Mi definisco immaginografo, un termine frutto della mia fantasia che non esiste nel dizionario, ma rappresenta bene il mio lavoro.
Un’approccio alla comunicazione visiva indipendente dal mezzo utilizzato. Un metodo che travalica la singola forma: fotografia, cinema, design, musica convergono per enfatizzare il messaggio, il contenuto da comunicare.
Queste considerazioni sono il frutto di un percorso iniziato, ed ancora da terminare, venti anni fa con la fotografia di scena teatrale, un’avventura intensa che mi ha fatto scoprire la magia del teatro, l’umanità degli attori e del pubblico. Un periodo che ha acuito la mia capacità di concentrazione necessaria per estraniarsi dal superfluo e per far confluire tutta la propria sensibilità su ciò che non balza immediatamente agli occhi ma che contiene i più profondi ed intensi significati. In teatro si è soli, nelle ovattate tenebre il tempo si dilata, si apprende sia ad essere pronti a cogliere l’attimo che fugge ma anche ad osservare “intellettualmente” lo spazio reale/irreale del palco che si ha di fronte, si impara ad osservare i minimi particolari, a dare e trovare il senso delle cose.
Le mie competenze si sono nel tempo ampliate e fuse in questa visione multimediale volta a raccontare allo spettatore delle nostre produzioni le realtà dei nostri clienti coinvolgendoli emozionalmente, stimolando i loro sogni e desideri, portandoli a riflettere e non a subire passivamente i valori comunicati.
Mi definisco immaginografo, un termine frutto della mia fantasia che non esiste nel dizionario, ma rappresenta bene il mio lavoro.
Un’approccio alla comunicazione visiva indipendente dal mezzo utilizzato. Un metodo che travalica la singola forma: fotografia, cinema, design, musica convergono per enfatizzare il messaggio, il contenuto da comunicare.
Queste considerazioni sono il frutto di un percorso iniziato, ed ancora da terminare, venti anni fa con la fotografia di scena teatrale, un’avventura intensa che mi ha fatto scoprire la magia del teatro, l’umanità degli attori e del pubblico. Un periodo che ha acuito la mia capacità di concentrazione necessaria per estraniarsi dal superfluo e per far confluire tutta la propria sensibilità su ciò che non balza immediatamente agli occhi ma che contiene i più profondi ed intensi significati. In teatro si è soli, nelle ovattate tenebre il tempo si dilata, si apprende sia ad essere pronti a cogliere l’attimo che fugge ma anche ad osservare “intellettualmente” lo spazio reale/irreale del palco che si ha di fronte, si impara ad osservare i minimi particolari, a dare e trovare il senso delle cose.
Le mie competenze si sono nel tempo ampliate e fuse in questa visione multimediale volta a raccontare allo spettatore delle nostre produzioni le realtà dei nostri clienti coinvolgendoli emozionalmente, stimolando i loro sogni e desideri, portandoli a riflettere e non a subire passivamente i valori comunicati.