Concorso internazionale "parco della cultura a monreale"
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La struttura che è stata progettata per il nuovo parco della cultura della straordinaria emergenza urbana di monreale ha come intento il voler rispondere in mariera ineludibile ai dettami del concorso, e allo stesso tempo di voler essere di supporto alle esigenze funzionali che possono migliorare l... Leggi di più
La struttura che è stata progettata per il nuovo parco della cultura della straordinaria emergenza urbana di monreale ha come intento il voler rispondere in mariera ineludibile ai dettami del concorso, e allo stesso tempo di voler essere di supporto alle esigenze funzionali che possono migliorare la fruibilità viaria e le esigenze culturali che sono insite e dovute al centro in questione.
E’ necessario precisare che l'approccio progettuale è stato teso a ridurre al massimo il protagonismo tipico del creare per amplificare ancor di più il valore straordinario del duomo.
La mimesi che è stata intrapresa come punto di partenza del nostro “fare” ha fatto si che l’intervento possa essere protagonista senza invasione in termini volumetrici, un’architettura orizzontale frantumata non massiva ne massiccia in cui sono individuabili chiaramente i vari spazi che dipanandosi al di sotto di una coperta si concatenano raccontando un coerente ragionamento e sviluppo colto.
Un boomerang che si plasma all’orografia del territorio la cui cerniera risulta essere il fulcro nonché il fuoco nonché il cuore dell’intero progetto che viene individuato nella tipologia dell’auditorium.
Un cuore che pulsa di forma autonoma distante dalle spigolosità dell’architettura arabo-normanna e dalla voluta semplificazione sia nei materiali (rame) che nelle forme degli elementi funzionali. Un oggetto curvilineo fuoriuscente volutamente dalla copertura per avvalorare ancor di più la tipologia aggregativa che in essa è contenuta, una sorta di agorà, luogo di pensiero, di memoria, di discussione, di confronto; luogo in cui il privato possa esprimersi in termini pubblici è l’elemento che indica la rottura della linea dove essa si spezza assimilando la figura ad una linea rotta, in aggiunta l’auditorium risulta anche unione verticale in quanto il suo volume occupa due piani della struttura, contenendo in sé 468 posti ed a esso sono collegati spazi che rendono funzionale il luogo (sala conferenziere, depositi, bagni, hall, etc..). A destra ed a sinistra altri luoghi di aggregazione si aggiungono ma con qualità volutamente e formalmente più lineari, assimilabili a figurazioni geometriche razionali, lineari. Quindi una sorta di contraddizione voluta tra la forma irrazionale curvilinea e la forma della razionalità rettilinea. Un oggetto quello progettato che come già detto vuole essere non solo simbolico, ma anche rispondere alle esigenze funzionali del buon fare e del buon vivere. E’ infatti indispensabile che un’ottima struttura urbana in cui tutto è stato progettato e realizzato a dimensione d’uomo si possa fare a meno di architetture e infrastrutture che facilitino la vita dell’uomo giusto. La struttura è stata pensata nella sua copertura come un prolungamento del giardino dell’arcivescovado al di sotto del quale vengono realizzati tre piani. Il primo è strutturato per contenere la biblioteca e mediateca, le sale laboratorio, il museo, l’auditorium, il ristorante e gli uffici. Gli altri due adibiti a parcheggi coperti, il più basso ad uso esclusivo delle auto (n° 127 auto) l’altro per pullman e motociclette (n° 8 pullman e n° 23 motociclette).nello specifico leggendo la struttura da sinistra a destra guardando il prospetto abbiamo 290 mq adibiti a biblioteca, 297 mq per laboratori, 332 mq per il museo, 479 mq l’auditorium, 338 mq il ristorante caffetteria, 124 mq per gli uffici, nella struttura connettiva che risulta essere di mq 1622 sono anche inseriti degli elementi espositivi per un totale di 150 mq. Una sorta quindi di struttura complessa in cui le parti commerciali si mescolano con molta armonia alle parti culturali.
La nuova architettura vuole dare rinnovata valenza al complesso monumentale inserendosi nella fascia del costone sottostante nel pieno rispetto della valenza paesaggistica del contesto. Principio fondante è quello di creare un sistema di giardini a vari livelli che si integrano con la copertura del nuovo progetto. La nuova architettura dà risposta funzionale alle diverse esigenze individuate dal bando. In primo luogo il progetto si configura come porta di accesso al complesso cittadino dove confluiscono i traffici veicolari, e pedonali oggi garantiti dalla storica via marmorea. Il tema dei parcheggi viene affrontato assorbendo l’attuale parcheggio comunale inserendolo all’interno del progetto riprogettandolo. Il traffico veicolare, proveniente dalla circonvallazione di monreale e dalla via ignazio florio, vengono incanalati in un percorso e convogliati all’interno dei nuovi parcheggi collegati attraverso percorsi di risalita pedonale al livello dei giardini. I flussi turistici trovano all’interno del nuovo edificio il momento iniziale del percorso della cultura monrealese. Spazi espositivi e auditorium danno vita a una narrazione culturale che troverà, attraverso un percorso di risalita meccanizzato, il suo apice nel complesso del duomo e in quello di guglielmo ii.
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