La consapevolezza di non dover progettare un edificio qualunque, ma qualcosa di singolare e significativo è stata la linea guida nella ideazione della nostra proposta.
La presenza di una chiesa dichiara oltre la “semplice” consistenza fisica dell’edificio, l’esistenza di una comunità. La chiesa, il luogo sacro, diventa simbolo, motivo di riconoscimento per il quartiere che le ruota attorno, identità collettiva e riferimento con il suo alto campanile facilmente visibile come un faro.
Le suggestioni di partenza nella ricerca compositiva spaziano dai fondamenti delle chiese paleocristiane, come ad esempio l’orientamento ad oriente, a motivi simbolici legati alla tradizione cristiana come l’ichthys (iesous christòs theos yiòs sotér), narratori di duemila anni di storia e architettura, riproposti in un complesso moderno dai connotati contemporanei, in cui sono fusi l’uso di materiali tradizionali e durevoli ad intendere solidità e riferimento sicuro, come pietra, laterizio, legno, rame, ecc., con l’aspetto tecnologico più avanzato, rintracciabile in sistemi che possano privilegiare il risparmio energetico.
Il simbolo del pesce, l’ichthys, è stato riprodotto nella pianta del corpo principale della chiesa, analogamente a quanto avvenuto per secoli per gli impianti a croce, ma resta quasi “segreto” in pianta, lasciando spazio invece ad una volumetria tutta volta a manifestare la grande importanza dell’aula dell’assemblea che si chiude in un abbraccio simbolico con il volume della cappella del santissimo sacramento, sottolineata sia all’interno all’esterno dall’uso di rivestimenti distintivi.
Il medesimo volume della cappella e dell’adiacente battistero, collocato come già anticamente presso l’ingresso della chiesa, termina con forte slancio verticale sul campanile, quanto mai, segnale visivo e sonoro, di riconoscibilità del luogo sacro e del suo ingresso.
Aula liturgica
La forma scelta per l’edificio ecclesia ha dunque una duplice valenza, una legata alla metafora simbolica dell’ichthys, l’altra tesa alla razionalizzazione funzionale ed alla ricerca di equilibrio tra centralità e frontalità dell’altare; a riguardo in illustri citazioni vengono proposte soluzioni che adottano come forma risolutiva la pianta ovale con l’altare posto su uno dei due fuochi e ciò sia per ragioni di simbolismo che di fruibilità: infatti in alcuni testi si osserva che “…se la celebrazione avvenisse in uno spazio libero, per esempio un prato, i fedeli si disporrebbero come la limatura di ferro verso un polo della calamita, sintesi di una figura centrale e frontale.”
Analizzato l’orientamento dell’area ed i preferenziali punti di accesso e percorrenza (intesa come visibilità dinamica dell’edificio), si è ritenuto ottimale, anche per le ragioni sopra esposte oltre che per i parametri di progetto richiesti, l’orientamento dell’asse principale della chiesa sulla direttrice est-ovest.
Questa scelta costituisce inoltre un evidentemente richiamo alla tradizione paleocristiana ed al simbolismo per il quale “… l’oriente oriens, era anche notoriamente, dal segno del sole nascente, il simbolo della resurrezione…” (card. Ratzinger – la festa della fede. Saggi di teologia liturgica. 1984)
La motivazione simbolica trova inoltre suggestivo riscontro negli effetti di luce diffusa provenienti, dall’abside illuminato da un rosone e da due finestrature verticali che filtrano in modo opportuno la luce diretta del sole verso i fedeli attraverso il presbiterio.
è stata prevista un’area appositamente destinata ad ospitare il coro in posizione tale da consentire la visibilità dell’intera aula e del presbiterio, favorendo così la partecipazione alle celebrazioni liturgiche.
Presbiterio
Integrato con la rilettura del concetto di abside volto ad enfatizzare la centralità e frontalità, ed allo stesso tempo concepito in un ottica di abbraccio e apertura verso i fedeli, il presbiterio, inteso come luogo effettivo della celebrazione, è opportunamente rialzato rispetto all’aula ma non separato da essa. La sede, pure collocata sul presbiterio, è decentrata e rivolta verso l’assemblea.
L’ingresso alla sacrestia è duplice, uno principale al lato delll’aula ed uno secondario posto alle spalle della quinta di fondo del presbiterio e non visibile dall’aula; uno spazio per la credenza ed eventuale altro arredo è stato ricavato alle spalle della quinta citata.
Altare
In posizione focale e concepito come fisso e parte integrante del sistema, in pietra naturale, conferisce la sensazione attrattiva del polo, ben visibile dall’assemblea.
Ambone
Anche l’ambone, elemento fisso, in pietra, semplice, austero ed immediatamente identificabile, il luogo proprio della parola di dio, posto poco fuori il presbiterio (secondo la tradizione liturgica), al confine con l’aula dell’assemblea vera e propria, in posizione decentrata per non interferire con la centralità dell’altare, ma privilegiata perché deve essere “una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la parola anche quando non c’e nessuno che la sta proclamando” (cfr. Nota pastorale cei – 18.2.1993).
Battistero e fonte battesimale
Si è scelto di collocare il battistero, col fonte battesimale, accanto all’ingresso della chiesa, a rievocare la loro originaria posizione, perché il sacramento del battesimo costituisce il primo sacramento che ricevono i cristiani; il battistero è costituito da una apposita porzione di spazio, dedicata, intima e solenne, ma rivolta all’assemblea e ben visibile; il fonte è stato ipotizzato adatto anche al battesimo per immersione;