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Cristina Rampazzo

Restauro di un tabià - anno 2010/2011 - Belluno (BL)

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Nella valle di gares a pochi chilometri da canale d’agordo in provincia di belluno si trova adagiato il borgo di gares a 1380 metri di altitudine, circondato da importanti vette dolomitiche. A fianco alla chiesa locale si trova ubicato il tabià oggetto di restauro e ristrutturazione. L’obiettivo del progetto è stato quello di conservare il carattere dell’edificio con soluzioni progettuali e materiali contemporanei in grado di dialogare con la preesistenza e con il contesto. I materiali “nuovi” impiegati, pur rimanendo distinti, si incontrano con la tradizione senza prevalere sulla preesistenza. Stato di fatto Il piano terra presenta uno zoccolo di pietra con angolari che si estendono sino al primo livello per sostenere la struttura lignea a intelaiatura controventata con tavolato di tamponamento. La copertura è costituita da un tetto a capriate che con tutta probabilità era rivestito di scandole. Il volume, è posizionato su un leggero pendio, parzialmente interrato, ed è suddiviso in tre livelli: la stalla ha l’ingresso rivolto a valle mentre il fienile, su due piani, ha l’accesso a monte. Intervento di ristrutturazione Tutto l’assito di legno esterno, con le forometrie originali, è stato mantenuto così come il basamento di pietra del piano terra. All’interno è stata creata una nuova struttura, composta da pilastri e travi di ferro con nuove pareti, in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa antisismica. L’obiettivo del progetto è stato quello di conservare il carattere dell’edificio con soluzioni progettuali e materiali contemporanei in grado di dialogare con la preesistenza e con il contesto. Le esigenze abitative sono state distribuite su tre piani. Si sono mantenute le proporzioni degli spazi cercando di suddividerli il meno possibile. Solo nella zona notte è stato necessario interrompere lo spazio con pareti divisorie, collocate calibrando la posizione delle stesse, al fine di rendere sempre leggibile l’orditura lignea della copertura del sottotetto e del sistema di “ritti e travi” del fienile. All’interno, si è valorizzato il tema delle vedute, con soluzioni progettuali contemporanee. Nel piano adibito alla zona giorno sono state inserite due grandi vetrate che aprono la vista sul paesaggio esterno. Il loro sistema oscurante è stato realizzato impiegando le tavole delle pareti originali del fienile, così da mantenere il gioco di luce che filtra dalle fughe aperte del tavolato. Gli oscuranti, quando sono chiusi, concorrono a definire la composizione lignea esterna originale mentre, quando sono aperti, inondano lo spazio interno di luce naturale. All’esterno, le imposte delle finestre s’inseriscono senza alcuna giunzione nell’orditura verticale della superficie del tavolato. Le pareti del soggiorno-pranzo sono state rivestite con tavole di larice grezze, per conferire il carattere di rusticità, mentre per distinguere e risaltare il tema del “focolare”, elemento fondamentale della tradizione, la parete che accoglie la stufa è stata rivestita di lastre di corten. L’uso dell’acciaio corten, anche se del tutto estraneo all’architettura rurale di un tempo, trova corrispondenza con il ferro, che, a differenza del legno e della pietra, veniva impiegato soprattutto come elemento accessorio, il colore ruggine dell’acciaio corten rimanda al cromatismo di alcune immagini del paesaggio montano. Inoltre, il corten ha consentito di creare una scala con una lastra pieghevole di spessore minimo, risolvendo così il problema dell’altezza tra le rampe di collegamento verticale, senza ridurre lo spazio da destinare alle funzioni abitative. La scelta del parapetto di rete di rame della scala trae ispirazione da particolari architettonici delle costruzioni e dell’ambiente rurale montano. I materiali “nuovi” impiegati, pur rimanendo distinti, si incontrano con la tradizione senza prevalere sulla preesistenza. Nella zona notte le pareti di legno delle stanze sono in linea con l’esterno, in particolare, quando le porte sono chiuse, essendo le medesime costituite da tavole di larice, ricordano la “mantellata” esterna del tabià. Per ricavare il bagno, comprensivo di tutti gli accessori, è stata sfruttata l’altezza del vano scala: un piano sostenuto, da una struttura di ferro si eleva dal pavimento e si collega al muro d’ambito della stessa per sostenere la vasca da bagno. Il collegamento tra il piano della vasca e il lavello è stato risolto con un’unica lastra di pietra che funge da elemento unificante. La posizione della vasca e del lavello dirigono lo sguardo verso il panorama esterno. Al piano terra, un tempo adibito a stalla, per evitare di suddividere la superficie disponibile e per soddisfare le richieste della committenza che desiderava un’ampia zona relax, il nucleo dei servizi è stato ricavato a monte in parte dentro terra. Nella sala da bagno il lavello di cemento rosso assume una forma insolita, monumentale, pesante come la pietra che contrasta con le proporzioni dell’edificio, ma che trova corrispondenza con gli aspetti del paesaggio alpino. La montagna è anche monumentalità, grandiosità, essenzialità e intensità di colori. La stanza con accesso diretto a valle è stata definita attraverso l’impiego della pietra a spacco per il pavimento e l’uso dell’intonaco a calce, finito a rinzaffo, per le pareti. La scala che collega il piano terra alla zona giorno è stata realizzata in legno di larice, salendo è possibile scorgere il paesaggio esterno dalle vetrate del soggiorno. L’insieme determina un’atmosfera in linea con il luogo e la tradizione.
 
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