La sintesi di un pensiero con andrea villani
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Gli architetti leonardo maggio e andrea villani, francesco mancini e barbara de liso, nel progetto di due cappelle private nel cimitero del comune di modugno, in provincia di bari, affrontano il tema arcaico dell’architettura: quello dell’eternità e del culto dei morti.
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Gli architetti leonardo maggio e andrea villani, francesco mancini e barbara de liso, nel progetto di due cappelle private nel cimitero del comune di modugno, in provincia di bari, affrontano il tema arcaico dell’architettura: quello dell’eternità e del culto dei morti.
Si tratta di far parlare una memoria privata attraverso i valori di una memoria collettiva, insita in ogni cultura e religione: la sepoltura, come ricostituzione dell’unità familiare, per mezzo di un monumento funebre comune. In particolare questi progetti si distinguono per la ‘naturale semplicità’ di inserirsi coerentemente in un contesto affollato, ormai tipico degli ampliamenti dei cimiteri delle città in espansione, dove alle ‘strette vicinanze’ non sembrano conseguire sempre interessanti possibilità di dialogo… ma come ‘simulacri’ vogliono primeggiare le une o le altre cappelle. I progetti si collocano in maniera totalmente organica in lotti minimi (circa 3.00×3.50 m) e dimostrano un forte carattere evocativo degli oggetti che li compongono, soprattutto per la precisione tecnica con cui questi sono stati realizzati.
Le due cappelle ad angolo chiudono un isolato costituito da 4 cappelle. Il progetto nasce contestualmente, e in particolare la progettazione architettonica è il risultato della ‘relazione corrisposta’ tra le scelte della coppia degli architetti leonardo maggio – andrea villani, francesco mancini – barbara de liso.
Il progetto, seguendo la continuità del profilo, presenta un prospetto omogeneo dalla forte caratterizzazione materica. Dal punto di vista percettivo il paramento murario, che negli angoli svetta più alto come se fossero torri, richiama un carattere ‘fortificato’, mentre l’ingresso alle due cappelle interpreta in due versioni distinte, attraverso il maniglione in acciaio inox, la simbologia della croce.
Il trattamento delle superfici si differenzia nell’uso di lastre rettangolari di travertino navona che rivestono dei volumi che si incastrano tra le pareti vetrate e intonacate (nella cappella degli architetti maggio-villani), in accostamento al limestone di taglio quadrato a fughe allineate, poeticamente piegata come foglio sottile su disegno degli architetti mancini - de liso.
La scelta di svuotare l’angolo nella cappella maggio-villani, offre la possibilità di sperimentare ancora con i materiali, la materia: pietra/vetro in antitesi per la loro consistenza fisica, ma complementari nella rappresentazione del pieno/vuoto, massa/luce. La pietra che si stacca dalla parete all’atto di aprire la porta, resta sospesa sull’ingresso di vetro. La leggerezza in opposizione al peso è esaltata dall’esibizione della meccanica e dall’equilibrio ‘metrico’. Il marmo di rivestimento è utilizzato anche per le pareti interne e il pavimento della cappella. Sulla pietra resta inciso il nome della famiglia, in entrambe le cappelle.
Il rivestimento a ricorsi regolari, in pietra limestone della cappella mancini - de liso è altresì caratterizzato da 3 elementi scultorei che danno la sensazione di un distacco dall’architettura, materializzandosi in foglietti pronti a prendere il volo. Questi elementi rappresentano la materializzazione della caducità, metafora della vita terrena che si è voluto far diventare scultura, facendola partecipe dell’intera architettura. La porta centrata sulla facciata è accompagnata sui due lati da una feritoia, con texture a canaletti verticali, in cui sono alloggiate due fioriere a rendere omaggio ai defunti.
L’idea progettuale che ha accumunato i progettisti, è la testimonianza di una sintesi che ha visto uniti due pensieri autonomi ma animati da un unico intento: quello di realizzare un continum architettonico in un contesto alquanto disarmonico ed eclettico.
I due progetti, pensati autonomamente, si sono facilmente integrati tra di loro in una grande esperienza di sintesi e di comunicazione progettuale; i volumi, i materiali, i pieni e i vuoti creano armonicamente un'unica architettura, tale da poter essere letta, come pensata da una unica mente.
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