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Roberto Bua - Mjras

Casa privata mm - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Casa privata mm
Una casa ripensata strutturalmente attraverso una ridistribuzione degli spazi in cui dominano, su richiesta dei committenti, il legno e le tonalità naturali. Ottimizzando l’altezza del tetto di travi a vista, abbiamo sfruttato l’esposizione aperta sui tre lati concentrando, in questa zona inondata di luce, l’ampio living su cui si apre un soppalco-studio aggettante. Incorniciato da una balaustra di ferro, il soppalco accoglie al di sotto, una cucina a tutta parete con penisola, a ricreare un ambiente più raccolto e intimo. Due camere da letto con bagno privato si aprono sull’ampio ingresso quasi fosse il foyer di un teatro, da cui una scala sobria ed elegante, integrata nelle linee della parete, conduce al piano superiore nella camera degli ospiti con bagno. L’illuminazione alterna punti luce di design con faretti e tagli di luce, esaltando le sfumature cromatiche che si accostano tono su tono creando una continuità percettiva e visiva. Urbino, centro storico Date 20 ottobre 2018 Category Residenziale

Casa privata portuense - Milano (MI)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Casa privata portuense
In questo appartamento degli anni ’70 il nostro intervento si è concentrato essenzialmente sulla ridistribuzione degli spazi dedicati a cucina e ingresso. Con l’intento di creare una continuità funzionale e visiva tra ingresso, cucina e living, abbiamo sfruttato e valorizzato la luminosità del marmo di carrara già presente, trasformandolo in una superficie levigata bianca continua, incastonata in una boiserie dal particolare colore blu-verde che ridisegna in linee essenziali l’ingresso, moltiplicando gli spazi di servizio nascosti all’interno insieme alla porta di accesso alla zona notte.

Casa privata prati - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Casa privata prati
Protagonista di questa ristrutturazione è stata una boiserie bianca in legno con bugnature anni ’50 (disegno poi evocato da tutte le porte della casa), pensata per rispondere alle esigenze della proprietaria di spazi di servizio. Accompagnando e circoscrivendo l’ampio corridoio, la boiserie contiene il guardaroba per cappotti e la lavanderia e stireria a cui si accede tramite due porte segrete nascoste nelle cornici. Per garantire una continuità visiva si è inoltre pensato lo spazio living come prolungamento di questa boiserie con accesso su una cucina, per risonanza, inserita in un box di ferro e vetro trasparente. Soluzione che ha permesso inoltre di dilatare gli spazi ottimizzandone la luce. L’illuminazione di faretti a incasso e lampade di design ha permesso, invece, di esaltare i bianchi e i grigi protagonisti cromatici del progetto. Roma, quartiere prati In collaborazione con arch. Caterina pulcinella Date 15 gennaio 2016 Category Residenziale

Locanda della stazione - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Locanda della stazione
L’esigenza della committenza era di ripensare il locale non tanto strutturalmente quanto principalmente nel concept. Tenendo conto, quindi, del nome e della posizione su un vecchio binario in disuso, ci piaceva l’idea di riportare in vita l’eco di una vecchia biglietteria, rivisitando tutti gli arredi e la grafica in stile vintage e contaminandoli poi con un gioco di materiali e colori a cornice più contemporaneo. Gli ambienti sono stati riorganizzati in base alle funzioni, razionalizzando la fruizione degli spazi per i coperti, la musica, l’aperitivo, il ristoro e il relax. Urbino Date 20 gennaio 2019 Category Commercial

Casa privata m - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Casa privata m
La committenza, acquistato l’immobile in un palazzo d’epoca, precedentemente utilizzato come casa degli studenti (divisa in cinque stanze), ha l’esigenza di rifunzionalizzare gli spazi. Riportato l’appartamento alla pianta originaria, separata in soli due ambienti, abbiamo puntato a valorizzare la volta con affresco e le angoliere d’epoca, attraverso un lavoro di restauro che da una parte ci ha permesso di realizzare a contrasto un ampio living moderno in cui si centralizza la cucina con l’isola; dall’altra, una parete boiserie che racchiude e nasconde camera da letto, un armadio coperto da tende tono su tono che guardano alla volta affrescata, e un confortevole bagno che, per evitare la contaminazione dei soffitti, si ferma a mezz’aria creando un gioco dinamico tra linee moderne e immagini del passato. Urbino, centro storico Date 20 giugno 2017 Category Residenziale

La gioconda - Cagli (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto La gioconda
Lo chef, proprietario del ristorante vincitore di una puntata della trasmissione di alessandro borghese, quattro ristoranti, ci chiede un restyling agile senza interventi strutturali dell’ambiente con particolare attenzione all’illuminazione. Abbiamo immaginato una rete organica di gruppi di lampade diverse per permettere ai clienti del ristorante di gustare non solo la bontà ma anche la bellezza dei piatti. Introducendo un’atipica boiserie minimalista in ferro illuminata a led, lungo il perimetro di tutto il locale di mattoni e intonaco, abbiamo voluto contaminare la rusticità dello spazio creando questa linea continua essenziale a sintesi della relazione cibo-mente, inglobando così anche la nuova cantina a vetri che si apre in una nicchia lungo le pareti predisposte per accogliere mostre (da qui il nome del ristorante). Abbiamo abbinato ai tavoli preesistenti delle comode sedie in velluto, progettando anche gli scaffali-libreria realizzati con le cassette di vini pregiati. A completare questo dialogo tra cibo e cultura, espressione anche dei gusti del committente, la parete d’ingresso è dedicata alla musica lirica, mentre le pareti interne a intonaco vengono decorate da rappresentazioni fotografiche dei dettagli floreali quattrocenteschi attraverso lacci di tessuto pregiato. Date 20 ottobre 2018 Category Commercial

Dimora storica de antaldis - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Dimora storica de antaldis
Con la committenza abbiamo immaginato un progetto di restauro e ristrutturazione integrate, intuendo i segreti e le sorprese che un appartamento di un palazzo nobiliare di fine quattrocento ci avrebbe riservato. Da interventi di rinforzo strutturale siamo arrivati a curare i dettagli tessili, costruendo per il ripensamento degli spazi e degli arredi, raffinati complementi artigianali e di design, in un gioco di rimandi tra le memorie della famiglia a cui la casa è appartenuta, i dettagli architettonici d’epoca (come le lesene riproposte a specchio nell’ingresso principale, amplificatori di luce) e le esigenze di una moderna funzionalità in previsione della nuova destinazione d’uso come luxury b&b. Le linee di una cucina essenziale, dai toni della terra marchigiana, si innestano, infatti, in una nicchia che si apre sull’ampio ingresso alto 7 metri. Mentre le due spaziose camere da letto sono state ripensate come sofisticate suite con salottino e bagno interni, personalizzando decori e colori fino a costruire una perfetta compenetrazione di moderno e antico, la cui sintesi si rivela nell’innesto delle porte rococò sulla struttura in ferro degli armadi. Un tocco di ironia aleggia negli ambienti più intimi, in cui citazioni scultoree fanno capolino diventando protagoniste, insieme agli specchi e a una illuminazione diffusa da lampade vintage ridisegnate per l’occasione. L’ufficialità delle due stanze di rappresentanza è stata addomesticata dall’inserimento di tendaggi caldi e avvolgenti e dal recupero dei vecchi intonaci raccontati in frammenti, mentre l’eco del passato attraversa alcune pareti lasciando a vista le ombre delle vecchie cornici le cui storie vibrano ancora nell’aria. Urbino, centro storico Date 20 gennaio 2019 category commercial

Casa privata c - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Casa privata c
In un appartamento di ampia metratura costituito da un unico spazio, all’interno di un palazzo del settecento, l’intervento è stato pensato per valorizzare le altezze e le decorazioni dei soffitti, sottolineando e incorniciando la mobilia di antiquariato, i quadri e i libri di proprietà della committenza. Si è pensato di realizzare un soppalco a “l” come fosse un foglio sottile sospeso, sostenuto da montanti che diventano parte integrante della libreria a cui si accede nella parte superiore da una scala ultra leggera in lamiera piegata. Una cucina bianca moderna a contrasto si sviluppa su due isole posizionate al di sotto in aperto dialogo con il living. Urbino, centro storico Date 20 giugno 2007 Category Residenziale

Agenzia di traduzioni - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Agenzia di traduzioni
Per questo ambiente di lavoro, la committenza ha richiesto un ripensamento degli spazi, senza interventi strutturali. Ispirandoci al viaggio e alla contaminazione culturale, vista l’attività internazionale dell’ufficio e la provenienza dei proprietari, abbiamo introdotto un gioco cromatico che dalle pareti arriva a conquistare i soffitti che diventano protagonisti, ampliando lo spazio e verticalizzando l’attenzione. A sottolineare questa “alta quota in movimento” abbiamo installato a soffitto delle sculture di carta a forma di aeroplanini che intercettano le sfere luminose e i cubi delle lampade d’ispirazione anni ’50-70 (omaggio all’epoca dell’appartamento). Nella zona “working” abbiamo sostituito le postazioni di lavoro con sedie di design e scrivanie a isola, completando la trasformazione con decorazioni grafiche a parete che valorizzano “parole e scrittura”, sempre oggetto dell’attività dell’ufficio. Date 25 agosto 2018 Category Commercial

Spazio artigiano - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Spazio artigiano
Nel cuore del rione monti si trova un locale dedicato alle arti applicate e al design. Dopo vent’anni anni di attività si è voluto rinnovare l’ambiente senza perdere la sua caratteristica, anzi potenziandola. Siamo accolti in uno spazio domestico, quasi intimo, dove una serie di mobili colorati incorniciano gli oggetti esposti come in un museo. L’intervento di riqualificazione dello spazio ha perseguito lo scopo di rendere protagonista della bottega l’oggetto, utilizzando a tal fine mobili d’epoca ripensati come porte di accesso alla visibilità di piccoli manufatti di artigianato e di gioielli. Le nicchie a parete si trasformano in armadi con le ante aperte per curiosare, per guardarsi, per scegliere. Le sciarpe, appese sopra i rocchetti di filati naturali, sono il risultato di un paziente e creativo lavoro al telaio. Attraversando una boiserie che incornicia l’arco si accede al laboratorio dove insieme ai manufatti si intessono parole in conversazioni amichevoli come in un salotto. Roma, rione monti Date 20 febbraio 2018 Category Commercial

Montefeltro libri - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Montefeltro libri
La nuova sede della libreria montefeltro si affaccia sulla piazza centrale di urbino, dall’esterno la vetrina suggerisce l’idea di una casa con una poltrona che accoglie chi vuole dedicarsi alla lettura. Entrando si assapora la memoria dell’antica drogheria che qui ha avuto sede nell’arco del ‘900. Il soffitto è ispirato al gusto neo-rinascimentale del grande gatsby e all’urbino di antichi palazzi degli anni ‘30, fra cui l’aula d’udienza del vecchio tribunale che ha suggerito la gamma di colori che connotano l’ambiente. Le vetrine sono definite da boiserie che contengono citazioni ispirate alla lettura. Gli scaffali sono stati realizzati artigianalmente in funzione dello spazio. La grafia degli argomenti distribuita sugli scaffali e sui carrelli è stata progettata con riferimenti al gusto degli anni ’30. Il piano superiore, dedicato alla letteratura infantile e di viaggio, è stato pensato come una soffitta con un effetto, sulle pareti, che ricorda le carte da parati. Lungo la scala sono collocati degli specchi che “riflettono” l’ambiente evocando la “riflessione” come fondamentale funzione della lettura. Urbino, centro storico Date 20 ottobre 2016 Category Commercial

B&b urbino - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Bb urbino
Ci viene chiesto dalla committenza di riqualificare strutturalmente lo spazio di un piccolo appartamento inizialmente affittato a studenti. Immaginiamo il restyling dell’ambiente definendone la personalità con toni e arredi in stile anni ’50, finalizzandolo a un riutilizzo come loft privato o b&b. Sfruttando l’altezza e la luce dell’ampia finestra, abbiamo creato un comodo soppalco per la zona notte con letto a baldacchino, al di sotto del quale si sviluppa una piccola e funzionale cucina a vista su zona pranzo e living. Valorizzando il dialogo tra interno ed esterno dell’appartamento del cinquecento che guarda ai torricini di palazzo ducale, abbiamo posizionato un piccolo ma significativo ritratto di federico da montefeltro con lo sguardo rivolto al fuori e un ampio specchio che “riflette” questo dialogo. Urbino, centro storico Segui questo link se ti interessa soggiornare qui loft con vista urbino Date 15 settembre 2016 Category Commercial

Mami - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Mami
Mami è il nome scelto dal proprietario per rinnovare un’antica friggitoria e pizzeria nel cuore di roma, a due passi da piazza navona, di fronte al chiostro del bramante. Mami richiama da un lato la figura della “mamma”, dall’altro la signora di colore che con le sue manine confeziona cibi tipici e caserecci. Il pavimento ricorda la casa della nonna, gli anni ’40, la mobilia dalle linee arrotondate, dove prevale il legno. Sotto un soffitto a travi, quasi a creare una cornice, corrono dei pensili che espongono gli ingredienti dell’impasto della pizza: farina, olio, pomodoro. Il locale, con 14 posti a sedere è arredato con lampade anticate, a cappello in lamiera, e tavoli con gamba a cipolla. All’ingresso la citazione di cicerone ci accoglie: “ovunque entriamo poniamo il piede in qualche storia.” Sul fondo, una vetrata con vetri diversi tra loro, dà luce alla cucina facendo intravvedere il pizzaiolo che impasta, condisce, cuoce e frigge. Roma, rione parione In collaborazione con arch. Caterina pulcinella (womarchitettura) Date 14 febbraio 2015 Category Commercial

Il velo del tempo tra memoria e oblio - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Il velo del tempo tra memoria e oblio
Qui i segni di un passato ancora eloquente fanno posto alle immagini che raccontano la tenerezza degli affetti, degli sguardi, degli oggetti di vecchi mestieri. Segni e immagini in sintonia, avvolti da un’unica sacralità. Quello che ha a che fare col cuore non va perduto! ( andrea turazzi, vescovo di san marino-montefeltro). Le fotografie appartengono a serie che hanno impegnato i tre artisti (angelucci, compatangelo e vicario) all’approfondimento del tema della memoria. In questa occasione sono state accostate a dipinti ed oggetti del museo al fine di rendere più espliciti i contenuti espressi da entrambi. La mostra temporanea agisce sulle collezioni stabili del museo restituendo loro una nuova vita. L’immagine di federico compatangelo, affiancata a quella dell’annunciata, ne ripete i gesti e l’intensità dell’espressione. La fotografia casualmente restituisce in maniera letterale le parole bibliche su te stenderà la sua ombra la potenza dell’altissimo. (lc 1, 35). Il palombaro nella foto di andrea angelucci dialoga con gli ex-voto in un intreccio di memorie. La traccia nella foto di alessandro vicario evoca una vita trascorsa come il mandylion che riproduce il volto di cristo. Il decoro prezioso del paliotto si rispecchia nelle aperture dello scafandro del palombaro.guardare fuori, dalla finestra della foto e da quella del museo che incornicia la val parecchia. Dove finisce la foto e inizia la realtà? Una fotografia è insieme una pseudopresenza e l’indicazione di un’assenza. Susan sontag mostra organizzata da diocesi di san marino – montefeltro curatela mjras Pennabilli, museo del montefeltro Sorprendente, originale e riuscito l’intreccio che, sapientemente, silvia cuppini, roberto bua e joan martos hanno realizzato collocando tre sequenze di artistiche fotografie tra le opere del museo diocesano del montefeltro. Date 18 marzo 2016 Category Mostre

I macchiaioli, le collezioni svelate - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto I macchiaioli le collezioni svelate
La mostra ha il pregio di presentare al pubblico per la prima volta importanti dipinti dei macchiaioli, il più significativo movimento pittorico italiano del xix secolo. Le opere sono collocate nel contesto delle antiche collezioni che in origine le ospitarono, come quelle di cristiano banti, diego martelli, rinaldo carnielo, edoardo bruno, gustavo sforni, mario galli, enrico checcucci, camillo giussani e mario borgiotti. Oggi le collezioni sono disperse tra gallerie, musei e privati.l’allestimento rievoca gli interni delle case dei collezionisti, avvolte della patina del tempo. Nove sezioni nelle quali le opere non sono ordinate cronologicamente ma secondo il gusto del collezionista, delle sue scelte, della sua predilezione per alcuni soggetti. Il collezionista appare dal fondo della sala a lui dedicata, come discreto padrone di casa, evocato da vecchie fotografie o, dove è stato possibile, dal suo ritratto dipinto. Proprio come in una casa, alcune vecchie fotografie accompagnano il pubblico nella sfera più intima dei luoghi e delle persone care al collezionista. Le cornici distribuite lungo il percorso della mostra contengono citazioni sul collezionismo. Il collezionista esprime la sua personalità attraverso la scelta della cornice sulla quale spesso indica con una targhetta il nome dell’artista, il titolo e la data. La cornice rappresenta il leit-motif della mostra. Le didascalie evocano le targhette in ottone poste sulla cornice, anch’esse patinate dal tempo. Le opere sono collocate come su una parete di casa, richiamando il modello dell’antica quadreria. Le opere sono collocate come su una parete di casa, richiamando il modello dell’antica quadreria. Con i suoi versi ettore petrolini ironizza sul montaggio dei quadri sulle pareti di casa sforni: “che terribile sventura collocare la pittura”. Le opere dei macchiaioli sono esposte accanto ad altre più antiche appartenute al collezionista: kakemoni giapponesi, pale d’altari, ritratti cinquecenteschi. In uscita siamo accompagnati da “il ponte vecchio” di telemaco signorini e una citazione di balzac sull’attrazione che esercitano le opere d’arte sull’osservatore. (honoré di balzac “io credo nell’intelligenza degli oggetti d’arte, essi riconoscono l’amatore, lo chiamano per nome, gli fanno: pss! Pss!”) Roma, chiostro del bramante Mostra organizzata da dart chiostro del bramante e artemisia group; curatela francesca dini; allestimento tagi 2000; catalogo skira Date 16 marzo 2016 Category Mostre

James tissot, la modernità si fa donna - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto James tissot la modernit si fa donna
L’allestimento per la prima esposizione italiana di james tissot, artista francese figlio di un mercante di stoffe e di una modista, mette in scena la sua capacità di raccontare la moda attraverso l’eleganza degli abiti e i dettagli di interni ed esterni. La mostra organizza le opere per luoghi: si entra attraversando la pergola fiorita di un giardino, si attraversa una natura investita dai verdi autunnali, si percorre una ricca sala decorata a boiserie, ci si scopre sul ponte di una nave con i riflessi dell’acqua sulla volta della sala; e ancora un caldo pomeriggio estivo, alla ricerca dell’ombra e via via fino a un salone d’onore decorato da specchi e antichi lampadari di cristallo. Il percorso è accompagnato da salotti capitonné; in ogni sala si leggono citazioni realizzate a rilievo e dorate di autori moderni: da proust a pessoa. Su pareti rivestite di preziosi tessuti, sete cangianti, taffetà vaporosi, si collocano le opere più significative. “ho visto la mostra su tissot qualche settimana fa e ne sono rimasta incantata, non solo per la maestria di un artista duttile, acutissimo osservatore del suo tempo, ma anche per un allestimento inedito che riesce a fondersi in un tutt’uno con le opere del pittore, lasciando che l’osservatore vi partecipi e ne percepisca la sconfinata bellezza.” silvia noli, ultima voce “uno speciale plauso va all’allestimento del chiostro del bramante che ha saputo cogliere alla perfezione l’atmosfera dell’epoca rendendo la mostra assolutamente unica nel suo genere.” francesca salvato, magazine Roma, chiostro del bramante Mostra organizzata da dart chiostro del bramante e artemisia group; curatela cyrille sciama; allestimento tagi 2000; catalogo skira Date 26 settembre 2015 Category Mostre

Mam’s - Sassoferrato (AN)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Mams
Allestita nelle ampie ed eleganti sale di palazzo degli scalzi, seicentesco edificio situato in piazza gramsci, nel cuore del centro storico del borgo, la galleria raccoglie seicentottanta delle circa quattromila opere in dotazione al comune. L’intera collezione è frutto delle acquisizioni avvenute nel corso degli oltre sessant’anni di storia della rassegna internazionale d’arte/premio “g.b. Salvi”, uno dei più longevi e prestigiosi eventi nazionali riservati alle arti visive, intitolato al grande pittore del ‘600, giovan battista salvi, appunto, universalmente riconosciuto come il sassoferrato. Inaugurato il 6 aprile 2014, il museo, fortemente voluto dal comune di sassoferrato, è nato per rispondere all’esigenza della conservazione delle opere e della loro esposizione al pubblico. La raccolta comprende trecentoventi opere in esposizione, tra dipinti, grafiche e sculture, duecento conservate nel deposito visitabile dietro le pareti espositive, alcune delle quali apribili, e centosessanta opere grafiche digitalizzate e visionabili. Completano la collezione cinquantotto cataloghi digitalizzati, relativi ad altrettante edizioni della rassegna/premio salvi. Il museo è dotato, inoltre, di una sala conferenze e di altre otto sale attrezzabili per laboratori ed incontri. Le pareti espositive sono interamente ricoperte di opere come le antiche quadrerie e sono illustrate con citazioni da scritti di artisti del novecento, che, attraverso le loro parole, restituiscono una presenza e un modello per gli artisti di oggi. L’allestimento è tematico, ogni parete è costruita come una ipotetica mostra, con la possibilità di variare nel tempo, sfruttando anche le nuove acquisizioni. Ogni sala è stata concepita come uno spazio rinnovabile per ospitare laboratori, conferenze, concerti, letture, esperienze didattiche dell’arte. Dunque, una prestigiosa collezione che raccoglie le opere di numerosissimi artisti, diversi dei quali si sono affermati a livello nazionale ed internazionale, contribuendo a “scrivere” la storia dell’arte del secolo scorso. Il museo evidenzia un doppio aspetto della città di sassoferrato: la sua forza centripeta, attraverso il forte potere d’attrazione esercitato dalla rassegna/premio su tanti artisti del novecento, e la sua forza centrifuga, in termini di straordinaria diffusione delle opere del salvi in tutto il mondo. Sassoferrato, palazzo degli scalzi Organizzato da comune di sassoferrato curatela mjras allestimento artinferro, artpaint, della chiara e prc Date 6 aprile 2014 Category Mostre

Alma-tadema e i pittori dell’800 inglese – collezione pérez simón - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Alma-tadema e i pittori dell800 inglese collezione prez simn
Le opere in mostra portano impresso il segno dello sguardo del collezionista juan antonio pérez simón, riflettendo la sua scelta fra eleganza e sensualità. Il collezionista è amatore delle sue opere e, come pigmalione, desidera che siano vive; continuamente cerca conferma della sua scelta mettendole a disposizione di altri sguardi al fine di condividere il piacere di possedere questo mondo di bellezza.partendo da questo sguardo amoroso l’allestimento ha voluto ricreare la suggestione di un interno per restituire il senso dell’intimità dell’opera d’arte. Si è voluto con l’allestimento rispondere a quello che le opere stesse raccontano; l’ambientazione espositiva si dispone in una sequenza narrativa costituita da scene diverse. Ogni stanza viene personalizzata da opere accomunate da sentimenti e stati d’animo affini. Protagoniste dei dipinti sono giovani fanciulle circondate da fiori, nella loro infinita varietà di forme e colori. L’elemento floreale rappresentato in ciascuna sala racchiude simbolicamente il motivo dominante dei dipinti. Che cosa meglio dell’evocazione del profumo fragile e intenso di un fiore per presentare queste atmosfere? Chi meglio dei poeti può aver catturato l’essenza di queste emozioni? Pascoli, d’annunzio, montale, whitman e molti altri poeti ci accompagnano nel percorso. Le loro parole sono scritte in carattere capitale romano, come segno di benevolenza e accoglienza della collezione da parte di roma, i quadri hanno trovato collocazione su una cornice marcapiano. Davanti al capolavoro delle rose di eliogabalo di alma tadema abbiamo evocato la frase finale di american beauty, film nel quale viene richiamata la cascata di petali.è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. L’allestimento della mostra ha ispirato maria grazia chiuri e pierpaolo piccoli, i direttori artistici della maison valentino, per la collezione autunno inverno 2014-2015 che ha sfilato a parigi. Roma, chiostro del bramante Mostra organizzata da dart chiostro del bramante e artemisia group; curatela véronique gerard-powell; allestimento tagi 2000; catalogo silvana editoriale Date 16 febbraio 2014 Category Mostre

Logli è urbino - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Logli urbino
Gli 80 anni di mario logli sono una ragione in più per realizzare una mostra che celebra insieme il suo grande lavoro e la sua città natale, urbino. Nelle sale del castellare di palazzo ducale, prima tappa espositiva, mario logli ha frequentato la scuola del libro. Oggi logli è un maestro e la sua opera si impone come esempio per le generazioni che faranno del disegno e dell’arte il progetto del proprio lavoro. Qui, collocata sulla dormeuse come una modella dalle morbide forme, l’urbino di logli, trascinata dal fi­lo dell’aquilone, si libra fra le ombre dei cavalletti degli allievi di una immaginaria aula di disegno dal vero. Il teatro sanzio, che compie centosessanta anni, è la seconda sede espositiva. Il teatro, simbolo della città – perché il palcoscenico è la piazza, i palchi le case dei cittadini, la platea la gente con le sue storie – ospita il pittore che ha dedicato la sua immensa produzione a ricordare urbino. Da alcuni palchi compaiono curiosi e minacciosi gli invasori, una serie intitolata da paolo volponi, scrittore urbinate. Nell’occasione sono stati evocati gli antichi proprietari dei palchi attraverso i cognomi che lo stesso volponi ha attribuito ai personaggi dei suoi romanzi. è la poltrona appartenuta a carlo bo quell’unico oggetto sul palcoscenico davanti ai quadri, collocati come fondale teatrale. Bo rappresenta tutta la critica che si è misurata sull’opera di logli: le sue parole, come quelle di volponi, nascono in piena sintonia con i dipinti, perché ciascuno di loro ha contribuito a proiettare l’immagine di urbino nel mondo e ha guardato e realizzato un progetto fondato sull’uomo. “com’è urbino nella memoria? Logli da anni ce ne dà una risposta soddisfacente, al punto di non temere smentite. Più che ai luoghi si riferisce alle idee, immagini interiori del cuore, e su questa strada finisce per toccare il punto vero della questione: ricreare, passare al filtro dell’intelligenza due o tre categorie essenziali o che per lui sono essenziali.” carlo bo, 1984 Urbino, sale del castellare di palazzo ducale e teatro raffaello sanzio Organizzata da comune di urbino e mjras; curatela silvia cuppini; allestimento falegnameria pierotti; catalogo arti grafiche della torre Date 14 settembre 2013 Category Mostre

Che opera d’arte è l’uomo! “l’imprevisto” attraverso amleto - Rimini (RN)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Che opera darte luomo limprevisto attraverso amleto
Raccontare la comunità terapeutica educativa “l’imprevisto” di pesaro attraverso l’esperienza della bellezza come possibilità educativa. Dal 2009 al 2013 ha operato un laboratorio teatrale che per ogni anno ha messo in scena un atto di amleto, protagonisti i ragazzi della comunità, ideato da gilberto santini.la mostra si svolge in cinque atti come la tragedia di shakespeare: cinque spazi costruiti come pagine di un libro, cinque doppie quinte sulle quali si dispongono materiali fotografici, scritti dei ragazzi e citazioni dal testo teatrale. Il titolo amleto si inscrive sulle testate delle quinte che sfumano dal nero verso il bianco. Un percorso profondo come il pulsare del sangue per raggiungere la speranza. La mostra viene raccontata dagli stessi ragazzi/attori che, con la loro esperienza nella comunità e nel progetto dell’amleto, diventano testimoni del loro cambiamento. Rimini, meeting Mostra organizzata da l’imprevisto; curatela gilberto santini con silvio cattarina, alessandro di carlo, valeria vallerani in collaborazione con daniele sepe; allestimento mancinelli allestimenti Date 18 agosto 2013 Category Mostre

Dal museo “guelfo” miró, chagall, picasso, dalí e gli altri - San Benedetto del Tronto (AP)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Dal museo guelfo mir chagall picasso dal e gli altri
Come si relaziona un artista con gli artisti suoi contemporanei? La mostra indaga i rapporti di stima e di amicizia che guelfo bianchini, originario di fabriano, nella capitale romana e nei suoi frequenti viaggi all’estero ha intercorso con grandi maestri del novecento.gli spazi della palazzina azzurra di san benedetto accolgono all’ingresso le vetrine ellittiche palladio prodotte da fiam, sponsor tecnico, nelle quali sono collocati, intorno all’occhio femminile di magritte, gli sguardi che gli artisti hanno scambiato con guelfo tracciandone il ritratto. Gli artisti, da chagall a bellmer, da de chirico a dalí, da kokoschka a masson a man ray hanno aggiunto alla personalità di guelfo le linee del loro stile. La seconda sezione riunisce i disegni, le incisioni dedicati a guelfo. La dedica di esemplare ribadisce la forza di un’alleanza nel perseguire la via dell’arte, impegna a mantenere l’oggetto in quanto viene designata la proprietà. Nella terza sezione si arriva alle opere scelte da guelfo per il loro contenuto. Alcune sono state acquistate, altre sono state oggetto di scambio con altri artisti. Tra gli altri sono presenti le firme di picasso, lam, richter, magritte, dubuffet, hartung, mafai e pirandello. Qui le opere sono ordinate per tematiche: donne, figure, astratti, mostri, paesaggi e animali. Il contenitore è stato pensato come un acquario e da qui è scaturita quasi naturalmente l’idea di costruire delle vetrine/vasche dove le carte dipinte potessero fluttuare, conservando la leggerezza originaria del dono. Lo spazio è arredato con poltrone ghost di cini boeri, lampade pipistrello di gae aulenti, twiggy di marc sadler, ara di philippe starck e con tavoli trasparenti di fiam che contribuiscono a rendere l’atmosfera sospesa, lo spazio fluttuante. Sulle vetrate della palazzina azzurra, insieme ai suggestivi riflessi del mare, vengono proiettate le creature fantastiche disegnate da guelfo in un montaggio del videoartista guido ballatori. San benedetto del tronto, palazzina azzurra Mostra organizzata da comune di san benedetto del tronto curatela silvia cuppini allestimento artinferro, falegnameria pierotti Date 6 luglio 2013 Category Mostre

Guardare con tatto - Ancona (AN)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Guardare con tatto
La mostra nasce dalla riflessione sullo spazio pentagonale della mole vanvitelliana nella quale si è trasferito il museo tattile statale omero. Nell’allestimento alla struttura rigida/geometrica del pentagono si inserisce l’esperienza tattile fatta con le cinque dita della mano che possono percorrere in tutte le direzioni le sculture esposte. Le opere, distribuite a coppie sugli spigoli del pentagono, provengono dalla collezione di arte contemporanea del premio salvi conservata presso sassoferrato: giuseppe uncini, edgardo mannucci, giancarlo minen, loreno sguanci, paolo pompei, umberto peschi, elio cerbella, marco bettocchi, valeriano trubbiani, giuliano giuliani. Lo sguardo può percorrere la forma, con il contatto si percepiscono altre qualità dell’oggetto: ruvido o liscio, freddo o caldo, compatto o traforato, vibrante o sordo, spigoloso o tondeggiante sulla base dei diversi materiali usati dagli artisti come legno, metallo, pietra, ceramica. C’è uno sguardo che percorre l’oggetto, che ne percepisce le vibrazioni di luce e calore, che misura il suo rapporto con lo spazio, che lo accarezza: lo sguardo tattile ci ri-vela l’oggetto, lo rivela due volte, perché la conoscenza è nella totalità e non nella separazione. L centro del pentagono una videoinstallazione di silvia luciani, guido ballatori e davide luciani che esalta il carattere tattile. Ancona, museo tattile statale omero Mostra organizzata da museo tattile statale omero e mjras; curatela silvia cuppini Date 18 gennaio 2013 Category Mostre

Polo culturale – biblioteca - Cagli (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Polo culturale biblioteca
Nelle splendide sale di palazzo berardi mochi-zamperoli, sotto il bianco dei soffitti “a volta” decorati di stucchi, c’è la biblioteca. Il salone d’ingresso è stato trasformato in una sorta di piazza interna, luogo di incontro e di passaggio in cui sfogliare il giornale, un libro o scambiare due chiacchiere. Lo spazio è fortemente segnato dalla presenza di un’antica carrozza che si presta ad introdurre il tema della lettura come viaggio. Ogni volta che si apre un libro si parte per un’ignota destinazione. Su questo tema si è sviluppato l’intero arredo del salone: il bancone-reception della biblioteca è stato disegnato reinterpretando le forme di un baule da viaggio, gli scaffali dei libri per l’infanzia sono su ruote e si dispongono come vagoni di un treno. Il polo viene scelto la mattina dagli abitanti per leggere il giornale, il pomeriggio da liceali e universitari per studiare. Comprende 11 spazi: 5 sale di consultazione e di lettura, 2 di mediateca con accesso internet, 1 per conferenze, 3 per la conservazione di libri e documenti d’archivio. Gli ambienti sono arredati coniugando materiali di epoche e stili tra loro differenti. Gli arredi originari del fondo antico sono stati recuperati e integrati con mobili moderni di vitra e uniform. I gessi, calchi da sculture celebri provenienti dall’istituto d’arte di cagli, sono disseminati negli spazi del polo, nelle nicchie dei mobili, sulle pareti, tra i libri. Cagli, palazzo berardi mochi-zamperoli Organizzato da comune di cagli allestimento fratelli gionchetti, della chiara, falegnameria pierotti, giorgi ufficio Date 15 dicembre 2012 Category Mostre

Picasso in metamorfosi - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Picasso in metamorfosi
Ancor oggi, nel mar dell’eubea, un piccolo scoglio sporge sopra i gorghi profondi ed ha il profilo di una forma umana. I marinai, quasi fosse sensibile, hanno scrupolo a porvi sopra il piede.metamorfosi, ix, 226-228 Le metamorfosi di ovidio sono la raccolta in forma poetica dei miti greci che raccontano il cambiamento da una forma ad un’altra. I miti, prima della scrittura, erano trasmessi oralmente con il risultato che sulla base di una struttura fissa gli elementi narrativi si combinavano di volta in volta diversamente, cambiavano. Da questa considerazione è scaturito il nostro intervento. Per l’allestimento abbiamo fatto ricorso al caleidoscopio, oggetto all’interno del quale gli stessi elementi formano immagini sempre diverse, così da far vivere al visitatore l’esperienza della metamorfosi. I fogli incisi da picasso sono esposti sull’esterno del prisma / caleidoscopio. Durante il periodo della mostra come attività integrativa abbiamo organizzato e tenuto delle letture di episodi del poema di ovidio, sia nello studio mjras che nella sede espositiva. Sulla grande piazza ad ali del palazzo ducale, la lettera rossa tratta dal frontespizio delle metamorfosi, è freccia per l’ingresso alla mostra ed elemento ricorrente per le bacheche che contengono varie edizioni dell’opera di ovidio. Urbino, sale del castellare di palazzo ducale Mostra organizzata da comune di urbino; curatela roberto budassi, silvia cuppini; allestimento falegnameria pierotti Date 18 settembre 2010 Category Mostre

Boldini e gli italiani a parigi - Roma (RM)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Boldini e gli italiani a parigi
Negli interni borghesi tra otto e novecento ernst gombrich, nel suo saggio quadri da parete, ci ricorda che il quadro necessita di un appoggio, di una “base” come l’architrave del camino o la linea sinuosa di un sofa; convive con gli oggetti d’arredo; una tappezzeria decorata è il suo sfondo. I quadri sono disposti in maniera emozionale in un montaggio che genera racconti, trattati alla stessa stregua degli oggetti che affollano gli interni. Legata all’oggetto è la ricerca del tempo perduto di proust e gli eterni ritorni di gozzano. Chi non ricorda “le buone cose di pessimo gusto”: il loreto impagliato, i fiori in cornice, il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti, un qualche raro balocco, le sedie parate a damasco, il gran lampadario vetusto che “immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto”. “l’intérieur è il rifugio dell’arte. Il collezionista è il vero inquilino dell’intérieur.” benjamin Per godere al massimo delle opere in mostra abbiamo ricreato l’atmosfera parigina, gli interni borghesi ai quali le opere erano destinate. Abbiamo distribuito i quadri come nelle stanze di una casa: ogni sala espositiva è diventata una camera distinta da colori, stoffe rigate e sagome di arredi d’epoca diversi. In più sulle pareti ricorrevano citazioni da scrittori e poeti cantori della vita moderna. Giovanni boldini, pittore italiano che ha vissuto e operato, ha dipinto quadri di genere per committenti borghesi della parigi ottocentesca, quando le parole di baudelaire e la pittura impressionista plasmavano ancora l’estetica e il gusto. “ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “andiamo”, e non sanno perché.” baudelaire Roma, chiostro del bramante Organizzata da dart chiostro del bramante; a cura di francesca dini; allestimento falegnameria pierotti e chiostro del bramante; catalogo silvana editoriale Date 14 novembre 2009 Category Mostre

Allo specchio - Ancona (AN)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Allo specchio
La collezione della cariverona e della fondazione domus raccoglie opere di artisti italiani del 900: tra gli altri boccioni, vedova, chia, arman, fontana. La caratteristica che unisce le opere è la medesima provenienza geografica e storica. Il 900 italiano è stato un periodo ricco di movimenti, tendenze artistiche e sperimentazioni stilistiche che vengono in effetti rispecchiate pienamente in questa collezione. La libertà data dal carattere estremamente eterogeneo delle opere poteva quindi diventare un limite in quanto il contesto che le riunisse era tutto da inventare.ci è venuta in aiuto la donna allo specchio di cagnaccio di san pietro, un’opera che contiene infiniti dettagli che si sono prestati a diventare i capitoli della storia che la mostra ha raccontato. Il dettaglio degli occhi ha suggerito la sezione dei ritratti; il dettaglio degli oggetti da toilette ha introdotto le nature morte; il dettaglio del gomito appoggiato sul davanzale è stato uno spunto per la sezione che raccoglieva quadri con finestre, e così via fino ad ottenere 10 sezioni. La protagonista, la donna allo specchio, finora vista in dettagli, si rivela invece nella sua integrità nell’undicesima sezione, per essere questa volta interpretata come un’attrice che si prepara per salire sul palcoscenico: l’ultima sezione allestita con monumentali bozzetti di tamburi per i mosaici sulla storia del teatro. Ancona, mole vanvitelliana Mostra organizzata da comune di ancona , fondo mole vanvitelliana, fondazione cariverona, fondazione domus; a cura di gino castiglioni; catalogo 24 ore motta cultura Date 19 dicembre 2008 Category Mostre

Museo della città (2007-2015) - Urbino (PU)

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Archisio - Roberto Bua - Mjras - Progetto Museo della citt 2007-2015
Un museo della città a urbino definita la città ideale; ma quale città se non quella ideale si desidera? Ideale non perché perfetta, ma perché desiderata. Il filo conduttore è stato affidato all’idealità presente, quotidiana, non relegata a un passato. Italo calvino nel romanzo le città invisibili colloca fedora fra le città e il desiderio. Fedora porta nel nome la traccia di chi l’ha voluta: lontana dall’etimologia corretta, significa dono di federico, che amava siglare le stanze del suo palazzo con fe comes o fe dux. La targa, nel percorso della grafica del museo, ha voluto rappresentare l’espansione del museo oltre i confini del palazzo che lo contiene. Il vero contenitore delle memorie è la città e il museo svolge la funzione dell’introduzione. Abbiamo guardato urbino come una città dilatata sulle mappe delle città invisibili, attraverso le profondità materne di paolo volponi, scrittore urbinate, nel mistero del suo eterno rigenerarsi, con gli occhi di cardarelli, del viaggiatore che si interroga, con lo sguardo dei suoi artisti sanchini, ceci e bruscaglia, con la passione di chi l’ha progettata, francesco di giorgio martini e giancarlo de carlo, di chi vi ha lasciato i suoi doni o i suoi pensieri, mastroianni, pomodoro, mattiacci. Abbiamo voluto restituire i suoni, le voci e i silenzi, le luci e le ombre, i passi che si avvicinano, quelli che si allontanano, i segni forti dell’appartenere ad un luogo nell’intreccio fra passato e presente, nell’attesa di incontrare la città, di sorprenderci nel suo dialogo, dove è necessario solo lo sguardo per riconoscere e ritrovarsi, per partecipare più in là della semplice qualità di spettatore. Si è affidato l’intreccio alle stanze degli scambi, dei segni, degli sguardi, della memoria; e ancora si racconta la grande tradizione artistica dell’incisione introducendo lo spettatore al passaggio dalla traccia al segno. E ancora l’urbino della scuola, degli studi, la città della cooperazione e dell’assistenza, la città del novecento, quella del settecento, quella del 400; l’urbino romana che andiamo a cercare tra gli scavi, e quella che essendo tutti giorni sotto i nostri occhi, per consuetudine non guardiamo più. 0. La città e gli scambi Se ad urbino pensi di trovarti sulla terra ferma, guardando la forma della città, ti devi subito ricredere: ti trovi, in realtà, su una nave, con la prua puntata verso l’adriatico. “perché un viaggio ad urbino?” alla domanda cardarelli risponde: “perché è un viaggio alle origini.” è vero, come scrive baldassarre castiglione e italo calvino, che urbino è una città racchiusa in un palazzo? Paolo volponi è di parere contrario: la città sprofonda nei pozzi, nei cortili, nei suoi giardini segreti, ma si allarga, poi, in un paesaggio così bello dove si può perdere il senso dell’esserci. Questo spazio ti accoglie con la parola discreta degli scrittori, con i quali puoi dialogare in silenzio, o, superato un fragile confine, con le immagini di inusitati percorsi dentro la città per scoprire il senso comune dell’identità. 1. La città e i segni Il grande platano, che la tradizione vuole piantato nel 1700, primo anno del papato di clemente xi albani, prolunga le sue ramificazioni nella stanza per trasformarsi nell’albero genealogico della città, la cui storia si intreccia con le storie del mondo. Il ritmo del tempo è scandito dai congegni dell’orologio da torre. è la stanza dei segni lasciati dal tempo, ma anche di chi per un momento, vedendo la sua immagine riflessa negli specchi, trova il suo ritratto accanto a quelli dei due pittori urbinati più famosi: raffaello sanzio e federico barocci. Su quegli specchi si può lasciare il segno del proprio passaggio. 2. La città e gli sguardi L’invisibile fedora è ancora urbino, la città dono di federico. Una voce narrante avverte il visitatore di essere entrato a far parte di una storia, forse di una favola. I progetti di artisti e architetti doppiamente si specchiano nelle città ideali chiuse nella perfezione delle sfere in alto e dentro le superfici curve riflettenti in basso. Nella stanza dei desideri i progetti sono testimoni delle potenzialità di crescita della città, alimentata nel tempo dal sogno umanistico del duca. Sulla sfera armillare, ingigantita ad occupare un ampio spazio della stanza, si svolge un sequenza di scatti del fotografo andrea angelucci a definire i dettagli di luce lungo l’arco di una giornata trascorsa ad urbino. All’interno si stende il panorama a 360 gradi dal punto più alto della città accompagnato da i versi più famosi di leopardi dell’infinito e in questa immensità s’annega il pensier mio e quelli di volponi il paesaggio è troppo e ho paura di caderci dentro. 3. La città e i segni incisi La vita è scandita da segni: casuali o intenzionali, naturali o artificiali, temporanei o permanenti, riscontrabili in noi stessi o nel mondo esterno. Ecco allora che sullo schermo collocato al centro della stanza scorrono immagini che fanno riferimento a questo universo segnico. L’incisione nasce dalla necessità di conservare queste tracce, affinchè potessero durare più a lungo. La complessa tecnica incisoria trae origine da un procedimento messo a punto in europa alla metà del ‘400 consistente nell’impiego combinato di antiche pratiche orafe, come il bulino, del nuovo materiale entrato in uso, la carta, e di uno strumento meccanico appositamente ideato, il torchio. Discostando le tende che celano dei box appaiono incisioni che si riferiscono alle diverse tecniche della xilografia, della calcografia e della litografia di maestri della scuola del libro: pietro sanchini, renato bruscaglia e carlo ceci. Sulla parete si aprono delle finestre sui materiali necessari ad un laboratorio di un incisore: matrici di legno e di metallo, bulini, raschiatoi, punte, inchiostri, vernici, la tarlatana. 4. Corte I versi sappiate che ho paura di volare, di essere chiuso tra questa gente adulta. Ho paura del vento che non sceglie, tratti dal poemetto la paura di paolo volponi hanno preso a prestito i caratteri in capitale romano dall’iscrizione, collocata nel cortile d’onore del palazzo ducale, che celebra gli ideali umanistici di un protagonista del rinascimento come federico da montefeltro. I versi di volponi trasmettono, nei contenuti, il male di vivere dell’uomo contemporaneo contrapposti alle certezza rinascimentali di federico che è stato dichiarato vincitore di ogni battaglia, materiale e spirituale: omniumque praeliorum victor. Comode altalene consentono nella corte da un lato di percepire le folate immancabili del vento di urbino e dall’altro, lungo le pareti, di entrare dentro le mappe per percorrere la città storica dal rinascimento ad oggi, la città dei nomi, della misericordia e degli studi. 5. La città e la memoria La sala ospita un significativo nucleo di sculture lignee donate dall’artista umberto mastroianni alla città di urbino. Sono bozzetti per sculture realizzate in bronzo o in acciaio, tuttavia da considerarsi quali opere compiute. Si tratta di opere in cui le masse, disposte attorno ad un asse centrale, seguono talvolta leggere eppur significative trasgressioni delle simmetrie, con contrasti fra profili, piegature e incavi disuguali, fra accumuli di volume e vuoti. Tali alternanze contribuiscono a restituire un senso di dinamicità che accresce il tono espressivo delle sculture di cui percepiamo la vitalistica pulsazione. Il vulcanico sentimento della vita di mastroianni, messo a confronto con le atrocità della guerra, si traduce infatti in opere in cui la forma non solo è ferita, ma è sul punto di disgregarsi violentemente. Le devastazioni della guerra hanno infatti certamente portato l’artista ad esasperare le forme: ecco allora che le sculture sono messe in scena, a destra, idealmente rovesciate, come carni da macello, richiamando l’atroce immagine di partigiani impiccati a ganci da macellaio, come evoca massimo mila. Le opere risentono delle influenze del movimento che il futurismo ha impresso nella scultura. La modernità delle avanguardie in mastroianni tuttavia si coniuga con una meditazione profonda della scultura antica, qui rappresentata dalla riproduzione del laocoonte dei musei vaticani. 6. La città nascosta Un muro con delle piccole aperture ci invita a guardare attraverso, come un voyeur, scene di quotidianità che per abitudine non percepiamo più. Due canocchiali posti a diverse altezze fanno entrare nel museo il platano dal giardino soprastante. Urbino, palazzo bonaventura odasi Organizzato da comune di urbino curatela roberto bua, silvia cuppini, tiziana fuligna e joan martos; allestimento artinferro, falegnameria pierotti Date 1 gennaio 2007 Category Mostre
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