Miro Architetti

Nell’ambito del piano di un nuovo quartiere residenziale sul sedime delle sue storiche acciaierie, la municipalità di tubize ha lanciato il concorso per un comparto commerciale e direzionale nell’isolato all’apice nord dell’ex area siderurgica che dovrà agire come perno fra due insediamenti esistenti e il nuovo in via di realizzazione. Il progetto è una sequenza di grandi campate riecheggianti gli edifici industriali della fine del xix secolo che, ritagliata lungo il suo perimetro dalla conformazione del lotto genera facciate variate adeguate al paesaggio antistante. Sotto le volte sono alloggiati livelli open space liberamente configurabili per ospitare startups, laboratori e attività commerciali. Solo la campata centrale va a coprire un boulevard pedonale che collega la vecchia tubize con il nuovo quartiere tramite due sottopassaggi, uno alla ferrovia a nord-ovest e l’altro alla strada carrabile a sud. L’ampio percorso coperto interseca le corti interne del complesso distribuendo l’accesso alle diverse attività.

Situata in una verde e silenziosa corte interna nascosta nel denso tessuto urbano di bologna, questa minuta casa a due piani, abbandonata da più di cinquant’anni, è stata trasformata in una compatta ma completa villa urbana. Essendo la pianta solo 4x4 metri, il concetto spaziale della casa è stato sviluppato in altezza: un volume verde acqua, fluttuante nella tripla altezza, sormonta la cucina al piano terra, contiene il bagno e gli armadi al primo piano, e alloggia il letto a due piazze nel suo lato superiore. Concetti quali ‘funzionalità’ e ‘confort’ sono stati interpretati in maniera pragmatica e anticonformista in un contesto tanto peculiare, compattando alcune circostanze spaziali in modo da renderne altre sorprendentemente abbondanti.

Uno stretto appartamento in un edificio del diciassettesimo secolo nel centro di bologna è stato ripensato traendo vantaggio dal suo doppio affaccio. Da un lato una vitale e caotica strada del rione universitario, dall’altro la rilassante atmosfera dei giardini del conservatorio. Questo dualismo guida il semplice ma potente concetto del progetto di ristrutturazione: sul lato strada la zona giorno appare come un elegante ma informale spazio di accoglienza intriso del gioioso vociare della scena urbana, sull’altro fronte la camera da letto è un ambiente più introspettivo e intimo, contemplativo dinanzi alla ben più pacata scena della corte verde. Fra i due spazi un massivo blocco servizi assorbe nel suo volume intagliato l’ingresso, il bagno degli ospiti e la cucina.

Nei primi due piani di un edificio specchiato sulla baia di manama (bahrein) nascerà un innovativo showroom di finiture e arredi made in italy. Il concept dell’allestimento rigetta lo stereotipo della classica sala mostra fondata sull’overdose di prodotti, cataloghi e loghi, e vi contrappone l’immagine di un ambiente rarefatto e luminoso, in cui pochi campioni vengono esposti in grande formato come in una galleria d’arte. Il progetto è impostato intorno alla preesistente maglia di pilastri, che viene inglobata da scultorei fusti rastremati verso il basso rompendo la regolarità e ridefinendo gli ambiti in maniera avvolgente e dinamica. Il livello inferiore, articolato da quelle che combinandosi appaiono quasi come volte mediterranee, diviene così anche luogo per eventi e feste, mentre il campionario e i corner monomarca sono situati nel piano superiore: un livello di approfondimento successivo a cui il cliente accede solo dopo essere stato opportunamente ricevuto di sotto.