La moda come "modo di essere", "consapevolezza identitaria", "espressione della creatività al di là dell'abito".
L'urgenza creativa che sostiene la ricerca di antonio piccirilli ha un sottofondo psicologico ed etico che eccede i confini tra i diversi linguaggi, moda, arte, design.
Esprime, infatti, innanzitutto una tensione conoscitiva, un'esigenza di esplorazione interiore che dal rapporto col sé si apre agli altri e al contesto intorno.
Sognatore concreto e molto determinato, artista-artigiano con un'attitudine alla sperimentazione delle potenzialità nascoste dei materiali anche più poveri, piccirilli si sta inserendo nel fashion system con una cifra peculiare che cerca di ritagliare al suo interno margini di libertà e autenticità.
Formatosi all'istituto europeo di design e moda di milano, ha all'attivo, dopo un'esperienza con lo stilista antonio marras in sardegna, la collaborazione con diversi marchi e uffici stile (alviero martin b&j explorer per la gimel, massimo giussani art per fratelli rossetti e henry beguelin), e una collezione personale; un insegnamento alla naba di milano e allo i.e.d.; la collaborazione con mario nanni per viabizzuno e il coordinamento con l'architetto/artista napoletano riccardo dalisi delle iniziative del "compasso di latta" per un design critico ed ecosostenibile - ha ricevuto nell'ultimo anno importanti riconoscimenti. Fra gli altri, a settembre 2009 è stato selezionato ed inserito dalla rivista vogue tra "i nuovi talenti della moda", è stato invitato alla rassegna sui "50 ± anni della moda italiana" al museum quartier di vienna; e selezionato nelle eccellenze del design italiano 2010 dall'italian design dot foundation (i.dot).
Nonostante i continui spostamenti per mostre e residenze in giro per il mondo, antonio rimane però legatissimo alle sue origini, agli umori e valori di una terra, la puglia, dove spera un giorno di insediare le propria maison "tra i trulli della valle d'itria".
Senza retorica, questo le...
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La moda come "modo di essere", "consapevolezza identitaria", "espressione della creatività al di là dell'abito".
L'urgenza creativa che sostiene la ricerca di antonio piccirilli ha un sottofondo psicologico ed etico che eccede i confini tra i diversi linguaggi, moda, arte, design.
Esprime, infatti, innanzitutto una tensione conoscitiva, un'esigenza di esplorazione interiore che dal rapporto col sé si apre agli altri e al contesto intorno.
Sognatore concreto e molto determinato, artista-artigiano con un'attitudine alla sperimentazione delle potenzialità nascoste dei materiali anche più poveri, piccirilli si sta inserendo nel fashion system con una cifra peculiare che cerca di ritagliare al suo interno margini di libertà e autenticità.
Formatosi all'istituto europeo di design e moda di milano, ha all'attivo, dopo un'esperienza con lo stilista antonio marras in sardegna, la collaborazione con diversi marchi e uffici stile (alviero martin b&j explorer per la gimel, massimo giussani art per fratelli rossetti e henry beguelin), e una collezione personale; un insegnamento alla naba di milano e allo i.e.d.; la collaborazione con mario nanni per viabizzuno e il coordinamento con l'architetto/artista napoletano riccardo dalisi delle iniziative del "compasso di latta" per un design critico ed ecosostenibile - ha ricevuto nell'ultimo anno importanti riconoscimenti. Fra gli altri, a settembre 2009 è stato selezionato ed inserito dalla rivista vogue tra "i nuovi talenti della moda", è stato invitato alla rassegna sui "50 ± anni della moda italiana" al museum quartier di vienna; e selezionato nelle eccellenze del design italiano 2010 dall'italian design dot foundation (i.dot).
Nonostante i continui spostamenti per mostre e residenze in giro per il mondo, antonio rimane però legatissimo alle sue origini, agli umori e valori di una terra, la puglia, dove spera un giorno di insediare le propria maison "tra i trulli della valle d'itria".
Senza retorica, questo legame forte rivela il radicamento ad un pensiero oggi profeticamente attuale: in cui il sud funziona anche come territorio mentale, "sistema di opportunità" che va da forme di resistenza al produttivismo e al consumismo, alla elaborazione di proposte alternative alle dinamiche della omologazione. Esempio cioè di uno stile di vita che oppone l'"austerità intelligente" e la densità comunicativa all'ansia del fare, e il "rallentamento" alla "mistica della crescita" incontrollata, per dirla come serge latouche, non a caso tra le sue letture più amate insieme ad alex zanotelli e erri de luca.
In quest'ottica, l'abito come costruzione aperta di volumi che mette insieme la tradizione occidentale (più coercitiva rispetto al corpo) e la tradizione orientale maggiormente organica; così come la progettazione di oggetti, spesso luminosi, o le installazioni ideate per contesti artistici, assumono per antonio piccirilli il senso di un'interrogazione dai risvolti sociali. E offrono un peculiare contributo all'elaborazione di un modello di trasformazione responsabile, conviviale e solidale, della società.