Residenza sul golfo di taranto
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La villa sorge su un’area di 3500 mq circa, al centro di un altopiano che degradando dolcemente si affaccia sul golfo di taranto e guarda il mare attraverso la mediazione dell’acqua della piscina.
La residenza, divisa su vari livelli, si articola in più volumi con diverse destinazioni: la zon... Leggi di più
La villa sorge su un’area di 3500 mq circa, al centro di un altopiano che degradando dolcemente si affaccia sul golfo di taranto e guarda il mare attraverso la mediazione dell’acqua della piscina.
La residenza, divisa su vari livelli, si articola in più volumi con diverse destinazioni: la zona giorno, parzialmente sospesa rispetto al terreno sottostante è composta da un grande spazio soggiorno, un angolo studio, una cucina e da una veranda che si affaccia sulla “corte” in cui è posta la piscina; la zona notte si connette perpendicolarmente alla zona giorno e all’intero impianto, attraverso le scale che si sviluppano su più direzioni. L’edificio è definito da masse geometricamente elementari, con aggetti differenziati che definiscono spazi aperti protetti. Muovendosi dall’ingresso dell’area verso l’edificio, un lieve percorso in salita enfatizza la geometria del luogo, evidenziando l’avanzamento lungo l’asse maggiore del terreno.
Perpendicolare a quest’asse i volumi si intersecano in piani che trovano rispondenza nelle stratificazioni morfologiche degli insediamenti rupestri, caratteristici di questa parte del territorio pugliese. Siamo nella terra delle gravine, in particolare nella parte che è stata abitata; gli insediamenti sono sorti lungo i terrazzamenti, le stratificazioni morfologiche, le spelonche di questo imponente e suggestivo scenario naturalistico progettato sapientemente dalle mani del tempo. Da questa suggestione, dalla voglia di radicare l’intervento nel territorio come elemento che appartiene ad esso stesso, nasce questa architettura pensata per interagire con il luogo in cui è situato e per utilizzare tutte le potenzialità energetiche offerteci dalla natura. L’archetipo di questo progetto è l’organizzazione ortogonale dei corpi di fabbrica che ruotano su un punto di intersezione; la casa articola lo spazio con la sua presenza, apparendoci nella sua semplicità come una geometria concatenata.
L’impianto planimetrico riprende quello tipico dell’organizzazione delle masserie di puglia, si protegge verso l’esterno e si apre all’interno nella “corte”, luogo di incontro e socializzazione; infatti la facciata dove è situato l’ingresso è stata intesa come uno schermo che deve essere superato per giungere alla vista e al cuore della casa; e appena entrati si è sorpresi dalle grandi vetrate che trasmettono la luce e i colori del cielo, del verde, dell’acqua della piscina ed in lontananza del mare all’orizzonte. Il camino in pietra riporta ad un’altra immagine, quella dei muri a secco, simbolo primario che disegna il paesaggio pugliese. La circolazione verticale, avviene attraverso un sistema di collegamenti concentrati in uno spazio connettivo, giardino d’inverno, spazio di mediazione tra i diversi volumi. In contrapposizione ai due volumi puri, stereometrici, una forma sfaccettata, prismatica, che ospita la palestra, emerge dal terreno e si confronta in un rapporto diretto con la massa sovrastante.
Essa riecheggia un elemento tipico che si ritrova nelle pertinenze delle masserie, la “niviera”, luogo di conservazione della neve per il refrigerio estivo; la palestra diventa così non solo un luogo, ma un’immagine.
Anche i materiali utilizzati e usati all’esterno – pietra e vetro- hanno la funzione di esprimere il contrasto tra spazi aperti e chiusi. Inoltre le ampie superfici vetrate che si aprono a sud, captano l’energia solare durante l’inverno apportando un notevole affranco energetico. Così apertamente contrapposti, il vuoto e il pieno sono indispensabili l’uno all’altro e tra i due si crea una evidente tensione dialettica.
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