Bisogna distinguere tra le tecniche tradizionali, nelle quali si usano attrezzi manuali, e la falegnameria moderna, intesa come lavorazione del legno per la produzione industriale di manufatti, grazie alle macchine e a moderne attrezzature meccaniche. Oggi le tecniche della falegnameria tradizionale non vengono più utilizzate per la produzione di mobili e infissi di uso comune, essendo state largamente sostituite dalla produzione a macchina. Tuttavia le tecniche tradizionali vengono ancora usate, sopravvivendo in alcuni campi specialistici quali, ad esempio, l’ebanisteria, la produzione di strumenti musicali, il restauro.
Gli artigiani del passato desiderosi di esprimere il loro virtuosismo hanno trasformato l’arte di incorniciare in una bella arte creando ornati che si ispirano alle forme naturali. Benché sia un’arte piuttosto difficile da eseguire non è in via d’estinzione ed esistono ancora oggi intagliatori e doratori capaci di costruire cornici per quadri. Gli ornati delle cornici per quadri si possono tagliare utilizzando una sega a nastro. La sega a nastro si usa generalmente per dar forma a complicati intrecci di foglie che nascono dalla disposizione sovvrapposta di diversi strati di legno che servono per dar molteplici spessori all’ornato. Una volta traforato, il disegno ornato può essere intagliato ed inciso per mezzo di sgorbie e di scalpelli. L’intaglio della cornice è un’arte che richiede grande sensibilità manuale, destrezza, coordinazione tra vista e mano e grande senso delle proporzioni. Le cornici per quadri, come peraltro le cornici per specchi, prima di essere intagliate necessitano di un disegno preparatorio che alleggerisce notevolmente la difficoltà d’esecuzione dell’intaglio di cui si potrà preveder l’equilibrio ancor prima che esso sia iniziato. Le cornici per quadri sono generalmente fatte da quattro lati di legno tenuti insieme agli angoli da incastri e colla. La forma delle cornici per quadri, più spesso rettangolari, possono essere anche esagonali, ottagonali o ovali.
In generale con il termine cornice si intende un elemento con modanature aggettanti (cioè che sporgono) che costituisca un’incorniciatura, per esempio intorno ad una finestra.
Nello specifico la cornice è l’elemento superiore della trabeazione negli ordini architettonici classici. Sulla facciata dei templi forma il frontone.
Trae origine dalla necessità di creare un coronamento sporgente che allontanasse l’acqua piovana dalle strutture portanti e per questo la sua forma è caratterizzata da una netta sporgenza. Questa parte sporgente, separata nell’architettura greca arcaica prende il nome di geison ed era sormontata dalla sima o cimasa. Quest’ultima era spesso dipinta e dotata di gocciolatoi per lo scarico dell’acqua piovana, a volte resi in forma di teste di leone. Nell’architettura italica ed etrusca questi elementi sono prevalentemente resi in terracotta dipinta o arricchita da raffigurazioni plastiche.
Nell’architettura successiva la parte sporgente corrispondente al geison (con “corona” e “soffitto”) e la sima, costituiscono la “sopracornice”, mentre la successione di modanature tra il soffitto e il fregio prende il nome di “sottocornice”: entrambi sono generalmente intagliati nel medesimo blocco.
Nell’ordine dorico il soffitto è ornato da una serie di placche rettangolari (“mutuli”), che tendono a riprendere il medesimo ritmo dell’alternanza di metope e triglifi nel sottostante fregio e sono ornati da più file di piccole bozze troncoconiche (guttae o “gutte”). La cornice ionica, utilizzata quindi anche nell’ordine corinzio, è invece caratterizzata da un soffitto piano, dotato di un peduncolo, e dalla presenza dei dentelli e man mano di altre modanature decorate.
In epoca ellenistica e romana, la tradizionale suddivisione tra gli ordini architettonici si va perdendo e vengono create nuove forme miste. Da elaborazioni prodotte nell’architettura alessandrina dalla cornice ionica si sviluppa un nuovo tipo di cornice, con il soffitto sorretto da mensole (o modiglioni) e decorato tra di esse da cassettoni con vari ornamenti, che diviene canonico nell’architettura romana imperiale a partire dall’epoca augustea.
Lavorazioni in legno
Il legno è un materiale vivo e naturale. Nel tronco la parte più vicina al centro prende il nome di durame, mentre quella più all’esterno si chiama alburno. Sempre al centro del tronco vi è il midollo intorno a cui si dispongono gli anelli che stanno ad indicare la crescita dell’albero. Ad ogni anello corrisponde un anno di crescita e dal numero di questi si può facilmente calcolare l’età dell’albero. Anche la distanza fra i singoli anelli sta a testimoniare se vi sono state siccità (anelli vicini e minor crescita) oppure periodi più favorevoli (anelli più distanziati e maggiore crescita).
Gli alberi, opportunamente tagliati con macchinari appositi, vengono portati in segherie in cui si affetta il tronco secondo alcuni schemi ben definiti. Dopodiché il legname ottenuto viene sottoposto a stagionatura in cui si riduce il suo tasso di umidità a livelli accettabili per la lavorazione. Normalmente l’essiccazione naturale è quella più seguita e consiste nel porre le assi di legno, opportunamente distanziate e protette da una copertura, all’aperto. Dopo un periodo prestabilito le assi sono pronte per essere lavorate, ma spesso il livello di umidità raggiunto è ancora un po’ elevato per il legname destinato agli interni e deve essere trattato artificialmente.
E’ facile, infatti, che dopo aver acquistato in segheria alcune assi, queste, nella propria cantina o laboratorio, si deformino e si distorcano per effetto del cambiamento di umidità e di temperatura. Alcuni legni sono più sensibili di altri.
Difetti che si possono riscontrare nelle tavole acquistate sono appunto un’eccessiva imbarcatura, i nodi e la presenza di sacche di resina.
Vi sono legni più duri di altri, alcuni più adatti alla realizzazione di strutture per esterni, altri ancora ideali per l’intaglio, poi ci sono quelli economici e quelli più cari…, insomma ve n’è per tutti i gusti.
Il legno lavorato
Tra i legni lavorati possiamo annoverare principalmente i multistrati, i paniforti, i truciolati ed i lamellari.
I multistrati sono generalmente realizzati con fogli di pioppo o betulla disposti ortogonalmente tra loro in modo da annullare le forze lungo la direzione delle venature. Sono ideali per alcune strutture e si possono trovare di diverse dimensioni e spessori (non sono economici…). Il taglio e la foratura non presentano ostacoli, ma le superfici possono risultare leggermente sfrangiate dopo l’operazione: si deve quindi intervenire sempre con della carta vetrata. L’utilizzo di viti non presenta problemi sulla faccia piana del foglio, mentre sullo spessore, ossia dove si vedono i vari piallacci incollati, non è auspicabile in quanto non è garantita una buona tenuta.
I paniforti sono costituiti da due fogli di piallaccio di pioppo o betulla separati da assicelle di legno duro atte a formare la struttura del paniforte stesso. Date le sue doti di robustezza esso è particolarmente consigliato per la realizzazione di ripiani, scaffalature, porte, ecc.
I truciolati sono realizzati con scarti di legno sminuzzati finemente, pressati ed incollati così da formare pannelli di varie dimensioni e spessori. Vengono utilizzati più che altro rivestiti con formica o materiali plastici e spesso li troviamo nei piani di lavoro delle cucine moderne o nelle ante e montanti degli armadi da camera o delle librerie componibili dei salotti. Il truciolato soffre l’umidità e se dovesse bagnarsi la sua struttura si gonfierebbe facendo sbollare anche il rivestimento sovrastante. Non è particolarmente indicato l’uso dei chiodi con questo materiale, solitamente si usano delle viti apposite simili a quelle autofilettanti per il ferro.
L’mdf (medium density fiberboard) è un pannello in fibra a media densità. E’ composto da scarti derivanti dalla lavorazione del legno, trattati a vapore e legati con collanti termoindurenti. E’ quindi un materiale estremamente compatto che, a differenza del truciolare, può essere lavorato come se fosse legno massello, quindi intagliato e fresato senza rischiare sbriciolature. Si presta bene per la costruzione di pareti di mobili, piani ed altre simili costruzioni. Viene considerato un materiale ecologico perché la sua produzione non comporta l’abbattimento di alberi.
Infine il legno lamellare è costituito da listelli di legno massello incollati tra loro per formare pannelli di varie dimensioni e spessori. E’ robusto e si presta a numerosi impieghi come piani di tavoli o cucine, mobili vari, ripiani di libreria, ecc. Rispetto ad un’asse di legno massello delle stesse dimensioni il pannello in lamellare offre una resistenza e flessione decisamente superiori. Lo si può trovare facilmente nei centri di bricolage in varie dimensioni.