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Lillo Giglia

Quid vicololuna - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Quid vicololuna
Favara_ag_2016

Casa crapanzano - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Casa crapanzano
Casa crapanzano è il risultato della ristrutturazione di un edificio, situato a favara, risalente ai primi anni ’70. L’abitazione si sviluppa su tre livelli, che sono stati ridefiniti dal punto di vista distributivo e funzionale: dal garage, posto al piano terra, si accede al primo e al secondo piano ai quali sono destinati rispettivamente la zona notte e la zona living. Quest’ultima è costituita da un ampio openspace, ulteriormente dilatato mediante l’aggiunta di una loggia che contribuisce, con la grande vetrata, alla definizione di un rapporto di continuità tra interno ed esterno. Il nuovo volume, che si innesta al corpo principale della costruzione, è l’elemento che caratterizza maggiormente i due prospetti prospicienti la strada, insieme alle numerose aperture e al tetto-giardino, dove il solarium sostituisce lo spiovente originario e regala, al contesto indefinito, un’immagine identitaria contemporanea.

Casa farace - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Casa farace
Favara_ag_2019

Nahar - Naro (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Nahar
Naro_ag_2016

Casa cupardo - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Casa cupardo
Una casa isolata, una villa nell'entroterra agrigentino, con la prospettiva in lontananza che riluce dell'orientamento verso il mar mediterraneo, e con un riferimento storico-monumentale di rilievo per la prossimità con la valle dei templi a pochi chilometri di distanza. La vista prospettica e il declivio del terreno introducono gli elementi del progetto, che radica i volumi in un'architettura di rigore geometrico: articolare i volumi della villa con razionalità e principi d'eleganza, secondo obiettivi di chiarezza compositiva. I volumi si intersecano, per identificare spazi che condensano una relazione dilatata fra interni ed esterni, nella priorità delle visuali prospettiche. L'architettura della villa si compone per coniugazione di volumi, per differenze nel colore - fra candore del bianco mediterraneo e grigio materico di pareti piene -, per intersezioni che costruiscono uno schema di riferimenti e accenti nella composizione. Pareti piene ed improvvise aperture, che accorpano la luce e dilatano gli spazi, in relazione visiva verso il paesaggio, in relazione coesa fra interno ed esterno. La villa si erge sul terreno, in una relazione complessa fra evidenza dei volumi e mediazione col terreno, in quanto appoggiandosi al declivio il livello inferiore si predispone ed intende come il basamento dell'intera villa. Rigore compositivo, fra volumi che si addensano e volumi che si rendono trasparenti, nella correlazione e nelle mediazioni fra interno ed esterno. Volumi che sottolineano la struttura compositiva della villa, proiettandosi in spazi aperti e spazi coperti; elementi architettonici che suggeriscono una griglia formale: il volume verticale grigio del camino che sporge su una sezione compatta di parete si contrappone alla densa orizzontalità del parapetto per il balcone aggettante e alla cornice della soletta di copertura. Il prospetto verso l'ampiezza del paesaggio si definisce nei rapporti fra gli elementi (aggetti, densità materiche, i vuoti delle finestre incassate), nella sommatoria di relazioni geometriche che compongono principi di coniugazione fra nuclei potenzialmente conflittuali. Al piano inferiore, addossato al declivio del terreno, si situano gli spazi per la zona notte, con due stanze da letto, e un'area secondaria di soggiorno: la relazione con il paesaggio direziona gli ambienti, verso gli spazi esterni aperti, con finestre per le stanze da letto profondamente incassate nelle pareti e con una vetrata ampia nella zona secondaria di soggiorno, che si connette con lo spazio aperto protetto dall'aggetto del piano superiore, ad estendere l'area di vivibilità fino all'esterno. Al piano superiore, lo schema di pianta aggrega una piccola cucina ad un ampio ambiente per soggiorno e pranzo, dotato di camino. L'elemento ordinatore dominante per il livello superiore si definisce nella connessione fra terrazza coperta e soggiorno: l'espansione dello spazio di relazione determina un accento volumetrico, fra consistenza materica e forma virtuale, che si allunga nel paesaggio attraverso il balcone aggettante. Rigore ed impulso decorativo: come i prospetti vivono di correlazioni fra volumi e materie che si riconducono ad uno schema ordinatore, negli interni si determinano compresenze e connessioni che fanno interagire gli elementi, come, ad esempio, fra attenuazione dei toni nelle pareti interne e decoro multicolore nelle porzioni in ceramica tradizionale, fra compattezza ed ariosità nella scala interna.

If livreri - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto If livreri
L’edificio, localizzato in un comparto urbano della città di favara (città della farm cultural park) che comprende case a schiera con fronti opposti, da un lato è prospiciente corso vittorio veneto, arteria principale molto trafficata, dall’altro via galiano, una delle strade più antiche della città. Il progetto si sviluppa su 2 livelli fuori terra, con una superficie coperta pari a mq 200, sostituendosi a un vecchio fabbricato in stato di abbandono e in parte crollato; da questa situazione di degrado è nata fin da subito l’idea di un oggetto architettonico in grado di distinguersi dal contesto; i volumi semplici e il candore dell'intonaco bianco hanno, quindi, il compito di generare un nuova icona urbana, affidando alla composizione e forma delle bucature il rapporto con l'esistente. Quest'ultimo, nella coniugazione di volumi e nelle intersezioni casuali del tessuto consolidato, ha costituito uno schema di riferimenti e ispirazione per la progettazione. Pareti piene ed improvvise aperture, che accorpano la luce e dilatano gli spazi, stringono relazione visive con il paesaggio urbano, in un coeso rapporto fra interno ed esterno. Da corso vittorio veneto si possono notare le relazioni tra il centro storico e le successive stratificazioni; alcuni edifici, in particolare, restituiscono un'immagine di città in cui convivono emergenze architettoniche di grande rilievo -il castello chiaramontano, la chiesa madre con il suo cupolone- ma anche i retaggi di una speculazione edilizia che, soprattutto negli anni '70, ha prodotto edifici di pessima qualità, oggi diventati l'emblema di una cattiva gestione della città. La richiesta del committente, puntuale e ben chiara, era quella di esaltare lo spazio espositivo/vendita verso la strada, con l’intento di farlo vivere come luogo urbano, aperto alla città. Per questo motivo si è pensato di trattare tutto il fronte sulla centralissima via vittorio veneto con un'unica ampia vetrata che si estende per quasi l’intera lunghezza dell’edificio, mentre le piccole bucature del livello superiore determinano uno spazio dalla luce più soffusa, ideale per esposizioni ed eventi di moda. Le “doppie altezze”, dilatano in verticale lo spazio interno rendendolo dinamico e avvolgente. L’intervento si inserisce all’interno dell’attuale processo di rigenerazione della città e vuole essere una prova tangibile di come l’architettura contemporanea possa contribuire a diffondere e rendere efficaci i principi del recupero e della riqualificazione di spazi urbani degradati.

Casa bellavia/principato - Agrigento (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Casa bellaviaprincipato
Al villaggio mosè, in un contesto urbano identificato da un edilizia priva di qualità, una giovane coppia acquista una casa costruita nei primi anni ottanta, la quale evidenzia tutte le caratteristiche costruttive tipiche di quel periodo in sicilia. Lo stato dell’edificio esistente, rimasto in stato di abbandono per molti decenni, non era affatto incoraggiante in quanto si presentava fortemente danneggiato e l’aspetto non era dei più confortanti. La committenza, rifiutata l’ipotesi di demolire l’esistente e di ricostruire un nuovo edificio, si dimostra disponibile a prendere in considerazione la possibilità di un intervento che riorganizzi gli spazi interni ed esterni, coinvolgendo anche i prospetti. La casa sorge decentrata su un lotto regolare di 800 mq circa; rispetto alla quota del lotto, l’edificio ad un unico livello fuori terra poggiava su una quota leggermente più alta. La struttura dell’edificio costituita in muratura portante configurava una suddivisione interna obsoleta, scandita da un lungo corridoio di disimpegno dal quale si accedeva nelle camere da letto, nel bagno e nella cucina. La prima scelta progettuale è stata quella di riportare l’edificio al volume essenziale, attraverso operazioni di svuotamento, demolizioni di sporgenze, superfetazioni e falde inclinate. Il risultato delle operazioni di resezione compiute sull’edificato e l’inserimento del programma funzionale attraverso il ridisegno degli spazi interni, inducono ad introdurre alcuni nuovi elementi che, pur non aggiungendo metri cubi e senza alterare i parametri dimensionali, ridefiniscono il volume e riconfigurano nuovi spazi abitativi. Estendendo la superficie interna dell’abitazione verso il giardino si configura una terrazza aperta, coperta da pergolato, sotto la quale viene ricavato un garage. Questa operazione ridisegna lo spazio esterno e lo riparte su due quote differenti; la quota più bassa coincide con la strada esterna e determina l’accesso al lotto che viene caratterizzato da un piazzale di sosta antistante il garage. Il giardino-terrapieno, compreso tra il muro di contenimento e l’edificio, si pone ad una quota più alta e si dispone quasi allo stesso livello dell’abitazione. La connessione tra i due differenti livelli avviene attraverso un nuovo sistema di muri che contengono l’inserimento della scala. Si determina così il percorso pedonale che porta alla casa, la quale poggia, in un lato, su di un alto basamento rivestito in pietra di trani. Una loggia, caratterizzata da frangisoli scorrevoli, precede l’ingresso all’abitazione, corrispondente con la zona giorno, la quale presenta vetrate scorrevoli che si aprono sulla veranda e stabiliscono nuove relazioni con il giardino circostante. Il lato opposto ospita le camere da letto. Il progetto cerca di reinterpretare, in chiave moderna, alcuni elementi tipici dell’architettura locale e il volume risulta un parallelepipedo compatto di colore bianco.

Casa sanfilippo - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Casa sanfilippo
Situata sui rilievi variegati di contrada drasi, a ridosso di punta bianca, una delle spiagge più suggestive della costa siciliana a pochi km dalla città di agrigento, questa casa isolata, si ispira all’architettura domestica dell’avanguardia razionalista non solo per i caratteri stilistici, ma soprattutto per la capacità di coniugare funzionalità e paesaggio. La casa è orientata in modo tale da consentire al meglio la percezione visiva della zona circostante e favorire la contemplazione del paesaggio da una posizione strategica e privilegiata. A questo fine è stato progettato un incastro di volumi che seguono la configurazione naturale del suolo inserendosi in maniera elegante e delicata nel contesto circostante. Lo schema distributivo, semplice e funzionale, presenta un impianto a forma di l, nel quale il volume contenente il vano scala leggermente arretrato rispetto agli altri due e visibile anche dall’esterno attraverso un maggiore altezza, costituisce elemento di raccordo dei percorsi di collegamento interni. Il prospetto principale è caratterizzato da una quinta muraria che prosegue il piano di facciata oltre il perimetro esterno dell’involucro edilizio raddoppiandone l’estensione; questo da forma ad un patio/terrazza il quale ripropone, in chiave contemporanea, il “patio delle vecchie dimore siciliane”, luogo privilegiato del vivere quotidiano.

Venice city vision - Venezia (VE)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Venice city vision
Lillo giglia con luigi greco e luis quintano navarro. Venice – la serenissima- was built with techniques that today no one would dare to use anymore and that sometimes frighten us, but in the past these techniques have given the possibility to more than 300,000 people to live on an artificial island in the middle of a lagoon. In fact we think that these techniques, that have generated one of the most charming and self-sufficient urban organisms in the world (for example the ways to collect rain water under the squares or to cultivate fresh food in the courtyards), are today inscrutable and impossible to imitate: the culture is different, our desires are different. Let’s help the ancient venice to become the cultural park that it is! Let’s ensure that all the money that arrives from unesco, from the european union and from all its visitors will be invested for venice’s maintenance and consolidation. Venice needs all the money it can take: let‘s strongly support cultural highlights like the biennale and the carnival, let’s organize new festivals or events and let the rich sheiks rent the city for weeks ! Otherwise, who would have the financial possibility to restore and maintain such a weak and fragile city? The real challenge is to live the lagoon – an area that administratively belongs to the municipalities that are situated in or around the lagoon - and to save the part of veneto that is mostly battered by the consumption of soil, submerged in concrete, deprived of precious agricultural land. We need to find new space for our sprawl! Our vision for the future venice indicates new approaches to architectural design and new strategies that will permit to put an end to the consumption of soil and to relocate the production and the use of energy. As a result of all these considerations we developed the project of aquatic lagoon houses that produce energy and at the same time provide the pleasure to live isolated in an oasis of peace and tranquility, so much quested today by people all around the world. Project Just as paris, london or berlin, also venice will become a territorial union of several municipalities and districts whose boundaries will merge into each other and, for the first time, the different communities of the lagoon will be in close contact. Murano, burano, lido pellestrina, marghera, mestre, and venice which once grew up creating a new life style in the lagoon, will be repopulated by the people of veneto city: the new geographic entity in north-eastern italy that seriously alarms and troubles environmentalists and urban planners. The new type of residences, arranged in well-connected clusters with floating walkways and squares, will require a new culture of mobility and a different relationship with the habitats that surround the lagoon. The demand for new houses exist, we just have to think and collocate them in a new way! We identified some possible directions for venice’s sprawl extension following the lines of already existing excavations in the lagoon: these lines are channels with a profundity from 8 to 15 meters that from venice’s historical center reach the others cities. These lines could grow in future to support further expansion. The "densification" of the lagoon routes would define the lagoon clusters: strongly connected autonomous elements. Clusters For the urban organization of the new development of venice we chose a form that would ensure the creation of organic shapes and the possibility of moving your home dragged by a boat or a floating bicycle . The cluster is an arrangement of houses linked to each other by the public space. The public space will develop following the process of stratification moving from simple floating devices to more robust platforms yet to imagine. Even if this process will take its time, the venice of today is already an example of this development. The cluster works like a floating electrical central : it produces electric energy exploiting the movement of the tides. In fact the water of the lagoon changes at least 6 times a day. This continuous movement compresses and stretches a special telescopic pillar and the mechanic energy is then converted in electricity. Distributing the electricity to where it is needed, the cluster works like a smart grid. All the public spaces also dispose of big underwater storage sacks to collect rain water. After being purified the water will be redistributed to the houses. Houses The lagoon houses are spheres with different sizes (8, 10, 12 meters of diameter) that can accommodate from 3 to 5 persons. They are anchored to the ground of the lagoon by the already mentioned telescopic pillars but they can also stay freely in the lagoon. All the houses consist of two spheres separated by a liquid at high density. The presence of this liquid is necessary to recreate the optimal living conditions in the innermost sphere. The liquid between the two spheres, which could also be sea water, will have a very low surface tension and therefore provides a stock to turnover ratio of almost zero. This simple physical principle impedes that sways, created by wave motion and tides, disturb the stability of the innermost sphere and so of the whole house. The innermost sphere communicates with the exterior through accordion plastic tubes: in this way the air and the sun light can reach the interior of the house. The external sphere has a geodetic structure and protects the house. It is connected to the telescopic pillars with a special joint that allows it to follow the continuous movement of the water.

Belmonte hotel - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Belmonte hotel
Il progetto svolge una ricerca tesa all’identificazione tra il viaggiatore-turista e lo spazio che lo accoglie: un intreccio complesso tra realtà, fruizione e progetto. Nel progetto si evidenzia la sorprendente flessibilità che la progettazione degli alberghi ha assunto negli ultimi anni, assorbendo mutazioni nei costumi e nelle abitudini, nelle richieste, nei ritmi e nella forma. L’architettura di questo luogo, visto anche il ruolo assunto dal viaggio nella vita contemporanea, si presenta come sensore in grado di registrare le dinamiche di trasformazione economiche e culturali della società. Il belmonte hotel diventa così espressione dell’individualità solitaria del viaggiatore ma anche dell’incontro e dello scambio; diventa indicatore sociale, segnale di sviluppo e di rinnovamento negli interventi di trasformazione edilizia e urbana della città; rappresenta, soprattutto nei suoi spazi interni, l’evoluzione del gusto e dello stile di vita contemporanei e diventa il luogo idoneo ad esprimere quel glocalismo che ben interpreta l’essenza del luogo. La rimozione totale di un fatiscente e dimenticato edificio, una volta stalla, nel pieno del centro storico di favara in prossimità di piazza cavour, lungo una stretta via tra vecchi edifici ottocenteschi, genera un grande vuoto urbano. L’impianto generale dell’hotel è molto semplice, funzionale e ricopre per intero il lotto a disposizione: un piano terra che funge da filtro urbano, due piani di stanze e solarium sulla terrazza. Il piano terra è nettamente aperto verso la strada; lo spazio in comune è costituito da un’unica sala (reception/ristorante con annessa cucina) sobriamente elegante, calda e confortevole che si conclude su una corte stretta che fa da fondale luminoso al ristorante; la luce, disegna e misura tempo e dimensioni. La scala di collegamento tra i vari piani, in pietra serena ad unica rampa, posta al centro dell’edificio, costituisce il fulcro dell’impianto distributivo sia del piano terra che degli altri due livelli; questa posizione ha facilitato in modo del tutto naturale la suddivisione degli spazi interni. Il piano primo e il piano secondo mostrano la stessa identica distribuzione, con una lobby centrale davanti all’uscita dell’ascensore ed un corridoio (che funge da spazio espositivo) dal quale si diramano le quattro camere. La parte basamentale della struttura fuoriesce di circa 60 cm rispetto al livello strada e nell’immagine generale del prospetto risulta essere come uno zoccolo su cui poggia l’edificio. Il piano terzo, viene servito da un’ ampia terrazza/solarium utilizzata soprattutto nei periodi caldi della stagione; da essa è possibile ammirare diversi scorci del centro storico, nonché, un’ inusuale vista dell’imponente cupola della chiesa madre. Il prospetto, relativamente anonimo, di un bianco candido, ossequioso dell’intorno, è una reinterpretazione in chiave contemporanea dell’originario; sono state mantenute le vecchie bucature e soprattutto si è tenuto conto della presenza dei vecchi portali costituiti da poderosi blocchi di pietra locale. Questi una volta rimossi, sono stati ricollocati nella loro originale posizione, dando un’ulteriore ricchezza alla facciata; questa operazione ha conferito un forte richiamo alla memoria storica del passato, ma nello stesso tempo ha permesso di lavorare nel contemporaneo, facendo attenzione alla cura dei particolari e al dosaggio in modo sapiente dei materiali tradizionali ed innovativi. Tale lavoro può identificarsi come un’operazione vera e propria di bourrage, diffusa in molte città europee, che permette all’interno di contesti storicizzati di mantenere intatta la continuità del fronte urbano, e al contempo di dotare il nuovo edificio di tutti gli adeguamenti funzionali, tecnici e prestazionali necessari per un’ottimizzazione degli spazi e del relativo uso. è, soprattutto, un adeguamento a una nuova immagine che pur restando "discreta" vuole dichiarare il carattere attivo dell’edificio, aldilà dell’appartenenza ad un contesto sociale e urbano decisamente connotato e vincolante. L’edificio è dunque un esempio di un perfetto ed integrato inserimento di architettura contemporanea all’interno della città storica.

Albero.0 - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Albero0
Albero.0, soluzioni per vuoti urbani. Un progetto ideato dal prof. Arch. Giuseppe guerrera con lillo giglia, lillo cucchiara, giuseppe conti, daniela frenna, ivan tirolo, giusi vullo, francesca scorsone, serena cardella, salvatore sutera sardo, saro arcuri, lorenzo sutera sardo, caterina farruggia, francesca e carmelo rinoldo, lillo crapanzano, giuseppe seven. Albero.0 è il progetto di un gruppo di persone che affronta il tema dei vuoti urbani. Un nuovo modo di pensare l’architettura, più effimero, low budget e veloce; Vivere lo spazio come esperienza del vissuti quotidiano; la casa, il sogno su un albero. Albero.0 è, prima di tutto, una casa sull'albero, simbolo per eccellenza della vita, ma è anche e soprattutto il simbolo della metamorfosi di uno spazio degradato in un luogo di aggregazione sociale. Una comunità ha costruito l'albero, se ne prenderà cura e si riunirà al di sotto di esso...lo abiterà in nome di un concetto di abitare legato al senso di appartenenza di uno spazio.

Un giardino a favara - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Un giardino a favara
Un progetto ideato dal prof. Arch. Giuseppe guerrera con lillo giglia, in collaborazione con gli studenti del corso di progettazione v, della facoltà di architettura sede di agrigento. Si è scelta una piccola area vicino alla piazza cavour, in prossimità del belmonte hotel. Area (per metà di proprietà comunale e metà di proprietà privata) che entrambi i proprietari hanno reso disponibile per la sperimentazione. Il sito era occupato da una casa e dall’ex pescheria comunale ambedue crollate le cui macerie sono state rimosse e prima dell’intervento veniva utilizzato come parcheggio/discarica. Della costruzione che definiva l’angolo di un isolato non sappiamo nulla. Ciò che restava era un suolo arido, pianeggiante e degradato. Lo spazio è definito su due lati da due muri ciechi, a cui aderiva la costruzione crollata, mentre gli altri due sono liberi e danno su due strade. Unico vincolo è l’ingresso ad un garage. Questo giardino rappresenta concettualmente ed esplicita concretamente le possibilità che la comunità locale ha di utilizzare gli spazi derivanti dai crolli delle case, e dunque resi liberi a causa del disastro e dall’abbandono al degrado, evolvendosi come centro di propagazione di una riqualificazione che pervada il più possibile la città, in senso fisico e sociale. Dal disastro alla risorsa… è il tema portante che sostiene l’iniziativa, al quale si possono aggiungere altri temi come il recupero dei centri storici, l’abitare nella città contemporanea, l’ecologia urbana, etc. Così lo spazio privato diventa spazio collettivo, favorendo nuovi luoghi di aggregazione in grado di determinare un maggiore afflusso sociale propenso ad un avanzamento culturale e automaticamente coinvolto alla concretizzazione di esiti positivi per la città. Il giardino è stato progettato dagli studenti durante il workshop conclusivo del corso. Il progetto ha tenuto conto dei temi sviluppati durante l’anno accademico del laboratorio, e ha determinato una soluzione per rispondere al tema proposto del giardino. Durante l’attività iniziale, in collaborazione con l’artista daniele pario perra, l’architetto leo micali, l’architetto marco scarpinato e il contributo del notaio andrea bartoli, sono state individuate una serie di soluzioni da sviluppare velocemente nei primi due giorni del workshop. Al termine di questa prima fase è stata scelta la soluzione da realizzare.

Guido hair - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Guido hair
Guido hair

L'orto negato - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Lorto negato
Gli elaborati qui presentati rappresentano l’esito di un breve workshop, (tre giorni) che si e’ svolto presso il polo universitario di agrigento cui hanno partecipato 5 gruppi di studenti della facolta’ di architettura di palermo con sede ad agrigento. L’intenzione era contribuire alla costruzione del giardino degli orti di favara, denominato ortus, con il progetto di un capanno per l’ortolano da costruirsi dentro uno degli orti messo a disposizione dal proprietario. A pochi giorni dall’inizio del ws, l’iniziativa così ben preparata in collaborazione con il proprietario dell’orto, proprio da questi è stata cancellata. La notizia, incredibile, è che i vicini hanno fatto “questioni”, ed il proprietario ha dovuto rinunciare per non “dispiacerseli”. Questa circostanza e’ stata utilizzata come punto di partenza per un diverso tema di progetto che vuole evidenziare questa contraddizione: a fronte del grande progetto ortus, a cui hanno contribuito i proprietari dei terreni e l’amministrazione comunale, alla prima occasione concreta di realizzazione che prevedeva il coinvolgimento diretto della proprieta’ (soprattutto dal punto di vista culturale e sperimentale), si e’ manifestata una presa di distanza. La citta’, questa societa’, noi, non siamo ancora pronti per questa innovazione, quindi e’ necessario discuterne; pertanto il tema iniziale del progetto è cambiato: dalla costruzione di un capanno all’orto negato. L’orto segreto Il giardino segreto, separato, dal paradiso terrestre ai giardini di babilonia, fino alle ville del settecento, è stato un tema praticato dalla ricca società nobiliare prima e borghese poi. Qui si vuole affermare un principio sociale diverso: l’integrazione non la separazione. Pertanto, se vogliamo evidenziare il cambiamento dobbiamo fare esplodere questa differenza e farla diventare un manifesto con cui “ammonire” chi si oppone al cambiamento. Da qui l’idea dell’orto separato, segreto, ambito perché difficile da raggiungere, dove tutti vogliono andare, ma non si può se non a certe condizioni. I 5 progetti, elaborati da 5 diversi gruppi di studenti, alla fine sono stati sintetizzati in una realizzazione, a cui tutti hanno contribuito, che e’ il prodotto finale ed il punto di partenza per una discusione sul tema degli orti urbani. Tale tema rappresenta una straordinaria innovazione, ma e’ ancora da dimostrare la loro realizzabilita’ in una societa’ individualista e lontata dall’idea del bene comune. Workshop di progettazione nel paesaggio Ortus favara 30 giugno 2012 Università degli studi di palermo. Corso di laurea in architettura 4s-sede di agrigento. Laboratorio di progettazione 5° a.a. 2011-12 Prof. Arch. Giuseppe guerrera. Arch. Lillo giglia. Ingegneria naturalista prof. Gianluigi pirrera. Studenti progettisti : 1 - morena ortega, anna serena zambuto 2 - salvino daniele cardinale, alessandro di piazza, nadia fucà, alberto nucera 3 - federica drago, valentina pezzin, enrico sabella 4 - stefania antona, maria elena farulla 5 - francesca caravello, riccardo catena, giuseppe conti Giuria : notaio andrea bartoli, arch. Giacomo sorce Contributi realizzazione opera : Lillo crapanzano, raffaele indelicato, salvatore farruggia, salvatore tusciano. Contributi materiali : impresa ortega licata, chianetta ferro favara. Costo dell’opera 500 euro.

Caffe' vigata - Porto Empedocle (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Caffe vigata
Dicono, sia uno dei locali preferiti di andrea camilleri. Per questo non poteva che chiamarsi vigata. Vigata “storie di gusto”, è un omaggio alla letteratura sicliana. E’ questo il nome dato alla caffetteria/ristorante di porto empedocle, situato nella centralissima via roma. Caffè vigata, rappresenta l’ennesima inversione di tendenza messa in atto presso la cittadina marinara del noto scrittore empedoclino. Lo spazio interno, sede di un locale esistente, depauperato nel tempo dal tempo, è stato rivitalizzato elevandosi a nuova immagine. Il desiderio dell’attuale committente è stato il seguente: coniugare al nuovo look del locale l’elemento gastronomico di una cucina ispirata a quei sapori della tradizione tanto narrati nelle pagine letterarie di noti autori siciliani: da camilleri a pirandello, da verga a tomasi di lampedusa. Perché, il cibo si sa, è anche storia di luoghi, sentimenti, piaceri ed emozioni. L’innovativo concept, punta principalmente a ricreare la suggestiva atmosfera dello storico caffè vigata, tenuto conto dell’aspetto culturale che caratterizza il luogo e rivelandone infine, la straordinarietà narrativa siciliana. Le foto, appese, in una delle pareti della sala ristorante, infatti, ritraggono e omaggiano i testimoni luminari della sicilia. Il locale è ubicato al piano terra di uno storico palazzo ottocentesco situato nella centralissima via roma a porto empedocle. I grandi archi portanti, costituiti da conci di tufo lasciato a vista, risultano determinare una netta divisione tra gli spazi fruibili e gli spazi di servizio. Il longilineo bancone, posto davanti l’ingresso, si impone all’interno del locale grazie a una geometria essenziale ed una impattante consistenza materica costituita da pietra lavica. Il dirompente bancone, anche nella sua semplicità, ha la capacità, in sequenza, di accogliere uno spazio di sosta, composto da sgabelli alti, due vetrine drop-in, un banco gelateria, un comparto dedicato al drink e alla caffetteria. Questo spazio, pertanto, apre al dialogo con il rinnovato contenitore che lo accoglie. Un forte impatto visivo si ha all’ingresso, ove, posteriormente al bancone vi è posta la bottiglieria in lamiera nera . Il design di questo pregevole elemento di arredo, oltre che a contenere le bottiglie, mostra la sintesi del percorso evolutivo del progetto. La bottiglieria, avvolta nella sua interezza dall’arco a tutto sesto, restituisce al locale una forte personalità. Tanta l’attenzione per i dettagli e nella scelta dei materiali: il tetto in legno, l’utilizzo di arredi ricercati e le luci appositamente disegnate fanno del locale uno spazio sobrio ed elegante il cui risultato ottenuto è quello di un ambiente in evoluzione in cui si riconoscono in modo tangibile il dialogo tra segni del passato e segni del presente. ​ Photos by santo eduardo di miceli

Folli follie - Favara (AG)

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Archisio - Lillo Giglia - Progetto Folli follie
Questo showroom fa uso di materiali semplici e al contempo raffinati: pareti bianche, pavimento in resina, vetrate in corten, arredi semplici in legno laccato che si mimetizzano con le pareti bianche e con l’intensità del resto dell’arredamento; queste sono concepite per accogliere collezioni diverse. Unica eccezione il grande nastro rosso porpora laccato lucido che avvolge l'intero spazio e lo caratterizza. Questo elemento, diventa generatore dello spazio che lo accoglie: parte da terra (all'ingresso), si innalza e disegna il banco/cassa; poi si solleva, scende nuovamente fino a diventare tavolo espositore.
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