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Moving borders - confini in movimento
Cinque setti che si flettono, invitando ad andare più in profondità con il passo e con lo sguardo. Attraverso lo spazio verde e oltre, verso l’area al di là della strada. Una riconnessione visiva che apre l’orizzonte su altri luoghi, su altri giardini.
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Moving borders - confini in movimento
Cinque setti che si flettono, invitando ad andare più in profondità con il passo e con lo sguardo. Attraverso lo spazio verde e oltre, verso l’area al di là della strada. Una riconnessione visiva che apre l’orizzonte su altri luoghi, su altri giardini.
Cinque setti che si inarcano, sollevandosi dal suolo e lasciandosi attraversare. Perché lo spazio comune, quello pubblico, arriva fin dentro il cuore dell’edificio: una sala conferenze, un giardino, un bar. Non solo per chi “abita” l’edificio: luoghi che possono essere utilizzati anche indipendentemente dalle attività lavorative.
Una piazza ombreggiata, verde, a disposizione di tutti, nata per essere percorsa a piedi, scandita dall’alternarsi di ombra e luce con linee nette, taglienti, che solcano il terreno secondo le antiche direttrici dei fondi agricoli che una volta occupavano questi suoli.
Una “bolla” trasparente, protettiva, che racchiude la hall, l’asilo nido aziendale, la caffetteria. Perché accogliere è anche mostrarsi da dentro, eliminare le barriere opache, gli inutili filtri. Nello spazio tra la terra e il ventre inarcato dell’edificio un volume interamente trasparente ci porta all’interno quasi senza accorgercene.
Una piazza sulla piazza, per chi lavora all’interno dell’edificio. Perché spazi comuni, libertà di movimento, ambienti informali, “boccate d’aria” sono importanti: un grande roof garden, area fitness, micro-spazi per trovare la massima concentrazione, e tanti ambienti per attività di gruppo e meeting.
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