Solitaria, una ciminiera si innalza nel cielo del parco del mincio.
Una torre in grigio cemento, che domina il territorio circostante rompendo, con la sua sagoma, le sinuose linee collinari, ridefinendo proporzioni e distanze. Un oggetto fuori scala che irrompe nel paesaggio in modo violento ma, al tempo stesso, lo crea. Perché il paesaggio è sempre stratificazione di significati sociali, naturali, industriali: a volte in dialogo tra loro, più spesso in conflitto.
Il nostro progetto parte da questi contrasti, rinnovando la statuaria funzionalità del pinnacolo per riverberare immaginari diversi e più ampi: quelli del parco del mincio, del territorio del garda, dell'archeologia industriale. Nasce così un museo verticale che mira a far svanire la torre, e al tempo stesso a valorizzarne la presenza.
Un apparente ossimoro, risolto trattando gran parte della ciminiera con una finitura opalescente dai riflessi ammorbiditi, lievemente sfocati. Come un miraggio, da lontano la torre tremolerà del paesaggio circostante, svanendovi. Per contrasto, svetterà il tronco finale della torre, verniciato nel rosso usato tradizionalmente per le ciminiere. Un segno di forza inaudita che rimarrà come sospeso nel cielo. E sulla sommità, proprio da quelle canne fumarie da cui un tempo fluivano i fumi esausti della centrale, crescerà solitaria una roverella, l'albero più rappresentativo e diffuso del parco del mincio.
Il giardino nel cielo è la forma di una riconciliazione: quella tra il mondo industriale della centrale e quello naturale del parco.