La mia poetica è andata di pari passo al mio tempo vissuto, c’è stato il momento del tepore dei “letti disfatti”, la passionalità dei vent’anni mista alla melanconia delle “assenze” con i letti vuoti e le sedie vuote, (letti e sedie ora divenute scheletri di essi) l’assenza dei corpi e la presenza delle “spoglie” o delle impronte che conservano la forma che non c’è, il colore (sempre non realistico ma emozionale) è stato sostituito dal non colore, (dal colore di un reperto) bianco e nero, il calore e le emozioni erano state sostituite dal gelo e dalla spersonalizzazione, “ora” riconsegnate alla commozione pura e liberatoria.
Perché? Scelte o destino!
Comunque tutto quello poeticizzato, realizzato era già nel nastro del tempo sovrascritto da molte vite. La mia pittura è stata sempre in levare, in corrosione e in scavare e incidere, sia a livello tecnico che filosofico e così similmente ad uno scultore che vede la forma dentro la pietra io vedo l’immagine sulla superficie che creo o cerco, così è successo per le 4 opere “sotto la ruggine” ma anche per le “figure di polvere”, opere che conservavo nella mia mente da tanto tempo. Come si nota sono create a strati o a livelli in cui tutto ha la stessa importanza, tutto faceva parte della mia visione (anche la screpolatura di vernice, il graffio o la vite arrugginita) dal contenitore di questa immagine, al primo livello dato da un vetro inciso, agli oggetti contenuti, all’immagine di fondo, il tutto dona una tridimensionalità che va oltre la pittura ma che è stata concepita in modo pittorico.
Tutte le mie opere sono una bussola del tempo, chiusa, invalicabile, incomprensibile a pieno e soprattutto mutabile nel tempo, quello che succederà dentro l’opera farà parte di essa in modo imprescindibile.
La mia poetica è andata di pari passo al mio tempo vissuto, c’è stato il momento del tepore dei “letti disfatti”, la passionalità dei vent’anni mista alla melanconia delle “assenze” con i letti vuoti e le sedie vuote, (letti e sedie ora divenute scheletri di essi) l’assenza dei corpi e la presenza delle “spoglie” o delle impronte che conservano la forma che non c’è, il colore (sempre non realistico ma emozionale) è stato sostituito dal non colore, (dal colore di un reperto) bianco e nero, il calore e le emozioni erano state sostituite dal gelo e dalla spersonalizzazione, “ora” riconsegnate alla commozione pura e liberatoria.
Perché? Scelte o destino!
Comunque tutto quello poeticizzato, realizzato era già nel nastro del tempo sovrascritto da molte vite. La mia pittura è stata sempre in levare, in corrosione e in scavare e incidere, sia a livello tecnico che filosofico e così similmente ad uno scultore che vede la forma dentro la pietra io vedo l’immagine sulla superficie che creo o cerco, così è successo per le 4 opere “sotto la ruggine” ma anche per le “figure di polvere”, opere che conservavo nella mia mente da tanto tempo. Come si nota sono create a strati o a livelli in cui tutto ha la stessa importanza, tutto faceva parte della mia visione (anche la screpolatura di vernice, il graffio o la vite arrugginita) dal contenitore di questa immagine, al primo livello dato da un vetro inciso, agli oggetti contenuti, all’immagine di fondo, il tutto dona una tridimensionalità che va oltre la pittura ma che è stata concepita in modo pittorico.
Tutte le mie opere sono una bussola del tempo, chiusa, invalicabile, incomprensibile a pieno e soprattutto mutabile nel tempo, quello che succederà dentro l’opera farà parte di essa in modo imprescindibile.