L’architettura credo sia l’espressione più immediata di una società, della sua cultura, civiltà ed aspirazioni, seguendo sentieri a volte tortuosi al punto di sembrare interrompersi, difficili da ripercorrere e ricostruire a posteriori, per poi sempre e comunque riemergere in modo intellegibile; partendo dalle origini fino ad arrivare al presente, costudendo induce il continuo divenire.
Emerge quindi l’importanza di una equilibrata pianificazione dello sviluppo, così come di una efficace quanto necessaria azione di tutela e valorizzazione di una tanto consistente eredità.
Diviene chiaro come il “mestiere” del fare architettura, non può essere relegato e ridotto ad artistica esercitazione fine a se stessa o peggio ad un settore dell’organizzazione sociale in essere, in quanto ha come scopo stesso del suo esistere una progettualità di indirizzo interdisciplinare di quest’ultima e non viceversa.
Ecco perché l’architettura è o dovrebbe essere arte, sociologia, economia, questione ambientale, politica; in una unione di sapere umanistico e scientifico capace di essere espressione dei valori essenziali di un mondo che, prendendo coscienza di tante, troppe, problematiche, pretende necessariamente un futuro diverso e migliore da quello che da decenni l’attuale sistema economico e finanziario impone, pagando dazio sia a scala locale, in forma di degrado sociale, materiale e percettivo, sia a scala globale moltiplicandone gli effetti.
L’architettura credo sia l’espressione più immediata di una società, della sua cultura, civiltà ed aspirazioni, seguendo sentieri a volte tortuosi al punto di sembrare interrompersi, difficili da ripercorrere e ricostruire a posteriori, per poi sempre e comunque riemergere in modo intellegibile; partendo dalle origini fino ad arrivare al presente, costudendo induce il continuo divenire.
Emerge quindi l’importanza di una equilibrata pianificazione dello sviluppo, così come di una efficace quanto necessaria azione di tutela e valorizzazione di una tanto consistente eredità.
Diviene chiaro come il “mestiere” del fare architettura, non può essere relegato e ridotto ad artistica esercitazione fine a se stessa o peggio ad un settore dell’organizzazione sociale in essere, in quanto ha come scopo stesso del suo esistere una progettualità di indirizzo interdisciplinare di quest’ultima e non viceversa.
Ecco perché l’architettura è o dovrebbe essere arte, sociologia, economia, questione ambientale, politica; in una unione di sapere umanistico e scientifico capace di essere espressione dei valori essenziali di un mondo che, prendendo coscienza di tante, troppe, problematiche, pretende necessariamente un futuro diverso e migliore da quello che da decenni l’attuale sistema economico e finanziario impone, pagando dazio sia a scala locale, in forma di degrado sociale, materiale e percettivo, sia a scala globale moltiplicandone gli effetti.