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Collocandosi il piccolo edificio unifamiliare in un'area limitrofa alla città ed immersa in un contesto ancora poco antropizzato è parso subito opportuno creare un legame con alcune tipologie esistenti nella zona, in particolare i piccoli fienili in muratura a faccia vista e copertura in legno e c... Leggi di più
Collocandosi il piccolo edificio unifamiliare in un'area limitrofa alla città ed immersa in un contesto ancora poco antropizzato è parso subito opportuno creare un legame con alcune tipologie esistenti nella zona, in particolare i piccoli fienili in muratura a faccia vista e copertura in legno e coppi.
Si è quindi partiti da una sorta di “involucro”, quasi fosse una preesistenza, all'interno della quale andare a porre una costruzione “nuova” che separa in due piani distinti l'area destinata alle attività diurne e più “pubbliche” (cucina e soggiorno) e l'area più privata delle camere da letto al piano superiore. Questo elemento “nuovo” appare come la rotazione di due solidi che giocando tra di loro e con l'involucro in mattoni a vista creano spazi chiusi, semiaperti ed aperti con diversi gradi di intimità.
Perno centrale di tale rotazione una scala che, libera sui sui lati ed avvolta da un “muro attrezzato”, diventa presenza fisica imponente, espositore “museale” (di sera infatti le profonde nicchie si illuminano e mettono in evidenza pochi pregiati pezzi), camino, ripostiglio.
I materiali usati sono derivati dall'analisi del contesto e dalle imposizioni legislative locali in tema di salvaguardia paesaggistica. Il risultato tende alla declinazione in chiave contemporanea di una certa tradizione locale che, a nostro avviso, va salvaguardata e tenta di essere al tempo stesso una presenza al tempo stesso “discreta” e metafisica. Forse con questo progetto si è voluto un po' esorcizzare e metabolizzare più lezioni di architettura (a volte tra loro lontane): aldo rossi (la forma pura dei due prospetti cuspidati), louis kahn (il grande cilindro solitario nel yale center for british art) e persino i grandi muri colorati di barragan! Del resto, come diceva picasso “in arte occorre uccidere il padre” e prima di ucciderlo occorre conoscerlo!
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