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Non ci sono architetture troppo piccole. Né richieste troppo particolari, o soluzioni troppo azzardate. Nella nostra bottega di architettura, ogni occasione è l'occasione giusta per creare un piccolo gioiello con cui arricchire uno spazio, o magari crearlo.
Quando i committenti ci hanno chiesto d... Leggi di più
Non ci sono architetture troppo piccole. Né richieste troppo particolari, o soluzioni troppo azzardate. Nella nostra bottega di architettura, ogni occasione è l'occasione giusta per creare un piccolo gioiello con cui arricchire uno spazio, o magari crearlo.
Quando i committenti ci hanno chiesto di aprire un muro per portare più luce agli spazi, e al tempo stesso di lasciare i due ambienti divisi, le soluzioni al problema erano molte. Avremmo potuto realizzare una semplice vetrata interna, che avrebbe risposto all'esigenza funzionale che ci era stata espressa: in fondo, di illuminazione si parlava. Ma quella vetrata non avrebbe risposto alle esigenze inespresse dai committenti. Quelle esigenze evidenti nella cura della loro casa, nella preferenza verso oggetti particolari e quadri importanti. Quelle esigenze che solo un dialogo aperto può disvelare: una strada verso un'illuminazione di senso diverso e più profondo.
Così è nato un progetto di interior design che affonda le proprie radici nella storia dell'architettura dell'ultimo secolo, e la rinnova, concentrandola in un singolo cerchio di 240 cm di diametro. Una composizione geometrica di corpi vetrati e di calcestruzzo, materici e trasparenti.
Opposizioni e contrasti che si bilanciano su una faccia, e si riverberano cromaticamente sull'altra. Tutto giocato su un sottile equilibrio architettonico tra gli elementi. Tutto giocato sul rapporto con gli ambienti, con cui l'opera si integra: da un lato liquefacendosi nel riflesso sul pavimento in marmo, per l'occasione lucidato, dall'altro con misure che si accordano agli arredi.
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