Laureato in architettura presso lo iuav di venezia, da diversi anni si occupa di design e scultura, utilizzando il ferro come materiale da cui partire per i suoi lavori. Ha esposto in alcune delle maggiori città italiane ed europee, partecipando anche alla biennale di venezia nel 2008 invitato dal ministero dell’ambiente. Menzionato da banca aletti quale scultore per investimento d’arte. Giovanni ricerca in ogni pezzo il fascino del “pezzo unico”, lavorando meticolosamente sulla linea e sulla finitura in modo da valorizzarne il suo aspetto naturale, usando vari processi di ossidazione ed interventi di smerigliatura o associandolo a volte ad altri materiali. Giovanni casellato raccontato da giovanni
convivo con il metallo da quando ero bambino, prima di me due generazioni di fabbri. Ricordo l’odore per me nauseante del liquido usato per raffreddare le seghe circolari durante il taglio dei profili nel laboratorio, il rumore a volte assordante, a volte armonico. Il dolore al contatto occasionale con tubi, lamiere, riccioli o decori appena forgiati accompagnati da un “sta tento” di mio padre. Il ferro, un metallo che ho imparato ad amare lavorandolo e che uso quasi con sfida perché è sporco, pesante, difficile da gestire, scomodo da trasportare. Un gioco, una alchimia tra conoscenza e statica, sfruttandola e sfidandola per ottenere illusioni, cercare di dare leggerezza a strutture molto pesanti come il “nastro” agli occhi morbido e leggero nelle curve e pesa come una utilitaria, o gli “aquiloni di filippo”, che seppur di ferro volano. Sfruttare la metamorfosi dello stesso favorendo processi di ossidazione, esaltando i toni caldi dal marrone al giallo ocra o smerigliature, per contrastare i grigi naturali della calamina del ferro, contribuendo a togliere quel luogo comune che vede il ferro naturale verniciato trasparente come una finitura esteticamente “fredda”. Appena laureato, sono stato selezionato per partecipare ad una esposizione durante il salone del mobile di mi...
Leggi di più >>
Laureato in architettura presso lo iuav di venezia, da diversi anni si occupa di design e scultura, utilizzando il ferro come materiale da cui partire per i suoi lavori. Ha esposto in alcune delle maggiori città italiane ed europee, partecipando anche alla biennale di venezia nel 2008 invitato dal ministero dell’ambiente. Menzionato da banca aletti quale scultore per investimento d’arte. Giovanni ricerca in ogni pezzo il fascino del “pezzo unico”, lavorando meticolosamente sulla linea e sulla finitura in modo da valorizzarne il suo aspetto naturale, usando vari processi di ossidazione ed interventi di smerigliatura o associandolo a volte ad altri materiali. Giovanni casellato raccontato da giovanni
convivo con il metallo da quando ero bambino, prima di me due generazioni di fabbri. Ricordo l’odore per me nauseante del liquido usato per raffreddare le seghe circolari durante il taglio dei profili nel laboratorio, il rumore a volte assordante, a volte armonico. Il dolore al contatto occasionale con tubi, lamiere, riccioli o decori appena forgiati accompagnati da un “sta tento” di mio padre. Il ferro, un metallo che ho imparato ad amare lavorandolo e che uso quasi con sfida perché è sporco, pesante, difficile da gestire, scomodo da trasportare. Un gioco, una alchimia tra conoscenza e statica, sfruttandola e sfidandola per ottenere illusioni, cercare di dare leggerezza a strutture molto pesanti come il “nastro” agli occhi morbido e leggero nelle curve e pesa come una utilitaria, o gli “aquiloni di filippo”, che seppur di ferro volano. Sfruttare la metamorfosi dello stesso favorendo processi di ossidazione, esaltando i toni caldi dal marrone al giallo ocra o smerigliature, per contrastare i grigi naturali della calamina del ferro, contribuendo a togliere quel luogo comune che vede il ferro naturale verniciato trasparente come una finitura esteticamente “fredda”. Appena laureato, sono stato selezionato per partecipare ad una esposizione durante il salone del mobile di milano con oggetti di design da me disegnati e autoprodotti in diversi materiali, compreso il ferro. Questo mi ha dato la possibilità di confrontarmi e conoscere molti maestri come achille castiglioni che mi esortò ad usare il ferro come materiale da cui partire per i miei progetti, vista la capacità che avevo di plasmarlo, lontano dai canoni tradizionali del “ferro battuto”, e io… l’ho ascoltato. I miei primi approcci con il mondo dell’arte nascono successivamente, in contemporanea all’innamoramento di questo materiale e alla nascita dei miei figli, fondamentali “muse” ispiratrici del mio lavoro, come gli “aquiloni di filippo” e le “barchette di laila”. Riuscire a staccarsi dalle destinazioni d’uso pratiche e dedicarsi alla pura interpretazione di oggetti e non oggetti che a me suscitano curiosità o regalano sorrisi: l’uso di tecniche diverse per affrontare l’uno o l’altro tema con il bisogno di sperimentare come l’ “arazzo” o i “gomitoli” o “canzone di marinella”. Quasi che appropriatomi di una tecnica di lavorazione, per raccontare o rappresentare un soggetto, diventasse dopo obsoleta nell’approccio con il progetto successivo. Il mio percorso di crescita lo vedo attraverso le mie opere: penso alla diversità tra “a mario brunello” e “danzatore di sufi”, tra la “farfalla” esposta in biennale di venezia e i tavoli “emigrante”. Evoluzione o involuzione come riflesso del mio stato d’animo espresso in modo anche inconscio dalle cose che ho progettato e realizzato. Osservo le scult...
Leggi di più >>