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Francesco Campidonico

Centro di vinificazione a lerma (al) 2° premio recupero della qualità nel paesaggio montano 2004 regione piemonte settore beni ambientali - Lerma (AL)

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L’intervento s’inserisce nel territorio verdeggiante prossimo all’abitato di lerma tra il confine ligure e la pianura alessandrina. Il progetto nasce dalla volontà della comunità montana di qualificare la zona con la creazione di una struttura per la produzione e la commercializzazione del vino. Le modeste risorse a disposizione hanno condotto all’introduzione di una architettura emergente ed unitaria, assume particolare rilievo il dialogo del costruito con i segni morfologici e con lo spazio aperto naturale e la pianta consegue dallo schema di una struttura messa in opera a seguito dello sbancamento nel rilievo marnoso. L’inserimento contro-terra garantisce la temperatura interna costante per la conservazione dei prodotti vinicoli, consente di ricavare una cantina espositiva interrata e definisce un solo fronte principale, il cui carattere raccoglie la responsabilità di combinare l’architettura della tradizione rurale con il carattere del nuovo “fatto costruttivo”. Allo scopo di “addomesticare” la considerevole volumetria, la composizione del rivestimento in laterizio adotta rigorose scelte formali, una sintesi delle finestrature, della finestra-loggia, del “dispositivo tradizionale” grigliato di mattoni. Sulla continuità monomaterica i ricorsi lineari ed aggettanti dei mattoni rafforzano la percezione dell’innesto dinamico e orizzontale del costruito, nel rilievo collinare. Il progetto, con i suoi problemi figurativi, diviene un esercizio di condensazione di un“gesto intuitivo” ma non istintivo: una manifestazione materiale e figurale orientata dalla ricerca dell’espressione e della durata della forma costruita. Se il primo appunto mentale coincide con la “mimesi” di una anonima struttura, il lavoro critico sulla forma, per affinamenti successivi, ha condotto a una sintesi per la sua trasfigurazione. Nel tema della facciata si confermano motivi classici e nuovi “allotropi” essenziali per la materialità delle forme alla luce della storia: l’integrità e la separazione della consistenza materica, l’azione di dilatazione percettiva sono forse le matrici che conducono alla definizione di forme semplici in grado di raccogliere il passato, gli aspetti ambientali nel modo “riduzionista” dei maestri italiani del dopoguerra.
 
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