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Didon Comacchio Architects

Fabrica dei sogni - Ponzano Veneto (TV)

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… e vediamo un ampio spazio verde su cui sorge un elemento puro ed omogeneo nella composizione materica. Astratto e posato, non ancorato apparentemente al terreno. La gravità viene meno per renderlo strumento in cui iniziare il proprio viaggio… … in quel preciso punto si spacca e nasce la relazione che lo genera formalmente ed emotivamente, un cordone è stabilito e l’idea che ne fluisce all’interno diventa forma che vorrebbe essere in tutto simile alla madre ed è invece figlio alla ricerca della propria strada. I tratti s’induriscono, diventano più decisi ma la memoria resta indelebile, un segno che vive nel tempo. Con intimità decisa si apre e tende il suo sguardo esclusivamente alla genitrice. Gli altri occhi sono timidi, rubano solo scorci al paesaggio circostante… … un parallelepipedo silenzioso ed ermetico che scorge da lontano una grammatica di gesti che funge da modello… la massività diviene durezza per chi lo incontra con lo sguardo, silenzio che porta al pensiero e come esso incontaminato dal legame fisico… e così il pensiero corre alle immagini della memoria dove luoghi ed esseri diventano una sola cosa, attimi in cui i destini si uniscono. La scelta è comune, silenzio donato e ricercato. Nessuna forma è più del suo scopo… … di contro con il suo atteggiamento riverenzialmente sommesso diviene l’opposto polo attrattore, nuovo punto fermo e simbolo in una landa silenziosa. La sua forza risiede nella calma, nell’immobilità. Ci prepara ad uno stato emotivo di tranquillità e ritiro rispecchiato dalle proporzioni, dal suo equilibrio messo alla prova dall’eliminazione materiale dell’ingresso…. … il passaggio è parte del viaggio. Una volta attraversato niente è più come prima… … la durezza muta in intrigante chiaroscuro amplificato nella sua snellezza dalla disposizione verticale dei legni ridotti a maschera che blocca lo sguardo e taglia la luce. I materiali sono ora quelli da sempre conosciuti ed utilizzati, noi tutti ricordiamo il sapore e gli odori di legno e pietra. Una corte interna ci protegge dalle influenze esterne e permette alle nostre menti di pensare e collaborare pensando sempre alla madre… … percorriamo i corridoi perimetrali illuminati da tagli o strette cascate di luce che ci accompagnano alle celle. Ad ogni cambio di direzione l’ambiente muta. Pozzi di luce a doppia altezza ci scortano al livello superiore divengono zona in cui altri come noi s’incontrano… … ad ognuno spetta una cella in tutto simile a quella degli altri da cui è possibile osservare la vita all’interno dello spazio comune e i nostri compagni di viaggio che dalla gradinata studiano agitati la proiezioni della nostra creatività ma soprattutto continuare il nostro lavoro alla fabrica dei sogni…
 
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