Riflessi frattali - Nizza
Il ragionamento che mi ha portata al progetto è nato dall’osservazione di alcune strutture e specie vegetali e animali molto frequenti nel luogo in cui vivo – le pigne, le piante grasse, le asteracee, le foglie di felce, i rami dell’abete, le chiocciole, gli stambecchi – da alcuni alimenti che siamo soliti consumare – il cavolo romanesco, l’ananas – e da alcune specie che conosciamo fin da bambini – i molluschi, il cavalluccio marino, il camaleonte. Tutte queste strutture o esseri viventi, come molti altri in natura, sono chiaramente descritti da due elementi fondamentali: i frattali e la spirale aurea. Un frattale è un elemento geometrico che possiede queste caratteristiche: complessità, discontinuità e irregolarità, iterazione, autosomiglianza, struttura fine. La spirale aurea è un tipo particolare di spirale logaritmica che descrive un numero enorme di fenomeni naturali. L’idea del progetto è dunque quella di generare uno spazio armonico descritto da una geometria frattale in cui le diverse particelle formatesi dall’incontro di sedici spirali auree – otto in senso orario e otto in senso antiorario – interagiscano e cooperino tra di loro andando a formare un sistema chiuso in cui non c’è rifiuto, proprio come accade nei sistemi naturali. Le spirali, nel loro gioco di intrecci, oltre a creare tanti piccoli lotti autosimili e infinitamente ripetibili, generano al centro una grande piazza, interamente calpestabile, che, vista dall’alto, ha l’aspetto di un grande mandala. Esso è l’archetipo dell’ordine naturale e dell’armonia universale, la cui geometria è descritta dai frattali. Il termine, in sanscrito, significa “cerchio”, infatti secondo la tradizione orientale sono una rappresentazione dell’universo. Allo stesso modo, il mio progetto, vuole essere un modello, in piccola scala, dell’intero universo perché, così come la natura sa essere autosufficiente, sa sostenersi da sola, anche il mio progetto vuole riprodurre un sistema autosufficiente in cui piante a bassa manutenzione e una riserva d’acqua sufficiente per nutrirle danno vita a un giardino autosufficiente che può essere imitato e preso a modello dai visitatori per i loro spazi verdi, così come io ho imitato la natura per progettare il mio spazio. Le linee che costruiscono la spirale saranno canali d’acqua nella maggior parte dei casi, lastre di pietra sul percorso che porta alla piazza e su quello simmetrico che permette di uscire da essa, disegni sulla pavimentazione all’interno della piazza. Esse confluiscono in un centro in cui sorge una fontana a raso che realizza un getto alto circa un metro, circondato da otto petali d’acqua. Questo getto rappresenta simbolicamente la fonte che alimenta tutti i canali del progetto e che permette quindi alle piante di nutrirsi, di crescere, di svilupparsi. Nel centro del mandala, come di molte altre cose, solitamente c’è l’essenza, infatti qui c’è la fonte che è l’essenza della vita e si muove verso l’esterno, come ad indicare che la direzione della vita procede dall’interno verso l’esterno. Le parcelle che derivano dall’incontro delle spirali – molto simili alle brattee delle pigne, alle foglie delle piante grasse, ai fiorellini del disco del girasole, alla buccia dell’ananas – assumono otto delle colorazioni appartenenti al cerchio cromatico, così da creare una maggiore corrispondenza tra il progetto e la natura e renderlo un piccolo modello dell’intero universo e un esempio perfetto a cui puntare. La fascia arancione e quella a lei simmetrica, insieme agli spicchi che corrono attorno alla piazza, saranno dedicate al camminamento. Questo, così come la piazza centrale, verrà realizzato in sabbia colorata proprio per richiamare il mandala tradizionale che viene realizzato con sabbie colorate dai monaci tibetani. Le altre fasce colorate accoglieranno delle meravigliose piante appartenenti alle famiglie delle poaceae e delle cyperaceae. Queste piante incanteranno il visitatore con lo splendore dei loro colori, l’eleganza del loro portamento, la delicatezza del loro fogliame e delle loro fioriture.
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