Casa pozzi
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A roma in una delle palazzine degli anni ’50, due unità sono state fuse in un’unica abitazione di oltre duecento metri quadrati dotata di giardino. Se l’esposizione a nord e il piano basso la penalizzano per la storica e lamentata scarsa luminosità, la presenza del giardino, che la avvolge p... Leggi di più
A roma in una delle palazzine degli anni ’50, due unità sono state fuse in un’unica abitazione di oltre duecento metri quadrati dotata di giardino. Se l’esposizione a nord e il piano basso la penalizzano per la storica e lamentata scarsa luminosità, la presenza del giardino, che la avvolge per metà, costituisce una gaia nota di rilievo e una notevole risorsa progettuale. L’intervento ha previsto lo svuotamento totale delle abitazioni originarie con tutte le loro partizioni interne, liberando l’involucro. Fatta tabula rasa, l’originaria spazialità, bloccata e frazionata in un insieme di tanti ambienti accostati, stanze chiuse e rigidamente separate, è stata sostituita da una nuova concezione spaziale che predilige la massima continuità e gli sfondamenti percettivi. I corridoi sono definitivamente aboliti. Coniugando l’esigenza della committenza di disporre di una parte di abitazione come separabile e indipendente, per alloggiare comodamente gli ospiti, con gli obiettivi di massima valorizzazione del giardino, prima mortificato e, non ultimo, il miglioramento delle condizioni di luminosità, l’intervento ridisegna, riproporziona e rifunzionalizza l’abitazione. Il nuovo impianto funzionale infatti si organizza e orienta considerando l’esposizione solare, assecondando, allo stesso tempo, la propensione di quella parte della casa affacciata sul giardino, ad accogliere la zona giorno con la cucina, concentrando la zona notte nella parte opposta. La composizione, chiara e sintetica, si organizza con tre nuovi elementi, tre figure che individuano ambiti funzionali diversi: la grande cucina, la zona notte, l’alloggio degli ospiti; questi tre volumi funzionali, plasticamente riconoscibili, planimetricamente ben definiti dai loro spessi bordi, muri cavi, si affacciano e si mostrano con i loro angoli sul grande spazio connettivo che è il soggiorno, configurandolo e qualificandolo, intrattenendo tra loro rapporti visivi. Come edifici in uno spazio urbano. Il tema del muro cavo, abitato, già precedentemente indagato, trova qui un nuovo sviluppo assieme al tema dell’angolo. Tutta la estesa dotazione di servizi, bagni, lavanderia, ripostigli, locali accessori e armadiature, si concentra linearmente dando sostanza funzionale e materiale a questi muri che costituiscono gli spessi bordi delle tre figure, liberando lo spazio dalle minutaglie funzionali. Questi muri si caratterizzano per l’aspetto vigoroso e possente che allude alle grandi murature del passato e per le astratte e geometriche bucature e incisioni che ne evidenziano il valore plastico. Le nuove murature esprimono solidità e alludono a desueti e antichi spessori, bucature ampie, strombate, incise, o più fortemente scavate, raccontano di una materia sulla quale si agisce per sottrazione. Colloquio di segni nell’astrazione del bianco; profonde incisioni che affondano nella bianca massa muraria. Le grandi vetrate, caratterizzate da sottili infissi in acciaio a tutta altezza e prive di ripartizioni, assicurano il massimo della luminosità possibile e della continuità visiva con l’esterno. Nel nuovo spazio, sconfitti gli anditi bui, la luce fluisce indisturbata, si diffonde senza incontrare ostacoli, riconquista territori perduti, accarezza e avvolge in un sereno nitore i volumi. Nel perseguire l’obiettivo della continuità, tra interno e interno e tra interno ed esterno, la visione diviene tema progettuale. La vista, liberata, percorre spazi nitidi e astratti, lunghe infilate prospettiche dilatano lo spazio; ad accelerare la prospettiva, che infila l’abitazione per tutta la sua lunghezza, contribuiscono, con il loro valore segnico, le lame nere orizzontali della libreria incastrate sull’angolo di fronte all’ingresso. Lo spazio, da bloccato e compresso diventa continuo e tutto proiettato all’esterno, verso il fondale verde del giardino che torna pienamente ad essere partecipe della casa. La materia, nella astratta prevalenza del bianco e nel caldo tono del legno, si manifesta con sporadiche apparizioni, assumendo talvolta carattere decorativo, come nelle venature del blocco di marmo nero della cucina, o nella decorativa presenza lignea del bilico che sigilla la zona notte, come nelle vitree lame nere che si librano sottolineando una orizzontalità e una direzione che rilancia la vista verso scorci diversi.
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