Fonderia napoleonica eugenia a milano
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Intorno al 1806 sorse la fonderia napoleonica eugenia. La storia della fonderia è strettamente legata a quella del quartiere isola e al santuario di santa maria alla fontana. L’area su cui essa sorge apparteneva infatti ai beni dell’adiacente complesso religioso. Con l’arrivo di napoleone i t... Leggi di più
Intorno al 1806 sorse la fonderia napoleonica eugenia. La storia della fonderia è strettamente legata a quella del quartiere isola e al santuario di santa maria alla fontana. L’area su cui essa sorge apparteneva infatti ai beni dell’adiacente complesso religioso. Con l’arrivo di napoleone i terreni e gli edifici di santa maria alla fontana furono requisiti dall’esercito francese ed alcuni di essi vennero destinati ad accogliere una fonderia di bronzo. Il complesso rimase in funzione fino al 1975 grazie alla produzione di campane per tutto il territorio della provincia di milano. Oggi lo stesso complesso, dopo un suo attento recupero, ospita uffici e spazi espositivi, oltre che essere sede dell’omonimo museo. Lo studio è stato incaricato di una serie di progetti di recupero e riconversione per alcuni degli edifici all’interno dell’area della fonderia.
Lo spazio che arch+ studio è stato incaricato di ripensare, ospitava in precedenza l’atelier di una giovane pittrice. Il progetto, assecondando le richieste del committente, ha previsto la realizzazione di uno spazio flessibile ad usi diversi, separando nettamente la zona dedicata ai servizi – ingresso, bagni e zona tecnica – da quella destinata ad ospitare, di volta in volta, le destinazioni principali – eventi, ristorazione e rappresentazioni teatrali. Dall’ingresso, attraversando una bussola costituita da un serramento a tutt’altezza, in ferro e cristallo trasparente, si accede allo spazio interno, una grande aula rettangolare, caratterizzata dalla presenza di due capriate lignee, intervallate da un nuovo serramento in falda, che sorreggono una copertura a falde, costituita da travetti in legno, tra i quali si interpongono pannelli ignifughi, tipo celenit – scalglie di legno mineralizzato – con funzione acustica e termica. Il pavimento sottostante, è stato realizzato con economiche doghe di legno in larice. L’antico laboratorio artigianale, è stato infine fornito di una serie di impianti, le lo rendono adatto agli usi attuali e ne garantiscono l’uso promiscuo – illuminazione a led, riscaldamento, con pompe di calore, alimentate a gas metano. La scelta principale è stata quella di evidenziare l’aspetto originario dello spazio, dedicandosi quasi esclusivamente a risolvere la “zona di accesso” che infatti, in maniera colloquiale e leggera, si accosta alla zona originale. Il resto, murature in laterizio, intonaci e serramenti originali, è stato sottoposto solo ad una attenta e puntuale manutenzione. Fondamentale, è risultato lo studio della sezione trasversale, sia per l’ingresso, sia per il soppalco che lo racchiude e per la scala di accesso a quest’ultimo, realizzata in ferro e legno in maniera artigianale. Ulteriore scelta, dettata da una delle necessità di utilizzo dello spazio – quella teatrale – è stata quella di realizzare il parapetto del soppalco con una serie di pannelli fono assorbenti – effetto anti-eco – sul quale trova posto, oltre alla eventuale cabina di regia, il sistema di gestione degli impianti.
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