L’anima di scenography è federica rizzo, romana con la passione per il modernariato, musicista di professione e, dunque, con una lunga esperienza negli ambienti di scena. Non a caso è anche dalla frequentazione di teatri e cinema (suo marito è paolo genovese, il regista di perfetti sconosciuti che ha fatto ricorso ai mobili della moglie per alcuni interni delle scene) che è nata l’idea del negozio.
A partire dal suo nome. “l’intenzione era di dare una nuova vita a mobili e oggetti di scena che spesso vengono buttati via senza troppi problemi ad allestimento finito”, racconta federica. “banchi da lavoro e lampade, scatole, attrezzi e macchinari. Nel laboratorio di scenography, fuori dal centro di roma, lavoriamo questi e altri pezzi: più che un restauro, è un dar loro una nuova vita, sempre però mantenendone intatta l’anima e l’originalità. Nell’ottobre del 2014 ho trovato questo locale vuoto ed è partita l’avventura”.
Da musicista a venditore di modernariato: un cambio di identità totale.
“sì, e proprio per questo ho voluto affrontarlo seriamente. Un lavoro simile non si improvvisa. Cosi, prima di aprire scenography sono andata a bottega da quattro artigiani: un fabbro, un falegname e due tappezzieri. E devo dire che non è stato semplice trovarne di disponibili a darmi spazio. La maggior parte di loro non vuole gente tra i piedi. Una donna, poi… ma io ci tenevo tantissimo a non improvvisare. Volevo imparare che cosa si può fare e che cosa no partendo da un mobile che ha cinquanta, sessant’anni di vita o più. Se ha senso pensare di trasformare un oggetto in qualcos’altro o, se va bene com’è, come restaurarlo. Imparare mi è servito moltissimo, visto che spesso i clienti più appassionati non si limitano a comprare, ma chiedono suggerimenti e vengono qui con proposte molto originali”.
L’anima di scenography è federica rizzo, romana con la passione per il modernariato, musicista di professione e, dunque, con una lunga esperienza negli ambienti di scena. Non a caso è anche dalla frequentazione di teatri e cinema (suo marito è paolo genovese, il regista di perfetti sconosciuti che ha fatto ricorso ai mobili della moglie per alcuni interni delle scene) che è nata l’idea del negozio.
A partire dal suo nome. “l’intenzione era di dare una nuova vita a mobili e oggetti di scena che spesso vengono buttati via senza troppi problemi ad allestimento finito”, racconta federica. “banchi da lavoro e lampade, scatole, attrezzi e macchinari. Nel laboratorio di scenography, fuori dal centro di roma, lavoriamo questi e altri pezzi: più che un restauro, è un dar loro una nuova vita, sempre però mantenendone intatta l’anima e l’originalità. Nell’ottobre del 2014 ho trovato questo locale vuoto ed è partita l’avventura”.
Da musicista a venditore di modernariato: un cambio di identità totale.
“sì, e proprio per questo ho voluto affrontarlo seriamente. Un lavoro simile non si improvvisa. Cosi, prima di aprire scenography sono andata a bottega da quattro artigiani: un fabbro, un falegname e due tappezzieri. E devo dire che non è stato semplice trovarne di disponibili a darmi spazio. La maggior parte di loro non vuole gente tra i piedi. Una donna, poi… ma io ci tenevo tantissimo a non improvvisare. Volevo imparare che cosa si può fare e che cosa no partendo da un mobile che ha cinquanta, sessant’anni di vita o più. Se ha senso pensare di trasformare un oggetto in qualcos’altro o, se va bene com’è, come restaurarlo. Imparare mi è servito moltissimo, visto che spesso i clienti più appassionati non si limitano a comprare, ma chiedono suggerimenti e vengono qui con proposte molto originali”.