Giovanni Fiamingo
Architetto
98057 - Milazzo (ME)
Lungomare di riace
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2005
Nuovo lungomare di riace
Arch. Giovanni fiamingo (capogruppo)
Coll. Antonio coco, mario covello, alessandro de luca, lucia la giusa, francesco miroddi
Il presente progetto non è riducibile ad una semplice operazione di restyling urbano.
Le specifiche condizioni contestuali non lo consen... Leggi di più
2005
Nuovo lungomare di riace
Arch. Giovanni fiamingo (capogruppo)
Coll. Antonio coco, mario covello, alessandro de luca, lucia la giusa, francesco miroddi
Il presente progetto non è riducibile ad una semplice operazione di restyling urbano.
Le specifiche condizioni contestuali non lo consentono: ad una attenta osservazione questo piccolo centro urbano si fa specchio della realtà calabrese e del suo desiderio di riscatto. Con il suo nucleo storico intatto e arroccato su una collina e con una espansione litoranea considerevole e non esemplare, riassume da un lato i caratteri di spettacolarità del paesaggio regionale, dall’altro i segni di un territorio devastato da una urbanizzazione selvaggia e meramente “speculativa”.
Se a tutto ciò aggiungiamo l’aura dei bronzi, il loro essere icona di caratura internazionale, capace di rappresentare egregiamente l’immagine culturale e storica della regione calabria, se ne deduce come una operazione di riqualificazione urbana della cittadina possa divenire fulcro di un processo di riscatto capace di estendersi oltre la stessa riace e il suo immediato circondario.
Del resto, riace, nota nel mondo come la città dei bronzi, risulta realmente caratterizzata dal peso della loro “assenza”, dalla metafora della loro “sottrazione” e dall’aura di questi reperti. Nulla di significativo è stato fatto finora per valorizzare tanto la loro reale forza iconica, quanto il luogo di ritrovamento. Tuttavia, la loro eleganza riecheggia ancora la centralità culturale che in passato questi luoghi, e la calabria in genere, hanno avuto.
In opposizione alla recente “idea” della clonazione dei nobili guerrieri, questo progetto esplora la possibilità di coniugare la loro immagine in “negativo” all’economia locale, stabilendo un principio di complementarietà fra i bronzi e la cittadina calabra. La loro immagine assente cerca dunque innescare un processo “rovesciato” di sviluppo e riqualificazione, centrato sui valori di una figurazione “differente”, anziché dell’affastellamento dei facili stereotipi che oramai invadono i nostri centri consolidati e le loro espansione litoranee.
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