Porta orientale del centro antico di napoli
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L'ospedale cardinale ascalesi occupa i locali dell'antico complesso conventuale di santa maria egiziaca a forcella nel pieno centro storico di napoli. L'edificio posto in prossimità della stazione centrale è facilmente accessibile da corso umberto ed è compreso tra via santa maria egiziaca a forc... Leggi di più
L'ospedale cardinale ascalesi occupa i locali dell'antico complesso conventuale di santa maria egiziaca a forcella nel pieno centro storico di napoli. L'edificio posto in prossimità della stazione centrale è facilmente accessibile da corso umberto ed è compreso tra via santa maria egiziaca a forcella, via pietro colletta, vico grande e piazza calenda. Adiacente all'ospedale ed accessibile direttamente da corso umberto si trova l'omonima chiesa di fondazione angioina come il convento ma fortemente modificata nel seicento. L'area in cui si trova l'ospedale è a livello storico, urbano e sociale molto complessa; si tratta di una delle zone cittadine più stratificate essendo stata oggetto di numerose trasformazioni a partire già dall'epoca greco -romana. Il tessuto urbano di cui fa parte l’ex complesso conventuale di santa maria egiziaca a forcella, è tuttavia connotato da una chiara leggibilità e integrità del disegno dell'impianto urbanistico con riferimento ai tracciati, agli spazi pubblici e ai relativi affacci, seppur degradati, e ai complessi costruiti con le relative tipologie o architetture rilevanti per l'identità storica. Risulta leggibile, anche se in parte, l’articolazione dei caratteri tipomorfologici, formali e costruttivi, del tessuto edilizio e degli spazi aperti con riferimento alle tipologie ricorrenti, ai materiali e alle tecniche costruttive locali, nonché, ai rapporti tra spazi scoperti, spazi coperti e volumi edificati. Analizzando la cartografia attuale si vede come la stratificazione millenaria del contesto urbano rimasto immutato della neapolis del v sec. A.c. Permane nell’ordito viario ippodameo la cui regolarità viene contraddetta proprio dal tracciato di via santa maria dell’egiziaca a forcella. L’anomalia è stata determinata dall’articolata morfologia dei luoghi e dalla confluenza delle acque meteoriche nel pianoro dell’attuale piazza calenda, dove sorgeva l’ippodromo della colonia greca. Uno sparuto lacerto di fabbriche antiche è stato lasciato a vista, sottoposto rispetto al sedime stradale in un recinto che funge da spartitraffico nell’invaso della piazza. Proprio tale articolata morfologia, tutt’oggi presente, consente punti di vista, scene di quinta della piazza e dell’ospedale privilegiati. Privilegiati perchè posti in posizione dominante rispetto alla quota stradale di piazza calenda e perché posizionati talvolta lungo rampe urbane che consentivano in passato la discesa verso il mare e che sono ancora oggi intatte nel loro svolgimento tra le tante del centro storico tagliate invece dall’arbitraria cesura del rettifilo. L’invaso di piazza calenda si presenta come luogo di confluenza di tre assi viari via pietro coletta, via annunziata e via santa maria egiziaca che si dipana lambendolo tangenzialmente. Le dimensioni relativamente esigue dello spazio urbano così configurato non permettono la visione frontale delle quinte del complesso dell’egiziaca. Le quinte di piazza calenda e via coletta vedono la dominanza della facciata ovest dell’ospedale ascalesi e di edifici ottocenteschi in discreto stato di conservazione, tra i quali si distinguono, per l’impaginato didascalico ma ben conservato, quello che ospitava il teatro trianon viviani e quelli della stessa via colletta. Il tratto di via egiziaca ad est della piazza si snoda tra la quinta d'ingresso dell’ascalesi ed uno slargo urbano, episodio privilegiato del centro storico dominato da due fontane antiche, quella della scapigliata e quella del capone. Lo slargo è lambito da un tessuto edilizio fatto di bassi edifici e dalla quinta neoclassica dell’annunziata che si dispiega con una successione in altezza di articolate serliane. Condizioni diverse si configurano lungo gli altri assi stradali che afferiscono alla piazza, dove un’edilizia sette-ottocentesca caratterizzata già all'origine con articolazioni decorative di scarso rilievo si presenta oggi in pessimo stato di conservazione. Nella zona si concentrano inoltre le contraddizioni non risolte dal tentativo sociale ed urbanistico del risanamento che si manifestano negli edifici prospicienti piazza calenda e vico grande. L'area inoltre si contraddistingue per un evidente stato di degrado urbano: la presenza del sottoproletariato che a napoli assume una connotazione specifica fatta soprattutto di pratiche illegali, emerge, nello specifico, con un atteggiamento irrispettoso verso ciò che è spazio pubblico. Cartelloni pubblicitari, insegne luminose, transenne poste a protezione di arbitrari diritti, rifiuti che occupano cassonetti mai vuoti, sono connotazioni di uno spazio pubblico vissuto come estensione di quello privato.
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