Acireale, lungo la costa un susseguirsi di paesaggi unici e ricchi di biodiversità, storia, tradizioni, percezioni: la riserva naturale della timpa, il bosco dei giganti di aci, la riserva naturalistica del faro di capomulini.
Incastonato in questa sequenza un luogo da tempo abbandonato, realizzato negli anni 70 dello scorso secolo, entrato nella memoria della popolazione: la perla ionica. Un resort, che rispecchia alcuni modi di costruire di quegli anni, senza tener conto dell’aspetto ambientale e paesaggistico, generando una vera e propria cesura tra gli ambiti territoriali e naturali esistenti.
Dare un nuovo ciclo di vita è l’intento del progetto, partendo da molte e complesse criticità e contemporaneamente da valori inscritti e mai perduti nel palinsesto della storia che il luogo conserva. L’area ha rappresentato una scrittura aperta, un patrimonio da non disperdere operando una inversione di immaginario: dall’attesa alla riscrittura.
Alla base dell’idea un elemento semplice quasi quotidiano, trovato durante i primi rilievi sul luogo: la macrografia di una foglia essiccata di ficus indica. Questa texture naturale, ha aperto una connessione di riferimenti: le reti dei pescatori, le articolate sezioni dei pizzi antichi, i trafori dell’architettura dei rosoni delle chiese siciliane.
E’ divenuta la “scrittura” archetipo per la definizione planimetrica degli spazi. Un nuovo mosaico di pieni e vuoti per legare gli edifici e il nuovo parco, sino a trasformarsi in ispirazione per la “pelle” dell’architettura. Gli edifici smantellati nelle loro parti, riportati alla condizione di nudità e adeguati alle nuove esigenze sono stati avvolti nella parte centrale del corpo scala da una texture realizzata in acciaio, ispirata al fico d’india, stabilendo nuovi giochi di ombre e luci e divenendo delle lanterne luminose di notte.