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Teresa Romeo

Azienda "turco" ad amantea - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Azienda turco ad amantea
Il progetto vuole rappresentare il percorso di accompagnamento che il cliente trova affidandosi alla professionalità dell’azienda "turco" Partner Il motivo del progetto è una linea continua che inviluppa una nuova facciata tessile che si va a sovrapporre a quella esistente. La linea descrive, inoltre, un processo di ascesa, che rappresenta la qualità crescente che riceveranno gli ambienti in quel processo di immagina/crea/arreda, promosso dall’azienda. La linea è un profilo luminoso che definisce la facciata, rendendola particolarmente suggestiva nella visione notturna. Il gioco di luci è accentuato, inoltre, dalla retroilluminazione della facciata tessile e dal triangolo di copertura del portico aggettante, che, rafforza l’idea dell’ascesa. La facciata del portico si articola in quattro segmenti di grande evidenza che possono essere realizzati con schermi multimediali, in modo da creare un’idea di smaterializzazione dell’edificio, un’introflessione dell’esterno verso l’interno, una complessa e moderna dinamica, allusivamente riferite alle qualità aziendali. Alternate alle immagini degli allestimenti dei principali marchi trattati scorrono le immagini del logo turco, rappresentativo del brand. Alternativo o complementare all’utilizzo degli schermi potrebbe essere l’uso delle moderne tecniche di realtà aumentata, alfine di rendere la facciata prospicente (in cristallo nella fase standard) elemento multimediale di comunicazione e di sperimentazione. Le due facciate tessili angolari, realizzate a partire dallo spigolo squarciato, in grado di evocare la lettera t di turco, immaginate in soltis ft 371 di serge ferrari, rappresentano tramite stampa digitale un luogo onirico e naturale, virato sui colori del marchio: il rosso. La facciata tessile, in un colore scuro , garantisce la riduzione dell’irraggiamento sull’edificio di circa l’80%, con un notevole vantaggio nei mesi caldi e risparmio energetico relativo al raffrescamento. Nei mesi freddi è in grado di stemperare l’impatto dei venti freddi. Il costo al mq. Della facciata è di circa €./mq. 160, comprensivo di strutture e installazione.

Villa giuochi delfci - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Villa giuochi delfci
In risposta alle richieste della committenza, il progetto ha inteso riqualificare gli spazi comuni della struttura, ponendo particolare attenzione ai temi della funzionalità, del comfort, del decoro architettonico e dell’accessibilità degli ambienti, interni ed esterni, intervenendo sull’aspetto esteriore dell’edificio e sul parco che lo accoglie, sui giochi chiaroscurali dei volumi architettonici, sugli elementi di decoro architettonico ed urbano, sull’illuminazione notturna e l’outdoor, con l’obiettivo di rendere la struttura “seduttiva” e “accogliente”, al passo con le aspettative della propria potenziale clientela. Partner Negli ultimi anni le dinamiche di mercato hanno prodotto una corsa all’innovazione che ha favorito la sperimentazione di soluzioni innovative nel design alberghiero. Le trasformazioni, compatibilmente con la sostenibilità economia degli interventi, indotte dallo specifico mercato, in misura strettamente legata al target e alla tipologia di hotel, configurano trend sempre nuovi nel settore dell’hospitality. Negli alberghi oggi si cerca di offrire all’ospite un’esperienza complessiva, emozionale, sensoriale. Nel nostro caso si è voluto consolidare un immaginario tipico del luogo, coniugando il fare contemporaneo con le memorie e le tradizioni, evocando un’accoglienza definita dal suo decoro e fortemente legata ai principi di continuità tra nuovo ed antico. Architettura e spazi dilatano la continuità della storia ricercando una modernità sobria e pacata, nel rapporto dei volumi e dei materiali, facendo propria quella morbidezza insita nel piacere dell’ospitalità tessuta su un mondo privato di relazioni. La struttura si pone come salotto contemporaneo, intimista ed accogliente, dove recuperare i valori universali dello “stile italiano”, rielaborando la nostra tradizione culturale con un occhio attentissimo alla centralità dell’individuo ed alla gradevolezza dei gesti che generano benessere. Gli ambienti si introducono vicendevolmente l’uno con l’altro, come attraverso un percorso urbano, con rimandi prospettici per la messa in scena degli spazi più importanti, ottenuti tramite scorci visivi, spesso focalizzati sugli elementi di arredo emergenti. Una successione di spazi aperti che si integrano tra loro in dissolvenza, un unicum continuo e flessibile, uno spazio sempre vivo e mutevole nell’arco della giornata, privo di tempi morti e fervido di tensioni, un palcoscenico dinamico ed intrigante, nel suo continuo svelare parti inaspettate. L’impressione dell’ospite deve essere quella di una progressiva sorpresa, in cui la chiarezza del percorso e la gerarchia dei luoghi si traduce nella piacevole quiete e sensazione di abitare un luogo della modernità classica. A questa trama è stata data una veste, interpretando gli ambienti come scrigni preziosi, tutti diversi ma legati da una base omogenea fatta di superfici satinate che trovano un equilibrio nei colori chiari, lavorati tono su tono, sulle quali si accendono pochi elementi emergenti. Una sapiente evocazione di spazi ed atmosfere senza tempo, una sorta di eclettismo contemporaneo, colto ed armonioso, giocato sulle dissonanze quale collante delle varie funzioni ed atmosfere. Lo spazio è stato inizialmente articolato, sin dall’ingresso al complesso e per tutto l’ampio parco, tramite l’inserimento di stanze vegetali, formalmente identiche ma con fattore di scala differente, ispirate alla logica dei frattali, e in grado di generare una nuova spazialità, una differente visione, un grande “ricamo” proiettato nell’ambiente, nuove relazioni sensoriali per proporre quegli elementi di sorpresa e di gioco, tipici del giardino, in differenti installazioni da inserire nelle stanze vegetali (tramite mix di materiali naturali ed artificiali, di luce, suoni, acqua e profumi), perseguendo l’obiettivo di valorizzare il legame tra architettura e paesaggio, tra artificio e natura, incidendo sulla componente percettivo-spaziale che genera il processo di fruizione. Superato il parco, la riqualificazione dell’esterno riorganizza i margini della zona pavimentata con l’intento di configurare uno spazio che evochi l’idea di piazza. Si viene a creare così una figura vagamente trapezoidale, delimitata da un fronte di panchine , anch’esse di forma sinusoidale, che invitano alla sosta e alla contemplazione. La piazza, prendendo spunto dalla tradizione europea, diviene luogo flessibile da scoprire e inventare di volta in volta, disponibile per l’allestimento di mostre temporanee e di varie forme di spettacolo. Si conferisce allo spazio che accoglie la facciata principale la connotazione di “luogo degli sguardi”, aperto allo scambio e all’incontro, ma anche alla contemplazione e alla meditazione. Da questo nuovo luogo, tramite il raccordo delle pendenze sul lato est e la realizzazione di una lunga passerella di servizio, si viene a servire un’area da destinare alla recettività per eventi e banchetti. Un grande gazebo trova collocazione in una posizione tranquilla e appartata, introiettata nei ritmi, nei profumi e nei colori del parco. Le pergole, collocate in prossimità della piazza, si configurano, invece, come elementi flessibili, mediazione tra l’albergo e il parco e, in quanto tali, destinate, di volta in volta, alle pause e agli inframezzi di relax che la struttura può offrire, ai banchetti e agli eventi all’aperto dei mesi più caldi. La creazione di un nuovo elemento focale di accoglienza è il punto cardine nella impostazione della nuova distribuzione planimetrica della struttura esistente. La concavità accoglie. La curva diviene l’elemento in grado di raccordare il rigore e la forte presenza massiva dell’edificio col volume minuto e centripeto dell’ex chiesa. Contemporaneamente, lo spostamento della hall nell’estremità ovest del complesso edilizio permette di dare maggiore comfort e ampiezza agli spazi pubblici dell’hotel. Per conferire rigore formale alla facciata si è lavorato sul contrasto cromatico e sull’articolazione chiaroscurale degli elementi decorativi, accentuando il senso del ritmo e di equilibrio tra pieni e vuoti della superficie muraria. Il portico, elemento di mediazione tra interno ed esterno, viene circondato dalle morbide linee concave/convesse delle fioriere, disposte su tre livelli. Le composizioni naturalistiche che potranno essere generate tramite molteplici accostamenti di piante sempreverdi e stagionali, mutevoli in forme e colori, contribuiranno a dare grazia e armonia al complesso, rafforzando il continuum artificio-natura. L’apertura delle nuove finestre centinate nel corpo minuto dell’ex chiesa, l’inserimento delle fioriere, gli elementi decorativi, generano una nuova relazione tra il parco e l’edificio. Si evoca l’atmosfera delle tipiche “casine di delizie” e si convoglia nello spazio confinato l’atmosfera degli ambienti naturali. La scenografia, calibrata nell’uso delle forme e dei materiali, viene ulteriormente impreziosita tramite l’inserimento di una fontana con giochi d’acqua. Trattandosi di una struttura di grandi dimensioni, costruita in modo eterogeneo e con finalità differenti nel tempo, suscettibile di enorme miglioramento, gli elementi oggetto d’intervento e le fasi di possibile realizzazione sono state ponderate attentamente, prevedendo la possibilità di una modalità di intervento per gradi, aperta sicuramente a successivi progetti di riqualificazione dei molti elementi che compongono il complesso alberghiero. All’interno della struttura si è lavorato sulla razionalizzare dei flussi di circolazione degli ospiti (dall’ ingresso alla reception ed in direzione degli ascensori) e sul potenziamento della quantità e della qualità degli spazi pubblici: lobby; ristorante interno; ristorante esterno; lounge bar; pergole esterne attrezzate; sale per conferenze e meeting. L’ipotesi di riqualificazione interna degli spazi è stata incentrata su scelte progettuali a basso impatto tipologico e strutturale sull’esistente, tramite l’individuazione di interventi puntuali in grado di rendere i nuovi ambienti idonei alle funzioni individuate, e così riassumibili sinteticamente: Realizzazione di una grande hall, collocata in posizione baricentrica e raggiungibile tramite la mediazione di una zona esterna porticata; Riorganizzazione degli spazi destinati al ristorante; Rifunzionalizzazione della originaria chiesa come piano bar (in continuità visiva con la hall, e ( tramite l’apertura delle nuove finestre di forma ellittica) con gli spazi esterni ) o (in un mix di destinazione flessibili) come saletta convegni (acusticamente e visivamente isolata dal resto della struttura, grazie al sistema dei tendaggi oscuranti e delle chiusure mobili) Chiusura della volumetria del portico tramite l’inserimento di ampie vetrate scorrevoli; Migliore fruibilità e idonea accessibilità degli spazi. Per la qualificazione degli interni si è proposto un allestimento sobrio e raffinato, di massimo comfort, ricercato nei dettagli, minimale negli elementi decorativi, aperto alla contaminazione artistica di possibili futuri allestimenti o eventi creativi, tenendo conto che l’interazione tra gli spazi dell’albergo e l’arte costituisce un trend ormai universalmente diffuso.

La casa leggera - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto La casa leggera
Il progetto, sviluppato su tre piani, reinterpreta la tipologia di “casa a ballatoio”, conferendo agli elementi di collegamento orizzontale (ballatoio) e verticale (corpo scala), oltre ad un valore meramente funzionale, un carattere strutturante. In tal modo viene definita una “zona buffer”, parzialmente coperta da superfici vetrate esposte a sud che, oltre a distribuire gli alloggi ai vari piani, contribuisce alla termoregolazione (accumulo di calore nei mesi invernali e ventilazione nei mesi estivi) e conferisce gradevolezza e fruibilità agli spazi comuni, grazie anche all’uso del verde. La zona buffer si sviluppa lungo il lato nord, mentre tutti gli alloggi sono disposti sul lato sud, che viene sfruttato per la maggioranza degli affacci, garantendo maggiore luminosità agli ambienti. Gli effetti di un eccessivo soleggiamento, soprattutto estivo, sono evitati attraverso l’inserimento di logge profonde e pergole verdi, che fungono da filtro per le aperture. Le superfici dei 15 alloggi sono diversificate, per adeguarsi alle differenti conformazione dei nuovi nuclei familiari. Partner Rapporto con il sito L’area del progetto è localizzata su un lotto rettangolare con esposizione prevalente nord/sud, all’interno di una zona situata in prossimità del centro storico del comune di itri, con destinazione urbanistica c3 – edilizia residenza pubblica. Il clima è mediterraneo, con estati secche e ventilate ed inverni miti; poche sono le precipitazioni, specialmente durante la stagione estiva. La vegetazione arborea è caratterizzata da oliveti, boschi da sughero e lecci, a cui si associano le essenze della macchia mediterranea. Nel progetto il richiamo alla connotazione paesaggistico/ambientale locale viene effettuato sfruttando correttamente l’orientamento del sito, tenendo conto delle caratteristiche climatiche e usando la vegetazione locale per piantumazioni, tetti e pareti verdi, funzionali sia alla termoregolazione dell’edificio, che al mantenimento della biodiversità. Di fatto l’utilizzo di vegetazione originaria del sito, quindi appropriata da un punto di vista climatico, permette di ridurre l’uso di acqua per l’irrigazione, pesticidi e fertilizzanti e di preservare l’immagine del luogo. La tecnica scelta per rinverdire alcune pareti verticali (prospetto nord) è quella di favorire la salita di specie quali edere o falso gelsomino attraverso l’installazione di grandi pannelli grigliati in ferro zincato. La realizzazione di tetti verdi contribuisce, d’altro canto, a limitare l’afflusso di acqua piovana negli scarichi e la creazione di isole di calore nel centro abitato, oltre a migliorare l’estetica dell’edificio. La scelta di una copertura a verde pensile di tipo estensivo mira ad ottenere una sorta di prato composto da specie termofile, abbastanza resistenti all’aridità, che richiedono poca o nessuna manutenzione. Questi “prati aridi” sono strutturati in modo che l'approvvigionamento idrico e di elementi nutritivi avvenga, per quanto possibile, attraverso processi naturali, rendendo inutile l’impianto di irrigazione. La vegetazione impiegata è costituita da piante erbacee a sviluppo contenuto in altezza, con caratteristiche di veloce radicamento e copertura, resistenza alla siccità e al gelo, buona autorigenerazione. Lo spessore delle stratificazioni è (minore di 15cm.); il substrato impiegato è costituito prevalentemente da componenti minerali; il peso delle stratificazioni é compreso tra i 90 e i 150 kg/mq. Tecnologie e materiali La struttura dell’edificio è mista in cemento armato e acciaio. La quantità di materiali è ridotta pur nel rispetto dei livelli prestazionali forniti dal progetto. In particolare l’uso di tecnologie costruttive basate sulla composizione di strati specializzati funzionalmente consente prestazioni che derivano dalla sinergia tra gli strati componenti, piuttosto che dalla sola massa della muratura, con conseguente riduzione di pesi e spessori. Inoltre la scelta di materiali durabili implica una minore necessità di sostituzione a causa di obsolescenza, guasti o danneggiamento. L’involucro esterno dell’edificio è rivestito da una parete ventilata in tavelle di cotto, con modulo base 500x300 cm. Si tratta di una soluzione tecnologica all’avanguardia e che fornisce una buona risposta alle esigenze di risparmio energetico. Il pacchetto facciata ventilata è composto da quattro elementi fondamentali: una struttura di ancoraggio e di supporto, uno strato isolante, il camino d’aria e le lastre in cotto. In particolare il camino d’aria applicato esternamente all’edificio (cappotto) in pannelli di lana di vetro dello spessore di circa 50 mm è l’elemento fondamentale della facciata ventilata. Si tratta di un’intercapedine d’aria di spessore variabile tra lo strato isolante e il rivestimento di facciata, che permette di creare il cosiddetto effetto-camino. Attraverso questo spazio, infatti, l’aria può scorrere liberamente, dal basso verso l’alto, migliorando notevolmente le condizioni microclimatiche del manufatto edilizio: d’estate il flusso d’aria permette di ventilare e rinfrescare le murature, proteggendole oltretutto dall’irraggiamento solare diretto; nella stagione invernale, invece, la lama d’aria funge da intercapedine isolante e impedisce la dispersione termica, oltre che scongiurare i fenomeni di condensa. Altro tipo di rivestimento utilizzato nel progetto è quello in legno (larice – sistema a scandole) che riguarda i volumi posti in aggetto nel prospetto sud. Il rivestimento in legno, oltre ad essere garanzia di bellezza e funzionalità, costituisce una scelta di grande valore ecologico, trattandosi di una risorsa rinnovabile, comunemente disponibile in natura, riciclabile, biodegradabile e che assicura un notevole risparmio energetico in fase di lavorazione. Il suo elevato potere assorbente evita la concentrazione di sostanze tossiche nell’aria; in particolare, il legno conserva anidride carbonica, il cui aumento nell’atmosfera è una delle cause principali dell’effetto serra.

Bagni - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Bagni
La casa da sempre è rifugio, oggi ristoro alla vita frenetica, il luogo dove ricaricare le energie, dove riscoprire l’armonia dei sensi, per un ritorno all’essenza profonda del vivere, nell’ abbandono del superfluo. Una ricerca del meno che è più, ma anche una profonda ricerca spirituale che riporta alla mente gli insegnamenti di mies van der rohe e i suoi famosi motti: “less is more” e “god is in the details”, e quelle lastre di cipollino apuano a macchia aperta del padiglione di barcellona. Il marmo, amato sin dall’antichità, simbolo del lusso e del prestigio sociale, materiale splendente nelle sue diverse sfumature, oggi riscoperto in un numero crescente di utilizzi per le caratteristiche di resistenza e praticità assolute, possibili grazie alle innovazioni tecnologiche raggiunte nelle lavorazioni ceramiche, che hanno reso possibile una perfetta mimesi materica della seducente imperfezione delle pietre, delle sue suggestioni cromatiche, delle profondità tessute dalle tracce irregolari, disegnate dal tempo. In particolare l’effetto marmo si è riscoperto nel bagno, luogo dove regalarsi tempo, dove ritrovare benessere. Oggi anche nelle abitazioni più piccole si possono realizzare efficaci soluzioni estetiche ritagliate su misura, sartoriali, frutto della maestria di un made in italy alla portata di tutti, grazie alla continua ricerca sui materiali e sulle forme che rende possibile la realizzazione di ambienti bagno sempre unici, accoglienti e confortevoli. La cura del dettaglio, la ricerca nel design sta trasformando la stessa concezione d’uso dello spazio: gli elementi del bagno sconfinano dagli ambiti propri per invadere stanze di mezzo come antibagni o disimpegni, in cui campeggiano lavabi o vasche esteticamente ricercate. L’eleganza senza tempo trionfa, esaltata dalle luci indirette, morbide e diffuse. La ricca scelta di formati e pezzi speciali, la coordinabilità delle collezioni soddisfano ogni esigenza progettuale. In questo spazio presento, tra gli altri, un bagno da me realizzato con la collezione “roma” di fap ceramica, in cui ho rivisitato il classico abbinamento black and white. Ho voluto creare un ambiente omogeneo, in cui mostrare la bellezza del materiale nei differenti formati e trattamenti, creando un contenitore compatto nei toni caldi e scuri dell’imperiale, squarciato nel suo interno per rivelare un cuore di calacatta, che si fa dimora dei sanitari gsi, del termoarredo brem, della vasca teuco, tutti rigorosamente white.

Art prison favignana - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Art prison favignana
Il progetto si costituisce attraverso la sua vocazione di racconto, di intreccio che gradualmente si rivela, in un’imprevedibilità di situazioni che gli danno vita, facendone un elemento di coagulo delle diverse forze in campo. Fa propria l’essenza teatrale delle piazze, luoghi catalizzatori dell’immaginario collettivo, cassa di risonanza degli elementi del contesto. Partner Il progetto persegue la necessità di realizzare uno spazio in grado di accogliere il fruitore accompagnandolo in un percorso vivo e pulsante per rivelarne il valore significante e i rapporti con l’invisibile sottofondo delle sue forme. La suggestione della natura è richiamata secondo la nostra sensibilità e le nostre tecnologie per trovare nella luce e nell’ombra il fascino di un intreccio di rami al di sopra di noi, una suggestione in grado di conservare la “distanza” e lo “straniamento” di un linguaggio significante. La relazione fra paesaggio naturale e paesaggio artificiale propria del contesto, il valore degli elementi in campo, la commistione di arte, cultura e natura e il nascente gioco di contrasto fra il luogo e il progetto sono stati ripensati in una nuova piazza, elemento catalizzatore dell’immaginario collettivo, cassa di risonanza delle forze in campo, filo conduttore dell’intervento. Gli edifici si incardinano, generando lo spazio, ripensano le svariate declinazioni e le qualità simboliche della sua essenza tipologica. Rimando all’ elemento chiave del paesaggio italiano, la piazza è scena, rete di echi visivi mutevoli nei piani prospettici, nell’ incidenza della luce, nei giochi delle pavimentazioni, determinanti per la presa visiva di ogni invaso aperto verso il cielo. Allusione ai molti edifici poggiati sul prato della tradizione architettonica e pittorica italiana, il progetto definisce uno spazio aperto verso la natura, immaginandolo come specchio dell’equilibrio cosmico. Il forte di santa caterina svettante maestoso sulla collina viene accolto dalla piazza, che lo rende accessibile attraverso elementi architettonici frammentari: la scalinata, l’ascensore, la funicolare. Il paesaggio selvaggio entra nel progetto attraverso la texture della pavimentazione e la conformazione di alcuni elementi di copertura che si fanno trame di luce. Le forme trapezoidali del forte si rispecchiano nelle mistilinee che definiscono gli spazi. Armonia fatta di bilanciamenti, di contrapposizioni, di polarità controllate. L’intensità della luce e del sole richiamano la necessità dell’ombra e della frescura da ricercare in spazi ipogei, affaccio sui resti dell’originaria cinta muraria, dove le correnti d’aria possano garantire la frescura anche d’estate, cavità create in continuità con la roccia che configura l’altura del colle, rimando alle pareti delle cave dismesse e ai rigogliosi giardini che le hanno rigenerate. Il progetto ha la finalità di riqualificare l'area del forte di santa caterina, simbolo storico dell'isola di favignana che domina dall'alto, rendendolo uno spazio museale a cielo aperto, raggiungibile tramite un lungo percorso pedonale, vera e propria ascesa iniziatica, espositiva, grazie ad installazioni temporanee all'aperto. Il progetto della piazza, tra l'ingresso del forte ed il piccolo edificio antistante, diviene elemento cardine dell'insieme. Attraverso una scalinata dalle forme trapezoidali, che rimandano agli spigoli del forte, rende possibile l'accesso alle sale museali, collocate nel forte, ai piani terra e primo, destinando il secondo piano a ristorante di lusso, luogo, secondo le richieste del bando, dove reinterpretare la tradizione locale grazie alla sensibilità di chef stellati, per garantire ai visitatori un'esperienza avvolgente, capace di amplificare e rendere indimenticabile la visita di questa straordinaria piattaforma delle arti. Le terrazze, accessibili anche tramite un ascensore panoramico che parte dal piano della piazza, sono state rese più suggestive attraverso pergolati dalle forme naturalistiche, simili a fronde arboree, in grado di garantire giochi d’ombra diurni e notturni. Il progetto prevede per il forte delle minime opere murarie, alfine di garantirne la fruizione, senza alterazioni della sua configurazione, tramite un sapiente restauro che possa preservare la struttura, riqualificandola. Il piccolo edificio antistante viene pensato come "art atelier", quale contesto di lavoro e ricerca per quegli artisti che desiderino contribuire al disegno culturale dell'isola. La piazza, elemento di raccordo tra il vecchio ed il nuovo, viene resa raggiungibile anche tramite una funicolare prevista come collegamento tra il nuovo polo museale e la parte abitata dell’isola. Gli elementi di copertura delle stazioni di arrivo e di partenza rimandano agli elementi naturalistici, utilizzati a copertura delle terrazze del forte, riproponendo i giochi di luce e di ombra. La pavimentazione della piazza è squarciata in corrispondenza della cinta muraria che cingeva il forte tramite l’inserimento di un elemento vetrato che si discorda dalla restante pavimentazione per permettere la vista dei resti archeologici dell'area, illuminando, altresì, lo spazio ipogeo sottostante, piazza a servizio del polo museale ma, anche, della zona hospitality: quattro suite (dotate di ogni comfort, con piscina privata, aggettante sul paesaggio, per assecondare gli standard dei visitatori più facoltosi e esigenti, in grado di assicurare ogni agio) e quattro camere per un pernotto semplice (con viste sul mare e sulle opere d'arte, dotate di servizi essenziali e anche di eventuali servizi benessere). Lo spazio che circonda i servizi di pernottamento funge da punto panoramico ( con affaccio diretto sulla collina su cui sorge il forte, in relazione con la luce naturale anche grazie ad una cupola irregolare, tessuta dalla stessa trama naturalistica presente negli altri punti focali del progetto) e da raccordo col paesaggio sottostante tramite la creazione di grotte dalle fogge sinuose, collocate sotto le piscine, una sorta di giardino segreto completamente naturale, tipico dell'isola di favignana (le cosiddette cave di calcarenite, spazi scavati nella roccia all'interno dei quali si crea un microclima che spontaneamente permette la nascita di fiori e piante tipici della macchia mediterranea).

Prospettive naturali - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Prospettive naturali
In continuità con gli spazi interni di un villino ubicato nell’ hinterland romano, affacciata su un rigoglioso giardino, i committenti hanno inteso costruire una zona filtro tra interno ed esterno, una sorta di giardino d’inverno, in cui godere dei colori della natura, in un’atmosfera temperata, al riparo dagli eccessi climatici dei rigidi inverni o delle assolate estati. Un luogo privilegiato di convivialità, riscaldato dal calore di un suggestivo camino, proiettato verso l’esterno ed il cielo romano. Partner Il progetto ha inglobato una preesistente pensilina che ha determinato la suddivisione del soffitto in due zone: una opaca, massiva; l’altra trasparente, diafana. Semplice la genesi formale dello spazio: un rettangolo, reso più leggero da un moderato aggetto del piano di calpestio, leggibile tanto dall’esterno quanto dall’interno, tramite la realizzazione di una striscia di pavimento in vetro, in corrispondenza delle fioriere longitudinali. Le strutture in alluminio riciclabile, suddividono le zone vetrate in fasce sovrapposte, in omaggio alla orizzontalità dei paesaggi romani. Luminosità, trasparenza e leggerezza, in ragione del sistema a taglio termico e alle performance dei vetri, convivono felicemente con comfort e relax. Per gli arredi ci si è rivolti al marchio “coincasa”, sposandone la logica di home decoration, facendo propria la combinazione di colori, materiali e prodotti coordinati, in grado di rispecchiare, con accenti contemporanei, il gusto italiano dell’abitare. La cura dell’illuminazione, con la previsione di differenti scenari d’uso, secondo i moderni principi di lighting design, amplifica le suggestioni dello spazio, impreziosito da oggetti e complenti selezionati con cura.

Luxy chair - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Luxy chair
Questo progetto nasce dal desiderio di rappresentare la bellezza della natura, di ispirarsi ad un fiore e alla sua capacità di regnare tra le spine in tutto il suo splendore, di evocare “l’ideale” di rabindranath tagore: “oggi sotto il cielo dell’aurora Luccichii di rugiada, Sotto le piante in riva al fiume Scintillii di sole; In ressa Riempiono il cuore. Questo io so: Nell’immenso universo, delle acque Senza sponde dell’ideale I palpiti del loto. Questo io so: Io verbo nel verbo, Io canto nel canto, Io vita nella vita, Io brillante luce Nel cuore spezzato delle tenebre.” Partner Evocare "giornate d'aria e di luce in cui le cose aprono segrete fessure e persino la goccia di rugiada più minuscola ha una piccola porta e ci fa entrare nel suo regno nascosto" Fabrizio caramagna Perché "nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e ne è ristorato" Kahlil gibran, il profeta, 1923 Se l’abitare poetico è atto di appropriazione dei significati radunati dalle cose, occorre rivelare la “cosità delle cose”, rendere possibile il “raduno” di terra e cielo, mortali e divini, aprendo quel mondo che conferisce alle cose il loro aspetto e agli esseri umani la visione di se stessi. Il progetto persegue, dunque, la necessità di pensare un oggetto capace di divenire compagno di viaggio nella ricerca dei nostri desideri e dei nostri sogni, un oggetto “significante”, nel senso dato da ungaretti alle parole “fatto di suono…in rapporto agli echi evocati” Un oggetto di design è, al pari di un componimento poetico, essenzialmente linguaggio, esplorato prevalentemente con lo sguardo. Nell’affrontare questo tema come viaggio il pensiero si è posato sul fiore di loto, magnifica metafora dei processi di rigenerazione. Il loto affonda le sue radici nel fango ma risale in superficie immacolato e bellissimo. Pianta di indole vagabonda, ama spaziare attraverso il regno delle acque, diffondendo il suo profumo che emana non dai fiori ma dalle foglie. Attraverso i secoli e le civiltà il loto ha assunto un’aura di sacralità e mistero, assurgendo a simbolo di purezza, divinità, totalità, ammaliando per le sue straordinarie caratteristiche, dalla capacità dei semi di rimanere vitali per secoli, a quelle delle foglie di non bagnarsi pur vivendo nell’acqua, grazie alla loro superficie, leggermente irregolare, coperta da un sottile strato di cera, così vellutata da raccogliere di notte, senza quasi sfiorarle, le gocce di rugiada, brillanti all’ alba come perle. Un’immagine leggera e profonda, in grado di stimolare percezioni sensoriali e associazioni psichiche, quiete e senso di benessere. La seduta tecnicamente è costituita da un’anima in metallo rivestita da una foglia in cuoio o pelle su supporto schiumato. I tagli evocano le nervature vegetali, permettendo il diffondersi di una trama, creando un gioco di ombre e di luce che ricorda i ritmi del fluire del tempo, lo schiudersi dei fiori alla luce del sole, il brillare delle foglie con i bagliori della luna. Destinatari della seduta sono tutti coloro che credono nella poesia che risiede nell’uomo e nelle sue radici, nella storia e nella cultura, in alleanza con la natura.

Gioielleria - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Gioielleria
Gioielleria

Voices - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Voices
La progettazione di questo negozio ha trovato le sue ragioni fondanti nella ricerca di un rapporto tra contenitore e contenuto, tra allestimento e peculiarità formali, materiche e simboliche del prodotto commercializzato: il telefono cellulare, oggetto simbolo della modernità e del ritmo accelerato dei nostri giorni. Dopo aver osservato gli elementi del contesto, del luogo e del prodotto, desideravo che l’interpretazione dello spazio che andavo a definire avesse la capacità di prendere quelle cose “a cuore”, di carpirne il loro senso interiore, di portarne in presenza il sistema simbolico. Ricordando heidegger volevo cercare la “cosità delle cose”, scoprire il modo in cui le cose interagiscono e si riflettono a vicenda. Costruire un ambiente simbolico costituito da forme significative voleva dire unificare fattori di specie diversa in una forma sintetica dominante. Questa forma è affiorata alla mia coscienza in maniera graduale, mentre ero ancora incerta sulla strada che avrei intrapreso, mentre cercavo di stabilire un contatto empatico con le cose, di ascoltarle per portarle naturalmente in presenza. Così quasi senza rendermene conto si è presentata l’immagine della cavità, un vuoto accogliente di un’architettura “al femminile” di cui tanto avevo sentito parlare. Forse un padiglione auricolare. Una cavità articolata, geometricamente definita da alcuni centri generatori, sviluppata verticalmente da un continuum di rette parallele evocanti l’infinito quale loro punto d’incontro, secondo una stratificazione di elementi orizzontali di differente consistenza materica, a volte evanescenti. Uno spazio multisensoriale costruito essenzialmente con la luce. La luce riflessa dalla materia, la luce contenuta nel colore, la luce quale elemento impalpabile dello spazio. Un risultato ottenuto attraverso l’uso dei materiali: l’alluminio, con la sua superficie fortemente riflettente; i metacrilati colorati, di differenti spessori e consistenza materica (acidati, ghiacciati, opalescenti) e attraverso la tecnica costruttiva che ha permesso di tagliare le pareti verticali, creando un’illusione di smaterializzazione delle superfici, effetto reso possibile dalla costruzione di una serie di strutture retrostanti in ferro, invisibili, mobili, quasi delle macchine sceniche su cui sono state sospese le fluide ed eteree fasce che definiscono lo spazio. Il legame con la facciata del palazzo è stato affermato nella scelta del rosa quale colore di base, riproposto anche nella cornice delle vetrine che si scorgono dietro le antiche grate di ferro. L’arco del portale è stato considerato quale elemento caratterizzante dell’esterno, che si è introdotto come elemento di rottura del continuum spaziale interno, creando un forte legame tra le due dimensioni: il passato e il presente. Il lungo tunnel definito dalla volte a botte termina con un grande schermo che trasmette, senza interruzioni, le immagini e le musiche della contemporaneità, dando allo spazio interno una connotazione dinamica e sonora, che invade anche la piazza.

Padiglione oikos - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Padiglione oikos
Nella storia dell’abitare dell’uomo sulla terra alcuni elementi architettonici più di altri si sono rivestiti di un’essenza poetica e simbolica, che li ha fatto assurgere ad archetipi, divenendo manifestazione significante di una data realtà. La porta, determinando l’atto del passaggio, per le implicazioni filosofiche insite in tale concetto, è uno di questi. Partner Il padiglione nasce per un concorso bandito da oikos venezia s.r.l. Ho preso spunto da una porta della loro corrente produzione che è stata nominata “infinito”, di grande impatto visivo non solo per la cura adoperata nel design, nella scelta dei materiali, nelle lavorazioni e nei dettagli. Evoca, a mio giudizio e, non solo nel nome, quell’impalpabile “atmosfera” di leopardiana memoria, quell’ ”ultimo orizzonte” escluso dallo sguardo, in cui risiedono le nostre emozioni, i desideri, le ambizioni, i sogni. Nel mio progetto per lo stand che avrebbe dovuto rappresentare l’azienda sono partita da lì, dalla porta “infinito” e ho esteso le sue stesse linee nello spazio, facendole divenire “prospettiva evocata”, ispirata ai celebri modelli palladiano e borrominiano: un invito al passaggio e poetica mediazione tra momenti di vita diversi, tra esterno ed interno, tra natura e costruito, tra paesaggio e architettura. All’interno ho inteso realizzare uno spazio geometricamente puro, cuore di cristallo, nel quale i riflessi del vetro bianco gesso passano dalle pannellature delle porte alle pareti, senza soluzione di continuità. Il lampadario “wireflou” di vibia, contribuisce a rendere la luce componente invisibile dello spazio architettonico, nonché a rimandare nuovamente alla forza della linea, nel suo ruolo di generatrice di forme e di spazio. Linee di luce ma anche di ombre, quali quelle che ho pensato di proiettare, quale allusiva citazione, sulla volta interna della cupola centrale. Nel padiglione sono state inserite molte porte, non tutte necessariamente apribili, ma completamente integrate nelle pareti. Infatti la naturale eleganza delle porte è capace di irradiarsi nello spazio circostante. L’attenzione ai materiali e ai dettagli, la possibilità di realizzare boiserie e rivestimento di pareti con identiche finiture, sistemi fiancoluce e sopraluce, complanarità tra porte e pareti generano questa alchimia: lo spazio si arricchisce divenendo caldo, accogliente e prezioso. Per gli arredi ho pensato a pochi oggetti di design, fatti di materiali eterei, costruiti anche essi da esili linee, come gli arredi e i complementi disegnati da nemo per cappellini, o semplicemente di vetro. Un unico filo conduttore per definire l’ elemento porta, nelle sue molteplici varianti, creato per accoglierci in tutti gli spazi della vita.

Europan 3 - Roma (RM)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Europan 3
Europan 3

Olbia - Olbia (OT)

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Archisio - Teresa Romeo - Progetto Olbia
Programma integrato di riqualificazione urbanistica “sa minda noa” - comune di olbia Studio preliminare
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