soil dissolve in water, plant roots are able to absorb them. In the proposed hydroponics vertical garden the required mineral nutrients are introduced into a plant's water supply. Almost any terrestrial plant will grow with hydroponics, allowing the possibility to make a wide range of experimentation in time. According with the present proposal, the new “ecological tower” in dubai could be an emblem of “sustainability” of the third millennium, a “blurring architecture” housing everlasting natural experimentations. A café of 150 sq.m on two levels containing a service area and restrooms is located at 137 and 141.50m above sea level, its roof slab at 146m becoming a panoramic platform. This panoramic volume is surrounded by stainless steel brise-soleils describing multiple “orbits” around it, which are configured following a figuration deriving from the “string theory”. The tower sits on a two storey podium for cultural and conference facilities of 800 sq.m. It includes tickets kiosk, a small bookshop, a local children’s library, toilets and a conference space for a total of 100 persons that can be divided into three conference rooms. The roof of the podium, shaped as a pyramid and with several cuts and skylights bringing natural light below, is also accessible by the visitors. It includes an outdoor amphitheatre and a surface in front of it to install a temporary stage, located on the roof slab of the underground parking for 30 cars. The parking, as well as a deposit and a mechanical room, are accessible from the new service road. The existing landscape and the pedestrian paths of the competition site are preserved and incorporated in the proposed design, without requiring demolitions of any kind. Rock gardens are proposed and some water is included as fountains and reflective pools.

Concorso per la fontana dei popoli nel comune di fonte nuova - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per la fontana dei popoli nel comune di fonte nuova
Il presente progetto per una “fontana dei popoli” risponde alle richieste del bando di concorso del comune di fonte nuova lì dove all’art. 2 emerge con chiarezza l’obiettivo prefissato consistente in “…un elemento artistico monumentale qualificante uno spazio urbano centrale rappresentato da una fontana che rimandi al tema della pace tra i popoli e dell’importanza dell’elemento acqua, quale elemento fondante della città di fonte nuova.” Sempre allo stesso articolo 2 del bando di concorso si legge la frase qui di seguito riportata, dalla quale si evince che parte integrante dell’idea è la scelta dell’area sulla quale la fontana dovrà essere ubicata: “l’idea di progetto della fontana dovrà prefigurare anche una soluzione urbanistica e architettonica in grado di esprimere una localizzazione tesa a conferire all’area scelta una forte identità e riconoscibilità urbana.” Pertanto solo a seguito di un approfondito studio e analisi della realtà urbana e territoriale del comune di fonte nuova e dei progetti di sviluppo viabilistico programmati è possibile proporre un’ipotesi di ubicazione urbanistica realmente significativa sulla quale ideare il progetto della fontana dei popoli. Da tale attività analitica sono emerse tre aree significative che, per ordine d’importanza, sono: 1. La nuova rotatoria di progetto sull’attuale via nomentana che la collega alla programmata nomentana bis; 2. La nuova rotatoria programmata sull’attuale via nomentana in posizione di via tor sant’antonio all’ingresso al centro abitato con provenienza da roma; 3. Il nuovo svincolo stradale programmato sulla nomentana bis. L’area prescelta è la rotatoria di progetto tra la via nomentana e la nomentana bis Analisi dell’area di progetto L’area di progetto, individuata in modo prioritario, consiste nella rotatoria stradale avente raggio interno di 15 metri, diametro 30 metri e superficie di 706 mq. Tale rotatoria ha luogo in un invaso di grandi dimensioni, con diametro di circa 60 metri inclusi i marciapiedi. Le differenze altimetriche presenti al perimetro della rotatoria (anche in quella di via di tor san lorenzo) non sono tali da inficiare la realizzazione del progetto o di snaturarne i caratteri. Per quanto riguarda la terza area (lo svincolo sulla via nomentana bis) anch’essa, a fronte di semplici adattamenti, non presenterebbe alcuna problematica realizzativa o ambientale. La notevole estensione dell’area circolare, di oltre 700 mq, è tale da suggerire che la stessa possa essere resa praticabile, ovvero attraversabile da un percorso pedonale. Ciò diventa in particolar modo significativo nella prima ubicazione proposta, così da trasformare l’intero settore urbano interessato in uno spazio pubblico, una piazza permeabile e accogliente per i cittadini di fonte nuova. Ne consegue la necessità di includere nel progetto un attraversamento, consistente in un doppio attraversamento stradale con strisce pedonali e un passaggio transitabile pavimentato, al fine poter realizzare quanto sopra. Va da se che tale attraversamento, e pertanto la posizione e la direzione della parte pavimentata praticabile, deve rispondere a criteri quali: - la sicurezza stradale; - l’esigenza di collegamento tra i marciapiedi del lato il cui allungamento e discontinuità (che sull’asse stradale si verifica per opera della rotatoria) risulta essere maggiormente penalizzato; - la corretta ubicazione ed esposizione della fontana in funzione della sua desiderata visibilità e dell’interazione tra gli spazi pubblici e il nuovo complesso artistico-scultoreo-monumentale. Esaminando l’area n. 1 si può constatare come questo obiettivo sia stato raggiunto andando a creare, con il progetto proposto, una continuità pedonale con il marciapiede ubicato sul versante nord della via nomentana. Ubicazione della parte in elevazione della fontana dei popoli nell’area prescelta A seguito della scelta dell’area, è necessario quindi effettuare alcune considerazioni circa la giusta collocazione degli elementi caratterizzanti la fontana all’interno della stessa. In primo luogo si ritiene che il ruolo monumentale di un’opera artistica a carattere scultoreo sia quello di sottolineare una meta. Questo concetto ben si combina con l’idea di lasciare sul fronte di tale “meta” una generosa superficie. Ma quale deve essere il fronte della fontana? Si ritiene che questo possa essere stabilito dall’asse della nuova via nomentana bis. Ne consegue che la parte scultorea della fontana non dovrà essere ubicata in posizione centrale nella rotatoria, cosa che oltretutto la renderebbe indifferente alla nuova complessità urbana, ma decentrata rispetto ad essa. Criteri di sicurezza della circolazione stradale in relazione alla visibilità Sia nella prima che nella seconda ubicazione proposta, il posizionamento decentrato della struttura monumentale risulta essere particolarmente idonea in quanto non di ostacolo alla visibilità della circolazione stradale delle tre arterie principali. Tale posizione non va infatti a interrompere la continuità visiva dell’attuale via nomentana che altrimenti risulterebbe visivamente bloccata nel suo fluire. Inoltre, nella prima ubicazione proposta, essa risulta idonea a fungere da figura rappresentativa urbana di fondale rispetto alla provenienza dalla nomentana bis. Arrivando da qui a fonte nuova sarebbe visibile frontalmente la fontana e ai due lati i tratti est ed ovest della via nomentana. Sintesi delle scelte funzionali La domanda è la seguente: quanto sopra esposto può essere sintetizzato in un progetto in grado di risolvere tutti gli aspetti menzionati? Se il collegamento pedonale tra i marciapiedi della via nomentana e il monumento devono essere ubicati sulla stessa parte dell’area, come risolvere tale dualità. Da qui nasce l’idea di un gruppo scultoreo che genera una serie di archi sotto i quali poter transitare pedonalmente. Saranno gli archi stessi a costituire le fonti dalle quali sgorgherà l’acqua. Tali archi possono essere un incontro tra due mezzi archi, che non necessariamente vanno a conformare un arco concluso, ma due elementi arcuati che si incontrano. I popoli Per quanto riguarda il messaggio simbolico-culturale che la “fontana dei popoli” deve veicolare, in particolare in un comune con un nome così evocativo come quello di fonte nuova nel quale è presente l’idea dell’acqua di sorgente, si è pensato che questo possa essere espresso dall’idea di due mani che si incontrano, di dieci dita che si intrecciano. Il progetto pertanto affida l’espressione di questa idea al simbolismo insito nelle delle mani degli esseri umani, non importa da quale popolazione essi provengano. Le mani sono connesse, le dita intrecciate diventano delle ali che generano una serie di archi, un’archi-tettura concepita da un gesto umano, una mano aperta che genera una casa aperta, una serie di cinque archi che vanno dai pollici ai mignoli, passando per gli indici, i medi e gli anulari. Darsi la mano, dare una mano, è un momento carico di umanità che ben veicola l’abbraccio tra i popoli. L’acqua Senza acqua una fontana non potrebbe essere tale. Nella storia dell’arte non vi sono esempi noti di opere nelle quali l’acqua esce dalle dita di una mano. Vi è però un celebre esempio di dita che diventano rami e foglie, l’apollo e dafne di gianlorenzo bernini. In quel caso dalle dita germoglia la vita vegetale, nel nostro caso nasce l’acqua che, con la sua musicalità, è la culla della vita. La vasca d’acqua a forma di mezza luna potrebbe contenere dei pesci rossi. Aspetti compositivi La fontana dei popoli è composta da un gruppo monumentale nel quale sono rappresentate le cinque dita di due mani. Queste, dal lato maggiore della rotonda fuoriescono dal terreno, mentre da quello minore emergono da uno specchio d’acqua. Le dita si uniscono tra loro formando cinque coppie corrispondenti, intrecciate a formare cinque archi: più bassi e stretti per il pollice e il mignolo, più alti e ampi per l’indice, il medio e l’anulare. Dalla punta cava delle falangette di ciascun dito sgorga l’acqua della fontana. L’acqua cade quindi sui dorsi delle dita corrispondenti. Un percorso pedonale taglia la rotonda e rende accessibile la fontana stessa facendola vivere del transito dei pedoni che passeggiano sul marciapiede nord dell’attuale via nomentana. I pedoni, per non percorrere per intero metà circonferenza del marciapiede esterno alla rotonda, sono invitati ad accorciare il percorso passando prima sulle strisce pedonali, poi sotto gli archi della fontana, poi ancora sulle strisce pedonali. Inoltre la fontana potrebbe diventare un luogo dello stare, d’incontro, ove celebrare un evento “in buone mani”, tra le sue dita avvolgenti e protettive, circondati dal rumore dell’acqua. La scelta di dotare la rotonda di una parte cospicua di superficie a verde, la metà dell’area, deriva dalla volontà di celebrare anche l’elemento naturalistico che simboleggia il territorio non urbanizzato del comune di fonte nuova. Disattendere tale aspetto significherebbe dar luogo a una circonferenza di quasi 60 metri di diametro (inclusa la strada e il marciapiede dell’anello esterno) interamente impermeabile, pavimentata o asfaltata, e ciò non sarebbe né corretto né sostenibile da un punto di vista ambientale. L’effetto sarà quello di percepire due situazioni diverse: le dita di una mano che escono dal verde; le dita dell’altra mano che escono dall’acqua. Inoltre, dato che la rotonda è circondata dall’acqua, sarà come stare su un’isola. Opere edili La fontana si realizza per mezzo di lastre fuse in bronzo. Ogni elemento corrispondente a un “dito” verrà saldato nell’officina artistica che realizzerà l’opera, presso la quale verrà assemblata l’intera scultura, quindi smontata nelle sue dieci componenti e trasportata sul sito per il suo assemblaggio. Le dieci dita verranno fissate ai ferri di chiamata di una piastra continua di fondazione in calcestruzzo armato dello spessore di 40 cm. Quindi le stesse verranno saldate a due a due nei punti di giunzione così da formare i cinque archi. Al loro interno saranno collocati i tubi dell’impianto idraulico e alla base di ogni “dito” vi sarà uno sportelletto a scomparsa per la manutenzione straordinaria. L’acqua riempirà una vaschetta ubicata sulla sommità interna di ogni “dito” e da essa fuoriuscirà in modo distribuito su tutta la sua larghezza per andare a cadere sul dorso del dito con il quale è intrecciato, e da qui l’acqua scivolerà verso le vasche della fontana. Tali superfici di scivolo saranno munite di un minuscolo battente laterale che conterrà l’acqua sui lati. Inoltre queste saranno rese più ruvide rispetto al resto delle superfici in bronzo, così da dar luogo a una completa distribuzione dell’acqua su di esse e a un suo saltellio. Le superfici pianeggianti della rotonda sono di tre tipologie: - quella ubicata sulla mezza luna minore, contenente unicamente acqua; - quella ubicata sulla mezza luna maggiore, contenente alternativamente acqua e superfici a verde; - quella ubicata tra le due, contenente una pavimentazione in lastre di travertino. - In sintesi, le opere edili possono sintetizzarsi in sei tipologie: - movimenti di terra e opere e fondazione; - opere in bronzo; - opere idrauliche; - opere elettriche e illuminotecniche; - opere murarie: vasche, pavimentazione, cordolo; - opere a verde. - Movimenti di terra e opere di fondazione Il terreno della rotonda verrà modellato con sottrazioni di terra per dar luogo allo spazio necessario per gettare - la fondazione del cordolo perimetrale; - la fondazione della vasca perimetrale adiacente al cordolo; - la fondazione della vasca a forma di mezza luna; - la fondazione delle cinque vasche rettangolari; - la fondazione a piastra continua dello spessore per accogliere le dieci “dita”. - una soletta armata per la pavimentazione esterna alla piastra. L’area a verde sarà totalmente permeabile e priva di fondazione. Opere in bronzo Esse consistono in lastre fuse in fonderia e assemblate in situ. Opere murarie: vasche, pavimentazione, cordolo Tali opere consistono in: Rivestimento delle vasche, previa loro impermeabilizzazione, con tessere-mosaico di colore celeste pre-montate su retina in pvc; Pavimentazione in lastre di travertino; Realizzazione del volume inclinato a sezione triangolare conformante il cordolo perimetrale; Realizzazione della buca interrata contenente la pompa. Opere idrauliche Esse consistono nella schematura di carico e scarico delle acque della fontana e nella pompa idraulica necessaria al suo funzionamento. Il carico delle acque avviene tramite dieci tubazioni indipendenti che da terra, sotto la pavimentazione, salgono in ciascuna delle dieci dita. Alla base di ciascun dito vi sarà uno sportello a scomparsa, ovvero poco visibile, che dà la possibilità di verificare le giunture ed eventualmente effettuare nel tempo le eventuali sostituzioni dei tubi interni alle dita che si dovessero rendere necessarie. In sommità delle dita si trova una vaschetta che si carica d’acqua e da questa trabocca da un margine orizzontale. Lo scarico delle acque avviene nelle vasche. Ve ne sarà uno per ogni vaschetta rettangolare, due per la vasca grande a mezza luna, due per la vasca perimetrale. Tale acqua è rimessa in circolo. Inoltre vi saranno due scarichi lineari collegati in fogna ai confini tra la pavimentazione e l’asfalto. E’ infine previsto un impianto di innaffiamento per l’area a verde. Opere elettriche e illuminotecniche Tali opere consistono nell’impianto di illuminazione artistica delle “dita” della fontana. Inoltre consistono nell’impianto di alimentazione della pompa idrica e dell’impianto d’innaffiamento del verde. Opere a verde Oltre al manto erboso il progetto prevede la messa a dimora di un cespuglio di un’essenza a basso fusto (settore est) e di un’essenza molto snella e ad alto fusto (settore est). Tale scelta di sole due essenze di cui una esile e una bassa deriva dall’esigenza di non ridurre sia la visibilità della viabilità che quella dell’opera monumentale.

Concorso per la nuova agora del comune di fonte nuova - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per la nuova agora del comune di fonte nuova
Genesi compositiva La proposta si basa su alcune scelte strategiche, che sono: - dar luogo a uno spazio pubblico non avulso dal contesto, ma che si articoli con i volumi proposti per il nuovo municipio di fonte nuova che la delimitano e le conferiscono il significato di agorà; - ubicare la parte significativamente importante dell’agorà in posizione altimetricamente dominante, quindi sulla zona alta del sito; - dar luogo a una cavea gradinata che si affaccia sul panorama, da utilizzarsi sia per lo stare sia per spettacoli all’aperto (concerti, altri spettacoli, proiezioni); - preservare la memoria del viale esistente conservandone sia il tracciato sia gli alberi; - proporre una possibile configurazione dei nuovi volumi del municipio, finalizzata a diventare un progetto-guida per la realizzazione di un intervento integrato tra edifici pubblici e privati, quindi anche con quantità a negozi e uffici; - schermare con l’edificio comunale l’edilizia frammentata ubicata sul versante nord dell’area, su via alessandro manzoni; - mantenere una permeabilità verso l’area verde di proprietà dell’università “la sapienza”. Un sito e un progetto “acropolico” Acropolico significa: in modo simile all’acropoli. Il sito prescelto per il progetto dell’agorà, grazie alla sua posizione dominante sulla vallata che guarda verso la campagna romana (a quota + 5,15), ha tali caratteristiche. Da questa considerazione deriva sia l’ubicazione dello spazio pubblico, sia la sua esposizione, sia ancora l’inserimento della cavea gradinata per spettacoli all’aperto che si distende verso valle in direzione sud-ovest. L’effetto che si vuole ottenere stando sulla piazza acropolica è quello di generare il senso di essere proiettati nella splendida vallata, commentando così le qualità ambientali e orografiche di un territorio generoso e aperto. La parte bassa della cavea si collega alla quota stradale di via santa lucia passando sotto una passerella, prima della quale è prevista l’installazione di palchi per eventi e schermi per proiezioni. La piazza pavimentata che si viene a creare su via santa lucia, facilmente accessibile dagli autoveicoli, potrà essere utilizzata oltre che come accesso diretto al palco, alla cavea e a tutta l’agorà, anche come mercato artigianale.

Concorso per un centro anziani a guidonia, localita' collefiorito - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per un centro anziani a guidonia localita collefiorito
Il volume proposto per il nuovo centro anziani stabilisce un rapporto di continuità con il lotto e con gli edifici preesistenti attraverso la proposizione di una morfologia semplice, coerente con il sito, facilmente memorizzabile. L’accesso all’edificio ha luogo dal fronte sud-est, da via dei girasoli, ed è enfatizzato da due travi intradossate che lo interrompono e sbalzano di ca. 1,70 ml. Su di esse è ubicato un lucernario, in continuità con quello presente nello spazio interno, così da proteggere l’ingresso. Caratterizzato da una forma planimetrica a “l” con lo spigolo esposto ad est, il centro vuole mostrarsi aperto e accogliente verso il quartiere, intendendo stabilire con i suoi abitanti, non solo anziani, un rapporto di familiarità e di disponibilità allo scambio e alle occasioni di incontro sociale. Così ubicato il volume non presenta alcun fronte esposto direttamente a nord, garantendo l’illuminazione solare di ognuno di essi. La parte concava dell’edificio è esposta ad est, e contiene uno spazio porticato che risulta essere protetto dalla strada, soleggiato dalla luce del mattino e ombreggiato al pomeriggio. Il lucernario d’ingresso sottolinea il percorso distributivo principale del centro tagliandone in due la parte alta e collegandone l’ingresso alla zona del patio retrostante dalla quale si accede all’area verde ubicata in prossimità di via delle ginestre, dove ha luogo anche il campo da bocce.

Concorso internazionale per il padiglione italia all'expo shanghai 2010 - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso internazionale per il padiglione italia allexpo shanghai 2010
Il progetto del padiglione italia all’expo di shanghai del 2010 nasce da studi volumetrici a carattere scultoreo e rappresenta un tentativo di coniugare architettura, scultura e tecnologia. A livello concettuale, come evidenziato nell’animazione allegata, il progetto è generato dalla combinazione di quattro volumi di cui tre traslano rispetto al quarto che mantiene la posizione originaria e li sorregge. Pertanto, tre dei quattro volumi sono a sbalzo. Per l’esecuzione del padiglione è prevista una struttura a tralicci scatolari, sia verticali sia orizzontali, disposti secondo una maglia di 1,80x1,80 m, ubicati in modo da generare un “nocciolo” centrale delimitato da fitte colonne che toccano terra alle quali vengono collegati i telai tralicciati che sostengono i tre volumi a sbalzo. Da un punto di vista figurativo il progetto parla dell’italia veicolando l’idea del tempio (come ad es. Il tempio della concordia ad agrigento) reinterpretata in chiave moderna. Altro riferimento sono le barriere in pietra ubicate all’ingresso delle strade lastricate di pompei, così come i solchi lasciati nei secoli dalle ruote dei carri in molte antiche città italiane. L’idea del tempio è presente in primo luogo nel ritmo compositivo generato dalle grandi colonne a pianta quadrata, in secondo luogo nei grandi triglifi a sbalzo che compongono il progetto, possibili solo in epoca contemporanea. Nel disegno delle vetrate contenute tra le colonne è invece presente un’analogia con il gioco dello shanghai. I tralicci strutturali sono realizzati (similmente a quelli di una gru, ma come oggetti di design tecnologicamente innovativi) in moduli metallici cubici composti da profili a “l” collegati centralmente da controventi (sempre in profili a “l”) sul modello degli “ipercubi”. Sia le travi che i pilastri sono dotati di tiranti sulle facce esterne e sono facilmente trasportabili e assemblabili con bulloni e dadi. I tralicci sono rivestiti in lamiera di alluminio fissata con ancoraggi a scomparsa e priva di bullonature sulla superficie. Il pavimento è costituito da un pannello composito a nido d’ape in alluminio, le cui lamiere di rivestimento sono accoppiate al nucleo centrale con procedimento in continuo a mezzo di film viscoelastico. Su tale superficie dello spessore di 25 mm (super “quadrotte” da 1,80x0,90 m e 1,80x0,60 m, misure rispondenti all’ottimale utilizzo della lastra, prodotta con larghezza 1,50 m) saranno applicate con un collante lastre di pietra da taglio, indicativamente basaltina, di spessore 6 mm. Le fasce comprese tra gli elementi scatolari portanti, anch’esse di ampiezza di 1,80 m, sono in vetro, sia quelle orizzontali (pavimento e copertura), sia quelle verticali. Pertanto sui pavimenti dei livelli inferiori degli spazi espositivi dei tre corpi a sbalzo i visitatori cammineranno sul vetro e potranno quindi guardare lo spazio esterno anche verso il basso. Il vetro calpestabile sarà serigrafato secondo linee intersecanti in modo casuale, così da risultare non trasparente in particolar modo nell’area soprastante le code d’ingresso. Le superfici vetrate delle pareti verticali sono suddivise in “frammenti” dai tiranti necessari a controventare i tralicci strutturali. Gli infissi tra i vetri sono quindi posizionati in modo da inglobare (ove presenti) i cavi di controvento. Acqua ed energia Nella filosofia cinese e in particolare nel taoismo e nel confucianesimo, principali religioni del paese, è presente il concetto fondamentale di yin e yang. Questi principi rappresentano le due forze primordiali, opposte ma complementari, che dominano in tutto l’universo e che si alternano con armonia. Ad esempio yin è il lato in ombra della collina, yang il lato soleggiato; yin è l’oscurità, yang la luce; yin è il freddo, yang il caldo; Yin è il principio femminile, yang quello maschile; yin è l’inverno, yang l’estate; yin guarda verso l’interno, yang verso l’esterno; yin è la terra, yang il cielo. Yin e yang si calano nel flusso temporale e provocano l’alternanza delle stagioni e delle fasi lunari, la caduta e la ricomparsa delle foglie sugli alberi e l’essenza dell’acqua che scorre e cambia forma pur rimanendo sempre se stessa. Questa particolarità dell’acqua la rende un elemento fondamentale per le antiche filosofie cinesi, che la considerano un principio purificatore e che le dedicano ampi scenari nell’architettura dei giardini. Il presente progetto è stato realizzato senza trascurare le interessanti proprietà fisiche, chimiche, energetiche e psicofisiche di questo fluido, i cui effetti benefici sono noti da millenni sia alle antiche tradizioni orientali sia alla cultura europea. Il movimento dell’acqua rende dinamica l’architettura e, con essa, l’immagine dell’italia. Shanghai, città con un forte inquinamento atmosferico, sembra aver sottovalutato negli ultimi anni questi insegnamenti di convivenza con la natura, distratta dalla sua sempre crescente industrializzazione. Il progetto proposto per il padiglione italia vuole fornire invece un esempio di sostenibilità da un punto di vista energetico e ambientale attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e materiali edili innovativi. Ciò si realizza attraverso la scelta accurata di accorgimenti che contribuiscono a trasformare le nuove quantità edilizie in ambienti “vivi”, che si adattano in maniera ottimale alle possibili condizioni esterne di temperatura, luce, vento, precipitazioni atmosferiche e irraggiamento solare, similmente a quanto si manifesta negli organismi vegetali. Un elemento fondamentale in questo senso è rappresentato dall’involucro esterno, non più assimilabile a una struttura inerte e passiva bensì a una vera e propria “pelle” in grado di isolare e proteggere il microclima interno dagli agenti esterni non desiderati, pur risultando permeabile ai flussi graditi, quali ad esempio l’aria pulita di rinnovo o quella parte dell’irraggiamento solare che può contribuire al riscaldamento invernale o alla produzione di energia utile. Allo stesso modo di un organismo umano (la cui pelle ha un ruolo attivo nella termoregolazione del corpo attraverso i processi di sudorazione, vasodilatazione e vasocostrizione, riuscendo a mantenere al suo interno una temperatura stabile di 37°c circa), l’involucro dell’edificio proposto è stato progettato per contribuire attivamente a stabilire una temperatura di benessere. In particolare, l’isolamento termico fra l’interno e l’esterno degli ambienti è garantito dall’utilizzo di vetri con intercapedine riempita di un gas inerte e dalla presenza negli elementi opachi di opportuni materiali isolanti installati con particolare cura nella limitazione dei ponti termici. Si prevede di applicare alle superfici opache più esposte alla radiazione solare pellicole fotovoltaiche in film sottili di silicio, flessibili e quasi invisibili, per produrre energia elettrica pulita senza provocare un impatto visivo indesiderato. Il ricambio dell’aria è garantito attraverso sistemi di ventilazione dotati di scambiatori di calore in prossimità degli impianti di estrazione e immissione, per assicurare il recupero parziale dell’entalpia contenuta nell’aria da espellere. Un ruolo importante nei bilanci termici dell’edificio è assolto dall’acqua. Nei mesi estivi, in cui è previsto lo svolgimento dell’esposizione, le elevate temperature della città di shanghai raggiungono i 41 °c. L’acqua sarà raccolta in vasche all’aperto parzialmente ombreggiate dai corpi a sbalzo dell’edificio. In queste vasche l’acqua cederà calore al terreno e all’aria, si raffredderà e sarà sollevata tramite elettropompe e rilasciata in sottili cascate lungo le superfici vetrate, per poi ripetere il ciclo. In questo modo il padiglione sarà rinfrescato dal calore sensibile e latente assorbito dal fluido con un notevole risparmio energetico (la potenza assorbita dall’elettropompa è assai minore rispetto a quella equivalente assorbita dall’acqua sotto forma di calore). Si tratta dello stesso principio per cui in natura i torrenti d’acqua, scorrendo lungo le montagne, ne rinfrescano la superficie. Le cascate saranno attivate con intermittenza, imitando i giochi d’acqua dei giardini orientali, e il loro suono contribuirà a rilassare il corpo e la mente di chi visiterà il padiglione. L’intermittenza di questi flussi sarà studiata in modo da favorire lo scorrere dell’acqua sulle superfici vetrate che, ora per ora, sono maggiormente esposte all’irraggiamento solare. In questo modo si incrementerà il coefficiente di riflessione di tali superfici, riducendo ancor più i carichi termici, con un notevole risparmio energetico globale. Questo accorgimento eviterà altresì l’abbagliamento luminoso di chi si trova all’interno del padiglione, creando un effetto di luce diffusa che ricorda quello di un passaggio dietro una cascata. Saranno presenti sensori anemometrici e pluviometrici che interromperanno automaticamente il flusso in caso di pioggia o di vento forte. L’integrazione dell’architettura con queste scelte progettuali-energetiche rende l’involucro vivo e dinamico. L’architettura del padiglione può veramente dirsi sostenibile poiché sfrutta gli stessi principi che guidano gli equilibri della natura e limita al massimo il consumo di energia convenzionale e l’emissione di gas serra. Si ritiene che in un ambito di dialogo culturale internazionale ciò possa costituire un valido esempio per tracciare la rotta che l’italia, la cina e tutti i paesi industrializzati dovrebbero intraprendere per investire nel proprio futuro in modo intelligente.

Riqualificazione, valorizzazione e riuso dell'area di via vinciprova - Salerno (SA)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Riqualificazione valorizzazione e riuso dellarea di via vinciprova
Introduzione L’area interessata dall’intervento era in passato utilizzata in parte da un cementificio poi delocalizzato fuori città, in parte da un mercato ortofrutticolo ed in seguito adoperata per destinazioni a parcheggio, a terminal bus e a verde - nonostante l’attuale stato di degrado riveste una notevole importanza per la sua posizione strategica nella città di salerno, in prossimità della cittadella giudiziaria, della costa tirrenica e della stazione farroviaria centrale, da essa separata da due barriere costituite dal fascio dei binari della dorsale tirrenica nord-sud e dal fiume irno. La proposta progettuale che si presenta mira al soddisfacimento di tutte le esigenze presenti in questa parte di città. In particolare: riammagliare il tessuto urbano oggi scomposto, razionalizzare l’uso delle aree incrementando la presenza e la qualità dei servizi pubblici e privati, superare i limiti territoriali e visivi della linea ferroviaria e del fiume irno, valorizzare con la realizzazione di parcheggi la funzione di scambio intermodale dell’area, realizzare sistemazioni esterne ispirate all’ottenimento di un elevato grado di decoro urbano. Quanto sopra nel rispetto degli standard urbanistici riferibili all’immediato contesto. La concretizzazione dell’idea progettuale si attua attraverso la messa in essere di tre cantieri ben circoscritti e distinti: il primo funzionale alla realizzazione di un edificio multiuso pubblico-privato ubicato sull’area delimitata dalle vie vinciprova, lungoirno e luigi conforti; il secondo funzionale alla realizzazione di un’autorimessa interrata con parcheggi pubblici a rotazione a più livelli e del terminal degli autobus, ubicato tra via vinciprova e il fascio dei binari ferroviari; il terzo finalizzato a dar vita ad un parco urbano attrezzato “parco dei pini” e ad una passerella pedonale sul fiume irno. Tutte le funzioni previste tengono conto, senza modificarle, delle opere stradali e di pavimentazione già realizzate, nonché del tunnel passante sotto i binari ferroviari in corso di realizzazione. Intenti compositivi dell’edificio polifunzionale L’intento compositivo dell’edificio polifunzionale è quello di concepire un unico organismo edilizio che dal vertice, ubicato all’estremo nord dell’area, si articola su direttrici angolate e ortogonali e, perdendo gradatamente altezza, termina in un volume verticale nel quale è inserita la cappella. Il tema progettuale concepito per il vertice nord di questo organismo edilizio propone di dar luogo a una relazione dialogica e morfologicamente interattiva tra il nuovo edificio polifunzionale e il pregevole palazzo esistente su via luigi conforti che termina con una vetrata curvilinea alta sette livelli. A tal fine viene proposta una soluzione d’angolo pensata per generare uno spazio urbano significativo, oltre e ancor prima che un’opera di architettura: una nuova “prua” affilata che si confronta e dialoga con l’esistente “prua” curvilinea. Da questo dialogo “maschile-femminile” la città rafforza e completa i propri valori urbani. Linguaggio architettonico Da un punto di vista linguistico l’intervento dell’edificio polifunzionale recepisce la presenza della vicina cittadella giudiziaria progettata da david chipperfield, optando per l’inserimento nell’area di un tema che, se morfologicamente autonomo e nuovo, risulta al contempo in continuità con quello posto in essere dall’architetto inglese. Quanto sopra ha luogo in alternativa all’inserimento di un ulteriore e arbitrario valore semantico in un contesto urbano già notevolmente ricco di molteplici segni architettonici, alcuni dei quali anche di un certo pregio. Ciò senza però precludere il progetto dall’avvalersi di forti slanci creativi che si concentrano in alcuni punti focali nei quali vengono espresse significative accentuazioni linguistiche e aggiornamenti lessicali di temi esistenti. Tale scelta, che è stata oggetto di lunghe riflessioni in sede progettuale, garantisce alle nuove quantità edilizie di essere inserite nel delicato tessuto urbano in modo adeguato e compatibile con l’ambiente, generando un’architettura priva di eccessi linguistici che risulterebbero nocivi per l’elevata entropia urbana presente nell’area. Quanto sopra coerentemente con gli indirizzi progettuali di concorso che richiedono lo studio di ipotesi ispirate al massimo equilibrio. Se le citate accentuazioni linguistiche sono costituite dalla “prua” dalla quale l’edificio ha inizio e dalla cappella turrita con la quale esso termina, l’aggiornamento lessicale rispetto alla vicina architettura di chipperfield è costituito dallo sfalsamento delle finestre sui vari piani, producendo il loro posizionamento in modo non allineato verticalmente. Ciò pone la nuova architettura in sintonia con la cittadella giudiziaria e, al tempo stesso, con quella della zona da riammagliare. Individuazione e programmazione degli interventi funzionali I nuovi interventi consistono in: • edificio polifunzionale sulle vie vinciprova, lungo irno e luigi conforti; • autorimessa interrata e terminal bus tra via vinciprova e i binari ferroviari; • area a verde “parco dei pini” su via lungo irno, con annessa passerella pedonale. Tali interventi sono stati concepiti come sistemi autonomi per poter essere realizzati e monitorati per stralci funzionali secondo i criteri di cantierabilità e di fattibilità economica di seguito descritti. Edificio polifunzionale (33.200 mc, escluse scale e ascensori, per 9.224 mq lordi fuori terra) La progettazione di tale edificio è finalizzata a realizzare la ricucitura dei blocchi urbani esistenti producendo un più stabile e ordinato assetto urbano nel quartiere. A tal fine la nuova opera genera un fronte che si snoda nell’area in modo da creare una quinta tesa a riconfigurare una corretta forma urbis. Dal suo inizio a nord, dove raggiunge un’altezza di 7 livelli fuori terra e una conformazione a “prua di nave” con un angolo planimetrico di 54°, l’edificio polifunzionale perde gradatamente quattro livelli fino a mantenerne, sul fronte di via vinciprova, solo tre. Se il fronte su via lungo irno è caratterizzato da una massa volumetrica maggiore, scavata da un porticato a tre livelli che sottolinea la posizione dell’ingresso alle funzioni terziarie e direzionali, quello su via vinciprova assume un impatto volumetrico molto più controllato, risultando aperto e poroso verso l’area pubblica su via luigi conforti che è dotata di piazza artistica a verde ed è raggiungibile da un portico di ordine gigante. L’interpretazione progettuale del bando di concorso considera infatti questo intero isolato urbano come un continuum architettonico-spaziale in cui insistono destinazioni d’uso diversificate: attività e servizi privati, anche relazionati con la cittadella giudiziaria sono ubicati nel volume alto a nord-ovest, servizi pubblici in quello basso a sud-est. In quest’ultima parte del complesso sono inseriti una biblioteca-libreria-mediateca, una sala convegni per 234 posti con annessi spazi di supporto costituiti da uffici e servizi igienici distribuiti su tre livelli, una cappella per circa 40 fedeli (che può far uso dei servizi del centro congressi). L’edificio polifunzionale consta di 33.200 mc (escluse scale e ascensori) per 9.224 mq totali, così suddivisi: 5.510 mq di superfici lorde da destinarsi a terziario (uffici direzionali e altro), 901 mq di superfici lorde da destinarsi ad attività commerciali, 1.894 mq di superfici lorde da destinarsi a libreria-biblioteca-mediateca, 835 mq di superfici lorde da destinarsi a centro convegni, 85 mq di superfici lorde da destinarsi a cappella per funzioni religiose. Il piano interrato di questo lotto è destinato in parte ad archivi-deposito uffici, in parte ad autorimessa interrata per 19 posti auto di pertinenza degli uffici e 107 posti auto pubblici a pagamento. Autorimessa interrata “vinciprova” (475 posti auto e 58 posti moto) L’autorimessa interrata per 475 posti auto oltre a 58 posti per le moto che si propone lungo via vinciprova è volta a potenziare la funzione di scambio intermodale e di sosta per la stazione, la metropolitana e la vicina cittadella giudiziaria. Essa tende pertanto a recuperare gli standard urbanistici attualmente mancanti fornendo una funzione vitale per la città. La sua forma allungata nell’area delimitata da via vinciprova e dalla ferrovia nonché la quota altimetrica del fascio dei binari, più elevata di circa sei metri rispetto a quella stradale, ne suggeriscono il trattamento della copertura come un’area a verde che dalla quota del ferro digrada verso quella della strada: una collinetta artificiale con curve di livello segmentate all’interno della quale è contenuta la funzione per il parcamento delle auto. Tale collinetta viene incisa sia da pozzi di aerazione necessari all’autorimessa sia da fasce di pannelli fotovoltaici orientati verso sud, ambedue integrati nell’architettura. L’autorimessa termina verso sud-est con una rampa e nella superficie a marciapiede è previsto l’inserimento del mercatino etnico esistente nella zona. Terminal degli autobus Nell’area d’angolo tra via vinciprova e la nuova galleria passante sotto i binari ferroviari è previsto il terminal degli autobus. Tale area risulta particolarmente strategica per posizione in quanto consente l’accesso e l’uscita degli automezzi senza che si rendano necessari attraversamenti di corsia. Il terminal, dotato di regolari piazzole di attesa per i passeggeri, di servizi igienici e di un punto di ristoro, può ospitare un minimo di cinque autobus. Esso è coperto da pensiline che, come fasce in lamiera segmentate, si protendono in modo morfologicamente coerente al sistema del verde che copre l’autorimessa. Aree a verde su via lungo irno, passerella pedonale, pavimentazioni e opere artistiche L’area a verde su via lungoirno, denominata “parco dei pini”, è caratterizzata dal fiume e dalla passerella pedonale che lo attraversa. Essa costituisce il fondale naturale di via vinciprova diventando un’area attrezzata da potersi godere pienamente da parte di tutte le fasce di età. Sarà oggetto alla piantumazione, oltre che della palma da dattero tipica di salerno, di essenze di alto fusto legate all’ambiente ripario: pioppi neri (populs nigra) della varietà italica dal portamento cipressino, pioppi bianchi (populus alba) dal tronco sericeo e dal fogliame splendido, salici (salix sp.). Sarà dotata di giochi per bambini e di un campetto polifunzionale. La passerella pedonale è costituita da un impalcato metallico con pavimentazione in doghe di legno trasversali a doppia maschiettatura, sorretto da tiranti in acciaio ancorati a un pilone inclinato su due assi. Tale opera è pensata per assumere il significato di una scultura funzionale, di un segno riconoscibile nel territorio non solo di giorno ma, grazie ad una ottimale illuminazione, anche di notte. Il nuovo percorso è funzionale a collegare l’area di via vinciprova con la sponda ovest del lungo irno, quindi con la fermata della metropolitana, con la stazione ferroviaria e la cittadella giudiziaria. Anche il trattamento di quest’area vuol far emergere il fatto che il progetto presentato è particolarmente sensibile alle sistemazioni esterne, ad una corretta illuminazione degli spazi urbani e all’inserimento in essi di opere artistiche. A riguardo si prevedono opere artistiche scultoree e di decoro urbano, da ubicarsi sia nel parco dei pini sia nella piazza retrostante l’edificio polifunzionale, in modo da rendere la trasformazione urbana una realtà a 360°, che si realizza per mezzo di azioni non solo a carattere funzionale e/o di ristrutturazione urbanistica ma anche di cura dei particolare e dei materiali utilizzati. Aspetti energetici e di sostenibilità ambientale Grande rilievo assumono gli aspetti energetici e della sostenibilità delle nuove opere nell’ambiente. Ciò in quanto la rapida evoluzione delle tecniche e dei materiali costruttivi impone un’attenzione sempre maggiore ai problemi della biosfera non consentendo che in una proposta progettuale ci si possa esimere dal tenere nella massima considerazione aspetti quali la sostenibilità e il risparmio energetico. Tale attenzione - in grado di coniugare i benefici del singolo con quelli della collettività e la spinta al progresso con il rispetto per l’ambiente - nel rendere gli edifici più etici produce al contempo un non trascurabile risparmio economico e una minore dipendenza dalle fonti energetiche non rinnovabili. I benefici derivanti da una progettazione sostenibile, basata sull’utilizzo di materiali sani e su un uso socialmente ed ecologicamente sensibile del suolo e delle risorse, produce altresì un miglioramento del benessere e della qualità della vita dei fruitori dell’architettura e della città nella quale essa è inserita. Quanto sopra esposto va tenuto nella massima considerazione in particolar modo nella redazione di un progetto urbano ed edilizio dell’importanza di quello di un’area caratterizzata da un ricco patrimonio paesaggistico e culturale qual è il comprensorio di via vinciprova a salerno. Nel progetto che si presenta vengono proposte soluzioni costruttive che minimizzino l’inquinamento dell’aria, delle acque, del terreno, e la produzione di rifiuti non riciclabili. La proposta si inserisce in quest’ottica attraverso la scelta accurata di accorgimenti tecnologici che contribuiscono a trasformare le nuove quantità edilizie in ambienti “vivi”, che si adattano in maniera ottimale alle possibili condizioni esterne di temperatura, luce, vento, precipitazioni atmosferiche e irraggiamento solare, similmente a quanto si manifesta negli organismi vegetali. Un elemento fondamentale in questo senso è rappresentato dall’involucro esterno, non più assimilabile a una struttura inerte e passiva bensì a una vera e propria “pelle” in grado di isolare e proteggere il microclima interno dagli agenti esterni non desiderati, pur risultando permeabile ai flussi graditi, quali ad esempio l’aria pulita di rinnovo o quella parte dell’irraggiamento solare che può contribuire al riscaldamento invernale o alla produzione di energia utile. Allo stesso modo di un organismo umano (la cui pelle ad esempio ha un ruolo attivo nella termoregolazione del corpo attraverso i processi di sudorazione, vasodilatazione e vasocostrizione, riuscendo a mantenere al suo interno una temperatura stabile di 37°c circa), l’involucro dell’edificio polifunzionale proposto è stato progettato per contribuire attivamente a stabilire una temperatura di benessere. In particolare, l’isolamento termico fra l’interno e l’esterno degli ambienti è garantito attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, con una particolare attenzione per le finestre. A riguardo si prevede l’utilizzo di doppi vetri separati da gas inerte, con l’applicazione di pellicole a controllo solare su quelli maggiormente esposti all’irraggiamento, il tutto montato su infissi a bassa trasmittanza. L’isolamento dell’involucro esterno richiede la massima riduzione dei ponti termici dovuti alle discontinuità geometriche o a quelle dei materiali. I flussi di vapore sono stati presi nella massima considerazione al fine di evitare fenomeni di condensa interna che possano deteriorare nel tempo i materiali isolanti. Il ricambio dell’aria è garantito - funzione per funzione nel rispetto delle normative vigenti -attraverso sistemi di ventilazione dotati di scambiatori di calore in prossimità degli impianti di estrazione e immissione, per assicurare il recupero parziale dell’entalpia contenuta nell’aria da espellere. Inoltre, in posizione frontale rispetto alle esposizioni sud-ovest della facciata dell’edificio polifunzionale è prevista la messa a dimora di alberi caducifogli al fine di controllare l’irraggiamento solare. In questo modo l’aria locale risulta raffrescata in estate dai processi di evapotraspirazione delle foglie; queste ultime rappresentano inoltre un efficiente schermo per l’irraggiamento solare. In inverno, invece, l’assenza di foglie permette all’energia raggiante del sole di contribuire al riscaldamento dell’edificio. Per contribuire a ridurre i consumi di energia non rinnovabile, su parte delle coperture dell’edificio polifunzionale e dell’autorimessa adiacente alla ferrovia è previsto il posizionamento di moduli fotovoltaici che, grazie ai recenti incentivi statali del “conto energia”, garantiscono un significativo ritorno economico. Un ulteriore vantaggio dell’impianto fotovoltaico in generale e di quello qui proposto in particolare è rappresentato dalla possibilità di ridurre la domanda di potenza dell’utenza elettrica per il funzionamento dei nuovi edifici, in quanto le ore di maggior contributo solare - le ore calde delle giornate estive - coincidono con quelle in cui i carichi elettrici sono più elevati. I moduli fotovoltaici previsti sulla copertura della biblioteca saranno muniti di un sistema a inseguimento solare con movimento su un asse. In tal modo la loro inclinazione di “tilt” è ottimale sia quando il sole è alto sia quando è basso nel cielo. Allo stesso tempo tali pannelli andranno a schermare dai raggi del sole i lucernari a sezione triangolare, anch’essi posizionati sulla copertura, e ciò in modo variabile e coerente con le esigenze di illuminazione interna. Quanto sopra assicurando agli spazi interni un livello di luminosità adatto alla lettura poiché privo di abbagliamenti e limitando al contempo il contributo termico indesiderato dovuto all’irraggiamento estivo. In sintesi, nelle ore in cui il sole è basso l’inclinazione dei pannelli aumenterà per porsi in posizione ad essi perpendicolare affinché le celle fotovoltaiche possano produrre una maggior quantità di energia e i lucernari risulteranno meno protetti dalla luminosità esterna, lasciando penetrare una più elevata quantità di luce negli spazi interni. Tale sistema ha un funzionamento simile a quello dell’iride dell’occhio, che controlla l’ingresso della luce nella pupilla in funzione dell’intensità luminosa. Gli impianti luminosi interni ed esterni all’edificio sono pensati ad alta efficienza energetica, attivati da opportuni sistemi di fotocellule e timer per ridurre gli sprechi, così come gli impianti per il riscaldamento, il condizionamento e la produzione di acqua calda sanitaria fanno uso di sistemi ad alta efficienza. In particolare si prevede il recupero del calore di condensa dei fumi di scarico della caldaia e l’utilizzo di un impianto frigorifero ad assorbimento. Infine, durante le fasi definitiva ed esecutiva del progetto qui presentato è opportuno studiare la fattibilità di un impianto di cogenerazione dotato di microturbina o di un motore a combustione interna. Studio di prefattibilità ambientale e tecnico L'ambito territoriale di applicazione della disciplina è quello del bacino idrografico destra sele, così come individuato dalla legge della regione campania 7 febbraio 1994, n.8 e riperimetrato in attuazione degli artt. 1 e 3 del d.p.r. 13 aprile 2000 recante "delimitazione del bacino idrografico del fiume sele" (in g.u., s.g., n.161 del 12.7.2000). Sotto il profilo procedurale, il piano stralcio è adottato dal comitato istituzionale dell'autorità di bacino, tenuto conto del parere della conferenza programmatica indetta dalla regione campania, cui partecipano le province, i comuni interessati, l'autorità di bacino. La legge n°183/89, sul riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, individua nel bacino idrografico il nuovo ambito fisico di riferimento per gli interventi di assetto del territorio e di gestione delle risorse naturali. Il territorio di salerno, come detto, è soggetto alla tutela da parte dell’autorità di bacino regionale destra sele mediante il "piano stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico", più comunemente denominato "piano di assetto idrogeologico" (pai), che rappresenta l'evoluzione conoscitiva, normativa e tecnico operativa del "piano straordinario per l'emergenza idrogeologica", con il quale sono state pianificate e programmate le azioni, le norme d'uso del suolo e gli interventi riguardanti l'assetto idrogeologico del territorio. Nel pai è stata fatta propria la classificazione delle aree di cui al d.p.c.m. Del 29/9/98, distinguendosi tra aree a rischio frane e aree a rischio alluvioni e all'interno delle stesse sono individuate quattro classi di rischio a gravosità decrescente: • molto elevato r4, con possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale e distruzione delle attività socio-economiche; • elevato r3, con possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente loro inagibilita', interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; • medio r2, con danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, senza pregiudizio per l'incolumità delle persone, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; • moderato r1, con danni sociali economici e ambientali marginali. Nella individuazione delle aree pericolose, il piano stralcio in questione ha individuato le aree pericolose classificandole secondo la tipologia in “aree di pericolosità idraulica” e “aree di pericolo da dissesto di versante”. Una piccola parte del lotto in cui ricadono gli interventi di progetto, come si evince dalla figure sottostanti, ricade nelle “aree di pericolosità idraulica, classificate come alveo di piena ordinaria e fascia fluviale di categoria a (fascia azzurra)”, in cui sono consentiti interventi di manutenzione, regimazione, difesa e sistemazione idraulica, così come attraversamenti stradali e ferroviari, nonché attraversamenti di infrastrutture a rete, nel rispetto delle condizioni appositamente previste dagli allegati alla normativa di piano. In perfetta armonia con tale disposizione, nella proposta progettuale a ridosso del fiume irno oltre alla sistemazione a verde attrezzato dell’area è stato previsto solo il ponte pedonale strallato che dal comparto di via vinciprova porta alla stazione ferroviara ed alla fermata della metropolitana, ovvero opere e sistemazioni tali da non incrementare mai il livello di rischio nella situazione attuale del territorio. La realizzazione del nuovo attraversamento pedonale è anche compatibile con la zona a rischio r4 (fascia rossa della figura sopra riportata) in cui è concessa la “…realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali, purché non concorrano ad incrementare il carico insediativo e non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio...” La proposta progettuale presentata pur ricadendo in parte nell’area da sottoporre a misura di salvaguardia (fascia campita a quadrati rosa nella figura sotto riportata) è stata concepita nel rispetto delle “disposizioni generali per le aree a rischio idraulico e per gli interventi ammissibili”. In particolare, gli interventi sono tali da non incrementare mai il livello di rischio nella situazione attuale del territorio; non peggiorano le condizioni di funzionalità idraulica; garantiscono condizioni adeguate di sicurezza durante la permanenza del cantiere, in modo che i lavori si svolgano senza creare, neppure temporaneamente, un ostacolo significativo al regolare deflusso delle acque, un significativo aumento del livello di rischio o del grado di esposizione al rischio esistente; impiegano modalità esecutive (tra le quali componenti prefabbricati realizzati in stabilimento) tali da limitare l'impermeabilizzazione superficiale del suolo, controllando la ritenzione temporanea delle acque attraverso adeguate reti di regimazione e di drenaggio; le costruzioni in sotterraneo previste per i parcheggi saranno perfettamente impermeabili fino all'altezza prevista per la piena di riferimento e comunque sono state progettate con gli ingressi posti al di sopra della piena stessa. Per quanto riguarda, invece il rischio da frana, l’area oggetto di concorso è caratterizzata da rischio da “pericolosità moderata p1” e da “rischio moderato r1” come si evince dalle figure sottostanti. In tali aree sono consentiti cambiamenti di destinazione d'uso, interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione urbanistica e la realizzazione di nuovi impianti, nonché opere ed infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico previsti dagli strumenti urbanistici e dai piani di settore vigenti. La proposta progettuale, prevedendo una ristrutturazione urbanistica dell’area di via vinciprova, è quindi sostanzialmente in linea con quanto prescritto dall’autorità di bacino regionale destra sele circa il rischio da frane. Il progetto prevede, per la realizzazione dei due parcheggi sotterranei, uno scavo di circa 36000 mc per il parcheggio di via vinciprova e di circa 18500 per quello di via conforti e quindi un totale di circa 54500 mc di terreno scavato. Con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale, buona parte di tali quantità (terreno di scortico e scavo superficiale) sarà riutilizzata ai fini dell’inerbimento per ricreare lo strato superficiale della copertura del parcheggio secondo l’andamento segmentato previsto e per la sistemazione del verde attrezzato fra via lungo irno ed il fiume. Il progetto registra una serie d’interventi atti a mitigare gli effetti negativi dovuti alla costruzione degli stessi; uno su tutti è la realizzazione del parcheggio su via vinciprova concepito in modo tale che da un lato aiuti a superare l’impatto visivo della barriera rappresentata dal rilevato ferroviario e dall’altro restituisca la zona verde mancante nel quartiere. La componente vegetale attualmente presente su via lungoirno è quella che subisce il minor impatto per il fatto che non si prevedono demolizioni delle attuali sedi stradali e dei relativi marciapiedi su cui essa dimora, venendo mantenute integralmente le opere in corso di realizzazione e le scelte principali già previste. Viceversa, l’idea progettuale proposta non solo completa ma con la copertura-giardino del parcheggio di via vinciprova viene restituita con maggior vigore l’attenzione per la natura e per gli aspetti ambientali e paesaggistici. Vista la natura delle opere, la realizzazione della presente proposta progettuale non darà luogo alla produzione di alcun tipo d’elemento inquinante che possa causare danni all’ambiente circostante; inoltre si escludono rischi di incidenti causati da eventuali esplosioni, incendi o rotture che comportino rilasci nell’ambiente di sostanze tossiche, sversamenti accidentali o sostanze pericolose. Come si può riscontrare dai dati di cui sopra, l’impatto del progetto sul patrimonio naturale è estremamente contenuto. Sull’area non sussistono beni ambientali vincolati ai sensi dell’art. 139 del d.leg.vo 29/10/1999 n.490. In ultimo si richiamano le problematiche riguardanti l’atmosfera ed il rumore, che in entrambi i casi sono limitate al periodo di realizzazione dei lavori (diffusione di polveri e disturbi di cantiere). Nel primo caso vengono definiti gli accorgimenti da adottare nei periodi di siccità a fronte di sfavorevoli condizioni di vento, nel secondo caso gli inevitabili disturbi da rumorosità vanno contenuti, in termini di intensità e durata, entro i limiti acustici che la normativa vigente impone riguardo alla gestione dei cantieri.

Allestimento mostra: ravenna moderna - Ravenna (RA)

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Allestimento mostra: ravenna moderna

Concorso internazionale per l'ospedale del golfo di formia - Formia (LT)

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Concorso internazionale per l'ospedale del golfo di formia

Concorso rfi per piccole stazioni ferroviarie - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso rfi per piccole stazioni ferroviarie
Il presente progetto per una serie di componenti per piccole stazioni e fermate della rete ferroviaria italiana si inserisce nel vasto programma intrapreso dalle ferrovie per migliorare l’efficienza del servizio, adeguare la rete a standard più elevati anche attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche, rinnovare il sistema delle stazioni promuovendo architetture di qualità. Come richiesto dal bando, l’insieme delle proposte ha la finalità di definire nuovi modelli per quei terminali viaggiatori minori diffusi capillarmente su tutto il territorio nazionale. Concept Il ruolo funzionale delle piccole stazioni e fermate della rete ferroviaria italiana è inserito in un “present tense” in continua in trasformazione che, nel rispetto della tradizione, è fortemente indirizzato verso il futuro. Il viaggio in treno - da quasi un secolo e mezzo ispiratore di idee individuali e collettive - richiede oggi l’ammodernamento di alcune strutture ferroviarie onde poter mantenere una corretta sintonia con i nuovi codici linguistici ambientali, di comfort e tecnologici imposti dalla società contemporanea. Il cambiamento dei lessici, di alcune strutture e accessori, quando avviene in modo coerente e adeguato rispetto alle nuove necessità, dimostra attenzione alle esigenze del cittadino e produce un effetto comportamentale benefico per tutta la società. Lo abbiamo visto con la ristrutturazione della stazione di roma-termini, con le nuove fermate della metropolitana di napoli, nonché con molteplici interventi di qualità effettuati negli spazi pubblici di diverse città europee. Conseguentemente, ogni nuovo elemento è stato pensato per essere: “friendly” ovvero amichevole nei confronti della gente, e ciò si ottiene, oltre che con il design in generale, anche con la cura del particolare (come ad esempio riducendo il numero degli spigoli dei componenti e rendendoli meno pericolosi); “hard” ovvero solido e a prova di atti vandalici; “clear” ovvero chiaro nel messaggio estetico/tecnologico d’insieme e nella grafica. Motivato dai su esposti obiettivi concettuali, il presente progetto si compone di elementi invarianti, costituiti a seconda dei casi da pensiline o da shelter, e da elementi duttili costituiti prevalentemente dalle recinzioni, dai tamponamenti e dal sistema degli arredi a crescita modulare. Criteri progettuali Calato all’interno di questi obiettivi, il progetto mira a definire tipi funzionali costituiti in particolare da: un tipo di pensilina idoneo sia per i marciapiedi laterali sia per quelli a isola, nei quali è prevista un’asola centrale per le rampe; dallo shelter per i passeggeri in attesa; dalla reinterpretazione del tradizionale “fabbricato viaggiatori”; da sottopassaggi ben illuminati, aerati e attrezzati con pannelli artistici e grafico/pubblicitari; da soprapassaggi utilizzati lì ove il sito richiede e/o asseconda questo tipo di attraversamento dei binari; da idonei sistemi di illuminazione; da elementi di arredo costituiti da panchine, cestini per rifiuti a raccolta differenziata; da adeguati sistemi di recinzione; da portali, apparati elettronici per la distribuzione e l’obliterazione dei biglietti e da ulteriori accessori minori da svilupparsi. La proposta, prefiggendosi l’obiettivo di realizzare strutture omogenee e riconoscibili come parte della rete ferroviaria italiana, consiste nella messa a punto di un sistema, costituito da elementi aggregabili, aggiornato alle necessità attuali e alle tecnologie contemporanee. Tale sistema, in grado di fornire risposte idonee a una casistica molto ampia di situazioni ambientali tra di loro anche molto diversificate, produce configurazioni rispondenti ai seguenti tipi: - fermata su linea a semplice binario con marciapiede laterale; - fermata su linea a doppio binario con marciapiedi laterali; - piccola stazione con più binari e almeno un marciapiede a isola. Le principali caratteristiche del progetto sono pertanto la sua versatilità, duttilità e componibilità. Inoltre gli elementi del sistema mirano a essere facilmente adottabili anche solo parzialmente in contesti preesistenti già attrezzati, con la finalità di aumentarne la qualità complessiva. Pensiline Pensilina laterale La pensilina laterale risponde alla doppia esigenza di coprire il marciapiede di accesso ai treni e la scala/rampa. Essa si appoggia centralmente su sostegni tubolari in acciaio, distanziati tra loro di 12 m, che ramificano a 45° così da incontrare i nodi del sistema reticolare spaziale all’estradosso (e non all’intradosso) della struttura stessa. Tale soluzione, atipica rispetto al classico caso di appoggio all’intradosso, presenta il vantaggio di contenere quasi totalmente la ramificazione del sostegno all’interno dello spessore della struttura reticolare. Questa è basata trasversalmente su una doppia maglia centrale di 2,00 m, complanare, e su due maglie laterali di 1,90 m circa inclinate verso l’interno, dando luogo a pensiline coprenti luci dell’ordine dei 7,80 m. Pensilina per marciapiede a isola centrale La conformazione del progetto della pensilina ubicata sul marciapiede a isola deriva dalla necessità di adeguare le banchine centrali di accesso ai treni alle vigenti normative europee sull’eliminazione delle barriere architettoniche. Ciò vuol dire che in molti casi sarà necessario realizzare due scavi in trincea - uno per la rampa per i diversamente abili l’altro per la scala - della larghezza utile di 1,80 m al centro dell’isola stessa, lasciando 2,70 m liberi su entrambi i lati. Tale scavo in trincea, non essendo compatibile con un pilone centrale per il sostegno di una pensilina, ne suggerisce pertanto lo sdoppiamento. Lo smaltimento delle acque piovane di ambedue le pensiline avviene con discendenti ubicati all’interno dei tubi di sostegno verticale. Nel caso della pensilina centrale, al fine di realizzare la rete fognaria da un solo lato della banchina, la raccolta delle acque piovane è prevista su un solo dei due allineamenti dei piloni di sostegno. La copertura delle pensiline è realizzata in superfici in parte opache in parte trasparenti che tra loro disegnano, nelle due ali inclinate laterali, plurime sagome ad angolo acuto a seguire la conformazione della sottostante struttura reticolare. La fascia centrale della pensilina, nella quale si raccolgono le acque, è invece opaca. Gli spazi sottostanti le pensiline sono illuminati da luce indiretta che viene riflessa da pannelli metallici forati sui quali è proiettata la luce mediante fonti luminose a basso consumo. I pannelli sottostanti la pensilina sono stati pensati per essere realizzati in vari materiali che, in relazione ai luoghi e ai costi, possono essere: acciaio inox, alluminio, lamiera metallica zincata e/o verniciata. Tali pannelli, di dimensione modulare, si applicano al sistema strutturale reticolare con distanziatori anulari e viti. Nello svolgere un ruolo di superfici riflettenti per l’illuminazione artificiale, tali pannelli contribuiscono a creare un’immagine tecnologicamente innovativa delle ferrovie italiane. L’installazione delle pensiline non prevede l’interruzione del servizio ferroviario essendo queste realizzate con componenti metallici assemblabili a secco. Shelter Gli shelter, concepiti secondo le dimensioni richieste dal bando, sono costituiti da tre elementi prefabbricati in cls armato a forma di “l”, di dimensioni grande, media e piccola, assemblati tra loro in opera. Il primo elemento ne realizza il lato maggiore trasversale ai binari e la copertura; il secondo ne produce il lato minore trasversale ai binari e la parete di fondo con possibile funzione anche di recinzione; il terzo ne costituisce la panca per la seduta (che da un lato scarica a terra mentre dall’altro è collegata al lato minore del secondo elemento). Il primo elemento è più alto e lungo del secondo, lasciando visibile un’asola in alto di 30 cm e lateralmente un’apertura chiudibile con superfici trasparenti, semi-trasparenti oppure opache. L’assemblaggio dello shelter Gli stessi elementi ad “l” (che per essere il più possibile “friendly” sono pensati con gli spigoli smussati) possono essere montati sia in un verso sia nell’altro, dando così luogo a ubicazioni specchiabili. Due elementi tubolari in ferro zincato (o in acciaio inox) di 30 cm di altezza realizzano l’appoggio del primo elemento sul secondo. Tale configurazione e metodo costruttivo dello shelter rispondono a esigenze estetiche, funzionali, di durabilità per resistenza, usura e atti vandalici, nonché di semplicità d’assemblaggio e di trasporto. Riguardo a quest’ultimo punto gli elementi a “l” di diverse dimensioni ottimizzano l’uso dello spazio del pianale di un camion. Questa tipologia di shelter non necessita di fondazioni, essendo solo richiesta la presenza di superfici pavimentate piane. Il cls utilizzato per gli elementi prefabbricati fa uso di un impasto con sabbie sottili così da ottenere superfici omogenee, a basso grado di porosità, facilmente pulibili da eventuali graffiti. Sedute Seduta per marciapiedi laterali Le sedute per i marciapiedi laterali sono concepite come elementi in cls armato, realizzabili da ditte del settore su stampi eseguiti come da disegno. Oltre alle sedute, esse danno luogo a un vano idoneo a contenere vasi per piante, l’obliteratrice dei biglietti, il corpo illuminante. La seduta per il marciapiede laterale adotta gli stessi elementi laterali (1) di quella per il marciapiede a isola interponendo tra di essi un diverso elemento centrale (2). Anche in questo caso, come nel successivo, la composizione architettonico/iconografica interpreta il marchio delle ferrovie dello stato. Essendo già presente un bracciolo in posizione centrale (costituito dall’elemento inclinato), non ne sono stati inseriti di aggiuntivi. Pur tuttavia, ove richiesto, è possibile inserire braccioli intermedi, o solo nelle testate, realizzati in tubolare di acciaio inox. Seduta per marciapiedi a isola Le sedute per i marciapiedi a isola sono concepite come elementi in cls armato, quindi di notevole peso, realizzabili da ditte del settore su stampi eseguiti come da disegno. Esse realizzano alternativamente sedute da un lato e dall’altro e, al contempo, appoggi ischiatici sugli schienali delle sedute stesse. Le sedute (come illustrato in figura) sono composte dall’unione di tre parti: due laterali uguali ma ruotate; una centrale di raccordo tra quelle laterali. Tali sedute non sono né sollevabili né sradicabili. L’insieme architettonico/iconografico ripropone il marchio delle ferrovie dello stato. Anche qui è valida la precedente considerazione relativa ai braccioli. Volume chiuso per attività tradizionalmente ubicate nel fabbricato viaggiatori Tale volume è stato progettato in base a un modulo funzionale di 30 mq e, nella configurazione base, contiene le seguenti dotazioni: - piccola attività commerciale costituita da una caffetteria con rivendita dei giornali e dei biglietti, 30 mq; - ambiente per l’attesa, 60 mq; - servizi igienici aperti al pubblico, 30 mq; - vano chiuso al pubblico, funzionale all’esercizio ferroviario e per gli apparati tecnologici. Da un punto di vista compositivo l’insieme volumetrico e figurativo è stato ideato tenendo conto dell’esigenza di realizzare un portale d’ingresso che identifichi, caratterizzi e protegga dal sole e dalla pioggia il punto di accesso alla stazione. L’altezza del solaio di copertura del varco e dell’esercizio commerciale ha luogo a una quota superiore rispetto a quella del resto del fabbricato e pertanto i rispettivi cornicioni non si incontrano. Ciò produce uno sfalsamento di linee architettoniche che rimanda all’idea dello scambio dei binari ferroviari. La copertura e le testate del volume sono opache, come in un nastro che si svolge, mentre i fronti longitudinali sono prevalentemente trasparenti con lastre vetrate disposte orizzontalmente. Sotto il portale d’ingresso sono ubicate le emettitrici e le obliteratrici dei biglietti e gli eventuali tornelli per il controllo degli accessi. Da un punto di vista strutturale tale volume può essere realizzato sia in cls armato sia in profili di acciaio, e non richiede la presenza di eccessive fondazioni o travature. Sottopassaggi Il progetto dei sottopassaggi si occupa principalmente del sistema di accesso costituito da scale e rampe che, partendo dai marciapiedi, superano una differenza di quota di 4,25 m. La proposta introduce un’innovazione, rispetto alle soluzioni tradizionali, che consiste nello sfalsamento planimetrico tra il pianerottolo di accesso ubicato a quota superiore e quello del sottopassaggio ubicato alla quota inferiore. Tale sfalsamento permette di realizzare una migliore illuminazione e aerazione del sottopassaggio stesso. Le superfici calpestabili sono da scegliersi tra quelle facilmente pulibili, resistenti all’usura e anti sdrucciolo. In linea generale si consiglia l’uso di pietre locali. Sovrapassaggi Il sovrappassaggio è concepito nel seguente modo: le due torri degli ascensori si fronteggiano costituendo gli elementi strutturali principali del ponte, ovvero le pile; tra i loro fronti, che distano 14 metri circa, viene posato un solaio alveolato prefabbricato precompresso dello spessore di 50 cm. (con intradosso a m 5,95 dai marciapiedi); dal centro del ponte tale solaio, grazie a una struttura in acciaio ancorata ad esso e alle torri degli ascensori, gradualmente si amplia fino a creare, in prossimità delle scale, una larghezza utile al pianerottolo di sbarco. Il sovrapassaggio, in quei casi in cui si presenta in trincea, prevede uno sbarco della scala e dell’ascensore a quota pressoché intermedia. Grazie alla semplicità realizzativa, dovuta principalmente all’uso di solai prefabbricati appoggiati, anche il sovrapassaggio può essere installato senza necessità di interruzione del traffico ferroviario. Anche in questo caso le superfici calpestabili sono da scegliersi tra quelle facilmente pulibili, resistenti all’usura e anti sdrucciolo. Si consiglia l’uso di pietre locali. Sistema di recinzione Il sistema di recinzione associa a un elemento base realizzato in profili e/o grigliati metallici, visivamente permeabile ed economico, un secondo elemento di pregio (una tantum) realizzato in pannelli di cls armato con marchio delle fs (e composizione a cura di artisti locali) che valorizzi la semplicità del primo. In quelle stazioni che fanno uso degli shelter questi possono essere integrati nella recinzione. Materiali, tecnologie, impianti Pensiline Struttura reticolare in acciaio; Pannelli in alluminio, acciaio o lamiera zincata e/o verniciata; Piloni e ramificazioni di appoggio in tubolari metallici; Impianti costituiti da canalizzazioni per l’illuminazione e per diffusori acustici; Illuminazione indiretta con plafoniere e lampade a basso consumo; Rete fognaria per lo smaltimento delle acque piovane. Shelter e sedute Calcestruzzo impastato con sabbie sottili gettato su appositi stampi con marchio delle fs; Braccioli tubolari per shelter e sedute in acciaio inox; Mensole porta vetro per shelter in acciaio inox; Vetro laminato e/o plaxiglas per lo shelter meno profondo. Illuminazione pensiline Le pensiline sono illuminate da luce indiretta. Lampade a basso consumo energetico protette da plafoniere a tenuta stagna e a prova di atti vandalici proiettano la luce su pannelli metallici forati giustapposti sul soffitto delle pensiline a formare una “w” rovesciata. Tali pannelli riflettenti possono essere realizzati in lamiera metallica bianca, in acciaio inox o in alluminio. Illuminazione shelter Gli shelter sono illuminati da lampade a basso consumo inserite in plafoniere a tenuta stagna e a prova di atti vandalici, ubicate in posizione parzialmente incassata nell’elemento prefabbricato di copertura. All’interno del vano possono essere inseriti pannelli informativi e/o pubblicitari. Cestino dei rifiuti differenziati Al fine di ridurre gli ingombri sui marciapiedi delle stazioni, il cestino per i rifiuti differenziati proposto è del tipo “a parete” ed è costituito da una lamiera forata in acciaio inox. Nelle stazioni in cui è presente lo shelter il cestino può diventare un accessorio da applicarsi su un fianco.

Concorso per un "monumento ai caduti di nassiriya" - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per un monumento ai caduti di nassiriya
Il progetto del nuovo memoriale ai caduti in missione a nassiriya vuole commemorare e onorare, con un segno significativo e indelebile, i 19 italiani, carabinieri, militari e civili, morti tragicamente il 12 novembre 2003 a seguito dell’attentato alla base maestrale mentre erano impegnati nell’operazione “peace keeping”. La proposta, inserita all’interno di un contesto storico ambientale di forte identità, inteso sia come luogo che introduce il visitatore al parco schuster adiacente alla basilica di s. Paolo fuori le mura e alle preesistenze archeologiche del sepolcreto ostiense, sia come punto di snodo di grande valore paesaggistico tra la via ostiense e il lungotevere, si presenta come una camera urbana aperta di 30x30 ml. Di lato coperta dal cielo e dalle stelle, come un evento tettonico carico di nuovi e profondi significati in memoria del tragico evento. Ubicato sul vertice dell’area triangolare del parco sul quale culmina il grande viale pedonale principale che inquadra prospetticamente il transetto della basilica di s. Paolo e quello secondario che conduce al fronte del complesso monumentale, l’intervento si posiziona nel sito in modo semplice e naturale, come un vero elemento di minimal landscaping, la cui forma facilmente leggibile e accogliente, appartenente all’ambiente nel quale è inserito perché in continuità con le tessiture esistenti, diventa al tempo stesso luogo di pausa di riflessione e spazio di raccordo tra le due direzione dei percorsi. In considerazione del fatto che nell’area non è possibile scavare oltre 70 cm. In profondità, il progetto propone l’idea di uno scavo, ma che in realtà non è tale, per mezzo di un muro di forma planimetrica quadrata come margine di un riempimento di terra che ha luogo nella zona adiacente il lungotevere di san paolo a seguire la quota stradale. Ciò genera un suggestivo cretto raccolto nel silenzio, con un massimo di tre metri di altezza, idoneo a contenere i visitatori. Il cretto verrà rivestito con lastre in travertino sulle quali, lungo una fascia ubicata ad altezza d’occhio, saranno incisi i nomi dei caduti. Essi saranno così distribuiti: i nomi dei due civili caduti, sul segmento verso la basilica di san paolo (lato sud); i nomi dei 12 carabinieri caduti, sul segmento di fondale (lato ovest); i nomi dei 5 militari caduti, sul terzo segmento (lato nord). La camera, che simbolicamente rimanda anche al cratere generato dall’esplosione di un ordigno bellico, contiene al suo interno le acque, che sono simbolicamente quelle dell’eufrate, il fiume che bagna nassiriya, e del tigri. Il perimetro murario dell’area commemorativa si riflette nello specchio d’acqua suddiviso dal viale secondario che lo attraversa. I riflessi cangianti generati dal velo d’acqua (realizzato a seguito di uno scavo contenuto in 60 cm. Di profondità) commentano il cammino dei visitatori al cambiare del vento, dell’ora e del clima, ampliando cinematicamente il luogo. Una scultura astratta in bronzo forgiata sulla diagonale del quadrato emerge dall’acqua da un basamento sommerso. La nuova presenza verticale - l’uomo in missione di pace a nassiriya - stabilisce un rapporto gravitazionale e magnetico con i nomi dei 19 caduti e segnala il nuovo memoriale nel contesto. Il riempimento di terra dà luogo, alla quota del lungotevere, a una terrazza vegetale che invita alla visione prospettica della camera dall’alto, scavo rivelatore della memoria sepolta, da onorare e non dimenticare. Il nuovo piano inclinato verde digrada verso la via ostiense fino alla quota stradale invitando i visitatori, provenienti dalle aree limitrofe e dall’università roma tre, a entrare nel parco transitando per l’area monumentale rivelata dall’emergenza scultorea. Il due viali che attraversano il luogo della memoria ai caduti congiungono il silenzio della camera commemorativa, ai suoni del parco, alla vita che continua. Una superficie inclinata, da realizzarsi in sabbia stabilizzata, scende nell’acqua come la riva di un fiume, rimandando alla geografia e agli elementi del luogo dell’attentato. Un sistema di fari direzionali, sommersi nelle vasche d’acqua, genera l’illuminazione notturna caratterizzata da un riverbero che conferisce sicurezza al luogo e, al tempo stesso, una vibrante atmosfera che mette in risalto le inaspettate superfici murarie e le profonde sottrazioni volumetriche della scultura. La proposta si integra con le preesistenze conservando i tracciati pedonali e non interferendo visivamente con la testata del transetto della basilica. I materiali utilizzati appartengono al contesto e, in ragione della fruizione pubblica del luogo, garantiscono elevate prestazioni di durata e di resistenza all’usura e al deterioramento. L’altezza della scultura, l’elemento più alto del progetto, è contenuta nei 5 mt. Fuori terra. Lo scavo necessario per la vasca d’acqua non supera i 60 cm.

Chiesa parrocchiale di san pio da pietrelcina - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Chiesa parrocchiale di san pio da pietrelcina
Chiesa parrocchiale di san pio da pietrelcina

Parco urbano - Santarcangelo di Romagna (RN)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Parco urbano
Il comune di santarcangelo di romagna nel corso degli anni ha realizzato una serie di operazioni mirate alla riqualificazione urbana del centro cittadino. Tra queste è inserito il progetto del parco urbano sul sito del vecchio campo sportivo (claudio lazzarini, capogruppo). Le due peculiarità del luogo sono costituite dalle possenti mura medioevali del centro storico – con lo sferisterio ai suoi piedi – frontistanti l'edificio razionalista delle poste. Tra queste due emergenze diacroniche è contenuto un vasto parterre che nel tempo è stato utilizzato sia come campo sportivo sia come mercato fieristico del bestiame. Le aree d’intervento sono: piazza marconi – via lauro de bosis; “la via dell’acqua”; la piazzetta dell’arena (poste); l’area per il gioco e ristoro; i giardinetti; l’edificio dei servizi; lo sferisterio per il gioco del tamburello; viale marini; il sistema dei parcheggi. Via lauro de bosis viene allargata per comprendere posti auto a parcheggio e una carreggiata di ritorno finalizzata alla futura pedonalizzazione del centro storico. La pavimentazione è prevista in selcio albarese alternato nei camminamenti pedonali ad albarese in lastre. Viene proposta una diversa soluzione per l’entrata e l’uscita da piazza marconi sulla via santarcangiolese finalizzata a una maggiore sicurezza sia per gli automezzi sia per i pedoni. Per “la via dell’acqua” il progetto definitivo approfondisce le scelte del preliminare ricercando attraverso lo scalare dei livelli un inserimento armonico con le pendenze esistenti finalizzato all’annullamento dell’impatto visivo. Nel progetto definitivo la fontana sorgente dell’acqua ricorda le macine dei mulini con un esplicito rimando alla vicina fossa dei mulini. Il percorso dell’acqua e la vasca di arrivo sono pavimentate in ciottolo di fiume. Nella piazzetta dell’arena all’aperto, alle spalle del palazzo dell’ufficio delle poste, è prevista la realizzazione di una copertura con tensostruttura e di una nuova pavimentazione dove sarà ubicata l’arena all’aperto. La struttura portante della tensostruttura servirà anche come sostegno del telo di proiezione. L’area per il gioco, unitamente al nuovo edificio di appoggio per il tamburello (sferisterio) e al chiosco costituiscono la parte del progetto che ha subito le maggiori modificazioni: gli spogliatoi per lo sferisterio sono stati ubicati in continuità con i servizi igienici; è stato ridefinito l’andamento dei percorsi pedonali di collegamento e l’area di pertinenza del punto di ristoro individuando anche la superficie esterna da destinarsi alla disposizione dei tavoli a servizio della struttura stessa. Anche per l’area dei giardinetti è stato ridisegnato il sistema dei percorsi finalizzato all’ottimizzazione delle interconnessioni tra gli stessi. E’ stata ridisegnata la forma della futura fontana su un’idea di tonino guerra “il prato d’acqua” e sono state individuate le zone di sosta lungo i percorsi. Il progetto tiene conto dell’alberatura esistente di pregio e individua un’ampia zona di sosta attorno al fusto di un grande pino. Lo sferisterio e la passeggiata che lo costeggia sono stati trattati in modo minimale, definendo il percorso principale, riprendendo i colori della terra battuta, accorpandolo alle sedute e alla riquadratura delle aiuole dei tigli esistenti. I posti auto su via cagnacci sono realizzati in verde carrabile onde ridurne l’impatto. Su via lauro de bosis vengono individuati 38 posti auto. Il nuovo collegamento tra piazza marconi e la via santarcangiolese unitamente all’eliminazione dei punti luce centrali e allo spostamento della fermata dell’autobus consente un incremento dei posti auto su piazza marconi da quantificare in base alla nuova organizzazione dei parcheggi. Nelle sedute in pietra e nello scalare della “via dell’acqua” viene utilizzata la pietra trachite dei colli euganei nei colori caldi. Nei percorsi all’interno del verde la pavimentazione è in cemento pigmentato nei colori delle terre mescolato con inerti in granulometria fine, bordato da cordolatura in selcio albarese. Nella via de bosis la pavimentazione è in selcio albarese e per il camminamento pedonale di collegamento tra centro e via cagnacci è in pietra albarese e selcio. Nel marciapiede lungo via de bosis viene riproposta la pavimentazione di via don minzoni in selcio e pietra grigia albarese. Il canale lungo la “via dell’acqua” viene realizzato con ciottoli di fiume a formare una cunetta di scorrimento fino alla vasca d’arrivo, anch’essa rivestita in ciottoli di fiume. Per quanto riguarda le parti carrabili, l’asfalto presenta un trattamento superficiale realizzato con inerti di natura porfirica onde renderlo cromatricamente in sintonia con il vicino centro storico. (foto claudio lazzarini)

Palazzo di giustizia - Trento (TN)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Palazzo di giustizia
Palazzo di giustizia di trento

Prototipo di istituto penitenziario di media sicurezza - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Prototipo di istituto penitenziario di media sicurezza
Il prototipo dell’istituto penitenziario di media sicurezza presentato al concorso bandito dal ministero di giustizia mira a realizzare un padiglione detentivo ibrido nel quale possa aver luogo sia la custodia che il trattamento del detenuto. Quest’ultimo aspetto è stato considerato fondamentale, in linea con le disposizioni del dpr 30 giugno 2000. Nel progetto viene ricercato un rapporto ottimale tra l’individuo e la collettività dei detenuti secondo un modello che li raggruppa in base ad affinità valutate da un punto di vista psicologico. L’intento è che all’interno del padiglione detentivo per 200 persone i gruppi trovino un rapporto di tipo familiare con la “casa” che li dovrà ospitare e con gli altri individui. A tal fine il progetto evita schemi aggregativi seriali nei quali il detenuto potrebbe smarrire la propria identità, basandosi invece sull’idea di uno stellare irregolare, innovativo, che produce un impianto architettonicamente qualitativo, che sia funzionale, fattibile e tale da richiedere un esiguo numero di guardie penitenziarie per la sorveglianza. L’irregolarità è costituita dal fatto che la sua geometria presenta due angoli di 110° e uno di 140°. Ciò al fine di consentire l’inserimento, in presenza dell’angolo maggiore tra i due bracci, di una volumetria articolata – contenente una sala polifunzionale, una biblioteca e una mensa – nel cui interno si genera una tripla altezza sulla quale si affacciano tutti i livelli. A differenza della multipla altezza propria del tradizionale corpo di fabbrica cellulare – nel quale è presente una continuità verticale costituita dal triste spazio vuoto centrale sul quale si affacciano i ballatoi che danno accesso alle celle – questa spazialità decentrata rispetto alle ali detentive risulta utile a rendere possibile l’interazione tra l’architettura della casa comune e i detenuti che la vivono. Dai due piani delle celle detentive è infatti possibile interagire visivamente con questo spazio, sia pur attraverso le grate, riuscendo a stabilire un rapporto più diretto ed efficace con gli ambienti comuni. E’ principalmente in questo modo che il progetto tende a realizzare quell’idea di ambiente che vuole costituire una possibile risposta architettonica in linea con le innovazioni apportate negli altri settori che si occupano del recupero del detenuto. La massima preoccupazione è stata quindi quella di concepire la complessa macchina dell’organismo detentivo in termini di fruibilità e vivibilità, nel rispetto delle normative e dei regolamenti vigenti, ottimizzando l’impiego del personale di vigilanza e predisponendo gli impianti tecnologici a una facile ispezionabilità. Venendo agli aspetti della fruibilità e della vivibilità, l’obiettivo è stato quello di accorpare le diverse parti che compongono l’istituto così da formare entità autonome totalmente vivibili e autosufficienti. Le funzioni contenute all’interno del prototipo sono state distribuite in modo da risultare perfettamente fruibili sia dai detenuti che dalle guardie penitenziarie nei modi richiesti dalla normativa, nonché vivibili in modo ottimale sia per la qualità che per la quantità degli spazi, nonché per le caratteristiche di illuminazione naturale e per la varietà delle visuali esterne delle superfici a verde. Per quanto riguarda il rispetto delle normative di sicurezza e dei regolamenti vigenti il progetto opta per l’inserimento di scale di sicurezza sulle testate dei tre bracci dei padiglioni, al fine di rendere possibile l’evacuazione in caso di un incendio. Ma come rendere le scale di sicurezza compatibili con le esigenze di controllo proprie di un istituto di detenzione? Il problema è stato risolto attraverso l’adozione di un ponte mobile incernierato sulla scala che, per mezzo di martinetti idraulici, si ribalta e chiude la scala stessa. Quando e se necessario questo ponte può essere ribaltato e abbassato fino ad appoggiardi su un profilo a “l” ancorato alla testata dell’edificio, così da permettere la continuità calpestabile tra il corridoio del braccio detentivo e la scala di sicurezza. I parapetti del ponte sono fissi e, quando questo è alzato, rientrano nel pianerottolo della scala. La struttura del ponte è in ferro e il suo piano è realizzato in grigliato metallico. Venendo all’ottimizzazione dell’impiego del personale di vigilanza, tale requisito è stato tenuto nella massima considerazione. E’ possibile osservare che il progetto aggiunge alcuni forti caratteri innovativi a uno schema molto apprezzato e ben collaudato da questo punto di vista. Primo tra tutti va sottolineato l’angolo di rotazione che genera i tre bracci dello stellare: non più tre angoli uguali da 120° ma due angoli da 110° e uno da 140°. Sia nello schema tradizionale (120°x3), che nel prototipo qui proposto, gli assi dei corridoi di accesso alle celle detentive e ai vani collocati al piano terra convergono in un punto situato nel centro dello stellare, rendendo pienamente visibili tutti gli spazi distributivi da un’unica guardia penitenziaria per piano, ivi compresi il corridoio di accesso allo stellare collocato al piano terra e l’atrio a multipla altezza dal quale si accede alla sala polivalente e alla biblioteca. Il progetto prevede pertanto padiglioni a tre bracci con celle ai piani primo e secondo, e altre attività al piano terra: mensa; cucina con dispensa, celle frigo e accesso carico/scarico; biblioteca; sala polivalente; aule didattiche; sala insegnanti; stanza assistente sociale; stanza psicologo; stanza educatori; stanza cappellano; cappelle; spaccio generi alimentari; stanza socialità; deposito. Da un punto di vista strutturale lo stellare è composto da cinque strutture indipendenti giuntate tra loro e precisamente: braccio ovest; braccio nord; braccio est; nodo centrale; corpo sala polivalente/biblioteca/mensa. L’edificio consta di tre piani fuori terra e di un piano interrato ispezionabile per gli impianti. Il piano terra ha un’altezza utile di 3,44 ml. E un’altezza da finito a finito di 3,84 ml., con un pacchetto solaio di 0,40 ml. I piani primo e secondo hanno un’altezza utile di 2,70 ml. E un’altezza da finito a finito di 3,10 ml., con un pacchetto solaio di 0,40 ml. Il livello interrato per la galleria degli impianti ha un’altezza di 2,30 ml. E un’altezza da finito a finito di 2,70 ml., con un pacchetto solaio di 0,40 ml. Il pacchetto di copertura include, oltre al solaio, un’adeguata coibentazione, l’impermeabilizzazione, la finitura terrazzata e le pendenze per lo scolo delle acque piovane verso i discendenti collocati nei cavedi ispezionabili. I bracci sono costituiti da un corpo triplo con pilastri ubicati sui muri perimetrali e pilastroni cavi a forma di “v” sui corridoi. Questi ultimi fungono, oltre che da elementi strutturali fortemente irrigidenti tutto il telaio, anche da cavedi per gli impianti, perfettamente ispezionabili dai corridoi, nei quali si accede tramite dei portelli. Ogni braccio è dotato di due corpi scala: un primo corpo scala posizionato centralmente e utilizzabile regolarmente, un secondo corpo scala posizionato sulle testate, utilizzabile in caso d’incendio attraverso un particolare meccanismo totalmente ed esclusivamente azionabile dall’esterno dalla polizia penitenziaria (già descritto). Oltre alle celle, i piani detentivi dello stellare contengono le stanze per la socialità (una per braccio accessibile direttamente dal braccio stesso), la medicheria, la barberia, la stanza per i colloqui con il vice direttore, un servizio igienico per la polizia penitenziaria e uno spazio per la pulizia. Al centro del nodo è inserito il posto di controllo, costituito da una stanza esagonale in struttura di acciaio inossidabile e vetri corazzati, all’interno della quale è inserita una consolle poligonale completa di comandi e monitor che ne occupa cinque dei sei lati. Detention facility prototype The goals of this entry to a national competition is to group all the areas needed in a penitentiary institution in one unique building prototype so as to create completely livable and self-sufficient pavilion units. The structure’s various functions are distributed in such a way as to create spaces to be used independently by both prisoners and penitentiary guards. Natural illumination and external views were highly important considerations. The project adds innovative features to a pre-existing and well-tested scheme: the detention three-wing-star-pavilion. Firstly, the angles between the three wings are not the typical 120° angles; two of the angles are 110° while the third is of 140°. Both the traditional and the proposed prototype schemes have internal axial corridors which, providing access to the cells and other spaces, converge towards the center of the building. A single control area is located in this spot per floor where it is possible for one guard to visually keep watch over all circulation areas. The project proposes the wings on the second and third floors to hold the inmates’ cells. The wings at the ground floor hold instead a series of spaces including the cafeteria, the kitchen, food storage and refrigerant cells, loading and unloading service areas, a library, a multi-purpose and projection room, laboratories, classrooms, a social assistant room, the psychologist’s office, boarding schools, chaplain and social rooms, chapels, a food shop and a general deposit area. The maximum number of inmates per floor is 100 and the building’s maximum capacity is 200. Each wing has a social room with direct access from the internal corridor. The two upper floors each have a first-aid room, a barber space, shower and changing rooms for the guards, a maintenace room and the vice-director’s meeting room. The cells have varying dimensions to offer a wide range of possible internal configurations. The building structure is based on external concrete rectangular columns and internal hollow concrete v-shaped bearing walls. The latter structural system defines vertical chases for internal plumbing and mechanical shafts, so as to easily pass through all floors and remain well-accessible from the corridors for regular maintenance. Each wing has two staircases: the one located in the central part of the building is to be used regularly, while the second, located at the end of the corridor, is to be used only in case of emergency. This stairway can be operated only by penitentiary guards, through an electro-mechanical device able to close its access through a movable steel pedestrian bridge that, once open, connects the stair to the building. The whole project comprises three star-shaped buildings connected to a service center containing common spaces such as the acceptance area, interviews rooms, common services for the inmates’ families and waiting rooms. Outside the detention facility’s wall is a single volume containing the sally-port, the quarters for the guards and the directional offices.

Prototipo pensiline - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Prototipo pensiline
Prototipo pensiline

Nuovi alloggi nella caserma salvo d'acquisto - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Nuovi alloggi nella caserma salvo dacquisto
L’area di progetto, ubicata in roma all’interno della caserma dei carabinieri salvo d’acquisto sul viale tor di quinto, è caratterizzata dalla presenza del campo di calcio dedicato a tommaso maestrelli, orientato con il lato lungo in direzione nord-sud. Il nuovo spazio urbano è sotteso alla volontà di dar luogo a un sistema insediativo chiaro e facilmente ispezionabile in tutte le sue parti, che eviti zone chiuse e nascoste e che allo stesso tempo sia in grado di generare un effetto di unità urbana morfologicamente definita nella quale i residenti possano riconoscere diversità e articolazione degli spazi. Pertanto sono stati proposti due edifici disposti secondo l’asse nord-sud, così da permetterne l’insolazione dei fronti durante le varie ore del giorno, oltre a un viale interno nel quale il sole è quasi sempre presente. Fermo restando l’orientamento nord-sud, una considerazione decisiva nel posizionamento dei due edifici ha riguardato il fatto che non si è voluto ridurre lo spazio frontistante il cancello d’ingresso alla caserma salvo d’acquisto al fine di non perdere quella profondità prospettica che a tale luogo è dovuta. Pertanto l’edificio più vicino al cancello è stato traslato verso nord così da aumentare la profondità spaziale realmente percepibile dalla piazzola d’ingresso. Gli edifici sono circondati da una fascia di verde privato, oltre la quale ha luogo un percorso pedonale necessario a consentire la periodica sorveglianza dell’intero comprensorio. L’accesso ai nuovi edifici residenziali è indipendente rispetto a quello della caserma. Il nuovo vialetto residenziale presenta una forma a “l” che termina su una rotatoria necessaria per l’inversione del senso di marcia. Su di esso si affacciano i due nuovi edifici residenziali, ubicati in posizione sfalsata per i seguenti motivi: ridurre la lunghezza del tratto in cui i fronti dei due edifici si contrappongono; evitare di realizzare incroci tra le rampe delle autorimesse interrate e la strada di accesso; utilizzare questo sfalsamento per dar luogo a delle aree ove ubicare, in modo articolato quindi ottimamente distribuiti sul sito, i parcheggi a raso, una piscina, un’area giochi, l’abitazione del custode-portiere-giardiniere, nonché il posto di manutenzione per veicoli pesanti e leggeri. Sul vialetto hanno luogo gli accessi pedonali agli edifici e agli alloggi. Tali accessi sono distribuiti sulle testate degli stessi edifici per quanto riguarda gli ingressi a tutti gli alloggi ubicati ai piani superiori, nonché ubicati sulle testate a piano terra; direttamente dal marciapiede per i quattro alloggi che, in ciascun edificio, sono collocati a piano terra in posizione centrale. Un piccolo edificio porticato contenente gli spogliatoi, i bagni e una saletta comune costituisce l’accesso alla piscina nonché funge da separazione anche visiva della stessa dal resto dell’intervento. La proposta architettonica delle residenze è costituita da due edifici uguali, ognuno dei quali formato da un sistema morfologicamente lineare ma tipologicamente articolato, distribuito verticalmente da due corpi scala/ascensore ubicati alle sue estremità e da un corridoio interno collocato al primo piano così da mettere i corpi scala/ascensore in comunicazione tra loro. Tale corridoio interno prende luce e aria da ampie finestre ubicate in prossimità dei corpi scala/ascensore, ed è ulteriormente illuminato dall’alto da tre pozzi di luce spaziati a intervalli regolari. Gli edifici si sviluppano su quattro livelli fuori terra e su uno interrato nel quale ha luogo l’autorimessa, andando a formare un corpo di fabbrica della lunghezza di 71,80 ml. Ogni edificio contiene 20 alloggi, per un totale nei due edifici di 40 alloggi del tipo richiesto. Pertanto ogni edificio soddisfa il 50% delle richieste di alloggi, e precisamente: 5 alloggi della dimensione di 120 mq.; 9 alloggi della dimensione di 140 mq.; 3 alloggi della dimensione di 160 mq.; 3 alloggi della dimensione di 200 mq. Ai piani terra e terzo di ogni edificio sono ubicati esclusivamente gli alloggi simplex (sei al piano terra, quattro al piano terzo) mentre ai piani primo e secondo sono ubicati gli alloggi duplex (dieci) di cui quelli contenuti nella parte centrale sono raggiungibili dal corridoio interno. Più in dettaglio, al piano terra hanno luogo 3 alloggi da 120 mq. E 3 alloggi da 140 mq., tutti simplex. Al piano primo e secondo hanno luogo 4 alloggi da 140 mq., 3 alloggi da 160 mq. E 3 alloggi da 200 mq., tutti duplex. Al piano terzo hanno luogo 2 alloggi da 120 mq. E 2 alloggi da 140 mq., nonché 4 terrazze di copertura di pertinenza dei 4 alloggi da 140 mq. Tutti gli alloggi sono muniti di due bagni, a eccezione dei tagli da 200 mq. Che ne contengono 3. Altre caratteristiche architettoniche degli edifici sono le grandi terrazze di cui godono tutti gli alloggi e la presenza di due balconi ubicati in posizione di testata che, come trampolini, si proiettano a sbalzo sullo spazio sottostante connotando gli edifici con articolate accentuazioni strutturali, in sintonia con quelle degli edifici esistenti nella caserma salvo d’acquisto. I due edifici sono dotati di ampie autorimesse contenenti 21 box per un totale di 28 posti auto. La scelta architettonica di dotare gli alloggi di numerose terrazze risponde alla duplice esigenza di realizzare confortevoli spazi all’aperto e, allo stesso tempo, piani orizzontali utili a schermare dal sole i fronti degli edifici. Inoltre i setti ad andamento lievemente obliquo che contengono detti terrazzi contribuiscono a schermare i fronti dal sole del sud. Dwellings in the policemen quarters salvo d’acquisto in rome The objectives of this architectural competition are to create 40 new dwelling units with ample open green areas inside the salvo d’acquisto policemen quarters located in rome along viale tor di quinto. In the project area of 14,100 sq.m., distinguished by the presence of the important soccer field dedicated to tommaso maestrelli, have been designed two four-stories residential linear buildings oriented along the north-south axis. They have been staggered to reduce their environmental impact in the site, to improve the sun exposure of the dwellings, to create ample views and green areas with swimming pool and playground, to improve the vehicular and pedestrian circulation, to alternate the car entrances to the garage and to optimize the location of two external parking areas. Each residential building contains 20 apartments of 120, 140, 160 and 200 sq.m. (simplex and duplex, double-oriented) and an underground level with 28 parking places and canteens. All the ground level apartments have private gardens, the penthouse apartments have roof terraces while all the intermediate ones have large open terraces. The residential buildings are connected to the main entrance gate through a controlled internal private street giving access both to the apartments and to the underground garage. Along the gate is situated the house of the custodian while on the north-west side of the lot is located the required car maintenance area.

Concorso per il nuovo municipio di santa marinella - Santa Marinella (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per il nuovo municipio di santa marinella
Santa marinella è una città di mare. Il suo abitato si estende sul territorio compreso tra la linea ferroviaria e la costa, è attraversato dalla via aurelia e si sviluppa secondo un impianto urbanistico lineare, composto di pochi elementi emergenti: la chiesa, il castello odescalchi, il porto. Il paesaggio è segnato da un tessuto frantumato di edifici di dimensioni ridotte, diversi nel carattere e nello stile, disposti secondo giaciture differenti che lasciano liberi pochi vuoti interstiziali, talora piazze, talora slarghi, talora verde. Come in molte città costiere, l’agglomerato si disperde in una spazialità fluida, indefinita, senza un vero centro, senza un chiaro rapporto fra i vuoti non edificati e i pieni degli edifici. La richiesta di una nuova sede municipale, in un’area vuota, tangente la via aurelia, tra presenze architettoniche eterogenee disposte in modo non gerarchico, offre l’occasione per dare una identità allo spazio pubblico interessato dalla massima istituzione cittadina. L’area prevista per il nuovo municipio sembra suggerire un’architettura dall’immagine forte e dal carattere unitario. Il compito posto ai progettisti è quello di interpretare le potenzialità di un’area, oggi non particolarmente significativa, conferendole un valore simbolico, funzionale ed estetico, di centralità urbana e di rappresentatività istituzionale. Il luogo ove sorgerà il nuovo municipio, baricentrico e dominante per quota altimetrica, suggerisce il principio insediativo dell’acropoli: un’acropoli che tuttavia non si configuri come isolata ed avulsa dal contesto, ma come elemento ordinatore degli spazi limitrofi attratti per forza centripeta dalla nuova significativa presenza. Il palazzo comunale è inteso non più solo come ganglio amministrativo e burocratico di una comunità, ma come elemento propulsore di vita sociale, permeabile, accogliente, esteticamente qualificato. Il principio di permeabilità diviene motivo ispiratore del progetto. Il parterre di ingresso sulla via aurelia, la nuova piazza della repubblica, gli slarghi sulla via della libertà, tra loro comunicanti, sono tutti a loro volta connessi con la corte interna, spazio civico di attraversamento, di incontro, di sosta o di intrattenimento per riunioni di tipo istituzionale. Dalla corte si accede, attraverso la gradonata di copertura dell’aula consiliare, ad una terrazza panoramica, ove si apre su un lato il livello superiore della biblioteca e sull’altro un luogo di ristoro. La piazza ricavata dall’arretramento dell’edificio sulla via aurelia è delimitata ad ovest dal “castelletto”, ad est dall’edificio per la polizia e verso l’aurelia dal filare di pini esistenti. La sua configurazione allungata, ritmata dal disegno bicromo (in porfido e travertino) della pavimentazione ne ribadisce il ruolo di foro cittadino che, oltre il portico d’ingresso, attraverso le vetrate del grande atrio di smistamento (ugualmente pavimentato), prosegue nella piazza interna fino alla grande gradonata che limita la corte sul lato sud. La piazza della repubblica, ridisegnata e opportunamente arredata, diviene il luogo della musica, dello spettacolo e del tempo libero, connesso alla corte interna del municipio tramite un ampio porticato sul lato est. Il “castelletto”, con le sue linee medievaleggianti, costituisce una quinta scenografica alla piazza. I suoi ambienti interni sono destinati a supporto logistico per eventi e rappresentazioni temporanee. I due slarghi su via della libertà a quote diverse, connessi da un’ampia rampa, delimitano uno spazio centrale di accesso alla sala consiliare. Dallo slargo a quota superiore si accede al 1° livello della biblioteca, da quello inferiore alle sale riservate ai componenti del consiglio. La corte centrale è collegata alle due “piazzette” su via della libertà tramite due rampe, di cui quella ad est prosegue con una scala per raggiungere la quota inferiore. La corte interna, dall’invaso quadrato delimitato a sud dalla gradonata di copertura della sala consiliare ed aperto ad ovest verso piazza della repubblica, è permeabile ed attraversabile nelle ore di apertura dei servizi amministrativi, ma anche, all’occorrenza, utilizzabile come anfiteatro per incontri e manifestazioni all’aperto. L’esame dei problemi della viabilità ha condotto alle seguenti scelte progettuali. A) previsione di una strada di collegamento della via aurelia con via della libertà lungo il confine est del lotto, in asse con l’esistente via ulpiano. La strada, articolata in due tratte a pendenza costante del 12%, presenta in zona mediana l’ingresso ai parcheggi. Sulla destra, provenendo dall’aurelia, si apre l’accesso diretto al parcheggio dipendenti, sulla sinistra l’ingresso al parcheggio pubblico, raggiungibile attraverso una rampa adiacente all’edificio polizia. Nel caso di saturazione del 1° livello di parcheggio pubblico una rotatoria interna conduce ad una seconda rampa, sottostante alla prima, che raggiunge il 2° livello. Gli standard, sia per il pubblico sia per il privato, risultano perfettamente rispettati. Particolare attenzione è stata posta all’osservanza della normativa relativa ai distacchi dai confini e dagli edifici limitrofi ed alle distanze regolamentari da “luci” esistenti nelle proprietà confinanti. B) pedonalizzazione e valorizzazione del percorso esistente ubicato tra l’area del nuovo edificio e la piazza della repubblica, previsto nel progetto in asse con via del lido. L’importanza del nuovo asse pedonale è segnalata con evidenza dalla rotazione del fronte sulla via aurelia che vuole indicare un invito e un’apertura verso il mare. Si individua così, con una galleria-ponte nell’angolo nord-ovest del municipio, una “porta” di accesso alla piazza. Dal nuovo asse si può accedere direttamente, attraverso un gruppo scala-ascensore, agli ambienti comunali preposti all’assistenza e all’istruzione o, ad ovest, all’ingresso autonomo alla biblioteca ubicato sotto il portico di collegamento della corte interna con piazza della repubblica. Da via della libertà è garantito l’accesso di auto per operazioni di carico e scarico in prossimità del bar e ristorante esistenti. Il progetto del nuovo palazzo municipale risponde all’eterogeneità dell’area con un’immagine stilisticamente forte e unitaria che, nella semplicità, nel rigore e nella chiarezza volumetrica, ricorda il linguaggio del razionalismo italiano. L’inserimento di giaciture e angolazioni diverse stempera la geometria classica del blocco centrale ricercando il dialogo con il contesto. La volumetria pura e compiuta, propria dell’architettura razionale, si dinamizza con l’introduzione di un volume leggermente ruotato rispetto all’aurelia. Anche altri elementi mitigano il rigore stereometrico del progetto, come la leggera rotazione del fronte della biblioteca o la facciata della sala consiliare che, rivolta verso la via della libertà, leggermente si incurva modellandosi secondo la linea costiera. Nella distribuzione e nel dimensionamento dei vari settori e ambienti particolare attenzione è stata posta al rapporto coerente tra le funzioni: accessibilità e vicinanza tra funzioni connesse, autonomia di accesso ad alcune zone, loro isolabilità per funzionamento indipendente. Compatibilmente con i limiti di costo previsti, le superfici eccedono le richieste comunali di circa il 20÷30% in vista di possibili ampliamenti futuri. Il principale ingresso pubblico all’edificio si apre sulla via aurelia, al centro di un portico che lascia vedere, attraverso grandi vetrate, un atrio a doppia altezza, luogo di prima accoglienza, smistamento agli uffici e spazio flessibile per mostre ed eventi temporanei. Sul lato destro della corte si apre un grande salone di uffici con sportelli al pubblico, completamente vetrato ed accessibile anche direttamente dalla corte stessa. Sul lato sinistro invece, un varco porticato media lo spazio tra le due piazze ed ospita un accesso indipendente alla biblioteca. Per motivi di sicurezza possono essere previsti cancelli o schermi trasparenti a scomparsa. Sul lato verso mare è disposta la zona “politica” del municipio. L’aula consiliare, cui si accede dalla corte interna o direttamente dalla via della libertà, costituisce un corpo a se stante inserito sotto il lato sud dell’edificio, con copertura gradonata verso la corte. Nel lato nord dell’area si trovano completamente interrati (alle quote –2,20, –4,70 e –7,20) tre livelli di parcheggi. Ai livelli –2,60 e –5,80 verso il lato mare ampie aree all’aperto, collegate da una rampa, permettono l’accesso diretto alla biblioteca (a quota –2,60 lato sud-ovest), agli spazi destinati alle cerimonie civili, all’aula da 400 posti, alle sale consiglieri e a quelle dei gruppi politici di maggioranza e minoranza (a quota –5,80 lato sud-est). Nel corpo lato nord trova posto la zona dell’assistenza, dei servizi sociali e dell’istruzione pubblica, collegata con galleria-ponte direttamente alla piazza della repubblica e con ingresso autonomo. Attraverso un corpo di testata con elementi di comunicazione verticale, la galleria segna l’inizio del percorso pedonale sottostante. Nel corpo ad ovest sono ubicati i locali della biblioteca, mentre nel corpo ad est il servizio di ragioneria, contenzioso e sviluppo del personale. Il settore degli uffici urbanistici occupa interamente il lato a nord. A sud, il corpo “a ponte” sopra la gradonata, accoglie gli organi istituzionali con gli uffici del sindaco, vice sindaco, segretario generale, presidente del consiglio, e le sale di rappresentanza e della giunta. Sul lato ovest sono ubicati gli uffici per gli assessori e la sala stampa. Nell’ala opposta il settore dei servizi tecnici.

Concorso per il nuovo stadio di siena - Siena (SI)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso per il nuovo stadio di siena
Nell’affrontare il progetto del nuovo stadio che introduce nel territorio senese una presenza di impatto e dimensioni più che rilevanti, non si può trascurare di tracciare, sia pur brevemente, un quadro della storia della città di siena e del suo paesaggio. Ciò perché ogni scelta che oggi in questo contesto viene operata deve essere profondamente misurata con la straordinaria cultura e tradizione del luogo e con l’eccezionale paesaggio collinare del territorio. Le origini di siena, che secondo una leggenda sono dovute a senio figlio di romolo e secondo un’altra leggenda ai galli senoni, storicamente risalgono alla civiltà etrusca. Dopo essere stata parte di quell’antica cultura siena diventò la città romana “sena julia”, quindi fiorì sotto i re lombardi. In epoca medievale la città, pur essendo sede vescovile, mantenne una certa compattezza territoriale. Successivamente venne retta dai conti franchi, sotto cui iniziò a svilupparsi una florida rete commerciale. Numerosi borghi e castelli si consolidarono nel territorio circostante e la città assunse notevole importanza grazie alla via francigena, la direttrice dei pellegrinaggi a roma con provenienze dal nord e in particolare dalla francia. Agli inizi del xii secolo siena vantava già una struttura urbana ben definita e un ordinamento amministrativo che suscitarono l'aperta ostilità di firenze, mentre alla fine del xii secolo il comune ottenne il privilegio di poter battere una propria moneta. Questa è l'epoca in cui si costruirono acquedotti e le antiche famiglie feudali edificarono i propri palazzi in città trasferendosi dai loro possedimenti dando vita al singolare fenomeno dei “castellieri”, vere e proprie isole immobiliari riservate ai rispettivi clan. Dal nucleo originario, situato sul colle di castelvecchio, dove venne eretta la cattedrale, la città si era nel frattempo espansa lungo il percorso della via francigena che veniva a unire in forma di y i crinali degli altri due colli di camollia, a nord, e di castel montone a sud-est. Presso l’incrocio di queste tre braccia fu delineato lo straordinario spazio inclinato a forma di conchiglia di piazza del campo dove, alla fine del 1200, venne costruito il palazzo pubblico. Sia questa grande intuizione urbanistica, sia il duomo e le tante chiese che, ancora, i palazzi (salimbeni, sansedoni, chigi-saracini, buonsignori, tra gli altri) stanno a testimoniare la grande sensibilità che la città ha sempre avuto sui temi dell’architettura, dell’arte e del paesaggio. Lo schierarsi di siena nello scacchiere ghibellino, ora che anche i "popolani" potevano ricoprire cariche pubbliche, portò allo scontro con firenze avvenuto con la battaglia di montaperti che si tradusse per i senesi in un’inaspettata e clamorosa vittoria. Questa stabilità fu interrotta nel 1348 dalla peste che decimò la popolazione. Dopo questo flagello siena entrò in un’era di alta religiosità che produsse figure mistiche quali santa caterina e una serie di grandi artisti religiosi. Seguì un periodo di forte conflittualità sociale che ebbe il suo apice nella rivolta dei lanaioli della contrada del bruco che nel 1371 arrivarono a estromettere i governanti decidendo di dar vita a un governo di coalizione in cui fossero rappresentati gli interessi dei vari ceti sociali, che nel frattempo si erano organizzati nei monti (raggruppamenti politici a cui i senesi erano pressoché obbligati ad aderire). La decisa volontà d'affermazione di numerose grandi famiglie e un loro acuto stato di litigiosità causò una forte instabilità politica. Fu agevole per pandolfo petrucci inserirsi in questa situazione disgregata e gestire un potere pressoché esclusivo fino al 1512. Alla sua morte siena era divenuta una pedina da collocare immediatamente a posto, indipendentemente dalla sua volontà. Un primo agguerrito colpo di mano fu tentato nel 1526 dai fiorentini appoggiati dall'esercito di papa clemente vii. I senesi si appoggiarono in questi anni alla spagna di carlo v, ma la protezione degli spagnoli si fece via via più asfissiante e minacciosa, sino a trascendere in una volontà di totale controllo della vita politica senese. La rozza crudeltà degli occupanti fu la causa scatenante della rivolta con la quale i senesi cacciarono gli spagnoli. L’indipendenza della città cessò allorquando firenze le mosse guerra, dato che re filippo ii di spagna gliela cedette. Siena diventò dunque l'unico centro d'accoglienza dei fuoriusciti politici fiorentini. Pur mantenendo una sua dignitosa fisionomia, a siena non rimase che coltivare i ricordi di un glorioso passato. Ciò avvenne principalmente con l'evolversi verso le forme attuali del palio delle contrade, la più significativa e partecipata celebrazione della complessa vicenda storica della città. Delle antiche tradizioni mercantili non sopravvisse nulla e la pur fondamentale istituzione bancaria del monte dei paschi, importante erede dei banchieri medievali, operava in ambito solamente territoriale. Ai sempre più numerosi visitatori si apriva una città deserta e ormai lontana dai vecchi fasti, anche se la vita rimaneva vivace intorno all’università e alle accademie cinquecentesche. Durante l'unità d'italia ebbe luogo una sostanziale rinascita di siena che, aderendo per prima in toscana al regno dei savoia, s'inserì nella nuova forte realtà nazionale. Siena ha sempre suscitato profondo interesse verso i turisti per la bellezza dei suoi monumenti e per la ricchezza delle sue opere d'arte. Grandi artisti sono nati a siena e tra questi si possono ricordare duccio di boninsegna e nicola pisano, che hanno lavorato al grande capolavoro artistico della città: il duomo. Anche nella provincia di siena é possibile ammirare luoghi di interesse artistico, storico e naturalistico. Di recente sono stati aperti i musei senesi. Poche aree geografiche del mondo possono vantare la varietà di ambienti e di economie che caratterizza il territorio senese. Si comincia a nord con l'incomparabile ricchezza paesaggistica del chianti, trapunto di viti e di ulivi che si stagliano sui poggi domati dalla sapiente regola del lavoro contadino. Ma è sulle colline che mani antiche eressero le mura di monteriggioni e di san gimignano, oggi suggestivi e movimentati luoghi d'attrazione turistica. La dolce vallata dell'arbia invece, incorniciata da agili filari di pioppi, introduce a un risalire di colli che culminano nell'apice turrito di montalcino, patria del pregiato brunello. Di fianco, il terreno si rassecca nel caratteristico paesaggio delle "crete", a strapiombo nei suoi calanchi afferrati al verde di cipressi isolati e fieri sulla cima delle balze. Di questo eccezionale repertorio geografico e ambientale, che contiene in ogni suo borgo tesori d'arte e memorie storiche d'inestimabile valore, siena è appunto il cuore, la qualità della vita fatta città, il primo comune d'europa a chiudere il suo centro al traffico delle auto già dal 1966. Siena, città dove ogni pietra giace immutata nei secoli, è oggi un luogo internazionale di cultura che vanta un'università di 750 anni e ospita istituzioni prestigiose, sede di convegni e congressi. In essa si respira un'atmosfera unica al mondo, perché il suo popolo ha conservato vive le tradizioni dei padri come quelle legate alla festa del palio, rinnovandole ogni anno con immutata forza ed entusiasmo. In questo delicatissimo contesto culturale frutto di una lunga sedimentazione storica, ogni nuovo intervento deve obbligatoriamente confrontarsi con le specificità della città di siena e con il suo territorio, per dimostrare di possedere quei caratteri in grado di non interrompere una temperata ricerca di tradizione all’innovazione, mantenendo viva la continuità dei suoi mutamenti storici. Inserimento ambientale del nuovo stadio Lo spazio dell’architettura nel paesaggio potrà essere realmente compreso solo con il movimento, con l’azione cinetica dell’uomo che interagisce con la nuova realtà e la misura. Le visioni spaziali del paesaggio andranno a sovrapporsi con quelle dello stadio diventando un tutt’uno con esso. Con uno spirito in sintonia con il contesto storico-ambientale di elevatissimo pregio della città in generale e del sito in particolare, la giunta del comune di siena in data 17/09/2003 ha deliberato, (con il siena in serie a non si poteva fare altrimenti), il bando per la progettazione architettonica e ambientale del nuovo stadio che sorgerà a circa 5 chilometri sud sud-est della città. Premesso che la bellezza del sito non potrà mai essere uguagliata da nessun manufatto architettonico anche se di illuminatissima ideazione, considerando che il vecchio stadio è una presenza sempre più scomoda all’interno del centro storico specie ora che il siena è in serie a (tale da rappresentare una realtà che innesta una crescente serie di problemi derivanti dal garantire la salvaguardia del patrimonio artistico della città: dotazione di parcheggi, controllo di atti di vandalismo, riduzione del tasso d’inquinamento dell’aria, acustico, ecc.), nonché prendendo atto del fatto che la struttura esistente è al limite della sicurezza nell’ospitare partite tra squadre di prima divisione, si può comprendere come la realizzazione di questa nuova opera rappresenti un’urgente necessità per la città. Inoltre l’area prescelta, situata in fregio a un’area industriale denominata borgo vecchio – direttamente servita dalla stazione ferroviaria d’isola d’arbia, ha il pregio di risultare ottimamente distribuita oltreché dalla ferrovia anche da un sistema stradale di recente progettazione, nonché di poter essere attrezzata con le necessarie aree a parcheggio. Pertanto è solo a fronte di queste considerazioni che si può inscrivere la presente partecipazione al concorso. Il pregio del paesaggio senese in generale e del sito individuato in particolare, è tale che la centralità del tema non è rappresentata dallo stadio in sé, ma piuttosto dalla progettazione di un sistema ambientale nel quale lo stadio risulti inserito come una presenza pressoché invisibile in lontananza, che si rende passo passo percepibile e che diventa visibile unicamente avvicinandosi ad esso e fruendone. Onde perseguire questi obiettivi ambientali di carattere prioritario, la risposta progettuale in senso paesaggistico assume il valore di un “canyon” che viene ricavato nelle curve di livello esistenti come effetto di calibrati interventi di modellazione del territorio, ovvero del canyon all’interno del quale con somma accortezza viene incastonato, come se fosse una gemma, lo stadio. Nel suo intorno ha luogo un anello pedonale che l’abbraccia su tutti i lati, diventando il luogo dal quale avvengono gli ingressi. Questi hanno luogo a quota 184,10, intermedia rispetto alle gradinate, così da minimizzare la lunghezza dei tragitti che gli spettatori dovranno percorrere per raggiungere i posti a sedere. Pertanto la quota 178,00 del campo da gioco risulta essere ribassata rispetto all’anello distributivo di 6,10 ml., producendo il gradevole effetto di dominare dall’alto lo spazio entrando nello stadio e al contempo riducendone l’impatto sull’ambiente. Inoltre dalle tribune sud più alte si potrà godere della bellezza del panorama rappresentato dalla vista della città di siena. Concetto compositivo: una nuova idea di paesaggio Il dissolvere i confini tra edificio e paesaggio, ovvero il “blurring architecture”, è un tema qui fortemente perseguito. Il progetto pone come questione dominante l’interrelazione dialogica tra paesaggio e architettura lì dove le caratteristiche del luogo vengono preservate e le qualità naturali potenziate con il considerare la matrice spaziale interno-esterno come un continuum. In quest’ottica il nuovo stadio non viene visto come oggetto isolato ma come parte integrante del territorio sul quale sorge. Il paesaggo naturale diventa una fonte potenziale di piacere che aggiunge bellezza e vitalità all’ideazione architettonica, e il lavoro progettuale viene guidato dall’ideazione e dalla modellazione del “landscape” piuttosto che in opposizione ad esso. Al fine di accrescerne il senso di spazialità le linee di demarcazione esistenti tra la nuova struttura e il paesaggio sono state rese ambigue rendendo al contempo il suo inizio e la sua fine non più esattamente misurabili. Ciò è stato ottenuto modellando la topografia e incorporandola sin dall’inizio all’interno del concetto compositivo della nuova architettura. Inoltre lo stadio è stato disposto in modo da catturare vedute lontane. La dissolvenza dei confini tra il dentro e il fuori e la possibilità di misurare e traguardare visivamente lo spazio è stata notevolmente amplificata attraverso questo basilare processo. L’uso di materiali terrosi e verdi per coprire strutture, così da creare topografie artificiali, di giardini pensili che fungono anche da brise-soleil per i margini dell’intervento, costituisce una modalità utilizzata al fine di sfilacciare i confini tra l’elemento naturalistico e l’architettura. Gran parte del lavoro progettuale ha avuto inizio con la sezione trasversale, ispirata dalla forma esistente del terreno lì dove le curve di livello sono state modellate così da creare un sistema di “camere” in fregio al nuovo invaso. Un più apparentemente impercettibile dialogo tra architettura e paesaggio è stato ottenuto riportando l’eco di alcuni aspetti della natura, quali i ritmi delle colline senesi, all’interno dell’invaso spaziale, con il riflettersi di questi elementi sia nell’andamento della sua copertura sia nella variabile altimetria dei suoi margini, derivando inoltre spunti compositivi dalle configurazioni casuali dei raggi del sole e delle zone d’ombra e proiettando nello stadio il profilo antropizzato del capolouogo che si staglia sull’orizzonte, cogliendone deliberatamente i riflessi nel caleidoscopico paesaggio circostante. Tali modalità di dialogo con la natura consentono di evidenziare qualità particolari nel porre l’attenzione su episodi spaziali spesso inaspettati, suggerendo tensioni e ambiguità e aprendo questioni ispirate a produrre la partecipe e sensibile attivazione ai fenomeni dell’architettura di quanti saranno immersi in questa nuova idea di paesaggio. Obiettivi del progetto Prima di entrare nella specifica descrizione delle singole componenti del progetto si ritiene utile elencare una serie di considerazioni guida, perseguite come obiettivi prioritari a cui dare risposta: - ricercare le qualità del luogo e il modo di rispondere ad esso; - dialogare con la natura, “blurring”, riduzione di impatto non come mera mimesi ma come integrazione con l’ambiente; - rendere percepibile lo spazio non solo con la vista, ma anche con il senso d’orientamento, con il tatto, con l’olfatto, con l’eco dei propri passi nei passaggi stretti, con la sua assenza in quelli ampi; - dar luogo a una spazialità aperta ma protetta, a spazi che emergono da tracce lasciate sul terreno; - intersecare le linee di progetto dello stadio con quelle delle colline; - trovare risposte aperte alle regole del progetto seguendo i movimenti suggeriti dalle linee del paesaggio; - concepire un insieme nel quale convivono le casualità naturalistiche e le scelte architettonico/paesaggistiche; - comporre per contrasti, sovrapposizioni, opposizioni, complementarità, rapporti, raggruppamenti, sedimentati, tensioni; - concepire uno spazio pubblico con il quale identificarsi, al quale appartenere; - orientare lo stadio e articolarlo compositivamente in modo da valorizzarne le visuali rispetto all’esposizione solare e alla vista panoramica di siena; - non concepire uno spazio in senso urbano ma in senso paesaggistico, dando luogo a cinetismi curvilinei che orientano verso la “nuova piazza sportiva”; - ancorarsi al luogo così come la vegetazione si ancora al terreno; - intessere le nuove linee del terreno con la sua topografia; - rendere difficile il determinare con esattezza dove lo stadio inizia o finisce; - dar vita a un percorso attrezzato caratterizzato da una serie di attività che circondano le tribune; - determinare la dimensione delle tribune dalle caratteristiche geomorfologiche del sito; - abbassare la quota del campo di gioco rispetto a quella d’ingresso; - rendere il profilo dello stadio sempre mutevole in quota, come le colline intorno; - giocare con i contrasti, sempre in dialogo con il territorio, mai dimenticando le vedute distanti; - evitare la simmetria: se da un lato la struttura viene resa visibile, dall’altro questa sparisce e le tribune nascono direttamente dal terreno; - riflettere nella forma asimmetrica dello stadio il diverso peso numerico degli spettatori appartenenti alle due tifoserie; - dar luogo a un’idea di flusso e di continuità; - ridurre l’impatto del parcheggio nel sito con la scelta di idonei materiali di pavimentazione, con terrapieni, con alberature e percorsi pedonali che vanno a creare anche un parco pubblico; - inserire alberature che scandiscono i percorsi; - rendere lo stadio e il campo da gioco facilmente accessibile ai mezzi di trasporto; - permettere di raggiungere facilmente a piedi lo stadio seguendo un percorso chiaro; - puntare tutto sul comfort ambientale, sull’immagine del progetto, sulla sua sicurezza, sul carattere sociale dello spazio. Lo stadio La parola “stadio”, dal latino “stadiu(m)” e dal greco stàdion, indica una lunghezza corrispondente a seicento piedi di valore variabile a seconda della dimensione del piede nelle diverse località ed epoche (attico = 177,6, alessandrino = 184,85). Essa sta quindi a significare, per derivazione da questa definizione, un campo per lo svolgimento di gare sportive, della lunghezza di uno “stadiu(m)” appunto, circondato da gradinate talora coperte che permettono agli spettatori di assistere seduti comodamente alle gare e/o alle partite e munito di spogliatoi, palestre bagni ecc. Nel caso della città di siena il nuovo stadio per il gioco del calcio con campo regolamentare per la massima categoria e capienza non inferiore a 20.000 spettatori sarà dotato di parcheggi sia per il pubblico che, separati dai precedenti, riservati agli arbitri e ai bus degli atleti, oltre a spazi per attività economiche, uffici, foresteria e alloggi di servizio per il personale di custodia. Altimetrie Altimetricamente il progetto dello stadio presenta la quota del campo da gioco (178,00) ribassata di 6,10 ml. Rispetto a quella dell’anello perimetrale (184,10) dal quale avvengono gli accessi. Lo stadio consta di uno, due o tre ordini di gradinate che, partendo dalla quota 178,00, sono: - il primo ordine, che va da quota 178,00 a quota 184,10. Quest’ordine viene ricavato scavando nel terreno, e su di esso è impostata una gradinata di 14 file di posti; - il secondo ordine, che va da quota 184,10 a quota 189,85, fuoriesce da terra e si appoggia per metà su un terrapieno (lati nord-est e nord-ovest), e per l’altra metà su cavalletti strutturali in calcestruzzo armato consistenti in pilastri e travi (lati sud-ovest e sud-est); - il terzo ordine, che va da quota 189,85 a quota 196,15 e che viene anch’esso sostenuto dagli stessi cavalletti strutturali del secondo ordine. Gradinate Le gradinate dei simpatizzanti della squadra ospite sono situate a nord-est e a nord-ovest, ovvero sono quelle che si appoggiano su un terrapieno strutturato. Esse contengono un numero di posti minore rispetto alle altre e sono esposte in posizione meno favorevole considerando il sole alle ore pomeridiane. Le gradinate dei simpatizzanti della squadra del siena sono esposte a sud-ovest e a sud-est, quindi in posizione ottimale sia rispetto al sole sia rispetto alla vista della città, cosa della quale essi possono godere pienamente, contenendo inoltre un numero maggiore di posti. Accessi Gli accessi allo stadio avvengono tramite delle aperture nelle gradinate collocate alla stessa quota dell’anello perimetrale (184,10), ovvero per mezzo di una serie di vomitori in piano che non necessitano di rampe di scale per dare accesso allo stadio, larghi 1,80 ml. (ovvero tre moduli). Se sui lati nord-est e nord-ovest questi passaggi avvengono forando il terrapieno che gli fa da appoggio, su quelli sud-est e sud-ovest essi hanno luogo passando sotto le tribune, ovvero sono accessibili dal sottostante spazio coperto nel quale sono contenuti i servizi igienici e le piccole attività commerciali in concessione. Nei passaggi di accesso allo stadio che tagliano e forano il terrapieno sono anche contenuti gli ingressi ai servizi igienici relativi al settore della squadra ospite. Sistema strutturale Le travi inclinate dei cavalletti strutturali sono seghettate in sommità, così da poter perfettamente accogliere gli elementi prefabbricati con sezione a “l” che danno luogo alle pedate e alle alzate delle gradinate delle tribune. Queste travi proseguono oltre la fine delle tribune, così da fornire un solido punto distanziatore e di appoggio ai cavi del sistema strutturante la copertura, i quali vengono poi ancorati alla base. I pilastri dei cavalletti sono inclinati e, proseguendo verso l’alto, danno luogo al fusto principale che supera in quota la copertura così da poterla sostenere con degli stralli. Tali pilastri bucano le tribune nella loro sommità, in corrispondenza dei percorsi di accesso ai posti a sedere. Pertanto si viene a creare una forte coerenza interna tra gli elementi distributivi e quelli strutturali. Copertura La copertura dello stadio protegge 7.000 posti a sedere. Il sistema strutturale che la sostiene si basa sul prolungamento del pilastro in calcestruzzo armato che sorregge le tribune. Ad essa è ancorato un telaio più leggero composto da una doppia trave in acciaio sagomata per ogni pilastro. La presenza di un puntone in acciaio tra la copertura e il pilastro è funzionale alla riduzione dello sbalzo andando a scaricare parte delle forze sul pilastro stesso e, al tempo stesso, è necessaria ad evitare il ribaltamento della struttura di copertura in caso di una possibile inversione delle forze causata da venti forti. Inoltre i tiranti superiori servono a stabilizzare ulteriormente la copertura mettendola in tensione e controventandola opportunamente. Settori Rimanendo all’interno dei limiti imposti dalla normativa si potrebbe ipotizzare che lo stadio venga suddiviso in due settori di 10.000 posti cadauno. Ciononostante, dato che la tifoseria della squadra ospite sarà costituita da un numero inferiore di spettatori, sarebbe preferibile settorializzare lo stadio in maniera disuguale, cosa che per una sua capienza di 20.000 posti comporterebbe l’inserimento di un terzo settore al fine di non superare la soglia massima dei 10.000 posti per settore. Settori per i v.i.p., tribune stampa (press box) e loro accessibilità separata Il settore v.i.p. è stato previsto nel secondo anello della tribuna centrale, collocato sul lato sud-ovest dello stadio sotto la tribuna stampa (press box) che ha invece luogo sul terzo anello. L’accesso a questo settore avviene entrando in un locale per v.i.p. E giornalisti inserito nella collinetta e accessibile dall’anello pedonale, quindi salendo tramite corpi scala-ascensori fino al livello 189,85 dove si incontrano tre passerelle, che attraversano in quota il sottostante anello pedonale dal quale accedono tutti gli spettatori, passerelle che danno luogo a un collegamento privilegiato con questo settore dello stadio (vedere sezione trasversale). Sempre alla stessa quota delle passerelle (189,85), dall’altro lato dell’anello ovvero all’interno della collinetta, è stato inserito il ristorante per i v.i.p. E per i giornalisti che si viene a trovare in posizione rialzata di circa sei metri rispetto al flusso degli spettatori, quindi opportunamente protetta. Nei box per le tribune per i giornalisti (press box) possono trovare posto almeno 24 giornalisti. Sempre nel terzo anello vi sono poi circa 100 ulteriori posti ad essi riservati. Distribuzione interna allo stadio I percorsi di distribuzione interni allo stadio sono muniti di gradini intermedi che permettono di sviluppare un’alzata contenuta in un massimo di 20 cm. Essi servono una media di 24 posti, ovvero 12 posti per lato, quantità che risulta essere abbondantemente al di sotto del massimo consentito, che è di 20 posti per lato (40 posti in totale). Tale scelta, di adottare una generosa accessibilità ai singoli posti, è dovuta alla considerazione che superando queste quantità l’agevole fruibilità dello stadio verrebbe compromessa. Per tale ragione, nonché per rendere l’impianto più facilmente agibile anche per eventi non sportivi, ci si è mantenuti al di sotto del massimo consentito. Capienza dello stadio Lo stadio è stato progettato per 20.000 posti a sedere, oltre agli spazi riservati alle carrozzelle per i portatori di handicap previsti in entrambe le tifoserie. Il settore dei simpatizzanti della squadra ospite potrebbe contenere circa 6.000 posti, i v.i.p. Circa 1.000 posti, le tribune del siena circa 13.000 posti. Spazi per attività economiche in concessione (bar, snack, gadgets, ecc) Tali spazi, così come anche i servizi igienici, sono stati prevalentemente collocati sotto le tribune della zona sud-est, sud-ovest, ma sono anche parzialmente distribuiti sotto il terrapieno della zona nord-est, nord-ovest. Uno spazio collocato nella piazza d’ingresso è stato pensato per essere adibito a snack bar – paninoteca. Palestre, spogliatoi, ambulatorio e spazi per arbitri Tali attività sono inserite alla quota d’ingresso al campo da gioco (178,00) sotto le tribune collocate a sud-ovest. Gli spogliatoi e le palestre sono divise per squadra e tutti gli spazi sono facilmente accessibili dall’autoambulanza. Parcheggi per arbitri e atleti Tali parcheggi sono collocati alla quota del campo da gioco (178,00) sotto le tribune collocate a sud-est. Essi includono, oltre agli spazi di manovra, i posti per i pullman delle due squadre, oltre a posti auto per almeno 10 pullmini e 15 automobili. Parcheggi per gli spettatori Hanno luogo nell’area a sud-est prossima alla nuova rotatoria senza invadere la valletta nella quale sorgerà lo stadio, così da non inquinare né l’aria né l’immagine della zona nella quale avvengono le attività sportive. Alloggi di servizio per il personale di custodia Sono ricavati all’interno della collinetta collocata a nord-est dell’area. Uno scavo operato nelle curve di livello dà luogo a una corte interna nella quale si viene a creare una sorta di piazzetta dove aprono sia gli accessi che le finestre. Uffici e foresteria Sono ricavati all’interno della collinetta collocata a ovest dell’area in prossimità del ristorante e alla stessa sua quota. Sono raggiungibili tramite lo stesso accesso dei v.i.p. E dei giornalisti allo stadio.

Concorso nuova sede dell'aler - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso nuova sede dellaler
L’idea alla base del presente progetto scaturisce dalla ricerca dell’ottimale distribuzione urbanistica delle nuove quantità architettoniche corrispondenti alle funzioni richieste, così da inserirle nell’area di piazzale staffora, situata nel comune di varese in località masnago, con modalità compositive rispondenti alle dinamiche del luogo, riducendo un indesiderabile impatto dei nuovi volumi nel pregevole contesto ambientale e, al tempo stesso, riqualificando il sito sia con la qualità dell’architettura proposta che con i nuovi spazi, attrezzature e percorsi pubblici. I volumi sono stati distribuiti secondo un andamento lineare inteso a formare un insieme edificato organico e unitario composto da tre corpi di fabbrica, nel quale il segmento centrale viene dilatato in lunghezza così da assumere il ruolo portante di una composizione (nuova sede dell’aler e spazi produttivi extra aler) che si completa nei due corpi laterali, aventi un ruolo fondamentale nel bilanciare il sistema progettato (residenza a nord-ovest, attrezzature e servizi nelle aree a standard ad est). A tale impostazione preliminare di carattere “deduttivo” è corrisposta nel corso del progetto un’attività di approfondimento “induttivo” che ha avuto come oggetto la verifica delle relazioni spaziali tra i volumi proposti e gli ambiti pubblici non edificati, nonché la distribuzione e la qualità degli spazi interni agli edifici. Ciò nell’intento di coniugare le quantità e le specifiche esigenze funzionali da inserire nel sito con la qualità architettonica di insieme unitario che si voleva ottenere. Nel corso del progetto si è reso evidente il fatto che l’inserimento delle importanti quantità a parcheggio richieste e il rispetto degli standard del comune di varese avrebbero comportato un immediato confronto con la dimensione urbanistica prima ancora che con quella architettonica. In tal senso, la prima scelta è stata evitare la realizzazione di un grande piazzale da destinarsi a parcheggio, in quanto una tale eventualità avrebbe ridotto drasticamente le pregiate qualità del luogo. Ciò a favore di una strada-parcheggio interna all’area che in maniera “soft” garantisce il rispetto dei posti auto richiesti, inclusi quelli a standard e, al tempo stesso, crea un efficace sistema distributivo interno al sito. Tale nuova strada è in grado di servire adeguatamente tutti e quattro i punti di ingresso agli edifici (aler, extra aler, residenza e attrezzature e servizi nelle aree a standard), alle due autorimesse interrate della residenza e degli uffici aler ed extra aler, alla nuova piazza angolare avente luogo all’intersezione tra le vie crispi e oldofredi, al parco, al campetto sportivo, al percorso per il castello di masnago, nonché al ponticello di accesso all’unità residenziale collocata al di là del torrente vellone. Tale strada interna interferisce con le vie esistenti con soli due passi carrabili, uno su via crispi collocato all’estremo nord dell’area, l’altro su via oldofredi collocato all’estremo opposto, rispettando così al massimo il fluire della viabilità esistente. Altro punto nodale del progetto è stato quello della scelta delle quote d’imposta dei singoli edifici, che sono state attentamente studiate in considerazione del fatto che tra il punto più a nord dell’area (su via crispi) e quello più a sud (su via oldofredi) vi sono oltre sei metri di dislivello. Il lotto pertanto è stato esaminato sotto questo aspetto per impostare gli edifici alla giusta quota rispetto allo 0,00: - l’edificio aler ed extra aler, e l’edificio per attrezzature e servizi nelle aree a standard impostano a quota +1,80; - l’edificio residenziale imposta a quota +3,30. Ogni variazione in alto o in basso rispetto a queste quote avrebbe prodotto un risultato non soddisfacente: o gli edifici sarebbero risultati troppo infossati rispetto a via crispi, oppure sarebbero risultati troppo fuori terra rispetto al percorso che lambisce il torrente vellone e rispetto a via oldofredi. Si è infine posta particolare attenzione al tema del rispetto degli equilibrati rapporti di permeabilità del terreno, in virtù del quale doveva essere garantito il mantenimento a verde di vaste superfici del lotto, e delle altezze degli edifici, che dalle analisi ambientali effettuate non dovevano superare i tre piani per i volumi non residenziali e i quattro per quelli residenziali. I posti auto scoperti sono 140 di cui 100 nelle aree a standard e 40 in quelle extra standard. 2 il percorso al castello di masnago, recupero delle sponde del torrente vellone, realizzazione di uno spazio urbano attrezzato e alberato a servizio di varie attività del quartiere (gioco per ragazzi, attività culturali, ecc.) Il progetto che si presenta è stato modellato sull’idea del rispetto e del recupero del torrente vellone. Ciò vuol dire che i nuovi edifici sono stati ubicati sul sito considerando una fascia di rispetto di 10 ml. Inedificati dall’alveo fluviale. Inoltre tutte le attività inserite nell’area sono state posizionate così da interagire con il percorso che si ricollega a quello che conduce al castello di masnago. Tale collegamento pedonale si configura come un percorso pubblico che, avendo inizio sulla nuova piazza collocata all’intersezione tra le vie crispi e oldofredi, intende costituire l’anima naturalistica del progetto, infrangendo così con il suo segno trasversale la razionale ortogonalità dell’impianto. Le sponde del torrente vellone vengono recuperate integrandosi con il percorso e su di esso ha luogo uno spazio urbano attrezzato delimitato da prati e da ambiti alberati a servizio del quartiere, quali giochi per ragazzi a carattere anche sportivo, un campetto di pallacanestro/pallavolo dove è possibile anche lo svolgimento di attività culturali e spettacoli. 3 la distribuzione nell’area dei volumi di progetto L’intervento si compone di tre corpi di fabbrica costituiti da: - l’edificio di forma trapezoidale per attrezzature e servizi comunali e dei vigili urbani, di 500 mq. Di slp, posizionato nella parte est dell’area; - l’edificio che si sviluppa in lunghezza di 2.000 mq. Di slp degli uffici dell’aler e di 1.000 mq. Di slp di spazi per attività terziarie-produttive, posizionato al centro dell’area; - l’edificio a blocco della residenza, di 1.500 mq. Di slp, posizionato nella parte ovest dell’area. La motivazione urbanistica della presente distribuzione nell’area delle quantità richieste è dovuta al carattere, più o meno pubblico, che rivestono le sue varie parti. In questo senso si è partiti dal presupposto che l’angolo formato tra le vie crispi e oldofreddi in questo luogo possegga la massima vocazione di spazio pubblico, e pertanto lo si è destinato a piazza, ovvero a luogo di accesso pedonale privilegiato alle varie parti del sito, e ciò è dovuto anche alla presenza della fermata dell’autobus. Da tale luogo non solo ha inizio il percorso che conduce al castello di masnago, ma ha anche accesso l’edificio dell’aler e il blocco dei servizi comunali e dei vigili urbani che gravita sulla piazza stessa. Nel dar forma all’edificio per attività produttive e terziario collocato nella parte centrale dell’area si è optato per modellare i 3.000 mq. Di slp che lo compongono in un unico volume ad andamento allungato, con due atrii di accesso ben visibili, posizionati sulle testate. In tal modo sia gli uffici dell’aler che gli spazi per attività terziarie-produttive extra aler hanno operatività indipendente ma, al tempo stesso, essendo tali spazi collocati in un unico edificio, sarebbe possibile un futuro ampliamento degli uffici aler. Il blocco per la residenza è stato invece posizionato nella parte più verde dell’area, che è anche quella più lontana dalla nuova piazza pubblica appena descritta. In tal modo gli alloggi risulteranno immersi nel verde e potranno godere di un alto livello di privacy. 4 uffici aler L’edificio destinato ai 2.000 mq. Di slp di uffici dell’aler e ai 1.000 mq. Di slp di attività produttive e terziario extra aler è costituito da un corpo di fabbrica di tre piani fuori terra posto in posizione parallela rispetto a via f. Crispi, ad un’imposta di m. +1,80 rispetto alla quota di riferimento m. 0,00 indicata nel rilievo fornito, situata nel punto più basso del lotto su via oldofredi. La sezione trasversale del corpo di fabbrica mette in evidenza la presenza di un telaio strutturale in calcestruzzo armato a tre punti di appoggio, mentre quella longitudinale mostra una maglia strutturale di 6 ml. Di interasse, la presenza di un giunto strutturale in posizione pressoché centrale all’edificio, nonché due multiple altezze collocate sulle testate, che danno luogo ad altrettanti atrii di accesso. Gli uffici dell’aler sono stati suddivisi mediante pareti attrezzate, ottenendo così la massima quantità di spazio utile per scaffalature, una grande flessibilità nella configurazione dei vani, l’illuminazione naturale dei corridoi tramite l’inserimento di infissi sopraluce, nonché un alto livello nella qualità di tutte le finiture ivi comprese le porte. Gli uffici sono disposti sui tre piani dell’edificio, così come gli spazi per attività produttive e terziarie extra aler. In particolare per quanto riguarda l’aler l’atrio di ingresso è collocato in posizione favorevole in quanto ad accesso e visibilità rispetto alla piazza pedonale proposta. A piano terra hanno luogo: - il servizio utenza; - il servizio manutenzione; - la hall di ingresso con strumentazione per la rilevazione delle presenze e l’attesa; - il bancone della reception, con il centralino, il controllo e lo spazio per gli uscieri; - gli sportelli per il ricevimento del pubblico; - i servizi igienici per il pubblico, ivi compreso il bagno per portatori di handicap; - una sala conferenze per 154 posti utilizzabile anche per eventi esterni. Al primo piano hanno luogo: - il servizio costruzioni; - il servizio amministrativo; - uno spazio pausa dipendenti con distribuzione bevande e possibilità di preparazione cibi e catering per particolari eventi, dal quale si accede a una terrazza che funge da copertura della sala conferenze; - i servizi igienici, ivi compreso il bagno per portatori di handicap. Al secondo piano hanno luogo: - gli uffici della presidenza - gli uffici della direzione generale con il ced; - la sala del consiglio di amministrazione. Al piano interrato hanno luogo: - un’autorimessa per 41 posti auto, di cui 29 per l’aler; - l’archivio generale dell’aler di 100 mq.; - un locale di servizio di 25 mq.; - un locale tecnico/deposito di 130 mq. Gli uffici sono caratterizzati dalla collocazione del corpo scala all’interno dell’atrio di testata a multipla altezza. Pertanto questo spazio assumerà un importante e decisivo significato, così da connotare la qualità dell’intervento da un punto di vista scultoreo-architettonico. In prossimità della scala sono previsti i corpi ascensore. Un corpo scala esterno all’edificio con rampe che arrivano sino in copertura è collocato sul fronte sud nel punto dove le due attività confluiscono. Esso è utilizzabile quale uscita di sicurezza sia per gli uffici aler sia per gli spazi extra aler, e inoltre può contenere all’interno del setto in calcestruzzo centrale eventuali canalizzazioni e/o canne fumarie del sottostante locale impianti. Tale corpo scala è accessibile ai piani primo e secondo da spazi esterni trasversali che si configurano come luoghi sicuri all’aperto a separazione delle due attività. 5 uffici per attività produttive e terziario extra aler Tali uffici hanno accesso dalla testata opposta rispetto a quella dell’aler (esposizione ovest – nord-ovest), dove si incontra un atrio a multipla altezza sul quale affaccia una reception, per una superficie totale a piano terra di 260 mq. Al primo piano hanno luogo ulteriori 370 mq. Di spazi, e ulteriori 370 mq. Al secondo piano, per un totale di superfici extra aler di 1.000 mq. Si ipotizza che tali spazi possano essere ceduti o affittati sia in blocco a un’unica azienda, che a differenti attività. Tra questi uffici quelli a piano terra possono essere anche dotati di singoli accessi direttamente dall’esterno. 6 autorimessa aler ed extra aler L’autorimessa interrata, ad un solo livello, ha una capienza di 41 posti auto che in virtù di un passo strutturale di 6,00 ml. All’interno dei quali sono inseriti i parcheggi per due automobili, sono tutti comodamente accessibili con facili manovre. Anche nelle testate sono stati inseriti ampi spazi di manovra per facilitare il ritorno delle autovetture verso la rampa di accesso-uscita. I 41 posti auto che in essa si rendono disponibili sono stati così divisi: 29 posti per l’aler e 12 posti per gli spazi extra aler, ma diverse ipotesi di divisione possono essere formulate. L’accesso ai corpi scala/ascensori sia dell’aler che degli spazi extra aler avviene tramite opportuni vani filtro. La rampa che conduce all’autorimessa parte da quota m. +0,20 (rispetto allo 0,00 dato), quindi a una quota di 1,60 ml. Più bassa rispetto a quella di imposta dell’edificio (di +1,80), e arriva nell’autorimessa a quota m. –1,00 (rispetto allo 0,00 dato), scendendo quindi solo 1,20 ml. Di dislivello. La compartimentazione dell’autorimessa, viste le sue esigue dimensioni, non è richiesta. Il solaio che la separa dal primo livello fuori terra dovrà essere certificato per la resistenza al fuoco. 7 locale impianti aler, extra aler e spazi per attrezzature e servizi All’arrivo della rampa nell’autorimessa hanno luogo sui due lati del muro gli accessi a due vani, che sono il locale impianti a sinistra e uno spazio tecnico/deposito a destra. L’aerazione dell’autorimessa è garantita da una griglia collocata sull’intercapedine, così da realizzare una superficie aerata maggiore di 1/25 della superficie di parcamento. 8 attrezzature e servizi nelle aree a standard (pubblica amministrazione e vigili urbani) Un edificio a blocco che si sviluppa su tre piani, ubicato sulla nuova piazza d’angolo, contiene le quantità richieste di uffici per la pubblica amministrazione e per i vigili urbani. Questo edificio, direttamente accessibile dalla piazza, è pensato come un’architettura-scultura che idealmente si collega al corpo di fabbrica principale dell’aler e degli spazi extra aler tramite un elemento che scavalca la strada e si configura come un portale. Anche nell’atrio interno a questo edificio ha luogo una multipla altezza sulla quale i piani soprastanti si affacciano con ballatoi che danno accesso agli uffici. 9 residenza Nel progettare la residenza si è optato per realizzare un edificio a quattro piani fuori terra munito di un solo corpo scala/ascensore che serve 15 alloggi tutti con esposizione d’angolo, così distribuiti: quattro alloggi ai piani primo, secondo e terzo; tre alloggi a piano terra, livello nel quale rimane disponibile un generoso spazio per l’ingresso e per l’androne dell’edificio. In tal modo la palazzina residenziale sviluppa i 1.500 mq. Di slp richiesta. Tale scelta si deve a due ordini di fattori: uno economico, in quanto due corpi scala/ascensore costano più di uno, l’altro legato all’impatto dell’edificio residenziale nel sito, ovvero alla sentita necessità di concentrare il più possibile la massa volumetrica dell’intervento residenziale in un corpo compatto, onde non creare una barriera visiva e ambientale nel luogo, così come evitare lunghi fronti esposti a nord. Anche la scelta dell’altezza dell’edificio, contenuta in quattro piani fuori terra, è stata attentamente misurata per risultare compatibile con il luogo. Gli alloggi proposti sono tutti d’angolo e ognuno di essi presenta tre esposizioni. Ciò consente di avere un ottimale riscontro d’aria in tutti gli ambienti, molte ore di soleggiamento degli spazi interni e la possibilità di affacci diversificati. Inoltre ognuno di essi è munito di una generosa terrazza che al piano terra si trasforma in un più ampio giardino. Il taglio medio degli alloggi è di 85-90 mq. Di superficie utile calcolata come richiesto dal bando di concorso, e tutti dispongono di tre camere da letto, con quella matrimoniale di oltre 14 mq., la seconda di oltre 12 mq., la terza di oltre 9 mq. Tutti gli alloggi sono dotati di due bagni ambedue con finestra, di una cucina con finestra e di un ripostiglio. I pianerottoli di accesso agli alloggi prendono luce sia dalla vetrata della scala condominiale che da un lucernario collocato in copertura, sulla proiezione di un riquadro centrale agli stessi nei quali è inserita una pavimentazione in vetro sabbiato. Anche il volume dell’edificio residenziale rispetta i distacchi indicati dal bando, inclusa la fascia di rispetto di ml. 10,00 dal torrente vellone. 10 autorimessa della residenza Il piano interrato dell’edificio residenziale contiene un’autorimessa per 15 auto, spazi cantina e la centrale termica. Tale livello è accessibile da una rampa collocata sul lato ovest dell’area. Tutto il piano è opportunamente arieggiato da una griglia di aerazione posta sull’intercapedine, e la centrale termica dalla rampa. Qualora si optasse per un impianto di riscaldamento autonomo, lo spazio destinato alla centrale termica potrà essere utilizzato per rendere più ampie le cantine, alcune delle quali ora collocate in soffitta. 11 copertura della residenza e soffitte Ogni alloggio è dotato di uno spazio cantina in soffitta o nel piano interrato. In copertura ha inoltre luogo un’ampia terrazza che può fungere da stenditoio. 12 scelta dei materiali in rapporto alla qualità compositiva I tre corpi di fabbrica sono caratterizzati dall'uso di una unitarietà materica e cromatica. Le facciate dell'edificio per attività produttive e terziario aler ed extra aler, nonché quelle del volume a uffici ricompreso nelle aree a standard, sono state pensate come superfici "saettanti", che in più punti diventano strapiombanti e sfaccettate, con finitura del tipo a parete ventilata montata a secco, con un rivestimento in lastre opache di granito ricomposto. Tali superfici, incise nel corpo principale da finestre a nastro, definiscono un volume lineare che si apre su due testate interamente vetrate, rendendo così accessibili e ben visibili i due atrii di ingresso a multipla altezza. 13 aspetti impiantistici e di risparmio energetico Nel risolvere la qualità estetica, l’uso di una parete ventilata che coibenta l’edificio all’esterno della sua scatola muraria, garantisce al contempo una risposta ottimale in termini di efficienza e di risparmio energetico. Il progetto combina l’utilizzo di un sistema solare passivo, che si basa sull’uso di muri e solai dotati di capacità termiche, sull’uso della coibentazione, su sistemi di schermature mobili sulle superfici trasparenti, ad un impianto di controllo della temperatura ambientale dotato di un sistema di regolazione comandato da sensori di temperatura, capace di modulare l’erogazione del caldo/freddo in funzione della temperatura e dell’irraggiamento solare esterni. Per gli impianti di controllo della temperatura ambientale, i volumi delle tipologie a ufficio saranno serviti da un sistema a fan coil ed aria primaria, a pompa di calore aria/acqua reversibile, con rete di distribuzione dell’acqua interamente coibentata e con la parte della rete di distribuzione dai collettori ai ventilconvettori in rame. Per il rinnovo meccanico dell’aria negli ambienti si prevedono unità di trattamento di ridotte dimensioni, adatte ad essere installate all’interno dei controsoffitti, in modo da risultare ispezionabili, con canalizzazioni di distribuzione a sezione rettangolare, coibentate esternamente. L’estrazione dell’aria viziata avverrà, con distinti sistemi, dai diversi volumi e dai servizi igienici, per mezzo di ventilatori centrifughi canalizzati; dai locali ufficio l’aria transiterà verso i corridoi, mediante griglie a profilo antiluce e da qui sarà estratta con griglie a soffitto. I sistemi di regolazione e controllo previsti saranno di livello qualitativo elevato, del tutto rispondenti al servizio previsto, con documentazione tecnica e schemi di facile interpretazione. Sia per gli uffici che per la residenza sono stati previsti spazi tecnici nel piano interrato. Per la residenza il progetto prevede di poter anche optare per la caldaietta autonoma, da collocarsi sui terrazzi privati di ogni singolo alloggio. In questo caso, lo spazio previsto per la centrale termica nel piano interrato potrà essere utilizzato per le cantine. Nello stesso spazio trova ubicazione un serbatoio interrato dotato di filtri in entrata per la raccolta delle acque meteoriche provenienti dalle coperture, da riutilizzarsi per l’irrigazione dei prati.

Concorso abitare e anziani - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Concorso abitare e anziani
Nel progetto che si presenta, la ricerca della piu' idonea soluzione tipologica e morfologica ha tenuto conto di un bilanciato dosaggio di integrazione e “privacy” tra gli utenti. L'organismo abitativo è costituito da alloggi per anziani aggregati in modo da favorire forme di integrazione alla vita sociale, e da tre spazi per servizi comuni collocati a piano terra, questi ultimi ad uso sia dei residenti che degli utenti esterni. Il progetto, nel prevedere rapporti con l’ambiente dell’area residenziale del nuovo quartiere di villa fastiggi a pesaro, privilegia la presenza di spazi comuni a favore della socializzazione (portico, ballatoi, giardino), la riconoscibilita' delle diverse destinazioni (residenza, servizi, spazi di collegamento) e una chiara finalizzazione dei percorsi di distribuzione. Premesso quindi che la città di pesaro necessita di un edificio da adibire a residenza per persone appartenenti alla “terza età” e, in misura non superiore al 15% della superficie residenziale, a usi di tipo sociale, terapeutico e ambulatoriale (o altro) utilizzabili sia dai residenti degli alloggi contenuti nello stesso organismo edilizio, che dagli esterni; Che il lotto assegnato per la costruzione dell’opera (designato come b4 nel piano per l’edilizia convenzionata localizzato nell’area residenziale di villa fastiggi) ha forma rettangolare con lati delle dimensioni di 46x25 ml. E ha i lati maggiori esposti verso nord-ovest e sud-est; Che a nord-ovest del lotto b4 il piano prevede la realizzazione di un parcheggio a raso; Che a sud-est del lotto b4 è previsto uno spazio a verde lambito da edifici; Che l’opera da realizzarsi necessita di un’autorimessa interrata; Che la posizione della rampa di accesso all’autorimessa interrata è indicata nei documenti di concorso allegati al bando e si ritiene valida; Che il budget assegnato di 900.000 euro si intende destinato alla costruzione dell’opera, ad esclusione dell’acquisto del terreno e delle spese di altra natura; Che è possibile proporre un massimo di 12 alloggi per un totale di 660 mq. Di superficie residenziale netta abitabile (nel qual caso per ogni alloggio si avrebbero a disposizione 55 mq. Di detta superficie); Che l’edificio non potrà superare i tre piani in altezza oltre al piano terra e a quello interrato; Che l’edificio, vista la sua dimensione, non necessita di un giunto strutturale; Che oltre a un corpo scala sarà necessario prevedere un ascensore accessibile ai portatori di handicap, con cinque soste: autorimessa, piani terra, primo, secondo e terzo; Che gli alloggi saranno dotati di una camera da letto, di un salone, di un bagno, di una cucina, di un ripostiglio e di una loggia, tutti accessibili ai portatori di handicap; Che deve essere consentita la rotazione completa della carrozzella in ogni ambiente; Si ritiene che il progetto che si presenta costituisca una soluzione pienamente rispondente ai requisiti costituenti l’oggetto del bando di concorso e che lo stesso possa essere attentamente valutato per procedere a una sua reale esecuzione. Si ritiene, inoltre, che la commissione potrà agevolmente constatare che lo stesso si caratterizza per la messa in atto di soluzioni architettoniche che danno luogo ad alcuni vantaggi significativi. Vantaggi della soluzione proposta Tra questi i primi due che immediatamente emergono sono legati ai seguenti punti: 1 - alla tipologia prescelta che presenta una rotazione di 45°; 2 – all’uso del ballatoio quale elemento distributivo agli alloggi. La prima scelta architettonica effettuata consiste nella rotazione dell’esposizione dei saloni verso ovest, guadagnando in questi spazi ore di sole pomeridiano e, al tempo stesso, permettendo che i raggi del sole che si proiettano sulle vetrate dei saloni vengano da queste riflessi all’interno delle stanze da letto. Tale scelta permette, inoltre, di mettere in atto un modello aggregativo che sul lato del ballatoio genera quattro superfici triangolari da lasciare aperte (senza solaio) al fine di creare quattro colonne di aerazione vuote e continue fino alla copertura sulle quali aprire le finestre dei bagni e delle cucine. In aggiunta, così facendo, il volume dell’edificio perde quella compattezza di solido elementare per acquisire i caratteri di un volume inciso e modellato per mezzo di numerose sfaccettature. La seconda scelta effettuata ha permesso di dotare ogni piano dell’edificio di un percorso distributivo aperto e aerato (il ballatoio) lungo il quale poter deambulare, sostare, sedersi, praticare esercizi ginnici e di riabilitazione terapeutica e, al tempo stesso, scambiare due parole con un vicino. Inoltre, l’apertura dell’ascensore su una serie di ballatoi esterni anziché su un androne interno permette di evitare la realizzazione di una zona filtro per accedervi dal livello dell’autorimessa. Ciò senza comunque precludere la possibilità di effettuare la parziale schermatura dei ballatoi con pannelli di veneziane orientabili e scorrevoli. L’esposizione degli elementi distributivi e degli ambienti La scelta di posizionare i ballatoi verso il lato sud-est, e non verso quello nord-ovest, deriva dalla volontà di mostrare sul viale principale del nuovo quartiere di villa fastiggi il volto dell’edificio costituito dagli affacci dei saloni e delle camere da letto, andando conseguentemente a collocare sia gli elementi distributivi che i bagni e le cucine sul lato opposto. Il fronte principale risulta così caratterizzato da un andamento segmentato a 45°, dove si individuano dei campi verticali nei quali sono contenute le bucature e le logge. Caratteristiche dimensionali, spaziali e di arredo L'intervento consiste in un’unità residenziale composta da un insieme articolato di 12 alloggi per anziani e di dotazioni comuni. Esso è rispondente alle esigenze di assistenza e di sostegno alle persone anziane, connesse alla socializzazione, alla cura e alla salute della persona, nonché all'agevole richiesta di aiuto. L'unità residenziale è dotata dei seguenti spazi comuni e servizi di sostegno connessi alle residenze: Portineria dedicata; spazio comune per gli anziani munito di locale di servizio; locale infermeria/ambulatorio; locale fisioterapia/palestra. La superficie degli spazi comuni e dei servizi di sostegno connessi alle residenze è il 15% della somma delle superfici utili degli alloggi. Nelle parti comuni dell'edificio, negli spazi comuni anche esterni e nei servizi di sostegno connessi alle residenze sono soddisfatte le seguenti prestazioni: L'articolazione e l'arredo degli spazi di sosta e socializzazione è pensato per sollecitare gli anziani alla vita collettiva e consentire l'interazione con altre fasce d'utenza; Gli spazi esterni, sia a terra che in quota, contengono un camminamento protetto dagli agenti atmosferici e sono arredati con fioriere e sedute per una sosta confortevole; La scelta del tipo di vegetazione delle aree a verde prevede piante e arbusti di tipo stagionale, a foglia caduca, che consentono il soleggiamento invernale e aiutano a scandire il tempo; Non è prevista la piantumazione di piante spinose e/o con linfa irritante. Undici dei dodici alloggi per anziani sono dotati di box con spazio cantina, mentre il dodicesimo è dotato di posto auto con spazio soffitta ricavato nel sottotetto. Caratteristiche degli alloggi Gli alloggi, di superficie utile netta di 51,10 mq., a cui vanno aggiunti 4,60 mq. Di loggia e 3,20 mq. Di quota parte di proprietà del ballatoio, sono in numero di 12, per un totale di superficie utile netta contenuta entro i 660 mq. Ogni alloggio è in grado di accogliere due persone. La tipologia dell’alloggio si presta a un uso totale dello spazio in quanto sia la conformazione-aggregazione che la suddivisione degli spazi interni è stata pensata in relazione agli elementi di arredo e agli spostamenti più frequenti dei fruitori. Una volta entrati al suo interno, alla sinistra si incontra una cucina di 6,00 mq. Di superficie munita di finestra, quindi di aerazione e illuminazione naturale diretta, e completa di ogni attrezzatura. Tale vano può, a scelta dell’utente, anche rimanere aperto verso il soggiorno. Tra la cucina e il salone vi è uno spazio conformato a forma di “elle” nel quale è collocato un tavolo da pranzo con una panca angolare (con sedute apribili per potervi riporre delle suppellettili) e delle sedie. Quindi si accede al salone di 23,00 mq. Di superficie (inclusi l’ingresso e il disimpegno della zona notte) nel quale trovano ubicazione un divano a due posti e una poltrona, oltre al mobile per il televisore e a due tavolini, e dal quale si accede, tramite una vetrata scorrevole, a una loggia triangolare di 4,60 mq. Di superficie. Una porta-scrigno ubicata tra il divano e la panca del tavolo da pranzo conduce alla zona notte, composta da un disimpegno dal quale si accede alla stanza da letto a destra, al ripostiglio al centro e al bagno a sinistra. La camera, di 15,00 mq. Di superficie, è dimensionata per essere arredata, in alternativa, o con un letto matrimoniale o con due letti singoli. In ogni caso è consentita la manovra di accostamento al letto sia della carrozzella che del sollevatore. La stanza da letto è inoltre dotata di ampi armadi e di una parete vetrata che, con un’anta scorrevole, permette un secondo accesso alla loggia. Tale stanza riceve la luce del sole per riflessione dalla vetrata del salone. Un televisore è anche qui installabile sia su un mobile che con un braccio a parete. Il ripostiglio, di 1,30 mq. Di superficie, è dimensionato per potervi agevolmente inserire una scaffalatura dove riporre i vari utensili per le pulizie e le attrezzature per la manutenzione ordinaria dell’alloggio. Il bagno, dotato di aerazione e illuminazione naturale diretta, ha una superficie di 5,80 mq., è dotato di lavabo, water e bidet sospesi, e di un’ampia doccia con sedile ribaltabile. I sanitari sono disposti in modo da consentire l’accostamento della carrozzella nonché la sua totale rotazione. E’ inoltre previsto sufficiente spazio per l’installazione dei maniglioni ausiliari. In sintesi: ogni alloggio è dotato di adeguati spazi d'uso e di manovra tra gli arredi e le componenti edilizie quali porte, finestre, arredi fissi e sanitari; l'ambito notte è fisicamente separato dalla zona giorno; nella distribuzione degli spazi sono state considerate le operazioni di assistenza che richiedono l'impiego di ausili particolari come ad esempio i sollevatori; la configurazione degli alloggi e dei singoli ambienti è ispirata alle esigenze di sicurezza, autonomia e facilita' d'uso, anche da parte di persone con difficolta' motorie, sensoriali e di orientamento. Superfici utili nette dell’alloggio Salone-pranzo 23,00 mq. (compreso il corridoio e il disimpegno della zona notte) Letto 15,00 mq. Cucina 6,00 mq. Bagno 5,80 mq. Ripostiglio 1,30 mq. Totale 51,10 mq. Loggia 4,60 mq. Ballatoio: quota di proprietà 3,20 mq. Caratteristiche del corpo scala-ascensore Il corpo scala-ascensore, inserito in una forma triangolare aperta, è ubicato nella zona di testata a sud-ovest dell’edificio. Esso è accessibile al piano terra tramite un atrio di ingresso (delimitabile, a scelta, da infissi vetrati e porte a vetri, oppure da inferriate e cancelli) nel quale sono collocate le cassette per la posta, una fioriera e sul quale si apre un vano utilizzabile come portineria. Locali non residenziali I locali ipotizzati per usi non residenziali ubicati a piano terra sono tre, con potenziale accesso sia dal viale principale che dal vialetto pedonale interno al lotto, che a sua volta è accessibile dalla strada perpendicolare al viale principale. Da detto vialetto interno è raggiungibile anche il corpo scala-ascensore e il giardino comune. Tali locali, di superficie utile non superiore al 15% di quella residenziale, sono da destinarsi ad usi di tipo sociale, terapeutico e ambulatoriale (o altro) e saranno utilizzabili sia dai residenti che dagli esterni. Autorimessa e cantine/soffitta L’autorimessa ha accesso da una rampa ubicata sulla testata sud-ovest in posizione adiacente al corpo scala-ascensore. Al suo interno sono contenuti 11 box, contenenti anche spazi per deposito/cantine, e quattro posti auto. Il dodicesimo spazio per deposito/cantina è ubicato in soffitta. Al livello interrato, in posizione posteriore rispetto alla scala, sono stati inoltre ricavati un vano per i contatori elettrici, un vano per la centrale termica e un vano per il trattamento delle acque. L’aerazione dell’autorimessa è assicurata da un’intercapedine dove sono inserite, a intervalli, delle griglie. Impianto di riscaldamento Il presente progetto intende rendere possibili tre opzioni: - caldaiette autonome (inserite nel computo metrico estimativo); - centrale termica (di cui il solo vano è stato inserito nel computo metrico estimativo); - soluzione mista. Sarebbe opportuno che l’impianto preveda la predisposizione per rendere possibile l’attuazione di tutte e tre le possibilità, ovvero opti per la soluzione mista. Le caldaiette autonome sono collocabili sul lato del ballatoio, in adiacenza alle aperture triangolari scoperte, così da poter essere facilmente collegabili a canne fumarie che proseguono fino alla copertura. La canna fumaria della centrale termica, invece, trova apposito spazio in una risega del muro in prossimità della scala. L’aerazione e il rispetto delle normative sulla sicurezza della centrale termica sono assicurate da un’ampia apertura a cielo aperto nell’intercapedine. Motivazioni delle scelte di carattere architettonico-linguistico Il linguaggio architettonico utilizzato per la configurazione dell’edificio rimanda ai caratteri organici e neoplastici dell’architettura, riscontrabili lì dove l’articolazione del “tipo” prescelto viene trasformata da una condizione schematica a una corposità materica e chiaroscurale nella quale sono presenti sia le spesse linee orizzontali dei ballatoi che i vasti campi verticali in alternanza opachi e vetrati del fronte principale. Le finestre su questo fronte tutte concentrate in modo da trovarsi su facce contrapposte, che si riflettono e illuminano vicendevolmente, intendono produrre uno scavo luminoso all’interno della matericità scultorea del volume dell’edificio. Questo approccio architettonico è teso a sintetizzare con segni unitari il tema della “bucatura” piuttosto che a scomporlo in una miriade di singoli episodi. Struttura e materiali di finitura La struttura dell’edificio è realizzata in telaio di calcestruzzo armato con setti di irrigidimento nelle due testate e non prevede giunti. Le travi sono a spessore ad eccezione di quelle dei ballatoi, nei quali è previsto un sistema strutturale a sbalzo (per maggiori dettagli vedere pianta delle carpenterie). Il materiale di finitura esterna (in base al quale è stato elaborato il computo metrico estimativo) è il mattone a faccia vista. I materiali per i pavimenti degli alloggi sono il parquet nei saloni e nelle camere da letto o il gres (graniti di ceramica). Tutti i pavimenti sono previsti anti-scivolo. Ogni alloggio e ogni locale non residenziale sarà dotato di un portoncino blindato d’ingresso munito di dispositivo anti-strappo e serratura di sicurezza. Tutti gli infissi esterni saranno muniti di vetro-camera. Il pavimento dei tre locali a piano terra sarà realizzato in gres (graniti di ceramica), mentre il pavimento dell’autorimessa sarà in battuto di cemento. La rampa dell’autorimessa sarà trattata con linee corrugate a 45% antiscivolo. Le pavimentazioni esterne saranno tutte del tipo anti-scivolo e tenderanno a seguire, per continuità, le indicazioni del piano di zona. Alberature Per le nuove alberature si sono scelte, per la qualità complessiva del tronco, dei rami, delle foglie, del profumo dei fiori e della chioma dell’albero, le essenze tilia cordata e tilia platyphillos.

World trade center memorial - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto World trade center memorial
Our proposal intends to remember the wound inflicted by terrorism on a ground of freedom by creating a unique and symbolic architectural integration of two flows, which go from material to immaterial, from the internal chamber of the memorial located on the footprint of the north tower, to the contemplation zone, to be wet by the cascade, located on the footprint of the south tower. The two continuous flows get integrated one into the other to evoke all the victims of the horrific terrorist attacks of september 11, 2001 in new york city, washington, d.c., of the flight that ended in shanksville, pa, of the firemen who perished as heroes on duty in the towers, and of the bombing of february 26th, 1993 making visible the footprints of the original world trade center towers. In order to find a solution to the dichotomy of acknowledging the “terrible deaths which occurred on this site while looking to the future with hope” (quotation from daniel libeskind statement for wtc site plan) and to confirm the values of peace, democracy, faith and hope that sees the international community united with new york city, the present proposal aims to create a special place which will remain in everyone’s memories, through its being a wound on the process of healing, where the stitches are still visible. Since the memorial must represent, on a synthetical way, all the victims as well as all the people whose work and effort has been fundamental to reinitiate this act of healing - such as volunteers, firemen, police, politicians, doctors, nurses, workers, architects, engineers, and many others - our proposal has try to interpret the spirit of “ground zero” through both a symbolic and meaningful memorial plaza, and the development of a careful dialogue with the winning project for the reconstruction of the world trade center, designed by daniel libeskind. The search for both the development of a place full of meanings and the need for integration with the design issues opened by mr. Libeskind project brings our proposal to exploit the following aspects: - create a flow, from material to immaterial, evoked in his design, from the gate of the cultural building bridging over the footprint of the north tower, to the footprint of the south tower wet by the cascade; - place a focal point in the direction indicated by the acute angle of september 11 place, that is, where the access to the memorial site on liberty street is located, so resolving also the architectural issue of liberty wall; - open a dialogue with the slurry-walls (material) protected by the glazed surfaces that resisted the attack, giving to its transparency a value of sublimation of matter, that becomes similar to water (immaterial); - interpose a new plane, raised 8 feet from the lower level, which connects to the staircases and escalators located on september 11 place, inserting an interval between the two levels; A The first issue (material versus immaterial) has been addressed by introducing masses, made of slanted volumes on the site, with a direction that starts from the footprint of the north tower surmounted by the cultural building, and water, made by a pool placed on the footprint of the south tower, flowing from the cascade and penetrating into the volumes. These two systems come to a collision, flowing one into the other, so that the material world looses much of its qualities as long as it penetrates into the water, and the same happens to the immaterial one. The symbolism beyond it being the need for integration, comprehension and ductility. The material system assumes the configuration of a stand and that of a slanted plane furrowed by a ramp, both useful to access the memorial and to house peaceful events, which can include appropriate classic music or opera representations. Under these volumes, two enclosed spaces to protect the unidentified remains of the victims take place. These internal chambers result to be very much protected, being them covered by two separate roofs: the slanted volumes just described and, above them, the cultural building that bridges on top. A large part of the stands appears also to be protected by this bridging building. B The second issue intends to resolve a critical point, that is the fundamental urban corner of liberty street, a place not very much considered by mr. Libeskind design if compared to the other parts of the project. The idea is to insert in this area a group of volumes and planes that generate a towered-chapel in memory of the firemen, making it become a place of confluence of all visual directions, and of the two pedestrian ramps. The linear ramp furrows these volumes penetrating into them, while the “l” shaped one ends on the basement-plane of the towered-chapel. C Addressing the third issue the objective is to treat the glazed surfaces that protect the slurry-walls as abstract entities that become similar to water, a velarium of transparent matter that dialogues with the pool and the channels of the memorial. D With the fourth design issue the project introduces in the environment a new plane, a space on which it would be possible, as time makes its slow course, to mount a stage for appropriate representations. This new level will also function as a platform from which overview the lower parts of the esplanade, serving at the meantime as a pause during the visitor’s descensional and ascensional promenade. In addition, our proposal answers to the five specific requests of the competition. 1 the project recognizes each individual who was a victim of the attacks. - victims of the september 11, 2001 attacks in new york, virginia and pennsylvania; - victims of february 26, 1993 terrorist bombing of the world trade center. The name of each non terrorist individual perished in the attacks of 1993 and 2001 will be engraved in the stones used to give shape to the fingers of the pool (south tower) and to the ramp furrowed in the slanted plane (north tower). Among these, the names of the heroes firemen perished on duty during the collapse will be engraved on the walls of a memorial specially dedicated to them on the corner of liberty street and west street with the shape of a chapel-tower. 2 the project provides an area for quiet visitation and contemplation. This area has been designed in the shape of a ramp engraved into the rock of a slanted volume that from heroes park descends, in a procession, towards the memorial plane at 30’ below grade. The stones of which are made the walls of this ramp will be engraved with the names of the victims. This ramp will make possible a quiet visitation and contemplation because it will be opened, but covered, and will have a breathtaking dynamic perspective towards the lower planes of the project, towards the pool, the channels and the chapel-tower. Walking on this ramp, in a procession, will require to cross four times a deep fracture that, like a canyon, separates the two slanted volumes. These small pedestrian bridges symbolize the four aeroplanes used in the september 11 attacks, constituting the special memorial for the hundreds of innocent victims cowardly brought to death on those flights. From these suspended passages the site will be seen from dramatic points of view, strongly evocating the tragic impacts. 3 the project provides an area for families and loved ones of victims. A periscope-shaped construction has been introduced in the design in space located on the footprint of the south tower to provide an area for families and loved ones of victims. It is a place of contemplation, that requires to cross a passage under the water of the pool in order to access into it. Once insight its terraced platform, the feeling will be that of being merged into the water, in an external space partially covered by the cantilevered part of the cultural building, from where to watch at the cascade. It will possible to enter the “periscope”, raise a ramp and experience an higher point of view. 4 the project provides separate accessible space to serve as a final resting-place for the unidentified remains from the world trade center site. A chamber is located under the slanted volumes of the north tower. It has access at the lower end of the procession ramp and serve as a final resting-place for the unidentified remains from the world trade center site. The chamber is connected by an external passage which looks into the canal, to a second space located under the slanted volume of the ramp. This second space is connected to the cultural space of mr. Libeskind project. 5 the project creates a unique and powerful setting that is distinct from other memorial structures like a museum or visitor center. On the south tower footprint a second procession takes place. Its configuration recalls the architecture of yamasaki wtc elevations, wishing to celebrate at the meantime the memory of the buildings themselves. The four central fingers of the forks penetrate with ramps under the water bringing to 278’ level in a chamber under the pool and the cascade. This place will be a dramatic one, with a glazed ceiling from which to see and to hear the water of the cascade literally falling on the head of people. Air and light will be brought into this chamber by a well-like fracture in the pool. Climbing inside this open-air “well” it will be possible to experience the unique and powerful experience of being inside a depression, that leads to a platform at level 298’, located extremely close to the cascade, getting wet of mist. The pool where the cascade is located has some 7’ 5” of water and will contain also big fishes to watch at, like in an aquarium, from the glazed ceiling described above and from glazed openings located in the walls of level 288’. This level is the one that takes to the area for families and loved ones of victims described above. Each fork is also provided with a ramp that raises to 298’, to the upper level of the pool. From 298’ level, to 288’ one, three slanted planes of water take place: one on each side of this fingered system, the other on the center of it. Down from these planes water will gently flow, to get quite and calm, transforming the power and turbulence of the cascade into the quietness of the pools. In conclusion, the present proposal has been designed with the following intents: - to convey historic autenticity of the surviving original elements maintaining well visible the slurry walls; - to preserve the existing conditions of the world trade center site; - to introduce spaces for public ceremonies and celebrations. - the project includes appropriate transitions or approaches to, or within, the memorial.

Nuovi uffici del bic lazio nell'ex pastificio pantanella, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Nuovi uffici del bic lazio nellex pastificio pantanella roma
Nuovi uffici del bic lazio nell'ex pastificio pantanella, roma

Spazi polivalenti incubatore bic lazio - Colleferro (RM)

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Spazi polivalenti incubatore bic lazio - colleferro

Consulto tevere - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Consulto tevere
Consulto tevere

Consulto tevere - Riano (RM)

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Recupero ambientale ex cava di tufo, riano

Alloggi europan 1, favaro - Venezia (VE)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Alloggi europan 1 favaro
The housing project designed by ruggero lenci and nilda valentin built at favaro veneto in the municipality of venice in an area earmarked for public-sector-expansion is not confined to ingenious experimentation in the realms of typological aggregation and invention. It also succeeds in producing an impressive linguistic synthesis enhanced by sober expressionistic accents, the whole being elegantly circumscribed within a volumetric grid of rationalistic connotation. The aggregative schema of the residential complex is based on the prize-winning project entered by the two architects for the europan 1 design competition in 1989 and represents one of the very few works built in italy within the framework of this important european initiative of architectural experimentation on the living habitat. For reasons of exposure, two blocks instead of an alongated one were built on the site. In fact, by creating two volumes and laying out the eighteen dwellings so that each one could occupy a corner position, all the living spaces benefit from optimal exposure to sunlight. Each block rises four stories above the ground and offers a high level of architectural integration between apartments and common areas so as to create an environment capable of fostering the growth of a sense of community amongst its inhabitants. To this end, the nine apartments within in each block open onto an inner space consisting of a lobby stretching the full height of the building (15 mt.) up to a semi-barrel-vaulted skylight. This space contains the entrance to the building, the common stair and the entrances to all the apartments. A steel catwalk, with a glass floor - so designed to avoid divisions in the space - is placed on the third level of the lobby and serves as a distributional element. This connective space is the element that endows the project with its greatest value, providing an architectural resolution to enhance the controlled and genteel distributional space enclosed within the outer walls. Here the architects appear to focus particular attention on defining the lobby, the stairwell that connects the apartments on different floors and the pedestrian bridge. It is almost as though they were intent on creating an urban microcosm traversed by the user along a route offering a multiplicity of views and attractive effects of light that lend the hollow section of the building different connotations and coloring at different times of the day. To some extent, this deft handling of indirect light recalls the eastern way of calibrating luminosity in old japanese houses as splendidly described by junichiro tanizaki in his book in praise of shadows. “is the light dim? We allow the shadows to swallow us up and discover beauty in them… the gathering of darkness… westerners love what shines. In the rooms where they live, they illuminate every nook and cranny and paint the walls and ceilings white… we orientals instead gently resign ourselves to shadow just as it is, with no distaste…” The two architects appear to have remembered this welcoming atmosphere, which they have recreated in their project by calibrating the infinite gradations of indirect light to obtain a setting of delicate calm. The apartments interact with this evocative and scenic space cloaked in dim light not only through their front doors but also through glazed apertures and bow-windows of reinforced concrete and glass tiles on the landings of the duplex apartments. In each block, three apartments interact with the lobby to a greater degree than the others in that they look onto it through a large window intended to evoke the effect of “the bridge of sighs” in venice, connecting two structures at an upper level. Anyone who walks along the upstair corridor in these three apartments and looks towards the lobby of the building perceives a dimension that seems to conjure-up the atmosphere of certain parts of the residential and domestic fabric of venice, characterized by staggered perspectives and snug openings cloaked in the soft, indirect light that sometimes lends an oriental flavor to its canals, lanes, and bridges. The architects clearly sought to introduce into the composition of the apartments at favaro veneto the presence of an architectural einfühlung or identification that leads to a feeling of togetherness wholly shared by the inhabitants of each unit. Both units consist of nine apartments: seven two-bedroom duplexes, three of which on the first two levels (ground and first floor) and four on the second two levels (second and third floor), and two one-bedroom simplexes, one on the ground floor and the other on the first. The duplex apartments seek to present a viable alternative to those of le corbusier’s unité d’abitation. The variations introduced primarily regard the downstairs area, which is larger and tends toward a square layout. The upstairs area instead displays a rectangular layout and measurements more in line with those of le corbusier, being equipped with two bedrooms located at the two ends of the building and connected by the corridor-bridge described above. The upstairs area interlocks with the corresponding unit to create a residential package in which the apartments enjoy complete exposure on two sides, thus creating a healthy system with optimal lighting and thermal efficiency. The apartments are all provided with ample external space, in the form of private gardens on the ground floor and terraces or roof garden on the upper floors, so as to ensure direct relations with the outside environment. In its bid to demonstrate the possibility of using much of le corbusier’s model in order to create architecturally innovative apartments that meet the standards of the years 2000’s, the project also undertakes a lexically correct investigation of the crucial relationship between content and expression. The elements of linguistic license introduced – namely the undulation on the entrance façade and the curved, glazed, opaque walls – are in any case firmly anchored to the characteristics of rigorous concision that emerge from close dialog between expressionism and rationalism, which becomes so intense as to mold not only their masonry shell but also their very structure. Mario antonio arnaboldi Questo progetto è una vera e propria sperimentazione svolta sul progetto d’architettra o, più esattamente, l’analisi approfondita della cellula abitativa come elemento fondativo dell’intero impianto architettonico dell’edificio. L’articolazione della cellula trae le sue origini dalla lecorbusieriana unité d’habitation, con la differenza che si realizza un rigoroso adeguamento agli standard di vita del nostro tempo e del nostro paese. E’ come se vi fosse la volontà di moltiplicare gli spazi, è il fermo desiderio di accarezzare la percezione dei volumi con la scansione precisa della realtà artistica, che diventa la coscienza del tempo e dello spazio. Massimo bilò “chiunque riprenda con serietà una tradizione di ricerca interrotta da tempo va apprezzato e segnalato; ecco, quindi, i motivi del mio interesse per questo lavoro di lenci e valentin che, voglio sottolineare, non rappresenta affatto una voce solitaria del loro curriculum. I due professionisti hanno partecipato, molto giovani, al primo concorso europan del 1989, presentando tipologie di chiara derivazione lecorbusieriana, ma straordinariamente complicate; oggi, un’acquisita maturità consente loro di tradurre il complicato in complesso e di presentare soluzioni innovative ma nient’affatto macchinose, variamente articolate ma godibili e fluide. ... Il mio dichiarato interesse si affianca ad una forte “simpatia” per l’opera, perché ritrovo in essa quei valori che da sempre mi sforzo di esaltare e diffondere tra gli studenti. Mi riferisco, in particolare, all’assenza di ogni enfasi superflua, di ogni gratuita accentuazione, di ogni posticcia decorazione. La forma appare tutta “costruita” dal suo interno. In ogni sua parte, struttura, funzione e configurazione si coniugano con tale rigore e necessità che le rare accentuazioni curvilinee non ne scalfiscono affatto i caratteri principali. Questa mi sembra la buona e salda “architettura del silenzio”, da cercarsi pazientemente tra i timpanetti e le finestre sghembe alla moda, tra i finti e soporiferi recuperi, tra le dichiarazioni esagitate dei cercatori di celebrità, tra le grida dei compositori muscolari, tra i manifesti dell’accademia del fumetto, realtà ingombranti e malinconiche delle nostre città.” Marco petreschi “l’intervento residenziale progettato da ruggero lenci e nilda valentin con la collaborazione di stefano catalano e realizzato a favaro veneto nel comune di venezia su un'area destinata a zona di espansione di iniziativa pubblica non si limita a costituire un’ingegnosa sperimentazione di invenzione e aggregazione tipologica, ma produce anche un risultato di pregevole sintesi linguistica impreziosito da sobri accenti espressionisti, il tutto elegantemente circoscritto all’interno di un reticolo volumetrico di connotazione razionalista. Lo schema aggregativo dell’alloggio deriva dal progetto presentato dai due architetti al concorso europan 1 nel 1989 e ivi premiato, e costituisce una delle rarissime realizzazioni italiane nell’ambito di questa importante iniziativa di sperimentazione europea. Nel lotto a disposizione che si configura come un poligono irregolare assimilabile a un trapezio allungato esposto con i due fronti maggiori a nord e a sud, sono stati realizzati, per ragioni di esposizione, due edifici a blocco anziché un corpo in linea come era stato proposto per il concorso del 1989. Se a favaro veneto i progettisti avessero optato per la soluzione in linea, avrebbero generato un volume con un fronte nord troppo lungo, impedendo così il soleggiamento delle zone giorno degli alloggi ivi esposti. Creando invece due blocchi edilizi distanziati tra loro quanto ne misurerebbe un virtuale terzo e distribuendo gli spazi in modo che ciascun alloggio venisse a occupare una posizione d'angolo, l’intero intervento ha potuto beneficiare di un'ottimale esposizione ai raggi del sole di tutti i vani abitabili. I due blocchi diventano così delle “unità-abitative” costituite da un volume di quattro piani fuori terra all'interno del quale è stato ricercato un alto livello di integrazione architettonica tra alloggi e spazi comuni al fine di ottenere un ambiente in grado di promuovere lo sviluppo di un senso di comunità tra i suoi abitanti. Il volume è stato quindi dotato di uno spazio interno costituito da un atrio a tutt’altezza alto 15 ml., che termina su un lucernario a semi volta a botte sul quale si affacciano gli alloggi. In esso hanno luogo l'ingresso al fabbricato, la scala comune che collega i vari livelli dell’atrio, tutti gli ingressi agli appartamenti. Una passerella in acciaio, con pavimento in vetro serigrafato così da non suddividere la totalità dello spazio, è collocata nell’atrio al secondo piano e serve da elemento distributivo. Questo spazio di connettivo è l’elemento che, a mio avviso, conferisce maggior valore al progetto impreziosendone, con la sua risoluzione architettonica, il contenuto e garbato spazio di distribuzione racchiuso nella scatola muraria. Spazio quest’ultimo generalmente poco definito in esempi similari se non addirittura trascurato. Al contrario, qui i progettisti paiono porgere particolare cura nella definizione del volume a tutta altezza che ingloba l’atrio e il vano scala che, attraverso i vari livelli, connette gli alloggi quasi a voler ricercare un microcosmo urbano che l’utente attraversa lungo un tragitto ricco di scorci prospettici e di gradevoli effetti di luce che connotano e colorano, a seconda delle diverse ore della giornata, lo spazio cavo dell’edificio. L’uso sapiente della luce indiretta richiama alla mente, in una certa misura, la modalità orientale del dosaggio del chiarore luminoso nelle antiche case giapponesi mirabilmente descritto da jourichito tanizaki nel suo “libro d’ombra”. “la luce e fievole? Lasciamo che le tenebre ci inghiottano e scopriamo loro una beltà….. Il raggrumarsi dell’ombra…..gli occidentali amano ciò che brilla. Nelle stanze ove abitano illuminano ogni anfratto e imbiancano pareti e soffitti…. Noi orientali invece ci rassegniamo amabilmente all’ombra così come è senza repulsione….” Così gli autori sembrano aver ricordato questa sensazione di accoglienza che hanno traslato nel loro progetto dosando le infinite gradazioni degli effetti di luce filtrata ottenendo una ambientazione di delicata pacatezza. Per questo gli alloggi interagiscono con questo spazio suggestivo e scenografico ammantato di luce soffusa, sia attraverso le porte di ingresso, sia per mezzo di aperture a vetri, sia ancora tramite bow-windows in vetrocemento che appartengono ai pianerottoli delle scale degli alloggi duplex e che sporgono su di esso. In ognuna delle due unità abitative tre alloggi interagiscono con l’atrio in misura maggiore degli altri affacciandosi su di esso con un'ampia vetrata che, a detta dei progettisti, vuole richiamare l’effetto del ponte dei sospiri che collega in quota due masse volumetriche. Quando si transita nel corridoio della zona notte di una di queste tre unità e si guarda verso l’atrio dell’edificio, si percepisce una dimensione, che pare voler richiamare l’atmosfersa di alcuni scorci nel tessuto residenziale e domestico di venezia, configurato da spaginature prospettiche e tagli serrati e raccolti ed ammantati da quel tanto di luce morbida ed indiretta che a volte connotano d’oriente i suoi canali, le sue calli e i suoi ponticelli. E’ chiaro che gli architetti hanno voluto introdurre, nella composizione delle case di favaro veneto, la presenza di una einfuhlung dell’architettura che porta, per suo tramite, a un “sentire insieme” integralmente condiviso da parte dei residenti dell’unità abitativa. Ambedue le unità sono composte da nove appartamenti: sette alloggi duplex sovrapposti con due camere da letto di cui tre collocati ai primi due livelli (piano terra e primo) e quattro ai secondi due livelli (piani secondo e terzo); due alloggi simplex da una camera da letto collocati uno a piano terra l’altro al piano primo. Gli alloggi duplex di favaro veneto vogliono costituire un’alternativa sostenibile a quelli dell’unità di abitazione di le corbusier. Le variazioni ad essi apportate hanno avuto luogo soprattutto nella zona giorno dove sviluppano dimensioni più ampie di questi ultimi e tendenti al quadrato. Nella zona notte, invece, essi hanno dimensioni rettangolari simili a quelle lecorbusieriane, essendo provvisti di due camere da letto poste alle due estremità del fabbricato e collegate tra loro dal corridoio-ponte precedentemente descritto. Il volume della zona notte si incastra con quello dell'unità reciproca costituendo un pacchetto abitativo nel quale gli alloggi godono di una completa biesposizionalità così da creare un sistema salubre, illuminato in modo ottimale e termicamente efficiente. Tutti gli alloggi godono di un diretto rapporto con l’esterno essendo dotati di un ampio spazio all’aperto che al piano terra è costituito da giardini privati e ai piani superiori da terrazze-giardino di copertura. La ricerca progettuale intrapresa, nel voler dimostrare la possibilità di recuperare gran parte degli insegnamenti di le corbusier per costruire alloggi architettonicamente innovativi e rispondenti agli standard italiani, si preoccupa anche di indagare in modo linguisticamente corretto il cruciale rapporto intercorrente tra contenuto ed espressione. Le licenze linguistiche introdotte, che consistono nell’onda sul prospetto di ingresso e nelle pareti curve vetrate e opache, sono, purtuttavia, saldamente ancorate a quei caratteri di essenzialità che emergono da un fitto dialogo tra espressionismo e razionalismo che in questi edifici si fa più serrato tanto da modellare non solo la massa muraria ma anche la struttura stessa del manufatto. Elio piroddi Due colombe bianche, come loro le chiamano, si sono posate su un prato della periferia di mestre senza il minimo rumore. Ma proprio per questo, per la loro eleganza silenziosa, fermano lo sguardo dell'osservatore e ne catturano l'attenzione. L'esperto ne riconosce già a prima vista le fonti espressive: dal purismo di loos al razionalismo italiano di terragni (internazionalizzato dai five). Ma queste sono etichette di comodo, fini a se stesse. Il fatto è che anche un osservatore di comune sentire riconosce in queste opere una dignità intrinseca che si sottrae con assoluta naturalezza ai défilé della moda architettonica. Anche se il riferimento alle lezioni americane (calvino) è fin troppo abusato, come non pensare, guardando queste case, alla leggerezza e alla precisione?... Come in tutti i (piccoli o grandi ma) veri progetti di architettura i nuclei generatori si trovano nello spazio interno. ...la cosa un po’ sorprendente di questo progetto è che la complessità del "meccanismo" quasi non traspare all'esterno, anzi si direbbe volutamente non enfatizzata. Occorre attenzione per avvertire ? Nella non ripetitività delle aperture, nel dosaggio dei pieni e dei vuoti, nelle sottili asimmetrie ? Gli scarti tra questo tipo edilizio e uno più tradizionale. Non aver sfruttato la complessa articolazione distributiva per farne una esibizione esteriore è un'ulteriore dimostrazione di quella volontà di non far rumore e, in fondo, di quel pudore che notavo all'inizio. R. Lenci e n. Valentin non eludono il problema del linguaggio, per il semplice fatto che esso si è dimostrato ineludibile, nonostante la potente carica etica con la quale i funzionalisti duri e puri si illusero di travolgerlo. Essi non possono fare a meno di comporre, come tutti gli architetti, posto che l'abitazione e, tanto più, l'architettura non sono "macchine". A questo proposito, essi dicono di aver scelto una linea di dialogo tra razionalismo ed espressionismo, evocando il grande borromini del s. Carlino. Può darsi e sarebbe legittimo, in quanto riallaccio alle radici forti dell'architettura moderna. A me sembra, in verità, che il coté espressionista sia poco più che un'increspatura (tuttavia non insignificante), proprio come l'onda che gonfia di appena 30 centimetri la facciata dell'ingresso; e che, dopo tutto, il cuore degli architetti batta fondamentalmente sulla frequenza del razionalismo (anche senza il neo). Ma non mi sembra che sia lo stile del linguaggio l'aspetto che fa segnalare questo progetto all'attenzione degli osservatori e degli utilizzatori, esperti e non; quanto piuttosto lo stile dell'atteggiamento, il modo di porsi degli autori nei confronti dell'architettura, quello che fa diventare messaggio significativo una piccola opera. Ci sono architetti, anche grandi, che producono sconquassi con il loro (anche involontario) proselitismo, con le loro griffe che fanno, come si dice, tendenza. Qui non c'è griffe, non c'è moda, non c'è compiacimento. Trovo che ci sia semplicemente una breve ma densa lezione di progettazione architettonica, che spero abbia un seguito tra gli allievi. Franco purini Figlio di sergio, - uno dei migliori architetti italiani di quella generazione nata a metà degli anni venti che si trovò per prima a vivere le contraddizioni scaturite dal mondo eroico e tumultuoso delle avanguardie - ruggero lenci è un progettista dalla solida e trattenuta visione del costruire. Un costruire consapevole e ispirato, che muove dall’accettazione critica dei fondamenti teorici e operativi dell’architettura moderna, messi a reagire con una serie di altri materiali. Tra questi una spiccata attenzione per il contesto colto nelle sue componenti stabili e nei suoi aspetti dinamici; una radicalità espressiva vista come artificio comunicativo contrastante l’attuale, rapida entropia dei messaggi architettonici; una volontà dimostrativa volta a riaffermare la necessità sociale di un’architettura energica e rigorosa che si faccia emblema di un ordine urbano diverso, più avanzato e partecipato. Con all’attivo un lungo periodo di formazione negli stati uniti, presente nel dibattito nazionale e internazionale con scritti e progetti, molti dei quali elaborati in occasione di numerosi concorsi, docente di composizione architettonica presso la facoltà di ingegneria dell’università la sapienza di roma, ruggero lenci sa coniugare un forte senso sperimentale con un altrettanto notevole capacità di controllare l’intero ciclo produttivo di un edificio. Il tutto immerso in una tonalità assorta e intransigente, mentale e nello stesso tempo carica degli umori distillati dalla situazione urbana in cui le architetture sono inserite, una tonalità leggermente visionaria nella sua volontà di alludere a un assoluto che si fa immediatamente relativo e parziale. Tra le espressioni omologate dell’architettura globale e il senso circoscritto e sedimentato degli idiomi locali il giovane architetto romano cerca la difficile terza via di una scrittura aperta e innovativa ma radicata nella memoria, sorretta questa da una solida cultura che la riconduce ad antecedenti selezionati con accuratezza e ripensati con sensibilità. Assieme a nilda valentin, sua compagna nel lavoro oltre che nella vita, ruggero lenci ha recentemente ultimato, a seguito di un concorso europan 1, del 1989, un importante intervento residenziale a favaro veneto, presso mestre. Si tratta di due nitidi volumi di quattro piani, fortemente scavati da logge profonde che non mettono in crisi la serrata stereometria dei blocchi, limitandosi ad animarli con pronunciati risalti plastici. Esattamente calcolata, questa operazione di scavo suggerisce una incalzante dialettica architettonica, risultante dall’essere i due edifici nello stesso tempo masse unitarie scavate e, in alternativa, l’esito del riempimento progressivo e incompleto di una struttura a traliccio. Ne consegue una premeditata incertezza costitutiva che accende l’intervento di una percepibile vibrazione poetica. Il dato più significativo di questa opera è il suo carattere teorematico, che ne fa un congegno tipologicamente perfetto nel quale l’economia degli spazi giunge a una rilevante necessità formale tradotta in una appropriata dimensione estetica. Rievocando le atmosfere rarefatte del razionalismo italiano i due edifici, che richiamano non casualmente la tesa autonomia figurativa della palazzina romana ? Un genere da paolo portoghesi paragonato giustamente, nella sua magnetica compattezza, a un sonetto ? Mettono in scena nella loro semplicità esterna una coinvolgente dissimulazione di ciò che accade all’interno, laddove la complessa macchina distributiva dà luogo all’episodio unificante della fenditura a tutt’altezza coperta da un lucernario che ospita la scala e i percorsi di distribuzione. Questa cavità, nella quale la luce gioca un ruolo suggestivo esaltandone la densità spaziale, si configura come un ambiente denso di interferenze, un luogo comunitario costituito dal prolungamento degli alloggi, che trovano in esso una coinvolgente risonanza. La ricerca tipologica che sostiene questo intervento viene da molto lontano, affondando le proprie radici nella manualistica moderna, sulla residenza e in particolare nelle ipotesi che le corbusier aveva sperimentato nella sua unitè. Rispetto a questo celebre precedente i due bianchi volumi fanno un piccolo passo avanti, svincolando i duplex dalla logica della schiera, per la quale essi non avrebbero, come non hanno a marsiglia, una profondità trasversale, per ruotarli attorno al loro asse verticale, al fine di immergerli in una pluralità di direzioni. In tal modo gli alloggi diventano altrettanti sensori spaziali, dispositivi i quali, più che tipologici, si fanno topologici. Risulta da questa impostazione una sostanziale porosità dei due candidi blocchi, governati da una logica combinatoria che nulla toglie, però, al loro configurarsi articolato e mutevole. I due edifici affiancati si dispongono in un sistema positivamente ambiguo. In effetti la coppia di volumi può essere interpretata sia come una successione seriale di elementi uguali sia come una riflessione speculare, lievemente perturbata nella sua simmetria potenziale. Si determina così una sostanziale instabilità della figura, che oscilla tra registri concettuali paralleli. Tale instabilità amplifica il senso architettonico dell’intervento, conferendo ad esso un forte plusvalore iconico. Nel paesaggio caotico e frammentario della città diffusa l’intervento di favaro veneto porta una nota di ordine, appena velata da una certa severità assertiva. Interpretando in termini semplici e autorevoli il linguaggio storico della residenza popolare, rinnovato attraverso una metrica esatta e una scabra icasticità, i due volumi hanno la capacità di radunare attorno a sé il paesaggio urbano che li circonda, ponendosi come una nuova polarità aggregante. Al di là dei suoi meriti evidenti l’opera mestrina di ruggero lenci e nilda valentin si segnala per una singolare qualità. Traducendo il linguaggio dell’abitare in una formulazione che ne ricrea i contenuti nella chiave della città postmoderna - la città senza più classi e quindi, almeno apparentemente, senza più conflitti sociali - questo misurato intervento offre una duplice lettura dell’abitare, il quale non può più darsi una rappresentazione politica ma è in grado di proporsi solo come una narrazione separata, svolta per di più in una sorta di neutralità urbana che cerca di disinnescare ogni contrasto all’interno di un generico consenso fondato sull’appartenenza agli estesi rituali del consumo. Diluito in un tessuto edilizio divenuto atopico e sempre uguale a se stesso l’abitare si nasconde rispetto alla città, offrendosi come un puro diagramma relazionale nel momento stesso in cui confina nell’interno il proprio significato più vero, il proprio affollarsi in segni domestici, chiamati a raccontare la vita quotidiana. Ciò che ne risulta è una divisione in due livelli semantici che cerca la sua eco nella forza archetipa della coppia di volumi, presenze geometriche definitive come gli stipiti di una porta il cui architrave è il cielo.

Parete ventilata in tufo "natural set" - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Parete ventilata in tufo natural set
Parete ventilata in tufo "natural set"

Una piazza per arezzo - Arezzo (AR)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Una piazza per arezzo
La città di arezzo è inserita in uno dei più vasti comuni d'italia (circa 38.000 ha) nel quale sono decentrate oltre cinquanta frazioni molte delle quali hanno sperimentato forti incrementi di nuove quantità edilizie, mentre la città murata ha subìto al suo interno negli anni '70-'80 consistenti variazioni di destinazione d’uso nelle zone di maggior valore. Il centro storico è rimasto aggregazione urbana di riferimento nel territorio comunale, fulcro di tutte le attività civiche e istituzionali. Ciò in quanto la consapevolezza da parte degli aretini del valore culturale espresso dalla città antica si erge a tutela del centro storico e del suo patrimonio artistico da tutelare, ben inserito nel circuito turistico italiano. La città murata riassume in sé la sedimentazione storica degli eventi che si sono sovrapposti nel corso di oltre duemila anni e che hanno progressivamente definito l'attuale assetto urbano. Sono ancora leggibili le tracce degli insediamenti etruschi e romani sui quali si sono stratificati i successivi tessuti edilizi. Nel settore sud-ovest della città sono però presenti molteplici corpi estranei al tessuto edilizio di arezzo (edifici sorti dal ventennio fascista in poi) che da un punto di vista architettonico-storico-ambientale presentano valore scarso o nullo. Tali corpi hanno cancellato in molti casi importanti presenze architettoniche e tracce significative di insediamenti precedenti, creando molteplici guasti che spesso, come nel caso della demolizione del convento delle clarisse un tempo situato in via di porta buia, sono irreversibili. La demolizione del conventaccio (estratto dal testo “immagini di arezzo” di angelo tafi) “tra gli episodi di segno negativo che caratterizzano gli anni venti rientrano le demolizioni di alcuni antichi conventi cittadini per far posto alle caserme. In particolare, l'abbattimento, nel 1929, delle strutture quattrocentesche dell'ex convento delle clarisse situato in via di porta buia, conosciuto anche con il nome di "conventaccio", rappresenta uno dei punti più bassi toccati in assoluto da arezzo nell'intero arco della vicenda urbanistica moderna.. … il piccone demolitore del regime comunque poteva e doveva essere fermato come dimostrano alcuni inediti documenti conservati presso l'archivio centrale dello stato di roma. L'autorità tutoria di allora non seppe contrastare adeguatamente le pressioni politiche avverse alla conservazione dell'importante complesso monastico, come si evince dal carteggio tra la r. Soprintendenza all'arte medioevale e moderna della toscana e il superiore ministero della p.i.: … poiché‚ d'altra parte urge una risoluzione definitiva in merito, questa soprintendenza, deplorando che non si sia potuto tempestivamente provvedere ad escludere dal progetto l'area del conventaccio, ma non ritenendo che le parti dell'edificio da conservare abbiano una importanza tale da svalutare le obiezioni che sono state fatte alla loro eventuale inclusione nei nuovi fabbricati, rimette al giudizio dell'e.v. I'opportunità… di concedere che il fabbricato venga demolito totalmente, o parzialmente. Il soprintendente giovanni poggi. (a.c.s.r., min. P.i., aa.bb.aa., div. Il [1929-33], b. 122, t. 87, c.c.i.). Alla lettera del 7 ottobre, da parte del ministero fu sollecitamente risposto nel termine di una settimana autorizzando la demolizione dell'edificio. La caserma del 70° reggimento fanteria che ne prendeva il posto fu completata nel 1933, secondo il progetto dell'ing. Donato bizzelli.” La variante generale di p.r.g. La ex caserma cadorna in via di porta buia realizzata nel 1933 ad opera dell’ing. Donato bizzelli, viene classificata dalla variante generale di p.r.g., come “ristrutturazione edilizia d3”. La tavola del piano con la classificazione dei valori, assegna alla caserma valore nullo. Risulterebbe pertanto possibile demolire l’intero fabbricato che consta di 4.000 mq. Circa per piano (comprensivi delle murature) su tre livelli per complessivi 12.000 mq. Ciononostante il bando di concorso, all’art. 2 recita: “l’amministrazione, inoltre, ritiene opportuno valutare il mantenimento delle strutture principali.” tale indicazione fa intendere l’opportunità di valutare attentamente anche sul piano della fattibilità economica l’ipotesi di operazioni di demolizione a tappeto di queste strutture, per poi andare a ricostruire quantità maggiori. Per i motivi che seguono, il progetto che si presenta si pone in linea con tale atteggiamento di cautela, condividendo i rischi derivanti da scelte semplicistiche. Il progetto Gli edifici della ex caserma cadorna Conseguentemente a quanto detto, la scelta che ha determinato l’impostazione progettuale si caratterizza per il mantenimento integrale degli edifici dell’ex caserma cadorna ideato dall’ing. Bizzelli. Ciò in quanto si è ritenuto più utile mantenere tale complesso, pur valutandone la natura di corpo estraneo al tessuto urbano, piuttosto che demolirlo per poi proporre nuove e rilevanti volumetrie architettoniche che sarebbero apparse inevitabilmente ancor più estranee nella struttura della città storica di arezzo. Pertanto l’ipotesi che questo edificio possa essere ripensato e rifunzionalizzato per divenire un nuovo luogo di aggregazione e, al tempo stesso, determinare un chiaro ordine urbano nel disegno della frontistante piazza, si è imposta sulle altre inizialmente presenti. Se la struttura dei due corpi di fabbrica uguali risulta essere in muratura portante, quella del corpo ad “l” presenta un modulo strutturale puntiforme a pilastri centrale all’edificio, rendendo più efficace che negli altri la demolizione dei solai per accogliere la nuova funzione di auditorium e sala polivalente con 804 posti in platea e 336 posti in galleria, per un totale di 1140 posti. Tale sala distribuisce i posti a sedere secondo la nuova normativa (dl 19/08/1996) che consente di superare il precedente limite di 16 poltrone x 10 file per ogni settore (max. 160 posti per settore), e che permette di realizzare 20 poltrone x 15 file (max. 300 posti x settore) purché le poltrone siano collocate a intervalli di almeno 1,10 ml. La sala collocata in questo edificio presenta il vantaggio di potersi avvalere del corpo della “l” parallelo a via di porta buia per contenere tutti quegli spazi di supporto che vanno dai camerini e cameroni per i musicisti, alle sale di prova, a un ingresso indipendente per musicisti, attori e convegnisti. Inoltre al primo piano di questo corpo di fabbrica è prevista una scuola di danza e, al secondo piano, una foresteria con degli “studios” per gli invitati particolari, che possono essere convegnisti, musicisti e artisti in genere. Il foyer della sala si affaccia, con una parete totalmente vetrata (vedere prospettive), sulla nuova piazza. Esso è dotato di una scala e di un grande ascensore utili per raggiungere sia il livello superiore della galleria, che i bagni collocati nel piano intermedio. Dal livello inferiore della galleria si dipartono due rampe di scale di sicurezza che conducono a terra. Passando alla descrizione degli altri edifici, quello centrale della ex caserma verrebbe così utilizzato: a piano terra sono previsti spazi per il commercio di qualità quali una libreria, una galleria d’arte, un’oreficeria, una boutique e un caffè che per sette mesi all’anno potrebbe disporre i tavolini nella piazza e nella galleria; al primo piano sono previsti spazi destinati ad associazioni e iniziative culturali; al secondo piano è prevista l’università dell’età libera dove, tra gli altri, possono aver luogo corsi di mosaico, oreficeria e ceramica. Per il terzo edificio della ex caserma è previsto l’utilizzo a biblioteca cittadina. I corpi scala di questi ultimi due edifici (che oggi ne contengono uno solo cadauno) verrebbero aumentati a due cadauno, così da risultare collocati opportunamente per rispondere ai criteri della sicurezza. Ognuno di questi corpi scala sarebbe inoltre dotato di un ascensore agibile ai portatori di handicap. Così come la testata del foyer dell’auditorium è vetrata, anche quelle degli altri due edifici che guardano verso la piazza lo sono, mostrando nel grande invaso il contenuto delle proprie funzioni interne. Di notte le tre testate divengono altrettante fonti di luce che si sporgono sulla nuova piazza cittadina andandola a inondare di luminosità. Il complesso della ex caserma viene così ad essere trasformato in un nuovo centro di attività culturali, commerciali ed espositive che svolge un ruolo propulsivo nella città. Tale trasformazione si attua anche per mezzo della creazione di due “gallerie” parallele interposte tra i corpi di fabbrica, con copertura in vetro e inclinazione delle falde che prosegue quella dei padiglioni esistenti (vedere sezione trasversale). Questa galleria-“velarium”, porosa, aperta e sempre transitabile da via di porta buia alla nuova piazza, avrebbe le potenzialità per diventare un luogo di grande aggregazione, con la funzione sia di proteggere le persone che entrano ed escono dalla grande sala dell’auditorium, sia quelle che si recano alla biblioteca, all’università e agli spazi associativi. Giovani artisti potrebbero esporvi, a rotazione, le proprie opere, così come vi potrebbero trovare posto il chiosco dei giornali, dei fiori e dei gelati. La struttura del “velarium” è in acciaio e si sviluppa su un asse di esili colonne centrali e su due assi di mezze colonne laterali affiancate alle pareti degli edifici esistenti. Travi a doppio “t” inclinate vanno a collegare le strutture verticali, mentre travetti longitudinali collegano queste tra loro, così da creare gli appoggi per il vetro. L’acqua viene raccolta in una conversa centrale che la canalizza all’interno dei pilastrini tondi in acciaio. Il passo strutturale riprende quello delle murature portanti trasversali degli edifici esistenti. L’illuminazione della galleria avviene tramite corpi illuminanti collocati sulle pareti degli edifici esistenti. Per queste ultime si prevede un restauro integrale e una ripresa degli intonaci e dei colori, scelti in sintonia con quelli di maggior pregio presenti nelle terre aretine. Gli altri edifici I due edifici collocati su via garibaldi sono stati mantenuti, restaurati e utilizzati per i servizi comunali e di relazioni con il pubblico richiesti dal bando. Si ritiene infatti che la loro collocazione sia idonea per questo tipo di funzioni. L’unico altro edificio che si mantiene è l’edificio “e” (solo il più grande tra i due) per il quale si propone l’utilizzo a club per la terza età con annessi campi di bocce. Si è pensato che inserire gli anziani nell’area potrebbe contribuire a stabilire regole di civile controllo del nuovo grande spazio. Da questo lato la piazza fa uso di “muri porosi” che fungono da pareti-schermo e che ne vanno a delimitare i margini occidentali. Schermati da questi muri hanno luogo le già descritte funzioni legate alla terza età, che possono anche trovare dei completamenti con strutture in legno per pedane e gazebo all’aperto, in particolar modo nell’angolo a nord-ovest rispetto al proposto club. Il progetto non prevede aumenti di cubatura. La piazza Nel 1433 bernardo rossellino progettò ad arezzo il palazzo di fraternita in piazza grande. Lo stesso architetto e scultore italiano, scolaro e collaboratore di leon battista alberti, dopo aver legato il suo nome all’ampliamento del transetto e all’abside di san pietro in roma, venne incaricato da papa pio ii piccolomini della sistemazione dell’antico borgo di corsignano, oggi pienza, che egli concepì secondo i principi dell’urbanistica e dell’architettura rinascimentale. Rossellino, facendo uso dei moduli albertiani articolò la pianta cittadina intorno a un asse sul quale si apre la piazza con gli edifici principali: il duomo, il palazzo pubblico, il palazzo vescovile, il palazzo piccolomini. Richiamando questo celebre precedente, il presente progetto vuole instaurare nello spazio una forte regola geometrica che funga da motivo ordinatore di tutto l’invaso. Ciò si attua mediante la suddivisione in campi meridiani che nascono come proseguimento dei tre corpi di fabbrica della ex caserma e che vanno a costituire il cardo, mentre i moduli del passo strutturale delle murature portanti trasversali degli stessi edifici è responsabile dell’orditura decumana. Se le fasce sono realizzate in pietra, i campi sono costituiti da mattoni a coltello, risultando le fasce di colore chiaro e i campi di color cotto, dando così luogo a diverse vibrazioni della luce. In direzione nord la piazza si apre sulle due gallerie del nuovo polo culturale. In direzione sud essa è delimitata da una zona fittamente alberata che ne anticipa la conclusione. Ad ovest la delimitazione avviene in maniera graduale e porosa per mezzo dei muri a parete-schermo e sino a incontrare il passaggio per via petrarca. Ad est, infine, il filtro tra di essa e via garibaldi è costituito dagli edifici a cui è stata assegnata destinazione a servizi comunali e di relazione con il pubblico. Se il rigore geometrico è una qualità anche rinascimentale, la nuova piazza non può rimanere indenne da questa caratteristica che ha così profondamente conformato i migliori spazi delle città della regione toscana.

Duxton plain public housing - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Duxton plain public housing
The present design proposal intends to create a unique high rise housing complex which fully relates to the adjacent duxton plain park through the development of a series of attractive landscaped areas around the buildings: in particular, a central large open green area between the two main high rise volumes. This central space, well visible from the main access of the complex, allows the perception of the housing development being in a garden setting as well as it helps to create a pleasant external recreational and communal setting for the residents. The proposed project consists of two fifty-storey high rise radial buildings and one nine-storey low linear building, which together form a distinctive skyline in the city while allowing visual porosity across the site. The proposed radial shaped towers are characterized by three separated curving surfaces at which extremities have been placed insulated glazed elevations. The curving surfaces are conceived as a series of continuos precast concrete 'ribs'-elements behind which are located windows or balconies. The elevations have been designed in such a way that if residents will close the balconies with glass-windows, the design of the buildings does not suffer. All west-facing fenestration have been protected with appropriate sun-shading devices to reduce solar heat-gain through the day. The insulated glazed elevations at the ends of the wings can be opened to allow natural ventilation along the corridors, inside the apartments and in the stairs. Each high rise building contains 462 units (368 duplex, 92 simplex and 2 efficiency) of which 299 are type s1 units, 161 are type s2, and 2 are type s. The duplex apartments are organized as a couple of interlocking units with a single-exposed living area at the entrance lower level and a double-exposed sleeping area at the upper level. Since the duplex units are located along the wings, the access corridor takes place every two storeys. The simplex units are, instead, situated close to the central core. All dwelling units have two naturally illuminated and ventilated bathrooms: one with a shower, the other one with a tub. Service balconies are located next to the kitchen areas to facilitate laundry activities, and are provided with an internal hanging system for drying clothes as well as a space for the air conditioning units. The floor-to-floor height of the units is 2.90m. With a floor-to-ceiling clearance of 2.60m. The internal corridors are 1.80 meters wide and are located between two concrete bearing walls that constitute the structural central system of the wings. The household-shelters are stacked on top of the two concrete walls in order to guarantee a structurally strong shelter (even stronger than if stacked on a pile alone). The corridors are well illuminated and ventilated and contain the access to the dwelling units, to the individual vertical chases of the units and to the fire staircases. The central core contains eight elevators, which serve the 462 dwelling units of the tower, a centralized refuse chute system and, a nearby fire staircase. It is naturally illuminated and ventilated by large ten-storey openings which alternate on the three different expositions. These large openings help to create high level sky-gardens characterized by different shaped panoramic green terraces situated in it, a vision which reinforces singapore’s garden city image. The first two storeys of the high rises have been developed with a number of attractive spaces for residents to meet and recreate. The first floor, often with more than one storey in height, has a drop-off area with a lobby where are to be located the two existing plaques installed by mr. Lee kuan yew on the two public housing blocks to be demolished. There are, in addition, a security point, a mail box room, an office for the management, a series of social and communal facilities (such as the children-care center and the resident committee center), and a large void-deck space facing the central green area. The second-storey (mezzanine) contains two efficiency apartments (for guests or security) and some social and communal spaces overlooking the first storey spaces and the void-deck. Most of the commercial facilities are situated in areas facing the street. The children-care center faces, instead, the park, while service areas and utility rooms are located away from the main entrance. The third building is a 60 m. Long, and a nine-storey-high linear structure, composed of the same typologies of the towers. It contains 44 dwellings of which 24 are type s1, 12 type s2, and 4 type s units (efficiency). The two main vehicular access points to the residential development take place along cantonment road. An additional ingress point, which serves only as a service access, takes place from neil road at the furthest point from the main junction. Parallel to cantonment road has been created a linear open area which, through its form, landscaping and finishes, aims to capture the historical memory of the first two blocks of public housings and to enhance the new development, as well as the access to the existing tanjong pagar community club. Along the linear open area have been created 118 uncovered parking lots, several drop-off areas and the main entrances to the buildings. This allows the side along duxton park to be left as it is and, therefore, to contribute to draw the greenary towards the open areas of the development. A nicely paved bicycle alley has been created through the green areas to allow also for fire-trucks to reach, in case of emergency, all the sides of the buildings. Most of the existing mature trees, as well as the two centrally located young trees, have been maintained and integrated into the landscaped areas of the development, contributing to determine its overall green character. Under the uncovered parking areas, a two-storey parking deck structure has been developed, accessible from three ingress-egress ramps. It contains 340 cars on each level, for a total of 680 cars, 90 motorcycles spaces and a car-washing bay. All three residential buildings are directly accessible from the parking deck. Ventilation to the parking deck occurs by protected openings located above parapets on the ground, landscaped with rocks, vase-trees and bushes. A better description of this intent, as well as that of the introduction of a water element in the site, will eventually be developed in phase-two.

Museo di arte moderna - Bolzano (BZ)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Museo di arte moderna
Il progetto per il museo d’arte moderna di bolzano da costruirsi sull’area dell’ex monopolio a ridosso del centro storico, concepisce il manufatto come un forum culturale dove arte e società possano raggiungere alti livelli di comunicazione e integrazione, un incubatore di nuove idee e iniziative artistiche a livello regionale e internazionale che funga da luogo di informazione, di incontri e avvenimenti sociali, di scambio di idee e di dibattito culturale. Seguendo questi principi i piani bassi dell’edificio sono destinati a quegli spazi nodali che invitano a una diretta comunicazione e interazione con i cittadini, quali l’area per le manifestazioni, l’area informativa-libreria, la biblioteca, il caffè-ristorante, lo shop, tutte funzioni che rimangono aperte anche oltre gli orari del museo. Gli spazi museali per le esposizioni temporanee e permanenti sono localizzati nei due livelli superiori. La disposizione volumetrica del museo d’arte moderna nel contesto urbano è caratterizzata dallo sviluppo di un edificio di forma allungata che segue il modello della lottizzazione gotica ad andamento est-ovest, pensato nel totale rispetto dei limiti di edificabilità e dei distacchi del terreno, alto quattro piani oltre al piano attico. Il volume del museo è circondato da una serie di spazi aperti dove si sviluppano ad est una nuova piazza per l’accesso principale al complesso che ha luogo su via dante, a nord il percorso pedociclabile previsto dal piano di recupero via rosmini ? Via dante che senza discontinuità altimetriche mette in comunicazione le diverse quote presenti su tali vie e sui prati del talvera nonché propone zone verdi nelle aree a nord del lotto e un collegamento con via rosmini, a sud nella fascia di distacco di 5 metri parcheggi per moto e biciclette coperti da tettoie, asole di aerazione per i livelli interrati e vie di uscita dalle scale di sicurezza, ad ovest uno spazio esterno per i lavori artistici all’aperto. Su via rosmini hanno luogo due accessi: uno pedociclabile che si biforca per condurre alle due diverse quote del viale che lambisce il lato nord del museo; l'altro carrabile per i mezzi pesanti impiegati per la movimentazione delle opere d’arte, per i fornitori e per accedere all’autorimessa. Tali ingressi sono filtrati da una piccola costruzione per il custode che, con un’ampia tettoia, funge da varco al campus museale. Il viale pedociclabile sul lato nord dell’edificio funge da piazzale allungato e diventa il collegamento esterno per accedere al caffè-ristorante localizzato nella piazzetta ribassata a quota ?5.25, e agli ingressi indipendenti localizzati in asse con l’accesso da via rosmini, alle aree per le manifestazioni, per i progetti degli artisti/curatore e per i bambini/giovani, per la biblioteca e per le aree informative, nonché per le zone amministrative. Quest’ampia piazza allungata diventa un nuovo brano del tessuto urbano, idoneo per mostre all'aperto di opere scultoree. L’area di accoglienza principale su via dante è caratterizzata da un'invitante trasparenza e luminosità della hall che, con le sue doppie altezze sovrapposte, rende ben visibili le funzioni interne del museo, nonché è caratterizzata da un'ampia e alta pensilina che protegge la zona d'ingresso. La hall consente l’accesso a tutte le funzioni pubbliche oltre a servire quale riferimento visivo di tutte le zone non soggette al controllo dei biglietti e utilizzabili fuori dagli orari di apertura. In essa hanno luogo la cassa utilizzabile sia dall’esterno che dall’interno, lo shop realizzato in vetro strutturale, i sistemi di circolazione verticali principali costituiti da una rampa collocata sul lato sud dell’edificio che collega tutti i livelli fuori terra del museo ad eccezione del piano attico, il grande montacarichi anch’esso collocato sul lato sud e utilizzabile anche dai visitatori, una rampa di scale e un ascensore collocati sul lato nord che collegano tutti i livelli incluso quello interrato dove si trova il club-ristorante. Questa hall principale entra in continuità con il lungo percorso-atrio che sul lato nord dell’edificio affianca lo shop, la sala manifestazioni, il guardaroba, l’area per il catering, le scale per la biblioteca e per l’area informativa-libreria, fino a incontrare l’atrio secondario dal quale hanno accesso i vani dei progetti dell’artista/curatore e dei bambini/giovani, i bagni, una delle due aule per seminari. Dall’area esterna antistante l'ingresso secondario si può accedere, direttamente dall’esterno tramite una scala indipendente, alla biblioteca e all’area informativa-libreria da un lato e, tramite una seconda scala con ascensore, all’area amministrativa dall’altro. Nel lato sud dell’edificio sono localizzate, oltre al montacarichi, due scale di sicurezza che collegano tutti i livelli. L’obiettivo compositivo è quello di conformare il progetto come un organismo nel quale l’articolazione volumetrica esprima con chiarezza i caratteri distributivi del museo per mezzo di una calibrata distribuzione dei pieni e dei vuoti, dei setti murari, delle asole vetrate, dei lucernari. Lo spazio interno è stato predisposto per permettere i continui cambiamenti richiesti dal bando. Nella direzione est-ovest è stata sviluppata una maglia strutturale di 5.40 ml. Di modulo mentre, nella direzione nord-sud, è stata pensata una grande luce libera di 13.00 ml., affiancata da quattro maglie minori, due per lato, contenenti i vari sistemi di collegamento verticale. Sul lato sud tali maglie minori contengono anche, distribuiti sui vari piani, i percorsi, i bagni, parte degli uffici amministrativi, le celle multimediali, il vano preparazione, i laboratori e l'area espositiva per grafica e fotografia. Gli spazi liberi della grande luce sono collocati al secondo e terzo piano e rendono possibile la realizzazione di varie tipologie di allestimento museale. Tutti gli spazi sono stati collegati tramite percorsi orizzontali ordinati e adatti al transito con la sedia a rotelle. Le aperture verso l’esterno sono state ricavate per distacco delle pareti e non come buco nel muro. Sia per forma che per posizione esse facilitano il rapido orientamento nello spazio e in relazione alla città. Nella distribuzione delle funzioni, seguendo la conformazione compatta dell’edificio secondo l’asse est-ovest, si favorisce il soleggiamento di quegli ambienti idonei alla diretta insolazione, quali gli uffici e i vani progetti, oltreché la ventilazione naturale degli ambienti di lavoro. La luce del nord viene immessa negli ambienti museali tramite una serie di vetrate scavate nella superficie esterna. Una serie di lucernari in copertura immettono l’illuminazione indiretta nelle zone espositive del terzo e del quarto piano, dove sono proposti una serie di vuoti e spazi a doppia altezza idonei a contenere opere d’arte di maggiore dimensione. L’accesso principale ai due livelli espositivi delle mostre temporanee e permanenti avviene direttamente dalla hall principale tramite la scala e le rampe aperte, mentre l’accesso al piano attico ha luogo tramite le due scale poste sul lato nord e il grande ascensore/montacarichi. Le celle multimediali e i laboratori grafico e fotografico sono stati collocati sul lato sud, mentre il laboratorio di restauro sull'angolo nord-ovest del museo. I depositi d’arte, il laboratorio tecnico, i locali per gli impianti, il ristorante-bar, sono localizzati a quota ?5.25. Una piazzetta ribassata, accessibile dall’esterno, contiene tavolini da caffè e immette luce e aria nello spazio interno.

Trasformazione e rinnovo urbano dell'area di san lorenzo, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Trasformazione e rinnovo urbano dellarea di san lorenzo roma
L'idea guida del progetto consiste nello sviluppo di un sistema infrastrutturale a cavallo dei quartieri san lorenzo ed esquilino, prevalentemente incentrato sul vuoto costituito dai binari ferroviari della stazione termini. Tale sistema trova realizzazione attraverso la creazione di un numero di nodi e di confluenze di attraversamento dei binari ferroviari caratterizzati da una concentrazione di eventi commerciali, universitari, terziari, sportivi, istituzionali e di servizio che mirano a diventare luoghi di grande rilevanza economica, sociale e funzionale nella città. Le nuove quantità edilizie così collocate avrebbero anche il compito di ordinare visivamente e organizzativamente il settore di città considerato. Infatti lo sviluppo delle qualità spaziali leggibili sia alla scala urbana che a quella architettonica vuole qui assumere un ruolo fondamentale in merito alla sostenibilità, alla riconoscibilità e all'identità da parte dei cittadini del progetto di trasformazione del quartiere. Nel sistema urbano di san lorenzo i fattori che delineano le caratteristiche peculiari dell'agglomerato e che permettono la configurazione di un'idea di città chiara e leggibile alle diverse scale appartengono all'assetto ortogonale dei tracciati e dei tessuti che bruscamente si interrompono sulle forti barriere che lo circondano su tre lati: il verano, lo scalo san lorenzo e i binari ferroviari. Non tutto nella presente proposta viene preservato: l’incombente tracciato aereo della tangenziale, nella parte contenuta sulla viale dello scalo san lorenzo và ricollocato; le costruzioni precarie che ospitano gli artigiani del marmo collocate a ridosso del verano vanno demolite e tali attività ricollocate nelle cubature da realizzarsi nel proposto margine del quartiere; le costruzioni precarie tra via di porta labicana e via dei lucani vanno demolite per lasciar posto a una struttura ad alta ibridazione tipologica. Il progetto urbano complessivo, il programma dei costi, uno studio delle possibili integrazioni dei fondi pubblici con quelli privati, il coordinamento tra le varie figure pubbliche e quelle private che si occupano dei programmi edilizi, lo sviluppo di linee guida, la disponibilità e l'uso di strumenti di controllo urbanistico sia sugli sviluppi privati che su quelli pubblici, sono temi la cui competenza andrebbe attribuita alle agenzie di sviluppo metropolitano (asm). Partendo dal dato di fatto che il settore urbano di san lorenzo necessita di “un’idea sintetica, generale ma aperta…”, che ormai si attende quest’idea dalla data delle bombe del 19 luglio del 1943, è opportuno stabilire alcune regole per le trasformazioni realizzabili tanto nel breve quanto nel lungo periodo, tutte facenti capo a un unico progetto a scala urbana che esprima una visione unitaria dell’insieme considerato. L’ipotesi di progetto prevede che alcune quantità edilizie vengano demolite. Queste sono costituite dagli edifici fatiscenti collocati nella zona limitrofa al verano e in quella che fa perno su via dei bruzi (tra via dei lucani e via di porta labicana). La prima serie di demolizioni si rende necessaria per due ordini di motivi: aprire il quartiere san lorenzo al passaggio degli autoveicoli di transito da e per la tangenziale; collegare via regina elena con viale dello scalo san lorenzo e con piazza di porta maggiore; realizzare la fascia di rispetto per vincolo cimiteriale intorno al verano. A seguito di questa prima serie di demolizioni verrebbero realizzate nuove cubature solo in misura modesta e relativamente al ripristino della continuità dei fronti degli edifici che si affacciano sul cimitero e che delimitano il margine est del quartiere san lorenzo. La seconda serie di demolizioni si renderebbe necessaria per dare realizzazione al nuovo complesso edilizio polifunzionale che in quel punto funge da cerniera dell’intorno urbano e che scavalca sia viale dello scalo san lorenzo che i binari ferroviari così mettendo in comunicazione le diverse parti della città. La dimensione imprenditoriale prevalentemente piccola che gravita nella zona in prossimità del verano come indotto delle attività cimiteriali và considerata in modo assai diverso rispetto ad altre aree della città nelle quali sono avvenuti o stanno avvenendo fenomeni di più o meno graduale espulsione del settore produttivo (vedi il mattatoio, la pantanella, la mira lanza, la fiorentini, il borghetto flaminio ecc.). Ciò in quanto questa realtà rappresenta un tessuto sociale da preservare e da integrare nella nuova configurazione urbana. Questo sta a significare che demolendo le aree che ospitano tali attività precarie a ridosso del verano non si intende sradicare gli artigiani da un luogo che gli è proprio, ma trasferirli in nuove strutture. In tal modo sarebbe possibile operare un collegamento viario e visivo diretto tra la piazza san lorenzo e viale dello scalo san lorenzo che si immetterebbe direttamente nella tangenziale senza dover passare, come avviene ora, all’interno delle zone fittamente edificate dell’omonimo quartiere. Il verano e l'università ne gioverebbero per poter realizzare un ampio parcheggio interrato al di sotto dell’ampio spazio venutosi a creare e per acquisire uno spazio libero di fronte all’ingresso cimiteriale. La riconfigurazione del tracciato della tangenziale è inoltre una necessità urbana legata alla riqualificazione dell’intero quartiere. La proposta è quella di far passare il nuovo tracciato in quell’interstizio esistente tra il centro di smistamento delle poste italiane e i lunghi capannoni delle ferrovie dello stato. Tale spostamento darebbe luogo alla possibilità di riconfigurare il viale dello scalo san lorenzo attraverso la realizzazione di un ampliamento dei marciapiedi sui due lati della strada, della piantumazione di filari di alberi, tutto ciò per favorire la trasformazione del viale dall’attuale stato di sottopasso a quello di luogo ad alta concentazione di attività a carattere culturale e ricreativo. L'area delle caserme tra via marsala e viale pretoriano costituisce un evento oggi funzionalmente estraneo alle dinamiche della città. Pertanto essa va recuperata a funzioni quanto più possibili condivisibili. Vista la posizione in asse con “la sapienza” e adiacente al nodo ferroviario roma-termini si ritiene che tali funzioni possano essere prevalentemente universitarie. In questo grande isolato potrebbero trovare luogo strutture per gli istituendi mini atenei, spazi per le nuove facoltà o per i nuovi corsi di laurea e di diploma, dipartimenti e centri studenteschi. Non tutti gli edifici delle caserme andrebbero demoliti, ad esempio il corpo di fabbrica che dà su via di castro pretorio potrebbe essere mantenuto e riadattato alle future esigenze. Gli altri edifici andrebbero invece più pesantemente demoliti in modo da lasciare il posto alla nuova configurazione architettonica a scala urbana che determina, tramite via gobetti, un collegamento assiale con piazzale aldo moro, e ovvero con la città universitaria. Transitando all’interno dei volumi progettati sarebbe possibile sovrapassare i binari ferroviari così da portarsi dall’altro lato della stazione termini nel quartiere esquilino, di fatto annullando la grave cesura urbana rappresentata dalla ferrovia. Inoltre, la galleria sotto i binari risulterebbe in asse con via dei frentani, essendo direttamente accessibile da tale viabilità che verrebbe a dividere l'area delle caserme in due. Anche la caserma romagnoli verrebbe inclusa nella su descritta riconfigurazione funzionale a favore di nuovi spazi per l'università. Nello scavalcare i binari in più punti consiste l’idea portante del progetto, ovvero nel ricucire due ambiti urbani lavorando per lo più per mezzo di stratificazioni aeree, sopra aree di proprietà delle ferrovie dello stato già utilizzate ad altri fini, i cui diritti d’uso avrebbe un costo di molto inferiore rispetto a quello della proprietà fondiaria. Sappiamo che l'idea di costruire sopra i binari non è né nuova né complicata, se si considera che ha trovato attuazione in molte realtà urbane complesse come e, in alcuni casi, più di roma. L'arco della défense a parigi e il centro congressi ad euralille in francia sono stati edificati sopre i binari ferroviari. L'omni building ad atlanta, oggi sede della cnn, è stato reso possibile economicamente in quanto non vi era un terreno da comprare ma solo diritti d'uso aerei da corrispondere all'ente delle ferrovie statunitense. La tipologia edilizia proposta per l'attraversamento dei binari è di tipo a trave-ponte, dove la trave è contenuta all'interno delle pareti perimetrali alte due livelli, ovvero circa dieci metri al parapetto di copertura. All'interno dello spazio avrebbero luogo, su due livelli intercomunicanti, attività commerciali, uffici di servizio al cittadino e uffici privati, nonché gli uffici delle ferrovie dello stato. Sul lato del quartiere esquilino invece, via giolitti è la strada che maggiormente soffre la condizione di degrado ambientale. Pertanto è necessario che essa venga interamente riprogettata, allargandone la sede in virtù dell’interramento dei binari del trenino centocelle-torrenova che la percorre a raso, e della demolizione degli edifici che insistono sul fronte della piazza di porta maggiore tra i binari ferroviari di termini e quelli del trenino. Oltre a questi interventi il progetto prevede su via giolitti la riprogettazione di ampi brani del fronte dei binari, con edifici e opportune interruzioni per le preesistenze archeologiche e di architettura contemporanea, per i sottopassaggi, per zone a verde e piazze pavimentate. Il nuovo sistema urbano proposto è basato su un tipo edilizio in grado di potersi sviluppare sia in linea, sia in altezza che come struttura-ponte. Lo sviluppo in linea è necessario per ridefinire le aree dei blocchi urbani delle caserme di via marsala e per riconfigurare l'area di viale dello scalo di san lorenzo, siti sui quali sono concentrati i due maggiori sistemi costruiti. Le strutture in altezza servono a dare significato tridimensionale nonché leggibilità ad un sistema che non vuole essere solo città orizzontale. Le strutture a ponte sono necessarie per realizzare la ricucitura tra i due quartieri. Oltre all’interramento dei binari del trenino che con incredibile leggerezza (o elogio della follia?) attraversa lo spazio urbano, piazza di porta maggiore e piazzale labicano necessitano di una dotazione di strutture che consentono l’attraversamento pedonale del grande fascio dei binari della stazione termini. Le fasi di attuazione del progetto sono quattro e ricoprono un arco di tempo di dodici anni per un importo complessivo di 1.600 miliardi di lire (800 milioni di euro). Attraverso l'istituzione delle agenzie di sviluppo metropolitano, osservatori privilegiati con il compito di far coagulare interessi molteplici sia pubblici che privati aventi come finalità la ricomposizione di parti di città, diventerebbe possibile attivare i complessi processi di trasformazione di cui necessita il presente progetto. In alcune città statunitensi, come ad esempio atlanta, sono presenti delle non-profit organizations (quella specifica alla quale si fa riferimento è denominata central atlanta progress) che hanno un ruolo propulsivo nei processi di rivitalizzazione e di trasformazione di interi settori urbani degradati. I soggetti maggiormente attratti, che si fanno carico di proporre l'istituzione di queste agenzie e che ne diventano soci sono: le pubbliche amministrazioni, i commercianti delle zone di volta in volta in esame, le ferrovie, le aziende di trasporto, quelle di erogazione delle utenze, gli istituti di credito e assicurativi, i costruttori, alcuni studi di architettura e di ingegneria, tutte le persone fisiche e giuridiche animate da una specifica volontà di migliorare un settore urbano nell'ambito del quale l'agenzia propone specifici progetti di intervento. Un tale modello potrebbe essere applicato con successo anche alla realtà romana istituendo, appunto, l'agenzia di sviluppo metropolitano, ovvero un'associazione culturale senza fini di lucro che potrebbe contare tra i soci fondatori e/o sostenitori anche i costruttori romani e l'acer. Questa agenzia, investita da responsabilità tanto specifiche quanto sono quelle della direzione e del controllo dello sviluppo dei progetti e della costruzione di alcune opere ritenute vitali per la città, dovrebbe avere un ampio raggio di azione per poter assumere impegni e responsabilità concrete così da funzionare come un eccezionale scambiatore di idee: ricevendo gli input dal consiglio e dalla collettività interessata all'implementazione dei progetti proposti (comitati distrettuali); comprendendo esattamente i contenuti del programma della specifica trasformazione urbana proposta; verificando la quantità reale delle risorse economiche a disposizione per implementare tali progetti; chiamando all'appello e contando i soggetti realmente interessati all'iniziativa tra i quali l'imprenditoria pubblica e privata; proponendo una strategia attuativa, prioritaria e finanziaria mirante a portare a conclusione e rendere funzionante sempre e in ogni caso ciò che si è intrapreso; garantendo il totale controllo e la massima diffusione di tutte le problematiche connesse al tema di volta in volta in corso di elaborazione, attraverso l'informatizzazione di tutti i layers tematici (dalle destinazioni d'uso, ai vincoli di vario tipo, alle utenze, alla natura del suolo, ecc), ivi compresi i relativi links con specifici database informativi. Altro compito importante delle agenzie di sviluppo metropolitano sarebbe quello di partecipare a tutti i bandi dell'unione europea aventi come fine la riqualificazione urbana delle grandi città, nonché aggregare i finanziatori privati e quelli istituzionali nelle specifiche operazioni di sviluppo proposte e promosse. Il progetto di sviluppo di una determinata area consisterebbe nell'equilibrare gli interessi dei privati con quelli della città. Questo progetto verrebbe, nelle sue linee guida, preparato e gestito direttamente nelle strutture dell'agenzia di sviluppo metropolitano, anche attraverso l'utilizzo di consulenti esterni ai quali, per operare su temi di rilevanza urbana, dovrebbe essere richiesto di aderire all'associazione. Tale progetto non scenderebbe a livello di dettaglio rimanendo, in questa fase, a uno stadio preliminare, anche se corredato da una stima di massima del costo delle opere e dagli studi di fattibilità suddivisi per tipologie funzionali. Non appena ottenuto il parere favorevole da parte dell'amministrazione, il progetto di sviluppo diventerebbe progetto guida. Naturalmente è la velocità di azione data dalla snellezza burocratica e dalla possibilità di far incontrare in un unico tavolo le varie tipologie di finanziatori la qualità principale che contraddistinguerebbe il lavoro dell'agenzia da quello degli uffici speciali..., in modo da prevenire il rischio della scadenza dei finanziamenti (a volte anche comunitari) o l'assopimento degli interessi privati. Il consorzio avrebbe il compito di far redigere il progetto finale, da selezionare anche attraverso specifici concorsi. Vi sono poi gli special tax benefits che si potrebbero applicare in diverse modalità per attrarre capitale privato, tra cui due interessanti sono: individuare il distretto che usufruirà direttamente della nuova opera e devolvere alla sua realizzazione una buona parte dei proventi derivanti dalle tasse comunali degli abitanti che vi risiedono e/o vi lavorano; estendere lo stesso principio a tutto il territorio comunale per ricevere un'aliquota, sia pur di minore entità, sui proventi derivanti dalle tasse comunali proporzionale al beneficio che andrà a favore di tutti i cittadini. Da tali proventi deriverebbero parte dei fondi per la partecipazione dell'amministrazione comunale alle attività edilizie dell'agenzia di sviluppo metropolitano e ai consorzi. Gli special incentives che permetterebbero al consorzio di realizzare opere anche di un certo rilievo edilizio e urbanistico purché l'intorno urbano ne ricavi in cambio dei vantaggi di volta in volta da negoziare con il comune (alberi, pavimentazioni, illuminazione, arredi urbani, piazze, fontane, ecc.). In conclusione, il profilo dell'agenzia di sviluppo metropolitano non sarebbe politico ma strettamente tecnico. L'adozione nel progetto proposto dell'asm potrebbe ridurre l'erogazione di danaro pubblico per opere indirizzate alla collettività in quanto consentirebbe l'apertura al flusso di danaro privato, minimizzerebbe il tempo richiesto per ottenere l'approvazione dei progetti, aiuterebbe a costruire all'interno del design process una maggiore capacità costruttiva ed efficienza economica, proteggerebbe le amministrazioni cittadine dai reclami sia durante che dopo la costruzione, aumenterebbe il controllo per evitare il lievitare dei costi di costruzione, favorirebbe la realizzazione di quelle opere nodali assolutamente indispensabili alla città. Ma, in misura ancora maggiore, l'asm contribuirebbe a individuare quei compiti e quelle responsabilità dell'architettura nel disegno della città futura nel tentativo di ricucire, attraverso una nuova visione urbana, lo scollamento avvenuto tra le sue diverse parti e di ridurre drasticamente la diffusione del degrado. Pertanto il presente progetto urbanistico è un tutt'uno organico con la proposta della strategia di fattibilità che vede nell'asm lo strumento consortile operativo sul quale far convergere risorse pubbliche, private, comunitarie e istituzionali.

Sta Verso il nuovo piano regolatore di roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto StaVerso il nuovo piano regolatore di roma
L’oggetto di studio di questa ricerca urbanistica redatta per il nuovo prg di roma su incarico della sta, è costituito dall'individuazione, dall'analisi e da un'ipotesi di riqualificazione di cinque settori irrisolti della città. Prevalementemente inclusi nella cintura che va dal margine della città storica all'anello ferroviario, tali settori condividono la presenza, in misura quantitativamente ingente, di aree dismesse e/o degradate. Quattro di essi sono stati individuati sulla cintura urbana dell’anello ferroviario e risultano equamente distribuiti sugli orientamenti nord, sud, est, ovest, assumendo, per la forte concentrazione di fenomeni di diffuso degrado, un valore strategico primario. Il quinto settore è contenuto nella parte nord della città storica. Si ritiene che la penetrazione ferroviaria, a causa dell’incompletezza dell’anello e del parziale utilizzo che ne deriva, sia fortemente responsabile nel portare il degrado in città. Le cinque aree di studio sono: il settore “a” ? San lorenzo, stazione termini, caserme di via marsala, piazza vittorio; il settore “b” ? Ostiense, gazometri, nuovo ponte pedonale sul tevere, ex mira lanza, lungotevere dei papareschi, porta portese, mercatino di via e. Rolli, ex mattatoio; il settore “c” ? Pineto-valle aurelia; il settore “d” ? Via camposampiero, foce dell'aniene, borghetto molnario, campo nomadi, laghetto artificiale di via di tor di quinto; il settore “e” ? Asse via flaminia viale tiziano, borghetto flaminio, edificio su via chiaradia (da demolire), caserme di via guido reni. Via camposampiero ? Via possagno Esaminando gli interventi che si propongono nel settore “d”, importanti al fine di pervenire alla chiusura dell'anello ferroviario, si rende necessaria la realizzazione di alcune opere e scelte. La proposta consiste nel sovrapporre i binari dell'anello ferroviario su quelli della linea acotral roma ? Prima porta ? Viterbo. Come è noto, infatti, gli artigiani di via camposampiero e di via possagno occupano abusivamente, ormai da più di cinquant’anni, il rilevato di terra delle ferrovie dello stato. La situazione è molto tesa in quanto le fs non accettano il pagamento dell’affitto da parte degli artigiani per non legittimarne lo stato che, a tutt’oggi, rimane abusivo. Le fs vorrebbero rientrare in possesso del tracciato al fine di poter procedere con la realizzazione di un’opera utile a tutti qual’è la chiusura dell’anello ferroviario, ma l’opinione pubblica si rende anche conto che ciò provocherebbe grossi problemi all’economia di un centinaio di piccole aziende che verrebbero sradicate dal territorio sul quale operano. Pertanto il presente progetto propone una soluzione che possa risultare compatibile con: le attività degli artigiani, i quali potrebbero rimanere sul sito e vedere legalizzata la propria cittadella dell’artigianato costituita di fatto; le fs, che vorrebbe procedere alla realizzazione della chiusura dell’anello ferroviario; con i cittadini romani che giustamente esigono il completamento razionale della rete dei trasporti su ferro. Il tracciato dell’anello, nella proposta, andrebbe a transitare a sud del rilevato delle fs, sovrapassando via di tor di quinto e sovrapponendosi al tracciato ferroviario acotral. Nel punto in cui le due linee ferroviarie inizierebbero a sovrapporsi, ovvero all’altezza dell’attuale stazione tor di quinto (stazione acotral che si propone di demolire), verrebbe realizzata una nuova stazione di scambio in un unico edificio. La nuova infrastruttura dovrebbe essere dotata di due livelli fuori terra e di un livello interrato. Le due linee ferroviarie risulterebbero così sovrapposte per mezzo di una struttura che permetterebbe il transito della roma ? Prima porta, sotto, e dell’anello ferroviario, sopra, nel tratto contenuto tra via camposampiero e l’ippodromo dei carabinieri. Arrivati alla curva che la ferrovia acotral fà in direzione tevere, questa sovrapposizione verrebbe abbandonata e l’anello ferroviario proseguirebbe in quota, sopra la pista ciclabile, per poi attraversare il tevere sul nuovo ponte da realizzarsi. Al di là del tevere il tracciato dell’anello troverebbe lo scambio, così da consentire ai treni i collegamenti con le stazioni fidene, esterna all’anello, e tiburtina, interna all’anello. Seguendo questa ipotesi lo spazio che si andrebbe a occupare sarebbe prevalentemente aereo, in quanto gran parte del suolo è già occupato dai binari, riducendo l’impatto sull'ambiente. Ostiense I quartieri marconi e ostiense risultano ancora oggi divisi da settori urbani composti prevalentemente da edifici e aree industriali dismesse chiusi rispetto alla realtà urbana circostante attraverso delle recinzioni murarie continue che impediscono il rapporto con il fiume da parte dei cittadini residenti. Tali perimetrazioni possono oggi essere parzialmente abbattute, in quanto il processo produttivo di molte di queste infrastrutture industriali si è definitivamente concluso da decenni, così da consentire nuove riconnessioni viarie e urbane con l’intorno abitato e con gli insediamenti funzionali, onde dar vita alla trasformazione di questo vasto comprensorio urbano da polo produttivo a polo culturale, di ricerca, didattica e di svago. Tuttavia tratti di lungotevere quali il lungotevere dei papareschi e il lungotevere degli artigiani (per il quartiere marconi), riva ostiense (per il quartiere ostiense) e lungotevere testaccio (per il quartiere testaccio), sono ancora oggi chiusi e non comunicanti con il tessuto viario circostante. La diga tufacea della linea ferroviaria sopraelevata della roma-civitavecchia, roma-fiumicino costituisce, inoltre, un ulteriore limite di comunicabilità tra quartieri vicini quali il testaccio e trastevere. In aggiunta la disordinata urbanizzazione avvenuta in prossimità degli argini del tevere nelle aree create dall’ansa del fiume (valco s. Paolo, lungotevere pietra di papa, lungotevere dei papareschi, riva ostiense ecc.) e nelle fasce interstiziali della linea ferroviaria roma-civitavecchia (via del porto fluviale, via a. Bellani) ha contribuito negativamente allo sviluppo dell’organizzazione viaria e delle connettività con le sponde del fiume. I blocchi di edilizia residenziale del quartiere marconi risultano prevalentemente divisi da resti di infrastrutture industriali che giacciono ormai da anni in attesa di un loro destino. Il vasto comprensorio post-industriale ostiense - marconi oggi costituisce, per vastità e interesse archeologico-ambientale, una reale risorsa per lo sviluppo della qualità socio-ambientale per ambedue i quartieri. La massiccia edificazione del quartiere marconi avvenuta negli ultimi quarant’anni e lo sviluppo dell’università roma-tre che sta avvenendo su aree del quartiere ostiense e valco san paolo con edifici di nuova edificazione e riconversioni (nelle aree italgas, mercati generali, ex tommaseo, ex vetreria s.paolo, mattatoio ed ex alfa romeo) necessitano, per riequilibrare le esigenze dei cittadini residenti e quindi gli standard urbanistici, di ulteriori vuoti urbani atti a riorganizzare la parte di città considerata. Questo settore sud è oggi in forte degrado in quanto sono presenti aree ad elevata densità abitativa e carenza di standard urbanistici (verde e parcheggi) a cui si somma l’intollerabile disagio della mobilità veicolare e pedonale dovuta in parte alla crescita incontrollata del quartiere marconi (il massificante sviluppo urbano che si è addizionato negli ultimi decenni ha trasformato quest’area in una delle più intensive e inquinate di roma) e in parte alla presenza di un vasto territorio industriale abbandonato da anni, anche se di alto pregio ambientale e archeologico-industriale. Uno degli obiettivi prioritari è quindi quello di sanare le carenze degli standard urbanistici con interventi mirati e programmati, di alta qualità urbana e architettonica, idonei a rivitalizzare questo settore di città in funzione delle problematiche urbane ereditate dal passato e delle tendenze vocazionali del territorio in relazione al futuro sviluppo della zona sud di roma. Seguono i temi caratterizzanti la proposta per l’area marconi. 1) rifacimento del ponte dell’industria (ponte di ferro) oggi strettoia carrabile ad una corsia per senso di marcia, che rappresenta l’unico collegamento diretto tra i quartieri marconi e ostiense. Il nuovo ponte dovrebbe essere dotato di due corsie per senso di marcia, oltre alla corsia di emergenza (in via pacinotti è presente il centro della croce rossa), e ad ampi marciapiedi (la stuttura del ponte di ferro potrebbe essere riutilizzata all’interno del nuovo parco del tevere sud dove si darebbe vita a un centro museale della multimedialità). 2) realizzazione di parcheggi interrati in corrispondenza del sottopasso del lungotevere dei papareschi e loro congiunzione con viale guglielmo marconi attraverso percorsi pedonali di penetrazione interrati. 3) apertura del lungotevere dei papareschi e sua ricongiunzione (mediante un passaggio al di sotto della linea ferroviaria roma ? Civitavecchia, del ponte dell’industria e dell’edificio ex mulini biondi) al ponte di testaccio attraverso il lungotevere degli artigiani. 4) riorganizzazione urbana e funzionale del lungotevere dei papareschi come sistema viario attrezzato (verde e parcheggi interrati), ricollocazione delle aree funzionali aperte in disuso oggi situate in prossimità di via antonio pacinotti (depositi di materiali edili e ferrosi) nonché dei depositi ama situati in prossimità dell’ex consorzio agrario. 5) aperture parziali dei muri di recinzione del comprensorio mira lanza e riconnessione delle nuove realtà funzionali con l’intorno urbano del quartiere marconi e con la via e il lungotevere dei papareschi. 6) realizzazione di sottopassaggi carrabili in corrispondenza degli incroci viari ad alta densità di traffico quali: viale g. Marconi - via a. Pacinotti (piazza della radio); lungotevere s. Paolo - lungotevere dante (piazzale t. Edison); lungotevere degli inventori - lungotevere pietra papa (piazza a. Righi); via della magliana - lungotevere degli inventori (piazza a. Meucci). 7) realizzazione di un nuovo ponte carrabile (ponte fermi) a congiunzione delle vie quirino majorana, via grimaldi, via enrico fermi a via ostiense e alla circonvallazione ostiense. 8) riqualificazione ambientale di piazza della radio, eliminazione del distributore di carburanti e officina posti al centro della piazza e realizzazione di una grande area rettangolare verde, con alberature di alto fusto, comprendente l’attuale parcheggio di superficie (la sua ricollocazione può essere anche realizzata ai margini di detta area rettangolare verde con parcheggi posti a spina perimetralmente su via antonio pacinotti e viale guglielmo marconi). 9) realizzazione di un sottopassaggio pedonale e ciclabile su viale g. Marconi a collegamento di piazza della radio e via dei papareschi (la pista ciclabile può collegarsi con quella esistente). 10) realizzazione di un nuovo ponte carrabile (ponte antonio meucci) a congiunzione di via oderisi da gubbio e via della magliana al lungotevere dante - lungotevere s. Paolo. 11) realizzazione di una fermata della linea ferroviaria roma-fiumicino su piazza antonio meucci in prossimità di via della magliana antica. 12) collegamento tra via della magliana antica e via portuense tramite la realizzazione di una galleria passante sotto via quirino majorana. 13) realizzazione di uno snodo viario in piazza thomas edison, per la deviazione del traffico veicolare proveniente dal lungotevere s. Paolo su viale guglielmo marconi in direzione eur, per favorire il flusso di traffico delle vie s. Paolo, t. Levi civita e di largo enea bortolotti, diventato insostenibile dopo la parziale chiusura della via ostiense avvenuta a seguito della realizzazione dei giardini giubilari progettati in fregio alla basilica di s. Paolo. 14) completamento delle sistemazioni interne ed estene del teatro india, in particolar modo del suo ingresso principale, e realizzazione di alloggi per studenti universitari nel comprensorio ex mira lanza, accessibili dal lungotevere e da via dei papareschi. Seguono i temi caratterizzanti la proposta per l’area ostiense (gazometro, mercati generali, mattatoio, via ostiense, via del porto fluviale, lungotevere san paolo (riva sinistra del tevere). 1) apertura di riva ostiense e sua ricongiunzione, mediante un passaggio sotto la linea ferroviaria roma - civitavecchia, al ponte di testaccio attraverso il lungotevere di testaccio. 2) riorganizzazione ambientale e funzionale di riva ostiense mediante l’apertura anche parziale delle recinzioni del comprensorio della città della scienza e penetrazioni viarie a congiungimento con la vicina via ostiense e con il lungotevere san paolo. 3) apertura degli ingressi delle aree infrastrutturali industriali dismesse e recupero della loro viabilità interna come elemento di riconnessione e di ricucitura urbana attraverso l’abbattimento anche parziale delle recinzioni o l’apertura regolata degli ingressi (vedi gli ingressi corrispondenti del mattatoio in asse con il ponte di testaccio e via galvani). 4) riqualificazione dei fronti edilizi e restauro architettonico delle facciate degli edifici che compongono la quinta di riva ostiense. Recupero ambientale e ripulitura dei margini della sponda del tevere, oggi in parte usata come discarica di materiali edili. 5) realizzazione di un polo informativo multimediale circoscrizionale dell’area ostiense - marconi destinato ad uso universitario e cittadino nell’ex capitaneria di porto fluviale. 6) realizzazione di una stazione della linea ferroviaria roma - fiumicino, di minimo impatto ambientale, in vicinanza dell’ex mattatoio di testaccio. 7) realizzazione e completamento della città della scienza (museo della scienza e biblioteca della iii università) nell’area dell’ex gazometro. Seguono i temi caratterizzanti la proposta per l’area tevere. 1) realizzazione del parco fluviale tevere sud e sua estensione sull’opposta riva ostiense mediante la penetrazione di aree verdi e ricreative nei settori industriali dismessi (area in prossimità del nuovo ponte della scienza e del museo-biblioteca nell’area italgas), integrazione nel parco delle aree archeologiche esistenti nonché degli elementi architettonici di memoria industriale ritenuti più significativi (ricollocazione degli insediamenti autorizzati sorti sugli argini del fiume), integrazione dell’area valco s. Paolo e delle realtà sportive private esistenti (nonché della vasca navale e delle strutture dell’università roma-tre) nel progetto del parco. 2) ripristino della navigabilità del fiume mediante opere di dragaggio in direzione di ostia antica e dell’isola tiberina. 3) recupero dell’immagine visiva e urbana del fiume, come ulteriore elemento di ricucitura fisica tra le microcittà sud e nord dei comprensori industriali dismessi e dei quartieri marconi - ostiense, mediante operazioni di restauro architettonico e ambientale degli argini del tevere, delle aree e degli edifici archeologici industriali ritenuti più significativi. Riqualificazione delle quinte eilizie che si affacciano sul tevere, ovvero su quel vuoto urbano pubblico e di immenso pregio ambientale che costituisce una rara pausa volumetrica tra le invasive edificazioni dei due quartieri. 4) riorganizzazione e riqualificazione dei tracciati pedonali e ciclabili lungo gli argini del fiume, (viabilità alternativa) con interventi ambientali, architettonici e archeologici lungo i suoi margini, da realizzarsi sul lungotevere dei papareschi e di pietra papa. 5) realizzazione di un nuovo ponte pedonale a congiunzione del lungotevere dei papareschi con riva ostiense, in prossimità del teatro india da un lato, e in vicinanza dell’accesso sul lato tevere della città della scienza dall’altro. 6) realizzazione sugli argini sottostanti la ex capitaneria di una stazione fluviale adibita a ormeggio di battelli turistici a collegamento con ostia antica e con l’isola tiberina (una stazione simile è stata per anni presente nel periodo estivo sotto ponte marconi, in zona valco s. Paolo). Seguono i temi caratterizzanti la proposta per l’area stazione trastevere (piazza f. Biondo). 1) restauro dell’edificio storico della stazione trastevere e della piazza antistante (piazza f. Biondo) e realizzazione di una struttura contenente un parcheggio di scambio interrato su più livelli, con accesso dalla quota bassa di via e. Rolli e con percorsi pedonali di penetrazione in direzione e in quota con via portuense. Tale struttura potrebbe contenere anche attività commerciali e di servizio prospicienti via orti di cesare e una zona porticata frontistante, oltre a un verde pubblico che si potrebbe articolare con terrazzamenti sulla quota inferiore. Così facendo si verrebbe a sostituire la volumetria del rilevato di terra della ex linea ferroviaria oggi non più utilizzata, con una volumetria quantitativamente analoga, ma contenente funzioni utili alle dinamiche del quartiere e della stazione. 2) realizzazione (mediante aperture passanti sotto la linea ferroviaria della roma-civitavecchia) di percorsi pedonali interrati meccanizzati a congiunzione della stazione trastevere e della linea del tram n. 8, con via portuense e piazza della radio. Seguono i temi caratterizzanti la proposta per l’area valco s. Paolo (riva sinistra del tevere). 1) realizzazione di due corsie carrabili su lungotevere dante per il collegamento del lungotevere s. Paolo alla via ostiense - via del mare, e a distribuzione del traffico veicolare nelle due direzioni proveniente dal ponte antonio meucci. 2) riqualificazione ambientale mediante opere di ripulitura degli argini e delle aree abbandonate. 3) prolungamento del percorso ciclabile, in direzione di ostia antica. 4) ricollocazione degli insediamenti spontanei dei nomadi. 5) riorganizzazione e integrazione dell’area del valco s. Paolo con il parco tevere-sud mediante l’integrazione e la riorganizzazione viaria e funzionale con il tessuto urbano limitrofo e con le attività sportive, il verde esistente, i servizi scolastici e universitari di quartiere e residenze e, inoltre, con i resti di archeologia industriale più significativi (vasca navale, ex fabbrica di paracaduti siba, ex omi).

Monumento al terzo millennio, san juan, puerto rico, usa - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Monumento al terzo millennio san juan puerto rico usa
Il progetto per un monumento al terzo millennio, presentato al concorso in due fasi che si è svolto nei mesi di giugno e agosto 2000 e che è stato vinto dall’architetto coreano taek han (con un progetto che ricorda un nautilus, una conchiglia, o anche una tromba d’aria che però si arrotola su sé stessa a formare il grande occhio di un uragano) intende catturare l’immaginazione della gente di puerto rico attraverso una costruzione moderna che riflette la ricca storia e la fiorente economia dell’isola statunitense dei caraibi. Il monumento, alto 120 metri del costo di 50 miliardi, è stato progettato in modo da sintetizzare la forma di una imbarcazione a vela per rappresentare sia la scoperta dell’america (e quindi di puerto rico) che le dinamiche capacità dell’isola di intraprendere continue sfide di sviluppo. Pertanto il progetto è composto da tre elementi verticali, di cui due simili all’elementoprincipale ma ridotti di scala, al fine di rendere l’immagine delle tre caravelle di cristoforo colombo nel suo primo viaggio verso l’america. La localizzazione strategica di tali elementi vuole dare l’idea che esse siano ancora in viaggio nei mari, alla ricerca di nuove scoperte nel terzo millennio. L’idea strutturale è basata planimetricamente su un telaio triangolare in cemento armato non tamponato caratterizzato nelle sue linee verticali da due setti rastremati localizzati nel vertice del triangolo e, negli altri vertici, da pilastri curvilinei che si incontrano in sommità, andando a definire la gabbia del volume aperto. Tra i due setti rastremati ubicati sul vertice che guarda l’oceano scorre un ascensore panoramico. All’interno della gabbia sono collocate le scale e alcune piattaforme sfalsate che servono ad ammirare il panorama alle diverse quote. L’uso di materiali a lunga durata e di un sistema strutturale con una forma particolarmente stabile, garantiscono la resistenza del monumento sia al trascorrere del tempo che agli elementi atmosferici, qui particolarmente violenti a causa degli uragani e dei temporali tropicali. Il monumento, sia per forma che per altezza, è pensato per catturare l’attenzione della gente e permetterne la facile riconoscibilità e visibilità sia per chi arriva a san juan in aereo sia per chi entra nel porto in nave. Un’adeguata illuminazione che fa uso di particolari effetti speciali rende il monumento piacevolmente visibile nelle ore notturne. L’intero progetto è stato pensato per complementare e migliorare il millennium park, nel quale sono localizzate anche le rovine di una fortezza spagnola, una laguna e un teatro all’aperto. Il parco, localizzato all’ingresso della città vecchia, può essere raggiunto a piedi da tutte le direzioni. Anche se lo scopo principale è di natura simbolica, così come richiesto dal bando di concorso, esso è pensato per essere totalmente visitabile in tutti i suoi livelli e quindi diventare un belvedere permanente. L’intera area sul quale il monumento sorge è priva di barriere architettoniche. L’ascensore in esso presente consente ai portatori di handicap di accedere a tutti i livelli. Le forme e l’immagine della proposta sono pensate per riferirsi con immediatezza ai significati storici dell’isola di puerto rico, nonché alle aspirazioni e agli obiettivi della sua gente nel terzo millennio. I materiali proposti ne rendono particolarmente facile sia la costruzione che la manutenzione nel tempo. La resistenza della struttura alla violenza degli uragani è assicurata da un telaio in grado di assorbirne le spinte.

Ponte della scienza, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Ponte della scienza roma
Questo settore urbano, a sud-ovest della città di roma, ben collegato da un punto di vista mercantile da due vie di comunicazione quali il tevere (con il porto fluviale utilizzato fino al 1930) e dal 1859 dalla linea ferroviaria roma-civitavecchia, rappresenta, per sua naturale vocazione e fino agli inizi degli anni ‘50, la più antica area industrializzata della città. A seguito della proclamazione di roma capitale furono qui localizzati il mattatoio, i mercati generali con i suoi montacarichi metallici sul tevere, le vetrerie san paolo, i molini biondi, nonché impianti industriali indotti quali l’industria di candele mira (1919-23, che godeva della vicinanza del mattatoio) e i pastifici costa oltre, poi, alle fornaci, ai gazometri (1908) e alla centrale elettrica che porta il nome dell’allora assessore montemartini (1912), e fu realizzato il ponte dell'industria, soprannominato dai romani ponte di ferro. Oggi, grazie al decentramento degli impianti produttivi (in particolar modo lungo la via tiburtina) e a causa delle trasformazioni tecnologiche in atto, tale area è caratterizzata da una consistente presenza di edifici dismessi o in dismissione distribuiti prevalentemente sulla riva destra del tevere, dall’altezza del ponte dell’industria fino a poche centinaia di metri da ponte marconi. La riva destra, tra il nuovo ponte sublicio e ponte testaccio, si presenta in modo disordinato, dove lo stesso arsenale pontificio è utilizzato quale tettoia per una rivendita di materiali edili, la fascia di verde pubblico in fregio al fiume è di fatto un verde privato per i commercianti di clivio portuense, le palazzine che guardano sul tevere fino ad arrivare a via bettoni edificate negli anni ’60 si sono appropriate abusivamente di tratti di lungotevere. La riva destra, tra ponte dell’industria e ponte marconi, presenta il lungotevere dei papareschi che, nonostante l’inaugurazione del teatro di roma india nella ex fabbrica mira-lanza (settembre 1999), risulta essere interrotto. L’imponente edificio dell'ex consorzio agrario ha subìto la trasformazione a multisala cinematografica, mentre l’edificio ex molini biondi è passato a un uso residenziale. L’obiettivo prioritario del progetto per un ponte pedonale di seconda categoria in quest'area è minimizzare l'impatto ambientale in un luogo già carico di forti elementi semantici, escludendo l'uso di antenne per strutture strallate, archi o strutture sospese. Viceversa, lo spirito con il qualene è stato implementato il disegno, è a favore dell’inserimento minimalista di una struttura nella quale siano rintracciabili i caratteri del luogo. L'uso di strutture in acciaio reticolari e scatolari è fortemente legato a questo tratto di fiume nel quale sono presenti le già citate testimonianze di archeologia industriale. La struttura longitudinale è realizzata da una trave scatolare in acciaio, irrigidita internamente da una suddivisione in celle, e da due travi reticolari laterali inclinate a 45° che contribuiscono all'irrigidimento degli sbalzi e al controventamento. La struttura trasversale è realizzata da centine collegate alla trave centrale e alle travi reticolari di bordo. Il ponte risulta diviso in tre parti o campate: due laterali, caratterizzate dalle travi di bordo che si rastremano, per una lunghezza di 23.50 ml. (papareschi) e 21,50 ml. (riva ostiense) e che vanno dalla sponda alla pila; una centrale, caratterizzata da un arco a sesto molto ribassato, che và da una pila all'altra, per una lunghezza interasse di 77 ml. Tutto per una lunghezza complessiva di 122 ml. L'immagine risultante è connotata da un'immediata e chiara lettura delle strutture sia orizzontali che verticali, rendendo la statica del ponte e di tutta la sua componentistica completamente leggibile. La sezione trasversale dell'impalcato, leggermente incurvata e larga 12 m. Dall'interasse delle travi reticolari, mostra la trave scatolare in acciaio posizionata nella parte centrale, che è quella anche carrabile, e le due mensole nelle parti laterali. La trave scatolare è internamente ispezionabile in ogni concio (di 5 metri di lunghezza). L'accesso al suo interno avviene da portelli accessibili dalla passerella mobile sottostante tramite una scaletta posta sul sostegno verticale della passerella stessa. Le aperture dei conci risolvono il problema della condensa. Gli impianti sono tutti accessibili e posti all'interno della trave scatolare. La struttura è chiusa lateralmente da due travi reticolari inclinate a 45°, collegate a ogni concio da due mensole. Il solaio di calpestio è costituito da una soletta continua in c.a. Con rete elettrosaldata ripartitrice leggermente arcuata per la raccolta delle acque meteoriche. Il solaio è impermeabilizzato da una doppia guaina da 4mm. Armata al teflon. Gli appoggi del ponte sono realizzati da due pile in cemento armato a vista, poggianti su un plinto ripartitore dei carichi tra paratie tipo “larsen”, che scarica il peso ricevuto su profondi pali di fondazione. Una più semplice struttura di fondazione è realizzata in prossimità delle due sponde del fiume, dove le sezioni delle strutture metalliche, sia delle travi reticolari laterali che della trave scatolare metallica, si rastremano. Le corsie pedonali larghe 3 ml. Sono costruite da listoni in legno di teak marino. Questo materiale conferisce alla natura del ponte un aspetto non solo sospeso ma galleggiante, in riferimento ai ponti delle numerose zattere fluviali del tevere. L'uso dei listoni, inoltre, consente l'apertura di botole necessarie sia per l'ispezionabilità delle strutture che per l'alloggiamento delle utenze e degli allacci degli impianti per le strutture temporanee che il ponte può accogliere nei moduli della corsia carrabile. La pendenza non è mai superiore al 5%. I parapetti metallici, con un'altezza di 1.40 m. Sono realizzati da un tubo cilindrico cavo del diametro di 20 cm. Sotto al quale è ricavata una struttura in lamiera cava. Al loro interno sono posti gli idranti a lancia e gli estintori per le misure antincendio, oltre all'impianto di illuminazione che avrà luogo lungo tutto il ponte in una fascia continua di luci direzionate verso il basso e protette da vetro infrangibile che, non abbagliando i fruitori, esalteranno le caratteristiche cromatiche dei materiali usati per le pavimentazioni. Anche all'intradosso il ponte sarà dotato di impianto di illuminazione così da esaltarne le forme rendendole visibili nell'ambito urbano insieme alle immagini notturne luminose degli altri elementi significativi. Ai piedi dei parapetti è posta una canaletta ispezionabile per la raccolta delle acque meteoriche le quali vengono convogliate sulle due sponde del tevere e incanalate nella rete fognaria cittadina. In caso di piogge torrenziali, o di mancato funzionamento della fogna, gocciolatoi posti ogni 5 metri smaltiranno il livello di piena. I moduli delle strutture per manifestazioni temporanee sono realizzati da un sistema prefabbricato con intelaiature componibili fatto di aste e nodi che possono essere ancorati all'impalcato mediante inserimento in apposita sede e morsettatura. Tali strutture temporanee avranno luogo, ad intervalli, nella corsia centrale.

Martin luther king jr. Memorial, washington d.c., usa - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Martin luther king jr Memorial washington dc usa
Il sito del memorial di martin luther king jr. Da realzzarsi a washington d.c. Entro il 2004, è particolarmente suggestivo. Collocato sull’asse che collega visivamente il lincoln memorial al jefferson memorial, è bagnato dal “tidal basin”, il bacino idrico che si frappone ai due monumenti. Dall’altro lato del mall dell’enfant, venti anni or sono l’architetto maya ying lin, ancora studentessa, aveva vinto il concorso per il vietnam memorial con un segno essenziale e simbolico a forma di una “v” molto aperta che incide in profondità il terreno per mezzo di un muro rivestito in lastre di granito nero. Nell’affrontare il progetto per il mlk memorial che qui si presenta, si è voluta ricercare una simile essenzialità architettonica attraverso un segno che doveva essere in grado di esprimere una forte sintonia tra “materialità e spiritualità”, al fine di commemorare l’uomo, il movimento, il messaggio. è stata pertanto elaborata un’articolazione dei volumi composti in senso caleidoscopico, per generare un’architettura che, pur mantenendo una forte idea di unitarietà, fosse in grado di dare risposta a molteplici domande così da rappresentare la visione del “sogno” di mlk. Il progetto assume il carattere di una costellazione di eventi che indagano il luogo, i suoi pregi e i suoi vincoli: la forma triangolare, la posizione rispetto al mall, l’asse visivo tra il lincoln e il jefferson memorial, la presenza dell’acqua del bacino tidal, le alberature esistenti. Pertanto, le regole compositive hanno inteso generare un ritmo spaziale in affinità con la geometria del sito, seguendo l’idea di rotazione come risposta alle assialità principali, e di autosimilarità come scavo architettonico nella materia. Tutto ciò evitando di costituire ostacolo visivo tra i due monumenti esistenti, ma instaurando con essi un dialogo spaziale ricco di rimandi. L’elemento primario del progetto consiste in un “monolito” triangolare prismatico penetrante nel terreno, e scavato così da creare una serie di passaggi, come in un “cretto”, e di spazi interni, come in una grotta. Percorrendo tali passaggi si incontra l’acqua, la fonte, la statua di mlk, i suoi scritti epigrafati sul marmo, venendo quindi stimolati a meditare e a contemplare l’uomo, il movimento, il messaggio. Un piccolo volume tetraedrico collocato all’interno del cretto è stato ideato come un secondo e ben protetto monolito. Esso rappresenta la fonte battesimale ed è da lì che ha origine tutta l’acqua presente nel memorial. L’acqua, infatti, lo circonda interamente così da richiedere l’attraversamento di piccoli ponti pedonali per poter accedere al suo interno. Tale acqua vuole rappresentare il momento della purificazione, il ritorno ad una simbolica cerimonia battesimale, parte essenziale della fede battista di mlk. Il grande monolito vuole esprimere differenti significati: il senso di movimento verso il lontano orizzonte; la punta di un iceberg di cui emerge solo una parte; la prua di una nave che attraversa l’oceano per portare nuove popolazioni in america; una montagna dove recarsi per meditare; una rampa protesa verso il cielo in perenne dialogo con le stelle. Inoltre vuole essere un pilastro della democrazia americana che emerge dal sottosuolo come “faro” della dignità umana. Il mlk memorial vuole parlare anche di un uomo tra gli uomini ed è per questo che si è fatto uso del concetto di autosimilarità, usando un volume triangolare che contiene al suo interno un altro volume simile ridotto di scala e costituito dal piccolo tetraedro. In tal modo i vari elementi risultano essere contenuti gli uni negli altri, ben protetti ma, al tempo stesso, ben accessibili da più direzioni. Ciò in quanto in mlk la relazione tra il movimento e l’uomo è di totale unità: l’uomo è parte del movimento, è uno dei suoi figli più amati, uno che teneva così tanto alle sorti delle sue genti da “agire” positivamente, al fine di trasformare “un sogno in realtà”. All’interno del piccolo volume tetraedrico ha luogo la fonte battesimale che fa uso di spruzzi e nebulizzazioni d’acqua così da creare un effetto di cascata e di sorgente. La statua di mlk, contenuta nella “grotta” scavata nel volume maggiore, è resa visibile anche dall’interno di questa “fonte” simbolica, per mezzo di un foro praticato sulla parete ovest del piccolo volume. Il monumento è dotato di vari accessi, di soglie, di una circolazione che genera un senso di movimento al suo interno. Gli spazi vanno da quelli più intimi a quelli congregativi in modo da arricchire sia le attività di meditazione che quelle di celebrazione. In sintesi, il progetto vuole esprimere la vita e il messaggio di mlk, e per questo motivo si è fatto uso di forme e di materiali durevoli e si è posto il monumento in sintonia con la natura, con la terra, con la luce e con gli astri. E ciò nel seguente modo: dialogando con la crosta terrestre rompendola e uscendo dal sottosuolo (questo vuole significare rompere le barriere dell’oppressione, mostrare la propria fierezza e il proprio positivo coraggio, venendo fuori dall’oscurità, rivelando le proprie radici che parlano di una dignità non ancora interamente rivelata perché mostrata solo in piccola parte); introducendo nel progetto le qualità purificatrici dell’acqua, che trasformano tutto il memorial in una fonte battesimale; attraverso il riferimento simbolico alla purezza delle montagne e dei picchi ventosi; usando forme semplici che sotto il sole ritagliano forti ombre, in sintonia con le qualità cristalline degli ideali di mlk; facendo uso di una forma volumetrica che deriva da quella piramidale, utilizzata nella storia per realizzare opere durature nel tempo e per dialogare con il cielo. Il riferimento, di carattere filosofico-culturale, più che architettonico, è costituito dalla chiesa di st. George labilela in abissinia. Come in quella chiesa, anche in questo progetto è presente un processo di sottrazione di materia da una pietra originaria, come avviene nella scultura, al fine di portare alla luce una forma che è sempre stata lì, all’interno del volume nel quale è rimasta incastonata. In questo modo il monumento vuole esprimere l’importanza di guardare con perseveranza a un ideale, di agire positivamente e con forza per portare alla luce i grandi valori dell’umanità. I materiali impiegati sono: il cemento armato per le strutture; il marmo bianco per il rivestimento del grande vomume triangolare; il granito nero per quello del piccolo tetraedro. Tutte le pavimentazioni sono state pensate in granito nero. Tutti i materiali non sono lucidati bensì presentano una finitura opaca bocciardata. Ciò al fine di conferire al monumento una connotzione di forza derivante dall’aspetto roccioso delle parti di cui si compone.

Europandom, alloggi nei tropici, cajenna, guiana francese - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Europandom alloggi nei tropici cajenna guiana francese
L’obiettivo della proposta consiste nello sviluppo simultaneo di un progetto a scala urbana e architettonica in un contesto in cui manca un senso di quartiere. L’ordine della pianificazione e dello sviluppo del territorio della cajenna, che oggi rischia di svilupparsi senza alcun modello di regole ambientali, viene creato per mezzo di due nuovi tracciati nord-sud generatori di una griglia urbana. Due poli, situati sui lati opposti rispetto a mont baudel e a mont petit baudel, servono a limitare l’espansione futura all’interno del sistema naturalistico, mentre la principale arteria di scorrimento interdistrettuale che si sviluppa lungo l’asse est-ovest, và a ricucire i diversi frammenti di tessuto suburbano. La proposta architettonica genera un senso di luogo attraverso lo sviluppo di una nuova zona residenziale che si apre al contesto, rendendo possibile la comunicazione. In essa è presente uno spazio pubblico unitario e continuo tra i nuovi edifici residenziali che soddisfa il bisogno di una vita sociale all’aperto e il bisogno da parte dei residenti di appropriarsi di un’identità. Il progetto è stato elaborato tentando di migliorare la qualità urbana del contesto, e ciò attraverso lo sviluppo di una serie di spazi vuoti. Obiettivo di questa proposta è anche creare continuità tra il contesto esistente e i nuovi spazi. Ciò avviene utilizzando a tal fine alcuni segni sul territorio, quali sono piccoli viali e passaggi pedonali, giardini privati, piazze dove formare spazi pubblici e semi-pubblici relazionati sia con la città privata che con il sistema dei parchi. Il modello abitativo proposto mira a dare risposta ai modi di vita, ambientali e contestuali della guiana francese utilizzando un alloggio duplex biesposizionale dotato di ampie terrazze di copertura o di giardini privati a piano terra che rendono possibile sviluppare una vita all’aperto. Sia la scala urbana che quella architettonica viene qui sincronicamente implementata, in un’area nella quale si registra una totale mancanza di luogo. Alla grande scala vengono identificati due assi principali per strutturare un territorio a rapida crescita, ricco di aree naturali, costruzioni casuali e sviluppi residenziali isolati. Questi assi viari sono utili a strutturare il territorio attraverso lo sviluppo di una griglia che risponde alla parcellizzazione esistente nel contesto, richiamando il tessuto del centro storico della cayenna. Lungo i due assi il progetto prevede lo sviluppo di due poli urbani che diventano gli accessi al fututo parco. Essi dovrebbero essere facilmente identificabili e incorporare una serie padiglioni destinati ad attività sportive, sociali e culturali, così da incorniciare e proteggere il sistema naturalistico da una urbanizzazione e deforestazione rampante, attraverso specifiche linee guida. L’asse est dovrebbe assumere l’importanza di una nuova strada, dalla route de baduel alla piste tarzan, passando attraverso l’area lì dove sono attualmente collocate la città universitaria, alcune aree residenziali e una nuova zona residenziale. Da quest’asse nascono una serie di strade ad esso perpendicolari che si collegano con route des sources de baduel verso ovest o alla nuova strada interdipartimentale proposta, lungo la quale verranno realizzati gli sviluppi residenziali mount lucas e mont petit lucas. L’asse occidentale, identificato come route de cabassou che da route de baduel và a route du tigre, viene caratterizzato da una serie di strade parallele che aiutano a creare ordine nel sito e collegano le nuove quantità residenziali proposte ai quartieri vicini. Alla scala urbana la soluzione proposta vuole sviluppare ordine nel territorio. Il progetto è stato sviluppato intorno l’idea di migliorare la qualità della vita per mezzo dell’inserimento di una serie di spazi vuoti, qui considerati veri protagonisti del nuovo assetto urbano. Inoltre, al fine di garantire ai residenti una chiara percezione spaziale, la proposta punta su due differenti sistemi di circolazione che permettono la separazione dei movimenti pedonali da quelli veicolari. Circolazione veicolare e aree a parcheggio sono state concentrate lungo una serie di strade perpendicolari alla futura viabilità interdistrettuale, e sulla viabilità di progetto ubicata a sud dell’intervento residenziale. Al fine di creare forti relazioni e connessioni con il vicinato, con la scuola e con il parco urbano, pedoni e biciclette godono di collegamenti privilegiati tra gli edifici. Il modello insediativo proposto nasce dall’idea riveduta dell’ “unité d'habitation” lecorbusieriana. L’unità tipica è costituita da un duplex di circa 90 mq. Di superficie composta da una zona giorno di dimensioni 7,50x7,50 e da una zona notte con due stanze da letto e un bagno di dimensioni 3,75x17,30. Gli alloggi inferiori sono muniti di giardino mentre quelli superiori di ampie terrazze di copertura. Queste unità si aggregano in modo da dar luogo sia ad un edificio singolo che ad un sistema articolato. Non è previsto l’ascensore vista l’altezza dei fabbricati limitata a 9,00 e a 12,00 ml. Il numero totale degli alloggi è 110 di cui la maggioranza duplex. Una scuola elementare è stata proposta sul lato ovest del sito. In adiacenza al nuovo parco, e parallelamente alla viabilità principale, hanno luogo padiglioni per pubbiche amenità quali centri sociali, sportivi e di svago, così da segnarne l’ingresso. Le fasi di progetto sono tre. La prima prevede la realizzazione della viabilità barreau sud nell’area tra route de cabassou e il canale eau lisette, oltre al primo gruppo di edifici ubicati in prossimità di cité cabassou, al parco e ai padiglioni. La seconda prevede la realizzazione del secondo settore di edifici e della scuola. La terza prevede la realizzazione dell’ultimo settore abitativo in prossimità di route de cabassou, delle attività commerciali e a ufficio a sud dell’area residenziale, oltre alla relativa strada di accsso. I materiali usati sono il mattone e le strutture di cemento armato.

Ponte pedonale per il giubileo, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Ponte pedonale per il giubileo roma
L’esigenza del comune di roma di realizzare un ponte pedonale tipo da collocarsi lungo gli itinerari giubilari, smontabile e riutilizzabile in altri siti, ha prodotto il progetto di una struttura altamente flessibile e, allo stesso tempo, compatibile con i luoghi della città storica. Per ottenere la necessaria flessibilità sono state evitate soluzioni che, al di fuori delle opere di fondazione, fanno uso di componenti in cemento armato. Inoltre gli elementi strutturali prefabbricati adottati sono stati scelti per ottenere il facile assemblaggio delle parti e l'adattabilità del ponte a diversi contesti urbani. Il progetto suggerisce una soluzione in sintonia con la dualità moderna che, evitando banali simmetrie, punta tutto sull'evidenziazione dei contemporanei rapporti di reciprocità figurativa. A tal fine la vista frontale mostra contemporaneamente il prospetto e la sezione, rivelando le funzioni interne al progetto. Se da un lato il ponte presenta una parete rivestita in lastre in acciaio preossidato che, come uno "scudo", protegge i percorsi verticali dalla strada, dall'altro questi sono lasciati in vista mostrando i propri significati e funzioni. La rotazione di 4 gradi dell’impalcato inserisce un ulteriore elemento di dissonanza nei rapporti tra le pareti verticali e gli archi in legno lamellare. Una volta individuati i materiali idonei a configurare il progetto si è puntato a renderli rispondenti alle caratteristiche di peso e dimensione ridotte che i singoli componenti devono avere al fine di permetterne la facile trasportabilità. Pertanto la progettazione si è orientata verso la ricerca di una soluzione innovativa in grado di consentire una grande flessibilità d’uso della struttura che possa permetterne l'adattabilità a diversi contesti urbani, anche in presenza di luci maggiori o minori di quella necessaria per piazzale numa pompilio. Nel sistema proposto la principale innovazione consiste nell'uso dell'arco a tre cerniere a spinta annullata costituito da due coppie di travi in legno lamellare incernierate in chiave di volta e agli estremi. Il tirante che annulla la spinta è ottenuto tramite una coppia di profilati a "c" che costituisce la struttura longitudinale dell'impalcato. Inoltre, gli appoggi sono stati avvicinati tra loro rispetto alle cerniere del tirante; tra l'appoggio e la cerniera del tirante è stata inserita all’interno delle travi in legno lamellare un' anima in scatolari di acciaio a cui è demandato il compito di trasmettere le forze; tutto l'impalcato funge da tirante; il pilone viene forato e le travi a "c" dell'impalcato trovano al suo interno un appoggio scorrevole che ne riduce la luce libera, pur fungendo da tirante; il pilone risulta caricato solo assialmente evitando così onerose e complesse opere di fondazione; l'anima interna alle travi in legno lamellare può, con piccole modifiche, essere fissata alle stesse travi in tre diverse posizioni, rendendo possibile ottenere ponti pedonali a luce diversa, maggiori o minori di quella proposta per piazzale numa pompilio progettato per una luce libera di m. 26,40; i vani scala e il corpo ascensore collocati alle due estremità del ponte pedonale su due lati diversi fungono da elementi strutturali di controventamento. L'impalcato, nella sua interezza, costituisce un belvedere che permette una nuova e suggestiva visione dell'area circostante. A tal fine il ponte è stato dotato di una copertura che protegge il fruitore sia dal sole che dalle piogge. Il nome suggerito per il ponte è "giano bifronte". Il ponte pedonale è stato progettato per consentire un'altezza libera minima di 5,10 metri tra l'intradosso dei profilati dell'impalcato e la quota più alta della carreggiata stradale. Nel dimensionamento dei componenti e nella progettazione architettonica sono stati applicati i seguenti valori: carichi mobili 0,4 t/mq; azioni del vento 250 kg./mq; azioni sui parapetti 0,15 t./ml. Applicate sul corrimano. La larghezza massima dell'impalcato è di 3,56 metri. Tutte le acque meteoriche e di lavaggio del piano di camminamento sono raccolte alle due estremità del ponte, evitando che queste possano percolare sulla carreggiata sottostante. Il ponte è progettato per essere ispezionabile in tutte le sue parti. In relazione ai tre livelli di qualità dello spazio costruito, individuati dal decreto del 14 giugno 1989 n. 236, il ponte risulta accessibile ai portatori di handicap e alle utenze deboli. Pertanto sono stati previsti due ascensori di tipo idraulico. Le scale di accesso sono costituite da rampe della larghezza di metri 1,40. Nei vani sottoscala ai due lati del piano terra sono ricavati i locali per gli impianti degli ascensori idraulici. La pavimentazione del ponte è pianeggiante, è in legno di larice trattato con impregnanti antitarlo, antimuffa, ignifughi e idrorepellenti. I giunti del tavolato in legno di larice, di ampiezza inferiore a 5 mm., sono posti in senso ortogonale al senso di marcia. La pavimentazione è priva di differenze di quota e di pendenze maggiori a quelle minime necessarie per il defluire delle acque. Di notte il percorso in quota le scale di accesso e le due piazzuole porticate sono opportunamente illuminate. Il ponte è realizzato con un sistema di prefabbricazione mista che usa sia componenti in legno lamellare che in acciaio. Il sistema statico configura un arco a tre cerniere sostenuto da colonne che a loro volta sostengono l'impalcato su appoggi scorrevoli ricavati all'interno di esse. Le fondazioni sono dirette e superficiali con un metro di spessore e 130 kg. Di ferro al mc. Si presume di poter fondare direttamente con piano di posa a -1,50 dal piano di campagna operando con getto in opera con fondazioni dimensionate per trasmettere al terreno un sovraccarico di 0,6 kg./cmq. Le fasi di montaggio della struttura si possono suddividere in sette momenti principali: realizzazione degli scavi e delle fondazioni; ancoraggio dei piloni, unioni e controventamenti, realizzazione delle strutture laterali (corpi scala/ascensore); alloggiamento delle prime metà delle travi in legno lamellare e acciaio sulle cerniere dei piloni; alloggiamento delle seconde metà delle travi in legno lamellare (contenenti i tiranti verticali) nell'anima in acciaio delle prime travi con unione tra loro in chiave di volta, trasversalmente e installazione dei controventamenti; montaggio delle doppie "c" (tirante dell'arco a tre cerniere) dell'impalcato su ogni coppia di tiranti e collegamento continuo tra di esse fino alle cerniere di messa in trazione; collegamenti strutturali dell'impalcato, controventamenti e posa in opera del tavolato di pavimentazione e dei parapetti; cabina ascensore e impianto, coperture, finiture, illuminazione. Il riuso della struttura, in relazione alla temporaneità prevista, risulta essere, considerando la non recuperabilità delle fondazioni, del 95% del valore delle opere.

Centro congressi italia - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Centro congressi italia
Il sito rettangolare dell’eur posto con il lato corto sulla via cristoforo colombo, della superficie di circa tre ettari, è lo spazio nel quale disporre la nuova fabrica del centro congressi italia. In essa ciascuna parte deve mantenere una specifica funzionalità, e dare luogo a un un insieme organico e unitario dove il tutto è messo in relazione con le parti. La colombo è un elemento cinetico concepito per un osservatore alla guida di un mezzo veloce. Questo dato ha accentuato il carattere di essenzialità e riconoscibilità del progetto, connotandolo prospetticamente con caratteri di immediata individuazione costituiti dal vasto monolito orizzontale levitante sul basamento tufaceo e dalla lastra verticale che funge da fondale. L’ipotesi di una riduzione futura del traffico della colombo non potrà essere tale da trasformare il suo attuale carattere, da asse di scorrimento veloce a viale urbano. Questa considerazione ha indotto a collocare gli ingressi principali alla piazza interna lungo i due viali europa e asia. Gli ingressi così orientati nella direzione sud-ovest, nord-est, costituiscono una soluzione per il completamento del percorso pedonale che và dalla stazione della metropolitana al palazzo dei congressi di a. Libera. Le aperture praticate sul basamento, inoltre, per la loro configurazione rappresentano un esplicito invito per i flussi pedonali a penetrare il nuovo edificio come un organismo prevalentemente aperto, agibile, permeabile e pienamente integrato nella dimensione urbana. Lo stesso ragionamento è stato seguito per la localizzazioe degli accessi automobilistici e per il posizionamento del carico/scarico merci. L’accesso al centro può inoltre avvenire con la massima flessibilità anche da via cristoforo colombo e da viale shakespeare. Proprio su quest’ultimo viale, oltre ai normali accessi per il pubblico, è stato previsto un accesso coperto anche carrabile per i pullman. Le scelte architettoniche sono ispirate all’essenzialità e sono costituite da tre sistemi: il basamento a scarpata in tufo; la grande piastra in travertino; la lastra degli uffici con le pareti-schermo traforate. Ma a tale essenzialità corrisponde una complessa distribuzione delle funzioni interne. I materiali che definiscono la costruzione sono il tufo, il travertino e il vetro. Il tufo, usato per il basamento, vuole accentuare il valore tettonico e tellurico dell’appoggio a terra, memoria dell’edificazione romana ed etrusca, ove il materiale costitutivo di base veniva fornito dal suolo sul quale l’edificio riposava. Il tipo di tufo litoide proposto per il basamento a scarpata, con i tagli per l’areazione e l’illuminazione naturale dell’autorimessa, garantisce anche una resistenza eccezionale alle intemperie e al gelo. Non solo, ma si presta in prossimità dei fronti di ingresso sia pedonali che carrabili, ad accogliere sculture, bassorilievi e appoggi per aste di bandiere. Questo materiale, sia per conformazione che per plasticità, risulta particolarmente idoneo a caratterizzare l’attacco a terra del complesso, fungendo da struttura di allettamento dell’enorme monolito bianco che lo sovrasta. La differenza di quota tra le quattro strade circostanti è, infatti, di oltre cinque metri ed è, appunto, tale basamento ad assorbirla, riportando tutto in piano. Il travertino, inoltre, naturale materiale complementare al tufo, connota l’intero apparato superiore, sia il monolito orizzontale che quello verticale. Il vetro è invece quasi interamente nascosto alla vista all’esterno essendo usato, in modo rilevante, solo nelle superfici interne della piazza, oltreché dietro le pareti traforate della torre e nelle fessure del monolito. All’esterno si evidenzia solamente nell’attico della torre avvolgendo il piano della piscina-serbatoi idrici, a voler simboleggiare, nelle ore notturne, il faro dell’intero complesso visibile dall’alto e dalla città. La piastra del centro congressi si svolge essenzialmente su quattro livelli per un’altezza totale di 23 metri sopra il piano del marciapiede a quota 27,00. Al suo interno una vasta sala contiene due ambienti: l’auditorium per 2500 persone e lo spazio per le attività congressuali-espositive. L’auditorium è posto nella parte più interna del complesso affinché venga a trovarsi nel luogo più protetto acusticamente. Ha un sistema di ingressi separato con un proprio atrio e servizi, in modo da poter essere usato indipendentemente dalle altre attività. L’ingresso principale avviene dalla piazza interna, ma in caso di necessità può essere raggiunto anche dalla via cristoforo colombo. Al suo interno la platea e due gallerie assicurano i posti richiesti. E’ attrezzato con cabine di proiezione, di registrazione e di traduzione simultanea, al fine di poter essere utilizzato sia come sala per concerti e sala per conferenze, che come teatro. I pannelli mobili fono-assorbenti che ne rivestono le pareti e il soffitto, possono essere diversamente posizionati a seconda delle esigenze e del tipo di spettacolo. E’ dotato, nella parte centrale del soffitto, di sistemi di illuminazione schermati e quant’altro necessario per l’assistenza illuminotecnica e sonora. Uscite e scale di sicurezza, direttamente collegate con l’esterno, permettono l’immediata evacuazione in caso di necessità. Un sistema di scorrimento verticale della parete di fondo, che lo separa dalla zona congressuale, consente all’auditorium di partecipare alle attività che si svolgono nell’aula per 10.000 persone. Il grande spazio che accoglie sia l’attività congressuale che espositiva ha, nel suo complesso, un’area di circa 24.000 mq, di cui circa 12.000 in comunicazione fra loro ai livelli 27,00, 32,30 e 36,90 che concorrono a formare la grande aula per congressi. In tutte queste zone, ad eccezione dell’auditorium, è stata privilegiata l’illuminazione naturale indiretta, ancorché oscurabile, disposta a nastro sia lungo tutto il perimetro dei quattro prospetti, che in copertura, definendo così la parte terminale della piastra. Sopra il basamento tufaceo, su tutto il perimetro esterno delle sale congressuali ed espositive a quota 32,30, corre un camminamento esterno aperto ma coperto, in corrispondenza del lungo taglio orizzotale visibile in prospetto. Un analogo corridoio si svolge a quota 36,90 illuminato naturalmente nella parte alta. Ambedue i sistemi permettono un’immediata evacuazione dei presenti in caso di necessità, facilitando l’uscita e la fuga sulle quattro strade circostanti. Un sistema di rampe, poste lungo il lato prospiciente la via cristoforo colombo, collega i vari livelli di tale camminamento che funge sia da percorso di sicurezza che da cuscinetto acustico per i suoni provenienti dall’esterno. Il suddetto percorso può smistare gli utenti sia verso il piano terreno che sulla copertura della piastra, dalla quale è possibile raggiungere qualsiasi blocco di collegamento verticale. Le salette medio-piccole, poste a coronamento del grande spazio congressuale ed espositivo alla quota 41,50, sono tutte contigue tra loro, così da poter collocare in qualsiasi punto le pareti divisorie mobili, a formare sale della capienza da un minimo di 30 a un massimo di 300 persone. Intorno a tali aule corre il vuoto del sottostante camminamento esterno perimetrale che illumina, attraverso i cannon lumière gli spazi espositivi. Ai vari livelli sono state previste e posizionate tutte le superfici accessorie e di connettivo del centro, con particolare cura per il foyer, per l’accoglimento del pubblico e per il suo smistamento a tutte le attività. Il collegamento tra i vari livelli della piastra è affidato a gruppi di risalita verticali comprendenti rampe, scale, ascensori, scale mobili e montacarichi. Il baricentro del sistema è rappresentato dalla grande piazza che smista a tutti i percorsi interni. La piazza interna ha luogo su due livelli: quello di ingresso a quota 27,00, quello inferiore a quota 23,80. Quest’ultimo livello svolge le seguenti funzioni: giardino delle sculture (anche alte e ben visibili dalla quota superiore), fontana, verde e rock garden; aerazione dei livelli sottostanti dell’autorimessa; via di uscita diretta da quest’ultima alla piazza; accessi e illuminazione degli spazi accessori (pronto soccorso, ced; sale stampa, ecc.) sottostanti il foyer dell’auditorium. Nelle ore notturne la piazza può essere chiusa nei suoi tre accessi per mezzo di canclli scorrevoli; essa accoglie, inoltre, parte degli spazi commerciali, di ristorazione e bancari richiesti. I restanti spazi hanno luogo alle quote superiori, e sono facilmente raggiungibili con scale mobili in modo che tutto il sistema risulti direttamente in connessione sia con le attività congressuali che con il contesto urbano circostante. Il piazzale per il carico e lo scarico delle merci è ubicato lungo viale asia. Si tratta di una piattaforma lunga 84 metri e alta 1.20 m rispetto alla quota del marciapiede, arretrata rispetto alla strada. Esso è in diretto collegamento con un montacarichi che può raggiungere tutti i livelli espositivi. Tale funzione si trova incassata nel basamento di tufo e, per essere nascosta alla vista del passante, è celata da una cortina muraria con bassorilievi. Il maggiore elemento che si relaziona con la piazza e la piastra è la torre degli uffici nella cui sommità è situato il centro fitness. La cubatura fuori terra dell’intero complesso è di 322.500 mc. La struttura del complesso è in cemento armato ed è impostata su una griglia il cui modulo di base è di m 8,40x8,40. Tale scansione modulare si estende su tutta la superficie orizzontale secondo una successione ritmica di pilastri e telai di differente interasse. Tre sono le luci per il sostegno delle strutture orizzontali secondo la direzione trasversale: la minima di m 8,40, la media di m 16,80 e la massima di m 33,60. Quest’ultima dimensione corrisponde esattamente al sistema centrale delle travi di copertura della fascia mediana del complesso che racchiude l’auditorium, nonché la zona di ingresso sulla via cristoforo colombo e su viale shakespeare. Le altre due luci, la minima e la media, interessano invece le zone laterali all’area centrale fino a innestarsi con il loro appoggio perimetrale nel grande basamento tufaceo. Altri elementi portanti sono rappresentati dalle strutture cave, anch’esse in c.a., che contengono i percorsi verticali fungendo così da elementi rompitratta e di controventamento della struttura modulare puntiforme. Tale struttura si presta in modo particolarmente efficace per i piani interrati delle autorimesse, essendo eseguibile sia per elementi prefabbricati (composti da pilastri e piastre) che con i metodi tradizionali. La struttura dell’edificio a torre, anch’essa in c.a., è costituita da tre file di pilastri longitudinali, due di facciata e uno di spina, interconnessi con un sistema di travature e solai prefabbricati. La parte superiore è composta da una vasca con fondale a forma di arco e pareti verticali. Tale struttura contiene sia i serbatoi idrici che le due piscine del sottostante complesso fitness. Il controventamento trasversale della piastra è affidato alle strutture cave contenenti i gruppi di ascensori e scale; quello longitudinale a telai. L’intervento applica principi di risparmio energetico e di tecnologie basate su fonti energetiche rinnovabili, in una logica di controllo dell’impatto ambientale che riduce quanto più possibile l’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico. Pertanto esso tende a razionalizzare l’uso delle risorse energetiche, nel tentativo di sfruttare appieno i sistemi solari attivi e passivi, l’illuminazione naturale degli ambienti, i sistemi fotovoltaici, tutti componenti essenziali dell’architettura bioclimatica. Pertanto il progetto tende alla massima riduzione del carico energetico e all’ottimizzazione dei carichi termici degli ambienti.

Sistemazione dell'ingresso alle grotte di frasassi, genga - Genga (AN)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Sistemazione dellingresso alle grotte di frasassi genga
La gola di frasassi è scavata nei calcari grigi e compatti strapiombanti sul fiume sentino che si snoda, prima di confluire nel fiume esino, tra le pendici contrapposte dei monti ginguno e vallemontagnana. All’interno di questa gola è presente una vegetazione boschiva che spunta rigogliosa tra i declivi, condizionata dall’esposizione, dall’altitudine e dal terreno. In questo luogo era necessario porre in essere il recupero edilizio e ambientale dell’area a servizio delle meravigliose grotte scoperte nel 1970 casualmente da un gruppo di alpinisti del club alpino italiano di ancona. Su di essa insistono trentaquattro botteghe di venditori ambulanti che, attraverso questo concorso di idee, aspirano a ottenere una sede in una stuttura stabile. L’obiettivo di progetto era quello di abbinare alla magia della visita alle grotte la piacevolezza di una sosta passata a scegliere un ricordo nel bosco dei regali, una piazza alberata immersa in un parco naturale ricco di suggestioni e luoghi d’incontro, così da trasformare l’attesa della visita spereologica in un’occasione per scoprire la bellezza austera del paesaggio circostante. Le attività commerciali vengono disposte lungo il perimetro della nuova piazza ellittica così da formare un edificio porticato su ambo i lati, da realizzarsi in pietra e legno con una copertura a due falde rivestita in rame preossidato. Una piccola scarpata raccorda la quota di campagna con un muretto in pietra che delimita il porticato esterno, in modo da ottenere la riduzione dell’altezza dell’edificio e un percorso in trincea per l’approvigionamento delle attività commerciali. Nel centro della piazza viene collocata una tenso-struttura che ospita la biglietteria, l’ufficio informazioni e un piccolo spazio espositivo. Il parco costituisce uno degli elementi portanti dell’intero progetto connettendo e integrando il nuovo sistema edificato. Il progetto ha vinto il secondo premio.

Nuovi uffici del ministero della difesa, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Nuovi uffici del ministero della difesa roma
La scelta della forma del nuovo edificio previsto all'interno della corte delineata dai fabbricati prospicienti il viale pretoriano e via marsala, è stata condizionata dagli elementi tipologici e distributivi che configurano le preesistenze. Tipologici in quanto riproducenti in qualità di nucleo la morfologia dell'impianto urbanistico dell'inizio secolo e in quanto proierzione attuale dei solidi regolari più o meno simmetrici e privi di ornamenti che rappresentano l'architettura peculiare del quartiere romano. Distributivi in quanto, mentre negli edifici esistenti la forma tende ad assumere valore di costante strutturale, al di là della funzione specifica in essa contenuta, in questo progetto, alla forma corrisponde ad ogni sua parte una precisa funzione. In tal senso sono denunciati all'esterno i collegamenti verticali, i principali accessi, le zone di smistamento e quelle per gli uffici. Il complesso si articola in tre corpi di fabbrica tra loro indipendenti, anche come possibilità di realizzazione per fasi, e caratterizzati da una forma triangolare culminante in un forte angolo acuto di poco inferiore ai 30°. I suddetti corpi si svolgono intorno all'unico edificio interno preesistente che viene mantenuto, e a questo si collegano lungo i due lati corti attraverso una zona filtro di stacco, che permette anche l'eventuale allineamento dei piani orizzontali. Il ritmo volumetrico si articola su due sistemi: uno basamentale che segue direttrici angolate e indipendenti da quelle imposte dalla maglia urbana, prevalentemente chiuso, realizzato in cortina a mattoni con bucature quadrate che forano la superficie; l'altro superiore che segue le direttrici urbane, marcato da finestre a nastro continue, realizzato per le parti chiuse in travertino romano. Alla base di questa concezione c'è l'idea delle stratificazioni della città storica, di cui il progetto vuole costituire la metafora: il corpo basamentale, ovvero un frammento di mura aureliane, diventa fondazione del nuovo che su di esso si erge facendo uso di un'astrazione figurativa contemporanea già appartenente a quegli stessi luoghi, segnatamente il fronte della stazione termini. La parte basamentale è generalmente alta due piani, ma spesso intacca il volume bianco posto superiormente lì dove sono collocati i corpi scala angolati e i punti di confluenza tra i diversi volumi nuovi ed esistenti. Questa scelta deriva dalla volontà di mettere in sintonia gli elementi linguistici più significativi della città di roma in generale, e del sito in particolare. Come prescindere dall'uso del mattone, di cui sono formate le mura romane e, con esse, il castro pretorio, oppure da quello del travertino, così importante per tutta la romanità e ampiamente usato nel vicino hub ferroviario? Se il sistema basamentale vuole porsi in continuità con la roma storica, il sistema superiore del travertino e delle finestre a nastro ricercano un dialogo con la roma moderna. Il nuovo volume di progetto si articola su cinque piani fuori terra e due interrati. La cubatura fuori terra è stata contenuta all'interno del rapporto di indice di fabbricabilità di 5 mc./mq., quantità massima proponibile in un'area di questo pregio. Tale indice è stato calcolato sulla base di un'area massima di 13.776 mq. Desunta dalla mezzeria delle distanze tra il nuovo edificio e le preesistenze. Pertanto la cubatura realizzabile fuori terra è di 68.880 mc., di molto inferiore a quella massima di 80.000 mc. Indicata nel bando di concorso. L'altezza dei nuovi volumi è di ml. 16,00 fuori terra, con un interpiano di ml. 3,10 su 5 livelli, oltre a un rialzo di ml. 0,30 al piano di ingresso e una camera d'aria di ml. 0,20 nel solaio di copertura. Pertanto la distanza minima tra i nuovi volumi e gli edifici circostanti il nucleo centrale è di ml. 16,00. Gli accessi pedonali principali sono due: uno collocato in posizione centrale rispetto al corpo di fabbrica che si sviluppa in lunghezza, l’altro ubicato alla confluenza tra i due corpi di fabbrica, in posizione frontistante l’accesso su viale pretoriano. L'autorimessa è ubicata al secondo livello interrato ed è accessibile sia da viale pretoriano che da via marsala. Ha una capienza di 200 posti auto e 18 posti autobus ed è suddivisa in due compartimenti. Il piano-tipo degli uffici prevede un corridoio centrale che, in corrispondenza di quattro spazi attrezzati centrali, si sdoppia e serve gli uffici sui due lati. Questo corridoio è munito di controsoffitatura per il passaggio degli impianti. I tamponamenti interni fissi riguardano solo i collegamenti verticali e i servizi mentre i divisori tra gli uffici sono costituiti da pareti attrezzate mobili. Tale scelta permette di ottenere la massima flessibilità e trasformabilità degli spazi interni al fine di garantire le più svariate configurazioni degli uffici. L'archivio è collocato al primo piano interrato. è raggiungibile da mezzi di trasporto tramite le rampre che danno accesso all'autorimessa sottostante, ed è in comunicazione con i piani superiori tramite tutti i gruppi scala-ascensore. L'intero complesso si articola in cinque corpi di fabbrica tra loro strutturalmente indipendenti. La struttura è in cemento armato con un passo di ml. 7,20. Per il riscaldamento e raffrescamento dell'aria sono previsti i fan coil collocati in un mobiletto continuo lungo la finestra a nastro.

Ifad expo, palazzo dei congressi - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Ifad expo palazzo dei congressi
Un'esposizione e un congresso internazionale si sono svolti nel febbraio 1997 al palazzo dei congressi dell'eur (con la partecipazione del presidente dell'onu, del presidente della repubblica oscar luigi scalfaro e del sindaco di roma francesco rutelli) in occasione del ventesimo anniversario della fondazione dell'international fund for agricoltural development ? Ifad, con sede a roma. Negli oltre seicento metri quadrati del salone delle arti del palazzo dei congressi di adalberto libera, era richiesto il progetto di un'expo che interpretasse le missioni umanitarie che l'ifad svolge nel terzo mondo. Ogni riferimento all'high tech quale codice architettonico per l’allestimento dell’expo sarebbe risultato inapproipriato, dato che il titolo della manifestazione from hope to harvest richiedeva l’impiego di modalità costruttive semplici che potessero ben integrarsi con gli scopi umanitari della fondazione. Numerosie maquette raffiguranti il mondo rurale in via di sviluppo, le fasi e le tecniche di desertificazione nel sael sono state realizzate ed esposte nel percorso della mostra, così come sono stati ricevuti da tutto il mondo diversi macchinari, attrezzi e utensili.

Alloggi nell'isola bo 2000, malmo, svezia - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Alloggi nellisola bo 2000 malmo svezia
In una piccola area rettangolare di ml. 20 x 30 situata nell'isola di bo di fronte alla città di mälmo in svezia, si è proposta per un concorso internazionale un'unità abitativa nella quale, oltre all'uso efficiente dell’energia, è promossa l'idea di un forte senso di comunità. Un edificio a tre livelli composto da due appartamenti a piano terra, da uno spazio per autorimessa e da quattro duplex al primo e secondo piano fa perno su un vuoto centrale coperto, così da creare uno spazio comune illuminato superiormente da un lucernario. Al piano superiore una passerella raggiungibile dal corpo scala conduce agli alloggi duplex. Da tutti gli appartamenti si può vivere lo spazio interno ad atrio per mezzo di alcune aperture praticate su di esso, salvaguardando al tempo stesso la "privacy". Il sistema tipologico delle unità duplex è biesposizionale e orientato in modo da ottenere il migliore bilancio termico. L'illuminazione naturale e la ventilazione sono ottimali lungo l'asse est-ovest mentre, a causa dei forti venti, le esposizioni nord e sud sono più chiuse e protette. Ogni unità ha un contatto diretto con l'esterno per mezzo o di un giardinetto privato o di una terrazza in copertura. Il progetto ha ricevuto una segnalazione.

Alloggi per gli iacp, trieste - Trieste (TS)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Alloggi per gli iacp trieste
Anche la trasformazione della città di trieste, come di altre città italiane, sta producendo il cambiamento della destinazione d'uso di aree industriali dismesse e di aree demilitarizzate che, localizzate in zone centrali, si rivelano non più compatibili con le dinamiche urbane. Nello specifico, il concorso bandito dal comune di trieste mirava all’utilizzo di una vasta area ubicata nella zona fiera, lambita dalla viabilità che conduce al colossale rozzol melara di carlo celli, sulla quale insistono le caserme montebello e sani, con l’intento di demolirle per realizzare 290 alloggi di edilizia economica e popolare ad alta densità, composti da edifici fino a sei piani. Il nuovo intervento è stato pensato il più possibile permeabile e aperto al passaggio pedonale e si caratterizza per la fluidità degli spazi pubblici interni, in opposizione a quanto fino ad oggi il muro perimetrale delle caserme ha rappresentato. La proposta si basa su un edificio continuo a forma di ‘l’ piegata, collocato sui fronti sud e ovest, e di due edifici da esso separati che definiscono due spazi pubblici posti a quote sfalsate di tre metri. L'elemento cardine della composizione è costituito dal volume della sala multiuso che mette in comunicazione le due piazze attraverso il protendersi della sua forma curva sulla quota sottostante. Sulla copertura di questo volume, circondato da una rampa agibile ai portatori di handicap, ha luogo una terrazza pubblica, con tavoli e sedie per una struttura di ristoro. Il progetto è stato concepito in due fasi totalmente indipendenti e compiute. L'organismo della prima fase è una piastra occupante gran parte dell'area, sotto la quale ha luogo un’autorimessa per 180 posti auto. Sopra sono collocati a est l’autorimessa pubblica per 100 posti auto e a ovest la nuova piazza in continuità altimetrica con questa autorimessa. Sono previsti 180 alloggi per la prima fase e 112 per la seconda e inoltre spazi commerciali, per l'artigianato e ad uso sociale. Tra questi è prevista una sala multiuso per riunioni e conferenze pubbliche. Il progetto si basa su un tipo edilizio in linea, costituito da tre alloggi per corpo scala, tutti biesposizionali. Al fine di evitare che gli edifici presentino un fronte e un retro nonché di articolare l’ambito urbano che essi generano, l’alloggio tipo viene ruotato prima di aggregarsi. Ciò risulta anche essere funzionale per l’ottimizzazione dell'uso dell'area, incastrando le sagome dei distacchi tra gli edifici in maniera millimetrica. L'uso delle coperture voltate mira a creare un rimando con importanti architetture presenti nelle città di cultura veneta, tra cui vicenza, padova e venezia. Sotto le volte ribassate sono collocate le soffitte di pertinenza degli alloggi. Al fine di mimimizzare la manutenzione degli edifici si è optato per una tamponatura esterna costituita da cortina a mattoni a faccia vista. Le pavimentazioni degli spazi esterni sono state pensate in porfido del trentino sia a cubetti disposti ad archi contrastanti che in lastre. Uno degli elementi determinanti per il disegno planimetrico dell’area è stato il mantenimento della ciminiera esistente, che necessiterebbe una fascia di rispetto di almeno cinque metri per risultare correttamente inserita nella nuova composizione dei volumi. A tal fine l'angolo di via cumano che dà su piazzale de gasperi non è edificato e si apre alla città, diventando cerniera e luogo di interfaccia tra il nuovo intervento e il tessuto urbano. Lì dove un muro limitava l’uso di una parte di città, un varco invita alla sua fruizione.

Nuovi interventi residenziali nella cintura urbana, bergamo - Bergamo (BG)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Nuovi interventi residenziali nella cintura urbana bergamo
Il sistema insediativo proposto per la comunità di valtesse, località inserita nella corona urbana di bergamo mira a dare risposta alle esigenze specifiche sia in termini di qualità organica del nuovo costruito, che di quantità delle aree verdi, oltreché di previsione di luoghi per l’interazione pubblico-privato. Inoltre il progetto si occupa di studiare l’architettura dell’alloggio secondo un’idea di scala dimensionale a cui si è voluto dare il seguente titolo: “dall’unità di abitazione all’unità abitativa”. Tale ricerca ha prodotto la realizzazione di 18 alloggi eseguiti a favaro veneto, nel comune di venezia, che sono stati progettati a seguito della premiazione al concorso europan 1. Le caratteristiche del luogo e la scala urbana del costruito di valtesse hanno suggerito di articolare il sistema residenziale nelle quattro direzioni creando un tessuto che consentisse al progetto di superare i precedenti limiti di serialità lineare. I risultati raggiunti sono costituiti da un tipo edilizio che, attraverso rotazioni di 90° degli alloggi superiori rispetto a quelli inferiori è in grado di generare un tessuto abitativo connesso. I temi intorno ai quali il progetto è stato concepito sono: il rapporto tra centro consolidato e margini urbani; le caratterizzazioni locali dei nuovi complessi abitativi in rapporto con le preesistenze urbane e ambientali; gli usi individuali e sociali dello spazio; l’assetto fisico della città in rapporto alla cultura dei luoghi. La risposta progettuale è un parco che ai suoi margini si trasforma in un sistema costruito permeabile in più punti, in un’edilizia che non costituisce una barriera ma piuttosto un momento di graduale transizione dalla città al parco, nel quale una grande radura circolare rende possibili le visuali verso i colli di bergamo e della maresana. Il costruito nasce dall’aggregazione articolata di moduli formati da due alloggi duplex incastrati tra loro a cui è sovrapposto un altro modulo simile al precedente ma ruotato di 90°. Questo sistema architettonico dà luogo a una morfologia che ricerca un’elevata integrazione tra “spazio di relazione e spazio privato”, proponendo una gradualità di rapporti dimensionali, sia nei volumi che nei vuoti, tra il nuovo insediamento e il contesto. L’area edificabile viene quindi suddivisa in due siti posti ai margini sud-est e nord-ovest dell’intervento. I due siti edificabili vengono mantenuti nelle stesse posizioni indicate dal nuovo piano regolatore di bergamo. Ciò in quanto si ritengono i più idonei per concentrare la nuova cubatura, che nel caso specifico è di circa 18.000 mc. Nel considerare l’area a sud-est, prevale la scelta di mettere in continuità questa zona edificabile con il verde centrale, senza interporre tra questi due sistemi alcuna viabilità. Quest’ultima è tutta esterna all’intervento dando luogo sia ai parcheggi di standard a raso, che agli accessi pedonali al costruito, modulati sulla maglia di ml. 2,50. Il transito pedonale tra gli spazi di relazione pavimentati e il parco risulta, così, privo di barriere architettoniche e di pericoli, offrendo una condizione di maggiore serenità. Il progetto è stato concepito intorno alla modulazione degli spazi di relazione, intendendo tale tema principalmente come il disegno dello spazio vuoto, sempre teso alla ricerca di integrazione tra un’articolata continuità architettonica e il paesaggio urbano. Questo rapporto genera un tessuto edilizio minuto a densità medio-alta opportunamente confrontabile con quello del vicino centro di valtesse. Da questi ambiti multidimensionali e, al tempo stesso, multirelazionali, dove è compresente sia il vicolo che la piazza, luoghi nei quali interagiscono il semi-pubblico urbano (le piazze tra gli edifici) e il pubblico di gruppo (i vicoli frontistanti gli edifici), il privato di gruppo (gli accessi e i percorsi collocati anche in quota che distribuiscono ai singoli alloggi) e il privato familiare (gli alloggi), si arriva al parco, luogo nel quale il progetto si integra in modo naturalistico con il massimo livello di relazione: il pubblico urbano. L’alloggio-tipo è un duplex di circa 90 mq. Costituito da una zona giorno al livello di ingresso di dimensioni quadrate (7,50x7,50), contenente il soggiorno-pranzo, la cucina, un bagno, un disimpegno, un ripostiglio e una loggia (o un patio al piano terra), e da una zona notte di dimensioni rettangolari (3,75x17,30) collocata al livello soprastante e munita, nella conformazione tipica, di due camere da letto e un bagno, oppure di tre o di una camera da letto. Queste unità si aggregano tra loro incastrandosi l’un l’altra dando luogo a un parallelepipedo di dimensioni 7,50x17,30x6,00 h., con tenente due alloggi duplex e costituente il modulo abitativo di base. I moduli abitativi vengono disposti in modo da creare sistemi edificati volumetricamente articolati, tutti accessibili nel primo ordine dal livello terra. Superiormente viene collocato un secondo ordine con le stesse caratteristiche dei moduli di base, ma ruotati rispetto ad essi di 90°. Questi sono raggiungibili da percorsi ubicati a quota +6,00 a cui si accede tramite corpi scala (privati di gruppo) opportunamente distribuiti all’interno della maglia destinata ai percorsi orizzontali e verticali. Il sistema insediativo proposto non prevede l’uso di ascensori, essendo la distanza verticale da superare per accedere agli alloggi superiori di soli due piani. L’altezza degli edifici varia da tre a quattro piani, ovvero da 9,00 a 12,00 metri. Tutti gli alloggi hanno un ampio ambito privato all’esterno. Gli alloggi con accesso dal livello terra sono dotati di patii verdi mentre quelli collocati superiormente hanno accesso, tramite il proprio corpo scala, ai terrazzi di copertura di loro pertinenza. Questi terrazzi, e le torrette delle scale interne, sono parzialmente coperti da una volta a botte ribassata, utile sia al fine di proteggere la rampa di accesso, che di rendere riconoscibile e unitario l’intervento.

Piazza santiago del cile, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Piazza santiago del cile roma
Perfettamente circolare in pianta con un diametro di 76 metri, un'area di 4.500 mq. E un dislivello di m. 2,70, piazza santiago del cile divide viale parioli in due tratti di lunghezza simile. La posizione decentrata e arcuata della varice crea due emicicli di cui il maggiore a sud-ovest è circa il doppio del minore a nord-est. Il maggiore emiciclo è diviso in due parti di simile ampiezza da via giuseppe luigi lagrange, strada che dalla piazza sale verso via barnaba oriani. Il minore emiciclo è interrotto a nord da via giosuè borsi che discende in direzione del teatro parioli. Il progetto si occupa del marciapiede perimetrale e della varice centrle. Il marciapiede viene ripavimentato con sampietrini in porfido rosso del trentino disposti ad archi contrastanti e fasce radiali in porfido grigio collocate in corrispondenza dei platani esistenti. La varice diviene un rilevato, una navicella anch’essa rivestita in porfido, che protegge uno spazio pedonale centrale e una scultura. Due pini esistenti collocati in posizione dei due fuochi dell'ellisse vengono mantenuti all’interno di due vasche a verde. L'anello perimetrale contiene 30 posti auto inseriti in uno spazio geometrico ricavato all’interno dei prolungamenti dei marciapiedi. Su tali prolungamenti sono inseriti altrettanti nuovi lampioni. Panchine in ghisa e legno vanno a completare l'arredo urbano, al posto dei tanti cartelli pubblicitari abusivi oggi presenti. L'isola centrale è raggiungibile per mezzo di due stretti percorsi a strisce pedonali e vuole costituire un luogo di pausa.

Riqualificazione del lungomare di greenport, long island, usa - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Riqualificazione del lungomare di greenport long island usa
Greenport è una piccola città portuale situata a nord di long island, un tempo famosa quale luogo di attracco delle baleniere. L'area oggetto del concorso, frontistante il mare, è destinata a diventare una piccola darsena per 90 imbarcazioni, oltre ad ospitare la regina's maris, una baleniera tutt’oggi ancorata a un vicino molo. Questo veliero dovrà diventare il fulcro della composizione. Il progetto risponde alle su esposte esigenze disponendo i nuovi volumi in modo da creare un invaso che guarda verso l’oceano avente forma avvolgente e diventando un colonnato aperto verso il mare. Le due ali che si vengono così a formare contengono la capitaneria di porto, un punto di ristoro, i servizi igienici, una boutique e un'altana sulla quale si può salire per ammirare il panorama. Un'ulteriore richiesta era quella di ideare un volume idoneo a ospitare un'antica giostra, il carousel, che oggi giace in un magazzino del piccolo centro cittadino. Tale giostra trova collocazione in un edificio circolare con copertura in rame, posto sulla confluenza tra un corridore e una delle due ali del progetto. Un ufficio postale, un teatro all'aperto e un collegamento con il vicino ristorante aldo's costituiscono altre funzionalità del progetto nel tentativo di non creare solo una darsena, ma di configurare un nuovo centro civico dotato di funzioni pubbliche e private, ricco di spazi per la sosta, per lo svago, la visita, il rapporto con il mare, con il vicino museo marittimo reso accessibile tramite l'estensione della pavimentazione, nonché con la piccola stazione ferroviaria adiacente. L'obiettivo della proposta è quindi creare un waterfront reso vivibile per mezzo di un’invitante e confortevole piazza centrale aperta alla vista del porticciolo e parzialmente circondata da aree commerciali. Le funzioni proposte, tra cui spazi per le mostre, negozi, ristoranti, pub e caffè, centro turistico e capitaneria di porto, vengono tutte localizzate lungo i margini delle costruzioni esistenti così da lasciare libera gran parte dell’invaso. I nuovi volumi, con finiture prevalentemente in legno e pietra, sono stati pensati con un prospetto con poche bucature sul fronte strada, e più aperto, e munito di portici, verso il mare. Essi saranno integrati con la piazza per mezzo di un sistema terrazzato di giardini che arricchisce lo spazio e, al tempo stesso, crea luoghi per la seduta in continuità con vari teatrini all'aperto, di cui uno grande collocato in prossimità dell'ingresso, uno medio prossimo al pub e uno piccolo colocato nella zona della capitaneria di porto. Gli elementi cardine della composizione sono: il molo per la visita della; il carousel; l'altana panoramica; il portico colonnato; il laghetto interno; le coperture che, con andamento irregolare e con la fuoriuscita della trave di colmo nei terminali, conferiscono al progetto una connotazione marinara.

Cento piazze Scalinata ugo bassi, roma - Roma (RM)

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Archisio - Ruggero Lenci - Progetto Cento piazzeScalinata ugo bassi roma
La scalinata ugo bassi non è un episodio urbano concluso e la sua presenza come frammento, tipica di tanti esempi architettonici romani, diviene l'elemento cardine dell’ipotesi di progetto. L'edificazione della stazione ferroviaria del 1890 può essere considerata come l'elemento fondativo di questo luogo, cui seguono la costruzione degli isolati di viale trastevere, e dei villini di monteverde vecchio. Questi tre interventi, che si succedono entro un arco di tempo relativamente breve, suggeriscono una lettura diacronica di una trasformazione urbana in cui la scalinata avrebbe dovuto permettere di completare un disegno che doveva collegare assialmente il fronte principale della stazione di trastevere con lo snodo di largo berchet, che immette a sua volta nel cuore di monteverde, e quindi raggiungere sia gli ingressi di villa sciarra, sia il centralissimo asse via carini ? Via barrili, spina dorsale del quartiere. Oggi l'idea di questo percorso si è modificata, essendo decaduta la funzione della stazione ferroviaria, e il mancato completamento della scalinata rende ancor più esplicito il significato marginale di questo sistema interrotto. Tuttavia è del tutto riconoscibile la solidità del disegno urbano con cui questo asse ortogonale a viale trastevere forma una cerniera con il sistema delle strade parallele a via poerio, proprio all'altezza dello snodo di largo berchet. La valorizzazione della scalinata attraverso un progetto che faciliti sia l'accessibilità al sistema degli ingressi della villa, fruibile quindi anche da trastevere, sia una più agevole discesa da monteverde vecchio, permetterebbe di recuperare quel valore di porta tra i due quartieri di notevole suggestione visiva. Il consistente salto di quota del tratto centrale, di circa 40 metri, che è uno degli aspetti maggiormente condizionanti il progetto, impone la necessità di ripensare la parte terminale della salita verso via saffi, non essendo possibile in tal caso un collegamento lineare diretto. In questo difetto costitutivo del luogo si annida il senso più profondo di un intervento che è già chiamato a rendere esplicito e a risolvere un considerevole numero di episodi incompleti, tra i quali il casuale accesso del parco a mezza costa da via dall'ongaro. Pensare un progetto per questo luogo significa inoltre cogliere un carattere, per certi aspetti comune ad altri episodi simili nel quartiere di monteverde vecchio, in cui la conclusione di una strada rettilinea in prossimità di un forte dislivello è risolta, spesso semplicisticamente, con una scalinata in travertino della stessa larghezza della sezione stradale, come nel caso di via colautti e di viale glorioso (scalea del tamburino, rampa vizzardelli). In questi casi, però, il disegno è completo e il problema, tutt'altro che trascurabile, si concentra attorno all'essere oggi considerate, queste, delle vere barriere architettoniche. Ecco quindi il valore prototipico di un intervento sulla scalinata ugo bassi, che al di là di molti aspetti specifici che richiedono soluzioni puntuali e difficilmente riproponibili altrove, può mettere in evidenza un problema diffuso in una città come roma, la cui connotazione morfologica è caratterizzata da un sistema di colli e valli con altrettanti pendii e dislivelli che, come nel caso di monteverde vecchio, si palesano quale esempio di continue strutture di risalita. Nel nostro caso la presenza di un piccolo parco a mezza costa, incastonato nel verde che ricopre il pendio, rappresenta un'occasione preziosa per trasformare una pura e semplice soluzione di raccordo tra due quote in una sequenza di eventi spaziali, ricuciti da un nuovo segno architettonico che accompagni il visitatore lungo la scalinata e organizzi la piazza centrale, dotandola di funzioni leggére che siano compatibili con il silenzio che questo luogo richiede. L'intenzione del progetto è quella di rivitalizzare un percorso mortificato e male utilizzato. Viene quindi proposto un nuovo asse, ruotato verso nord di circa sei gradi rispetto alla scala e sovrapposto ad essa, sul quale si attestano due ascensori e alcune funzioni di supporto al percorso, tra le quali piccoli esercizi commerciali, punti di sosta e di ristoro e accessi a quote diversificate in connessione all’autorimessa ricavata sotto la parte nord del parco. All'altezza di via saffi viene progettata una terrazza belvedere. Una lastra che si protende nel vuoto e rende leggibile per contrasto la drammaticità del dislivello. Un primo ascensore laterale scivola nella vegetazione traghettando il visitatore alla quota intermedia del parco. Poi un secondo ascensore permette di completare il percorso e di usufruire, alle singole quote di accesso, dell'autorimessa. Per chi proviene dalla sommità della scalinata ugo bassi, punto di maggiore godibilità del panorama, abitualmente frequentato nelle ore centrali della giornata come luogo di sosta, il vassoio della nuova terrazza belvedere affiancato da un piccolo caffè si offre alla vista come un naturale prolungamento della gradinata, seppure rimodellata dalla leggera rotazione, che anticipa la direzione del sistema sottostante. Il piano di calpestio antistante, appena inclinato, rivela la predisposizione di questa struttura ad essere utilizzata anche per piccole manifestazioni estemporanee e mette in evidenza la teatralità di questa situazione spaziale.
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